Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Koa__    11/08/2020    4 recensioni
Raccolta di brevi storie incentrate sulle figure di Aziraphale e Crowley, l'angelo e il demone, rimasti sulla terra dopo la scampata apocalisse.
-Hold my hand
-Picnic a Dulwich Park
-Our Side
-When a Nightingale Sang
-Bentlety
-Goodbye, angel!
"La storia Goodbye, angel! è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
When a Nigthingale
Sang
 
 
 
 
 
 
 
 
“The streets of town were paved with stars
It was such a romantic affair
And as we kissed and said goodnight
A nightingale sang in Berkeley square”


 
 
 
 
Quant’era bello passeggiare tra le stelle? Artificiali o vere che fossero, che brillassero nel cielo o invece riflettessero sul liscio asfalto delle strade di Londra, era magnifico tanto quanto il tenersi per mano pur senza dirsi nulla. Ascoltare il ticchettio dei passi, il rumore lontano del traffico, miracolosamente rado quella notte. Percepire la brezza delicata che gli carezzava la pelle del viso ben rasata e gioire di quel sorso in più di vino che ancora gli circolava in corpo, rendendolo piacevolmente brillo. E che cosa non era quel senso di amore che gli frizzava addosso, facendolo sorridere come un beota. Oh, e quella cena al Ritz che cosa non era stata! Lui e Crowley avevano riso, e bevuto, e mangiato, e chiacchierato così a lungo che i camerieri erano stati costretti a domandare gentilmente loro di andarsene fuori dai piedi. Avevano obbedito, anche se a fatica ed era stato allora, con la realtà di una quotidianità finalmente ritrovata e schiaffeggiato dall’aria della tarda sera, che l’angelo si era reso conto di non volere che tutto quanto finisse. Oddio, non nel senso materiale del termine. Non si riferiva certo all’Apocalisse, beh anche, ma non in questo caso. Intendeva lui e Crowley, non voleva che lui e il demone si separassero tanto presto. Magari potevano fare una passeggiatina, sì, ecco una passeggiata fino a casa.
«Che ne dici se ti accompagno?» gli aveva domandato il demone con un pizzico di speranza nello sguardo, prontamente celato dietro un paio di occhiali scuri. Quelli dietro ai quali era solito nascondersi molto più spesso di quanto ad Aziraphale non piacesse.
«Non hai l’auto.»
«Intendevo a piedi, angelo, ma se non ti va puoi anche dirlo.» Un tono risentito l’aveva fatto allontanare, mani in tasca e testa bassa, il demone Crowley si era avviato di gran passo lontano da lui. Non pareva avere una direzione, sembrava volesse soltanto andarsene. Lo aveva ferito? Possibile che ci tenesse così tanto a trascorrere altro tempo con lui? Oh, Aziraphale sapeva di volerlo molto più di quanto non desiderasse tornare dai suoi amati libri. Ora aveva anche un inventario da fare, doveva controllare che fosse tutto effettivamente tornato al proprio posto e stilare una lista di ciò che certamente mancava. Eppure, in fondo, beh, ma perché doveva farlo proprio stanotte? Aveva tempo fino alla prossima Apocalisse per sistemare la sua libreria. Cos’era una notte in più?
 

Aziraphale sapeva anche essere determinato. Spesso e volentieri appariva come impacciato e pasticcione, ma la sua il più delle volte non era che una strenue difesa all’inevitabile. Un tentativo di non cedere a ciò che in fondo già sapeva. Per esempio, sapeva di non avere più una parte dalla quale stare e in effetti era così da molto tempo, ma fino all’ultimo era rimasto aggrappato alla speranza d’essersi sbagliato. Così come all’idea di avere qualcuno a cui appartenere e che la sua angelica famiglia prendesse la decisione giusta. La stessa famiglia che lo aveva messo a morte, dandolo alle fiamme e senza neppure batter ciglio. Angeli che ormai lo avevano abbandonato e che presto si sarebbero dimenticati di lui. Sì, quella parte ormai gli era chiara. Adesso aveva soltanto Crowley ovvero il demone che ora stava lasciando solo e che vedeva allontanarsi, sempre più tristemente abbattuto. Crowley, che raggiunse con poche e miracolosamente rapide falcate e al quale offrì il braccio, domandandogli se gli andava una passeggiata. Crowley che disse di sì, con un gran sorriso dolce in volto. Crowley che doveva aver fatto un miracolo dei suoi, accendendo una miriade di luci dorate. Crowley a cui aveva levato gli occhiali, per potersi specchiare nel suo sguardo e non in un paio di lenti scure. Crowley col quale passeggiava tra le stelle e che rideva le volte in cui Aziraphale gli diceva qualcosa di non propriamente buono. Crowley col suo: “Oh, piccolo bastardello” che lo faceva arrossire. Crowley che a un certo punto lo baciò, perché gli umani facevano così e ormai, loro, la parte da cui stare l’avevano scelta ed era giusto adattarsi. Crowley, per il quale aveva abbandonato gli angeli e il Paradiso. Sì, lo aveva fatto per lui e per i libri, e anche per il sushi, e per le crêpe, e per il vino francese e per quello italiano. Per il caviale, per i dolci, per la torta bavarese, per il pudding a Natale. Per l’arietta frizzante di Saint James le mattine di domenica. Per poter finalmente dare una risposta riguardo le orecchie delle anatre. Per quel picnic che lui e Crowley non avevano ancora fatto. Ah sì, e certamente anche per lui. Ecco, sì, soprattutto per Crowley, si ritrovò a pensare mentre, per una seconda volta, il demone lo baciava.
«Hai sentito?» domandò l’angelo, senza però discostarsi dal bacio ma al contrario stringendosi al demone con quanta più forza poteva. «C’è un usignolo che canta, un usignolo a Berkeley Square. Dev’essere un miracolo.» *
«Mh, mh» mormorò invece Crowley sulle sue labbra, attirandolo a sé «un vero miracolo.» Dopo non si lasciarono più. Non per quella notte. Non per quel secolo almeno. Si baciarono fino al millennio successivo o a quello dopo ancora. O forse si baciarono soltanto per un istante perché quando si allontanarono, l’usignolo ancora cantava.
 

 
 


Fine
 
 
 
*Gli usignoli cantano prevalentemente di notte (e infatti in inglese si chiamano appunto Nightingale) specie durante la primavera. Nelle altre stagioni li si può sentire anche durante il giorno. Fonte.
 
 

Note: Per il titolo, la citazione e l’ambientazione della storia mi sono ispirata alla canzone: Nightingale Sang in Berkeley Square, che come saprete è la canzone che viene cantata mentre Aziraphale e Crowley cenano al Ritz. Canzone che racconta di una storia d’amore, di un bacio, di passeggiare tra le stelle e di due angeli che cenano al Ritz. Insomma, parla di loro!
Koa
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Koa__