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Autore: Rie29    12/08/2020    1 recensioni
Fred è sopravvissuto alla Battaglia di Hogwarts ma non sa chi lo abbia salvato.
Hermione nasconde un segreto e combatte contro gli incubi tremendi che l'assalgono di notte, reminescenze del passato.
Entrambi cercano risposte e soluzioni, ma non sanno che quelle sono molto vicine e che basterà poco perchè si ritrovino indissolubilmente legati l'uno all'altra. Affronteranno una sfida per cui non sono preparati: l'amore, cercando di venire a patti con una magia antica come il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Fred non era ancora arrivato, cosa che la lasciò interdetta. Aveva ingenuamente creduto che lui sarebbe stato lì ad accoglierla. Una piccola morsa di delusione le fece contrarre lo stomaco, ma non aveva importanza. Le piaceva la casa dei gemelli. Anche se non era grande o arredata in stile moderno, la loro personalità si scorgeva in ogni dove. Soprattutto perché sembrava che avessero mantenuto un certo attaccamento alla casa di Grifondoro. Dietro la porta d'ingresso c'era un grosso arazzo raffigurante il leone rampante dorato. Alcune foto dei gemelli a Hogwarts erano appese alle pareti. La squadra di Quidditch che aveva vinto il campionato, loro con le mazze da battitori e Lee nel mezzo tutto felice, una foto con Angelina, Katie, Alicia e Lee la sera del Ballo del Ceppo, il giorno in cui avevano aperto il negozio. Alcune erano posate su un mobiletto basso dall'aria antica, probabilmente messo lì per far contenta la madre. Sopra vi erano una foto di tutta la famiglia Weasley al completo quando erano stati in Egitto, una dell'ES e una dell'Ordine della Fenice. Tutti ricordi dolce amari. Tutte le foto erano magiche, così che lei poté osservare i sorrisi felici dei suoi amici, anche quelli che non c'erano più. Una morsa di tristezza le afferrò lo stomaco guardando Lupin e Tonks che si scambiavano sguardi innamorati. Era stata una perdita devastante. Harry aveva pianto per giorni sul corpo dell'ultimo amico di suo padre. Se ci ripensava si sentiva svenire. Era stato solo per miracolo che aveva impedito alla famiglia Weasley di affrontare un lutto peggiore. Si sarebbero mai ripresi dalla morte di Fred? Era sicura che George non l'avrebbe fatto e neanche i Signori Weasley. Sopravvivere a un figlio era qualcosa di impensabile. Non lo avrebbe augurato al suo peggior nemico.

“Granger che fai ficchi il naso?” La voce di lui la fece sobbalzare. Era così immersa nei suoi pensieri che non si era accorta della sua presenza. Sembrava arrabbiato, notò. I capelli gli stavano sparati in ogni direzione, facendole pensare che vi avesse passato la mano in mezzo freneticamente, con quel nervosismo incontrollabile che ogni tanto lo prendeva. I suoi occhi inoltre erano sfuggenti. Passavano in rassegna la stanza, ma non si fermavano su di lei o sul suo volto. Era forse colpa sua?

“Tutto bene?” Chiese osservandolo andare in cucina a recuperare due burrobirre.

“Come? Ah sì, tutto bene” fece lui stappandole. Non andava tutto bene, lo poteva vedere chiaramente e non le serviva leggergli dentro per arrivare a quella conclusione.

“Fai come le donne?” Sbottò. Fu solo in quel momento che lui alzò gli occhi. Le tese la sua burrobirra e fece un mezzo risolino assai poco convincente.

“No, è solo che non mi va di parlarne” sbuffò.

“Allora non parlare e fammi vedere” propose. Le piaceva molto quella loro alternativa. Solitamente facilitava la comunicazione. Spesso con le parole o i toni si potevano fraintendere le intenzioni altrui, ma così era impossibile.

“Scordatelo. Scatenerebbe una discussione infinita e non ho proprio la forza di affrontarla” le fece notare con un mezzo ghigno, mentre si sedeva in poltrona.

“Come ti pare. Volevo solo aiutarti” bofonchiò accomodandosi sul divano.

“Lo so ma diventi molto polemica a volte e abbiamo entrambi bisogno di dormire. È stata una lunga giornata” non aveva tutti i torti. Hermione si sentiva come se non chiudesse occhio da almeno un anno intero. Probabilmente era proprio così. La profonda dormita della notte precedente l'aveva sostenuta solo fino ad un certo punto e le emozioni della giornata in riva al lago erano state forti. Bevvero in silenzio. Fred sembrava perso in un altro mondo, dimentico della ragazza che gli stava davanti. La sua espressione assorta, con lo sguardo perso nel vuoto, le labbra appena dischiuse e la fronte lievemente corrucciata, facevano pensare che fosse successo qualcosa di grosso. Ma cosa? Non poteva essere stata via più di dieci minuti e prima, che sapesse o che avesse notato, non c'erano stati avvenimenti degni di nota. Quindi le restava solo l'opzione di una litigata con un membro della famiglia. Ron? La Signora Weasley? Harry? Dubitava che qualcuno di loro avesse il potere di turbare Fred in alcun modo. Lo aveva già visto discutere con il fratello minore o con la madre e il suo atteggiamento noncurante non era mai stato intaccato dalle loro opinioni o accuse. Era facile quindi dedurre ciò che lo aveva turbato. Per qualche motivo c'era stato un alterco con George. Il gemello era l'unico col potere di far immusonire così Fred, spingendolo a riflettere e a chiudersi in se stesso. Da che ricordava c'era mai stato un litigio tra i due? Non lo sapeva. Negli anni passati ad Hogwarts non le era mai parso che si trovassero in disaccordo su niente e da un certo punto di vista, Fred era il capo del duo. Nessuno aveva mai accennato alla cosa, ma lei, istintivamente lo sapeva. Era lui che decideva le cose, lui che dava il via agli scherzi. Allora perché litigare con George?

“Che ti ha detto?” Domandò interrompendo i suoi pensieri. Fred sussultò sulla poltrona, quasi lasciando cadere la bottiglia di burrobirra che non aveva ancora toccato.

“Chi?”

“George. Cosa ti ha detto per indurti a un comportamento così strano?” Insistette anche se lui aveva detto di non volerne parlare.

“Come sai che è stato lui?” Assottigliò gli occhi, come a cercare di capire un ragionamento molto complesso.

“Andiamo ti conosco. Il solo col potere di sconvolgerti tanto e toglierti il sorriso è lui. Inoltre io sono andata via dieci minuti prima di te, ed eri nella tua stanza per non destare sospetti” gli spiegò. Fred non la lodò per quel ragionamento deduttivo, non si azzardò neanche a mostrare sorpresa. Sbuffò e diede un sorso della sua bevanda, distogliendo lo sguardo e non aggiunse altro.

“Ti ho fatto una domanda” sbottò, irritata da quell'atteggiamento. Non le piaceva affatto quella versione di lui.

“A cui ho già detto che non voglio rispondere” chiarì, scrutandola minaccioso. Non aveva paura di Fred, anche se faceva il duro.

“Per discutere con George dev'essere qualcosa di importante. Riguarda il negozio?” Sapeva di star irritando il ragazzo con la sua curiosità, ma non poteva lasciar perdere. Una parte di lei, troppo curiosa, voleva delle risposte.

“No. Hermione basta, finirà in un litigio” sospirò cambiando atteggiamento e passandosi una mano tra i capelli già spettinati.

“Perché?”

“Se non te lo dico mi assillerai finché non litigheremo percéè non voglio aprirmi. Se te lo dico litigheremo comunque per quello che ti dirò” allargò una mano dalle dita lunghe e affusolate. Le piacevano quelle mani, erano forti ma delicate e davano l'impressione di poterti fare molto male ma anche molto bene.

“Quindi è qualcosa che riguarda me, te e George. Qualcosa che lui ha detto che ti ha fatto infuriare ma non pensi che abbia del tutto torto e se me lo dicessi, io probabilmente mi arrabbierei con lui e tu ti schiereresti dalla sua parte” rifletté, posando la bottiglia sul tavolino basso davanti ai suoi piedi. Questa volta l'espressione sorpresa di Fred la fece fremere di soddisfazione. Ci aveva preso in pieno.

“Non sei proprio capace di lasciar perdere, vero?” Esclamò esasperato.

“Temo di no” replicò, senza interrompere il contatto visivo. Voleva convincerlo a parlare con la forza della mente. Purtroppo non aveva mai imparato la Legilimanzia, anche se le sarebbe piaciuto.

“Allora facciamo un accordo: un segreto per un segreto” cambiò strategia lui. Quando lei non rispose, allibita, il suo sorriso diabolico la fece infuriare.

“Che segreto?” Si costrinse a sputare fuori. Fred si avvicinò e questa volta seppe di essere nei guai. C'erano troppi segreti che aveva spinto in fondo alla sua anima, troppe cose che lui avrebbe potuto chiederle.

“Cos'è veramente successo la notte della Battaglia di Hogwarts?” Domandò. Sapeva che sarebbe stata quella la sua domanda. Lui non aveva mai rinunciato a sapere. Aveva solo finto.

“Non lo so, ti ho già detto che non so niente” ripeté, sperando di avere abbastanza faccia tosta.

“Allora dimmelo toccandomi e con gli scudi abbassati” la sfidò. Hermione inorridì. Se l'avesse fatto, lui avrebbe scoperto tutto. Non era certa del motivo per cui non volesse farglielo sapere. Probabilmente perché aveva paura della sua reazione. Anche una positiva sarebbe stata troppo.

“No” la sua voce secca e perentoria lo fece sorridere ancor di più.

“Ecco fatto, vedi? Ognuno ha i suoi segreti ed è meglio che rimangano tali” Hermione rimase spiazzata. Lui aveva fatto quella domanda appositamente per farla desistere. Che si tenesse pure i suoi segreti! Dannato stronzo. Andò diretta alla sua borsa e fece per afferrarla. Non le sembrava il caso di passare la notte in un letto con lui con la rabbia che le incendiava le vene.

“Dove vai?” La sua voce rimbombò per la stanza, bloccandola.

“A casa” fu la sua risposta secca.

“Non vuoi più capire se il nostro legame scaccia gli incubi?” Hermione non si voltò, ma lasciò cadere la borsa al suolo. Era troppo importante per lei.

“Certo che voglio, ma vorrei anche prenderti a schiaffi” ringhiò voltandosi. Fred era in piedi in mezzo alla stanza e ghignava divertito.

“Credo che siano le emozioni più spesso associate a me” commentò scrollando le spalle ampie.

“A giusta ragione, direi” bofonchiò lei a bassa voce. Lui la sentì e il suo ghigno si allargò ancora.

“Su non farti scoraggiare da una piccola lite. Andiamo a letto” allungò una mano e le ammiccò. Hermione, nonostante stesse pensando di soffocarlo nel sonno, non esitò e l'afferrò. Come sempre era calda e rassicurante nella sua. Lasciò che lui la trascinasse oltre la porta rossa. Non era mai entrata lì e neanche si era fatta delle idee su come dovesse essere, ma non si aspettava quello che trovò. La camera di Fred aveva un enorme letto matrimoniale appoggiato alla parete di fronte alla porta, col copriletto rosso rubino e i cuscini in tinta. Sopra vi era una coperta nera con boccini d'oro ricamati, accuratamente ripiegata ai piedi del letto. La testiera era di legno chiaro e formava una specie di mensola su cui sopra erano posati alcuni oggetti. Una sveglia dall'aria babbana, una foto di lui e George da bambini senza i denti davanti, un libro rilegato in pelle scura e uno spioscopio immobile. L'armadio enorme era tappezzato con poster di squadre di Quidditch e l'autografo di Krum era incorniciato lì accanto. Attaccato alla porta c'era un giubbotto di pelle di drago, una sciarpa di Grifondoro e un cappello nero con la visiera. L'arredamento era completato da una grossa scrivania ingombra di fogli di carta, libri e schedari e una libreria che occupava da sola quasi una parete. Incredula la ragazza vi si avvicinò. C'erano un sacco di volumi di incantesimi, fatture, alcuni di trasfigurazione, qualcuno di pozioni, i vecchi libri che avevano usato a scuola e alcuni quadernetti con le rilegature di pelle colorate ordinate per anno.

“Sono diari quelli?” Domandò stupita.

“Molto spiritosa. Sono taccuini delle idee. Ci scrivo sopra ogni idiozia che mi viene in mente per il negozio da praticamente quando ho imparato a scrivere” le spiegò, arrossendo lievemente.

“Non mi aspettavo tutti questi libri”

“Noi impariamo solo le cose che ci servono veramente, ma non significa che siamo due stupidi ignoranti” si era messo automaticamente sulla difensiva, nonostante Hermione non intendesse offenderlo.

“So meglio di chiunque altro quanto siete intelligenti, smettila di trattarmi come se fossi un'estranea” si risentì lei incrociando le braccia sul petto.

“Scusa, non era mia intenzione. Dannazione. Vieni qui e ricominciamo da capo” le fece segno di avvicinarsi e spalancò le braccia per accoglierla in mezzo. Sentì che c'era qualcosa che lui voleva dirle, qualcosa che riguardava il suo stato d'animo, ma non aveva il coraggio di affrontare la conversazione. Sembrava troppo stanco per tutto. Sentì anche il dispiacere per essersi comportato da completo stronzo con lei che non c'entrava niente. Non era stata colpa sua il litigio con George. Appena lui pensò quello, lei spinse. Non fu una cosa consapevole, ma afferrò quel pensiero e premette per entrare. Fred non se lo era aspettato e la sua sorpresa fu il solo motivo per cui riuscì a captare qualcosa. Fu solo un vago sentimento, ma era certa che si trattasse di gelosia. Era George quello geloso o Fred? Lui si era ripreso troppo in fretta e aveva richiuso le porte.

“Non farlo...” l'avvertì, senza però lasciarla andare. Hermione sospirò affondando la testa nel suo petto e respirando il suo odore di temporale estivo.

“Hai un profumo incredibile” si lasciò sfuggire, anche se lui poteva cogliere quei pensieri superficiali. Lo sentì ridacchiare e il suono rimbombò nel suo petto.

“Anche il tuo non è male” commentò annusando avidamente i suoi capelli. Fred la lasciò andare e afferrò una maglia e dei pantaloncini da sotto il cuscino, le disse di approfittare del bagno per cambiarsi. Sapeva che averla lì tutta la notte non sarebbe stato semplice, ma la sua insistenza complicava le cose. Oltre che leggergli dentro era diventata un'acuta osservatrice delle sue espressioni facciali. Proprio quello che ci voleva. Poco prima di smaterializzarsi aveva avuto una brutta discussione con George, come forse non era mai capitato prima. Si erano accusati a vicenda di cose stupide e i toni si erano scaldati. Odiava litigare col fratello, perché automaticamente entrambi finivano per chiudersi a riccio e ogni contatto veniva annullato. La solitudine non era una bella cosa. Nonostante tutto non poteva parlarne con Hermione. La discussione riguardava lei e lasciarsi sfuggire qualcosa poteva significare solo disastro assicurato. George non lo avrebbe perdonato. Sperò ardentemente di non lasciarsi sfuggire qualcosa durante la notte o che lei continuasse a insistere. Entrambe le prospettive erano probabili. Quando lei bussò timidamente e le urlò di entrare, per poco non ci rimase secco. Indossava una corta camicia da notte, che le arrivava a metà coscia. Era di un tessuto azzurro quasi liquido che la fasciava in zona seno e fianchi, mettendoli in risalto. Lo scollo era piuttosto audace e ornato di un lieve pizzo bianco. Due spalline sottilissime completavano il tutto. Allibito deglutì un paio di volte a vuoto, senza riuscire a proferir parola.

“Che ti sei messa addosso?” La voce gli venne fuori un po' troppo acuta e tentò di schiarirsela.

“Ho messo a lavare il pigiama e avevo solo questa pulita” si giustificò arrossendo. Si rendeva conto di quanto fosse indecente quella roba?

“Granger, mettiti questa addosso o io...” le lanciò una sua maglietta presa dall'armadio e frugò in cerca di un paio di pantaloni. Lei sembrò quasi mortificata ma non fece obiezioni. Sparì in bagno e passarono diversi minuti prima che avesse il coraggio di farsi rivedere. Non era stata sua intenzione esagerare ma sperava che lui avrebbe almeno apprezzato. Invece le aveva lanciato dei nuovi vestiti sforzandosi di non guardarla. Era così poco desiderabile ai suoi occhi? Non che volesse che lui le saltasse addosso o roba del genere, ma si era aspettata qualcosa. Una reazione almeno. Invece Fred quella sera sembrava di umore così nero, che non riuscivano neanche ad avere una conversazione civile. Le dispiaceva che avesse litigato con George, non voleva che ci fossero tensioni tra loro. Inoltre quell'unico barlume di emozione che aveva colto toccandolo l'assillava. Gelosia. Un sentimento così strano proveniente da uno di loro due. Perché Fred avrebbe dovuto provarla, o George? Quando tornò in stanza Fred aggrottò la fronte guardandola. La sua maglietta le arrivava a metà coscia e ci sguazzava dentro, mentre i pantaloncini benché lunghi potevano andare.

“Preferisci il lato destro o sinistro?” Le domandò, voltandosi verso il letto.

“Sinistro, se non ti dispiace” erano così formali.

“Tutto tuo” le fece segno, ma Hermione non si sdraiò. Lo raggiunse e si mise a gambe incrociate sul copriletto. Lui si bloccò, notando l'espressione decisa di lei.

“Cosa c'è?” Sospirò, rassegnato all'ennesima discussione.

“Un segreto per un segreto, ma chiedi qualsiasi altra cosa a parte quella” propose. Era un'offerta generosa. C'erano molte domande che voleva porle, molte cose stupide più che altro per vanità personale. Alcune di quelle avrebbe potuto porle senza troppi problemi, se solo avesse avuto tempo e voglia di discutere con lei. Ma qui si parlava di una domanda a cui avrebbe dovuto rispondere senza lamentarsi, senza urlare o sbattere porte. Non a proposito della Battaglia di Hogwarts. Cosa voleva sapere?

“Non c'è niente che non potrei sapere con un po' di persuasione” le fece notare, sperando di trattare.

“Potrei essere disposta a condividere una parte della storia, ma senza che mi tocchi” esalò lei, incerta. Voleva proprio sapere di cosa avevano discusso lui e George! Poteva barattare quel segreto per una parte di verità? Era una decisione non sua.

“Non posso, non è un mio segreto, Hermione” le disse scuotendo la testa. Lei parve sorpresa ma i suoi occhi assunsero quell'espressione assorta che aveva sempre quando il suo cervello galoppava in cerca di risposte. Solitamente tutto quello che ne seguiva era una sorta di verità alla lontana. Indovinava la maggior parte delle cose e per qualche motivo sembrava che averle detto del segreto di George l'avesse messa in modalità studiosa.

“Merda! Sono proprio stupida!” Esclamò ad un tratto, con gli occhi sgranati. Si morse un labbro e assunse un'aria mortificata. Prima che potesse chiederle che stava blaterando, lei era scesa dal letto, aveva piroettato sul posto ed era scomparsa. Incredulo e preoccupato guardò il punto in cui era sparita, sentendosi un completo demente.

 

Hermione si smaterializzò esattamente sul letto di Fred nella camera che i gemelli condividevano alla Tana. Non era stata sua intenzione darle un indizio e sperava che George non si sarebbe arrabbiato troppo. Aveva agito d'impulso e d'un tratto si chiese se non avrebbe fatto meglio ad avvertire. Poteva essere in compagnia. Invece l'altro gemello se ne stava a letto, senza la maglia del pigiama, da quello che poteva vedere e con la bacchetta puntata contro di lei.

“Granger! Volevi finire schiantata?” Sibilò passandosi una mano tra i capelli.

“Scusa...io...ho agito prima di pensare” si giustificò.

“Che è successo? Fred sta bene?” Domandò scendendo dal letto. Per fortuna aveva i boxer addosso. Non che migliorasse l'imbarazzo di lei.

“Sì è che...” ora che si era precipitata lì cosa sperava di ottenere? Come poteva spiegargli senza che si arrabbiasse.

“Granger, mi sto arrabbiando” l'avvertì.

“Sei geloso di me e Fred?” Domandò sperando di non beccarsi una fattura. La faccia di George sbiancò. Per un attimo lo vide lottare con la voglia di mentire, di ingiuriarla persino di cacciarla a calci di casa. Riacquistò l'autocontrollo a fatica, stringendo i denti.

“Te l'ha detto lui?” Chiese sputando le parole come se fossero incastrate nella sua gola.

“Non proprio. Vieni ti faccio vedere” tese la mano, ma George la fissò come se fosse un serpente velenoso.

“Usa quella tua bella boccuccia” suggerì, sempre più simile a se stesso. Gli spiegò allora brevemente com'erano andate le cose, completando i punti oscuri con le sue deduzioni. Non era stato molto difficile. Mentre parlava lo vedeva calmarsi. A fatica, respirando profondamente, ricacciò ogni istinto di ucciderla in fondo al cuore. Quella mocciosa era troppo intelligente. Persino per il suo bene.

“Mi dispiace se ti è sembrato che volessimo escluderti, non è così” lo rassicurò alla fine.

“Non sono un bambino, non hai bisogno di trattarmi così” sbuffò.

“George, non piace neanche a me quando voi due mi escludete. In qualche modo mi fa sentire sola. Quindi scusa se non ci ho pensato prima. Vuoi venire anche tu?” Domandò con un sorriso dolce. Lo sapeva veramente cosa provasse lui. Odiava quando avevano dei segreti con lei, soprattutto se la riguardavano.

“Sarai a disagio con me” obiettò lui, guardandola ancora con diffidenza.

“Credo invece che sarà ancora meglio. Quando mi toccate entrambi è sempre meglio” la faccia che fece dopo che quelle parole le sfuggirono di bocca, la fecero pentire di averle pronunciate. Il ghigno di lui, inequivocabilmente malizioso, significava solo che aveva frainteso.

“E io che avevo iniziato a pensare che tu fossi una brava ragazza” sospirò con enfasi, ritrovando il buon umore. Hermione lo insultò, ma quando si trovò schiacciata contro il suo petto e lui si smaterializzò stava ridendo.

 

Fred vide i due apparire insieme. George era praticamente nudo e la teneva spiaccicata contro di lui, con un ghigno soddisfatto in volto. Era andata a prenderlo dopo aver capito per sommi capi quale fosse stato l'argomento scatenante della discussione. Per fortuna non era andata oltre.

“Fate pace adesso” esordì, guardandoli alternativamente.

“Non sono stato io a dirle...” esordì Fred, pronto all'attacco.

“Lo so. Mi ha detto che il suo cervello sopraffino è arrivato da solo alla conclusione” gli strizzò l'occhio e seppe che tutto era perdonato. Con grandi pacche sulla spalla e abbracci erano nuovamente i gemelli. Hermione sorrideva soddisfatta, come se la sua felicità dipendesse da questo. Si rallegrò che fosse così furba da capire quelle cose da sola, ma non abbastanza da scavare a fondo. Almeno non con quei pochi elementi.

“Lo facciamo dormire con noi, è un problema?” Chiese.

“Se non lo è per te” scrollò le spalle. George sembrava divertito da tutta quella situazione, dall'imbarazzo di Hermione quando si rese conto di cosa significava dormire in mezzo a loro due, del disagio quando lo scrutò vedendo che era mezzo nudo. Poteva vedere le rotelle del suo cervello lavorare per trovare una soluzione. Sospettò persino che volesse tirarsi indietro e fuggire. Però non lo fece. Con una magia allargò il letto, in modo che potessero entrarci tutti senza pigiarsi troppo e gli lanciò una maglietta del gemello, che lui si infilò con una smorfia. Sentiva chiaramente quanto Fred si divertisse, quasi quanto lui, e quanto non fosse molto felice della sua presenza.

“Sei così puritana!” Si lamentò.

“Perché non voglio dormire con te mezzo nudo?” Domandò lei, senza neanche voltarsi a guardarlo.

“è solo un po' di pelle” ribadì. Lei lo fulminò con lo sguardo, arrampicandosi sull'enorme letto che occupava tutta la stanza. Vestita a quel modo pareva un sacco di patate.

“Senti, o ti vesti o vai a dormire di là da solo” lo avvertì tirandosi il lenzuolo fin sotto al naso.

“Prima mi porta qui con secondi fini e poi ritratta, ti sembra giusto?” Il gemello ridacchiò.

“Pensa che io mi sono trovato qui con te, quando pensavo di averla tutta per me” commentò l'altro.

“Voi due idioti volete venire a letto o no?” Bofonchiò Hermione, che stava iniziando ad arrossire. Non se lo fecero ripetere due volte e si piazzarono ai suoi lati, senza però sdraiarsi. La videro saettare lo sguardo dall'uno all'altro e poi sbuffare.

“Smettetela subito” esclamò, spostandosi in modo da poterli guardare entrambi.

“Di fare cosa?” Chiesero in coro.

“Vi sento!” Fu tutto quello che disse. Fred inarcò un sopracciglio.

“Cosa senti?”

“Voi due che fate i cretini alle mie spalle. Lo so che state tramando qualcosa” si lamentò. I gemelli si lanciarono uno sguardo preoccupato.

“Lo senti o lo immagini?” George aveva smesso di ghignare e ora la sua faccia esprimeva solo ansia. Hermione parve capire solo in quel momento cosa intendesse.

“Oh no lo immagino! Non vi sento veramente, non come pensate” li rassicurò. Vide distintamente le spalle di entrambi rilassarsi e le venne da ridere. Per un attimo avevano creduto che avesse sviluppato la capacità di captare i loro pensieri anche senza toccarli. In realtà poteva capirli perché aveva iniziato a conoscerli veramente. La loro connessione insieme alla frequentazione l'aveva portata a intuire i loro pensieri anche con una sola occhiata.

“Volevi farmi prendere un colpo, Granger?!” Esclamò Fred, afferrandole una caviglia e trascinandola, mentre lei scalciava e rideva. George iniziò subito a farle il solletico, ridendo di lei, quando cercò di ribellarsi e afferrare un cuscino.

“Ah vuoi proprio la guerra!” Fred afferrò a sua volta un cuscino e lo schiantò sulla faccia del gemello. Ne scaturì una lotta all'ultimo sangue. Hermione saltava sul letto e li colpiva ridendo, cercando di schivare e lamentandosi quando si accanivano entrambi su di lei.

“Non vale! Due conto uno è sleale!” Strillò percuotendo George sulla testa, finché lui non l'atterrò con una cuscinata alle gambe. Lei gli diede un morso quando lui cercò di bloccarle le braccia e scattò all'indietro sibilando.

“Non si morde!”

“Non stai giocando secondo le regole” gli fece notare senza perdere il buon umore.

“Ma quali regole? Nella lotta coi cuscini non ce ne sono” Fred le assestò una cuscinata in faccia e lei rise forte. Era un suono che raramente le aveva sentito emettere. C'era una sorta di musica in quella risata, una nota di pura spensieratezza. Per la prima volta nell'oscurità della sua anima si stava accendendo un bagliore tremulo ma deciso a rischiarare le ombre del suo dolore. I gemelli la guardarono con tenerezza e lei si sentì in imbarazzo.

“Che volete?” Domandò tirandosi a sedere.

“Era molto tempo che non ti sentivo ridere” commentò Fred.

“Ma se non faccio altro con voi” si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, chiaramente imbarazzata.

“Non così” puntualizzò George. Lei non seppe cosa dire. Vedeva negli occhi dei gemelli che qualcosa era cambiato in lei. Qualcosa di cui non si era neanche resa conto coscientemente. Lentamente, ma con costanza, loro erano entrati nella sua vita, a forza di risate e prese in giro e la stavano rasserenando. Pensò a quando si era fatta l'ultima risata di cuore, di quelle che ti fanno dolere gli zigomi e implorare per dell'aria. Non lo ricordava. Improvvisamente, senza neanche pensarci sentì il fortissimo bisogno di rifugiarsi tra le loro braccia. Li gettò entrambi sul materasso, che affondò sotto il loro peso. Sentì le sorpresa di George, l'affetto di entrambi, una punta di preoccupazione e la semplice felicità sotto tutto quello.

“Vieni qui, mostriciattolo” la voce di Fred le sfiorò un orecchio. Lui la strinse, posandole una mano sulla schiena, subito raggiunta da quella del fratello. Stare così tra di loro la faceva sentire al sicuro, amata, protetta, capita.

“Sarà meglio dormire” George la trascinò sotto le coperte, ma non si allontanò da lei, continuò a tenerla stretta, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. Hermione si voltò per osservare il soffitto bianco. Qualcuno spense la luce e sentì i ragazzi cambiare posizione per dormire meglio, ma lei non si mosse. I suoi pensieri vorticavano. Si sentiva più serena da un po' di tempo a quella parte, non felice, non tranquilla, ma meglio. Ne attribuiva il merito a quei due ragazzi che dormivano accanto a lei, appena rischiarati dalla luce della luna che filtrava dalla finestra. A scuola non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe trovata a dormire in un letto con loro. In realtà niente di quello che le stava accadendo aveva un senso. Salvare la vita a qualcuno da quando portava a legami psichici? Quante volte lei, Harry e Ron si erano tirati fuori dalla morte? Perché con loro non era successo niente? Era forse per i sentimenti che neanche sapeva di avere? Non riusciva a capire come fosse possibile tutto quello. Non le dispiaceva più essere legata a quei due matti coi capelli rossi, ma le domande la assillavano. Aveva notato come quella connessione psichica fosse aumentata di intensità. Ricordò di come Fred le avesse curato la ferita in cucina, la notte in cui aveva rischiato di schiantarlo, a come le sue mani l'avessero sfiorata con gentilezza. Le sembrò di non aver sentito alcun che. Poi c'era stata quella sensazione di calma e ora, a distanza di un mese poteva chiaramente sentire i loro sentimenti, le loro impressioni. Non pensieri definiti, ma abbastanza lampanti. Pezzi di ricordi, emozioni, stralci di conversazioni anche. Loro tiravano su dei muri, lo sapeva bene, ma era certa che quella sera avesse fatto l'ennesimo passo avanti. Quando Fred si era rifiutato di parlare, di dirle cosa non andava, lei aveva spinto e qualcosa era passato dalla barriera. Ovviamente lui l'aveva subito ricacciata indietro senza tanti complimenti, ma lei aveva captato qualcosa. Un brandello di sensazione, di gelosia. Non avrebbe sicuramente potuto farlo all'inizio di quella storia. Quindi la connessione si rafforzava più loro la usavano. Come un muscolo. Se allenato diventa più facile da usare. Guardò i due ragazzi vicini a lei. Non la toccavano, ma entrambi erano rivolti nella sua direzione. Dormivano sereni con le braccia forti strette attorno ai cuscini, i capelli rossi che si mimetizzavano quasi con il colore delle federe. Avevano i volti rilassati, ambrati per il sole che avevano preso, lunghe ciglia folte, profili forti e netti, col naso dritto e le labbra gentili. Chissà se nel sonno poteva sentire i loro sogni. Lentamente, cercando di non svegliare Fred allungò una mano e la posò sulla sua guancia. Le ci volle un momento, un po' di concentrazione, una piccola spintarella e si trovò nella sua mente.

 

Hermione si rese conto di essere in un sogno, perché non riusciva a vedere il suo corpo, non con gli occhi, ma lo percepiva in quanto tale. Non aveva una forma definita, ma sapeva di essere lei. Magari come la vedeva Fred, ma pur sempre lei, con la sua coscienza. Evidentemente erano a Hogwarts perché quell'ala del castello le era familiare. Nel sogno non capì se fosse giorno o notte, c'era solo un bagliore che rischiarava tutto, ma non riuscì a guardare dalle finestre. Sentiva dei passi frettolosi. Si voltò giusto in tempo per vedere i gemelli che andavano verso di lei. Non indossavano la divisa, ma semplici jeans e magliette a maniche lunghe. Entrambe erano rosse. I due ragazzi parlavano di qualcosa che non riuscì ad afferrare, perché sembrava che le parole fossero inframezzate da lunghi silenzi. Probabilmente dovuti a una conversazione mentale. Le sembrò che quel sogno venisse da un ricordo. I due gemelli erano più infantili, coi tratti più morbidi e i capelli tagliati diversamente. George aveva ancora l'orecchio ed entrambi sembravano molto più sereni. Li seguì lungo il corridoio, vedendoli armeggiare con qualcosa nelle tasche. Poi, senza alcun preavviso, vide una nuova versione di se stessa arrivare di corsa. Indossava la divisa scolastica e a occhio e croce sembrava avere quindici anni, anche se non ne era sicura. I capelli sembravano un cespuglio di rovi, ma nel sogno la sua pelle riluceva. Si fermò davanti ai gemelli che immobili sfoggiavano due identici ghigni.

“Cosa significa questo?!” Tuonò brandendo un foglio di pergamena sui cui era scritto qualcosa.

“Oh andiamo Granger, non stiamo facendo del male a nessuno!” Sbuffò Fred.

“Ah no? State cercando cavie da laboratorio per i vostri stupidi esperimenti!” Urlò lei. Adesso ricordava. Era sicuramente il suo quinto anno e quello era un ricordo vero.

“Non è così, prima li proviamo su di noi, non vogliamo fare del male a nessuno” protestò George. Hermione si vide sbattere un piede per terra con aria stizzita. Quell'anno aveva preso il suo compito di Prefetto un po' troppo sul serio. Rivedersi in quel momento la fece arrossire d'imbarazzo. La sua crociata contro i gemelli era stata inutile, ma divertente.

“Questo allora cambia tutto!” Ironizzò.

“Guarda che li paghiamo” Fred sembrava divertito e la guardava con una certa malizia. Ecco quello non l'aveva notato a suo tempo. Gli occhi del ragazzo le percorrevano il corpo, come se stesse cercando di immaginarsela nuda. Sentì il calore salirle alle guance.

“Non importa se li pagate! Non potete assolutamente far magiare quella roba a dei poveri ragazzini indifesi! Ve lo proibisco” sbraitò. Questo parve alimentare il divertimento dei ragazzi.

“Oh sono terrorizzato, Freddy”

“Non siete divertenti. Dovrò punirvi se continuate così” a quelle parole vide il ghigno dei ragazzi allargarsi.

“Punirci? Cosa pensi di farci?”

“Dovremmo essere noi a punirti” vide la se stessa ragazzina diventare rossa come un pomodoro e balbettare qualcosa, cercando di riprendere il controllo della conversazione. Ormai però quei due l'avevano messa alle strette.

“Non lo sai come funziona il gioco?”

“Andiamo Granger, se volevi giocare bastava dirlo. Non ci tiriamo mai indietro davanti alle...necessità di una bella ragazza” la voce di Fred le fece salire un brivido lungo la colonna vertebrale. Nei suoi ricordi non le aveva fatto quell'effetto, anzi si era sentita così a disagio che...

“Smettila di fare l'idiota o dovrò togliere dei punti a Grifondoro” l'unica cosa che le era venuta in mente. Rivisse la loro risata di scherno in stereo, tanto umiliante all'epoca, quanto adesso.

“Rovini tutto il divertimento se fai così”

“Parlavamo di cose molto più divertenti” rincarò George. Vide la se stessa ragazzina, girare i tacchi, fare a pezzi la pergamena e correre via alla velocità della luce.

 

Staccò la mano dal corpo di Fred, un po' scossa. Era strano entrare nei sogni altrui, perché la percezione delle cose era alterata. Inoltre aveva scelto proprio un bel ricordo da propinarle. Osservò il ragazzo vicino a lei dormire beato, ignaro di quella invasione e decise che per quella volta poteva risparmiarsi un nuovo tentativo. Si rannicchiò a sua volta e lasciò che le tenebre l'avviluppassero nella loro stretta di seta.

 

 

Note: Salve a tutti! Allora sarò molto breve. Come sapete me ne vado al mare quindi sabato niente puntata. Ci vedremo la settimana prossima direttamente con un capitolo un pò più intrigante. Spero di poter pubblicare mercoledì come sempre, ma non ne ho ancora la certezza...i miei parenti rompono. Per ora è tutto! Ciao ciao!

 

   
 
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