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Autore: Golden Bonnie    13/08/2020    0 recensioni
Red è pronto ad iniziare una nuova vita. I mesi di affitto e vagabondaggio che è stato costretto ad affrontare dopo che la sua casa è stata distrutta da un uragano sono finalmente finiti. Sua madre è riuscita ad acquistare una nuova casa, più bella e più grande della vecchia, ad un prezzo davvero economico. Ma non è tutto oro tutto ciò che luccica. Una misteriosa presenza aleggia sull'edificio, e le sue radici affondano nell'oscuro passato che la città di Loreis sta disperatamente cercando di dimenticare. Ma le ombre no, loro non hanno dimenticato.
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nightmare, Nuovo personaggio, Purple Guy/Vincent
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Golden Bonnie's FNaF Fan Universe'
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Capitolo 1 – Nowhere to go

Ai tavoli della sala pranzo della pizzeria sedevano molti bambini. Con la schiena appoggiata al muro, un impiegato li osservava e teneva traccia dei loro movimenti. La gran parte di loro erano divisi in gruppetti, e stavano parlando del più e del meno. Quelli che però agli occhi dell’uomo apparivano più interessanti erano due, una femminuccia ed un maschietto che non dovevano avere più di nove anni. Giocavano da soli in un angoletto con un orsacchiotto di peluche. La ragazzina aveva lunghi capelli neri ed occhi verdi, il maschietto era biondo con gli occhi castani. Era difficile capire se fossero fratelli o meno, ma in ogni caso sembravano molto carini insieme. L’impiegato si guardò intorno. Quasi nessuno sembrava fare caso a lui. I marmocchi erano troppo impegnati a discutere delle loro faccende od ad assistere alla goffa danza in cui gli animatronics sul palco si stavano esibendo. I genitori continuavano a tenere gli occhi fissi sui loro pargoli, talvolta avvicinandosi a loro per ricordargli di non bere troppe bevande zuccherate e di masticare lentamente per evitare un’indigestione. L’impiegato fece un passo in avanti, ma subito si fermò. I suoi occhi si posarono sulla grossa telecamera che stava filmando tutto quello che accadeva. Se voleva agire indisturbato, prima avrebbe dovuto disattivarla.

Nonostante le fronde degli alberi filtrassero la luce solare, il parco era comunque luminosissimo. Ed anche caldo. Red sbuffò. Odiava quel clima. Odiava il sudore che stava bagnando la sua maglietta nera. Si fermò un secondo e tirò fuori dalla sua tasca un fazzoletto, con cui si asciugò la faccia. “Posso andare a giocare con quei bambini laggiù?” chiese una vocina stridula alle sue spalle. Red si voltò, e fissò Johnny dritto negli occhi. Il suo fratellino aveva un immenso sorriso stampato in faccia, come sempre. Red lo invidiava. Non capiva come facesse ad essere sempre così felice con tutto quello che era successo. Forse era solo merito della sua età. Quando hai sette anni, anche l’inferno può sembrare un paradiso. Affronti le tue giornate con la forza della speranza e dell’immaginazione. Red nemmeno si ricordava come viveva la sua vita prima che i primi sintomi dell’adolescenza prendessero possesso del suo corpo e della sua mente. “D’accordo” disse Red “però stai attento e rimani sempre in vista”. “Sì!” esultò Johnny, abbracciando Red con tutte le sue forze. “Sei il fratello migliore del mondo”. “Ok, ok” rispose Red, scuotendosi per lavarselo di dosso “ma non c’è bisogno di fare tutto questo baccano”. “Va bene” rispose Johnny. Il fratellino di Red si allontanò e raggiunse un gruppo di ragazzini che stavano giocando a palla vicino alla fontana. “Posso giocare?” chiese timidamente. “Ma certo” rispose un bambino dai capelli biondo scuro. Red si sedette sulla panchina, e decise di bere un sorso di tè freddo dal bicchiere di plastica che si era portato con sé. Lo sputò subito. Aveva davvero un sapore orrendo. Gettò il bicchiere a terra con rabbia. “Mi scusi” disse un uomo, che indossava una divisa bianca con su stampato il simbolo del parco. Il suo tono era duro e severo. “È pregato di non lasciare i rifiuti per terra”. Magnifico, un altro rompiscatole pensò Red. “Allora?” insistette il signore “Ha intenzione di riposare il suo rifiuto nell’apposito cestino?”. “D’accordo” rispose Red, tentando di nascondere la sua rabbia. Aveva già abbastanza problemi per la testa, ed ora doveva pensare pure a buttare quel maledetto bicchiere. Si chinò per prenderlo, quando una musichetta arrivò alle sue orecchie. Il suo telefono stava squillando. Mise la mano in tasca, ed estrasse il suo smartphone, un vecchio modello ormai fuorimoda. Era papà. “Pronto, pa’?” chiese, ignorando le lamentele dell’uomo in uniforme. “Ciao, Red” rispose, con la sua classica voce roca. Il suo tono era moto meno ottimistico del solito. “Purtroppo ho brutte notizie da darti”. “Cosa?” chiese Red, lanciando all’uomo in divisa un occhiata del tipo lasciami in pace, ho cose più importanti da fare. Il padre di Red fece un profondo respiro, e poi disse “Il signor Whites è tornato. Ed ora vuole che noi ce ne andiamo”. “Come si permette quell’idiota schifoso?”. Sapeva che quell’insulto era proprio da bambino dell’asilo, ma non era riuscito a pensare a qualcosa di più originale. “Aveva detto che sarebbe tornato il mese prossimo”. “Lo so, lo so” rispose rassegnato il padre di Red “Ma a quanto pare la vacanza in campagna è durata meno del previsto. Sua moglie non sopportava stare lì, ed alla fine l’ha convinto a rientrare in città. Circa dieci minuti fa ha bussato e ci ha detto che se non sloggiamo entro un’ora ci denuncia per violazione di proprietà privata”. “Va bene, vengo” rispose Red, chiudendo la chiamata “Johnny!” urlò al fratello “Dobbiamo andare”. “Ok” rispose Johnny, del tutto tranquillo. Per lo meno non faceva i capricci. “Ehi, voi non andate da nessuna parte se prima tu non raccogli il bicchiere!” sbottò l’uomo in divisa “Altrimenti ti faccio una bella multa, razza di ragazzaccio viziato che non sei altro”. “Sentimi bene” disse Red, prendendo l’uomo per le spalle. Non era una cosa che avrebbe fatto normalmente, ma la rabbia di quel momento non gli permetteva di controllare le tue reazioni. “Non chiamarmi mai più viziato. Io e la mia famiglia siamo alla stregua di senzatetto, abbiamo perso la nostra casa, e per poco la nostra vita, in un maledetto tornado quattro anni fa. Ora dobbiamo tornare nella catapecchia che abbiamo affittato entro un’ora, altrimenti saremo denunciati. Del bicchiere se ne può occupare da solo, no? Ce le ha le braccia, dopotutto”. Il signore lo guardò con aria esterrefatta. Per pochi secondi, Red pensò che lo avrebbe multato come punizione per le sue azioni. In fondo, non avrebbe avuto tutti i torti. Aveva aggredito una persona che stava solo facendo il suo lavoro. Poi, però, l’uomo in divisa si chinò, prese tra le mani il bicchiere, si avvicinò ai bidoni della raccolta differenziata, lo gettò in quello della plastica, e poi se ne andò via a testa bassa. Forse era rimasto scosso da quell’attacco improvviso. O forse, solo forse, aveva davvero provato compassione per un povero ragazzo molto più sfortunato di lui. Mentre questi pensieri passavano nella mente di Red, Johnny lo raggiunse. “Sono pronto” disse “Quando vuoi, possiamo andare”.

“Ok, questa è l’ultima” disse la madre di Red, posando una scatola piena di piatti e bicchieri nel cofano della macchina. Dopodiché aprì lo sportello ed entrò, mettendosi al posto di guida. “Possiamo partire ora” disse. “Ora dove dormiremo?” chiese Red, con un tono di voce che non nascondeva la sua frustrazione. “Non lo so” rispose suo padre con un sospiro “ma sono sicuro che qualche posto lo troveremo”. “Non serve che mi menti, lo so che dovremo ancora una volta dormire in questo schifo di macchina”. “Mi dispiace, Red” disse la mamma “noi abbiamo sempre provato di trovare una buona sistemazione per voi, ma è più difficile di quanto pensassimo Non abbiamo abbastanza soldi per comprare una nuova casa, e rimanere in albergo è troppo costoso, e non potremo permetterci di starci per più di cinque giorni, massimo sei”. “Non ce l’ho con voi” rispose Red. Effettivamente era vero, non ce l’aveva con loro. E non ce l’aveva neanche con il signor Whites e con la sua fastidiosa mogliettina. Se c’era qualcuno con cui prendersela, per Red era la sua vita. Perché a tutti andava sempre meglio che a lui? Perché non poteva avere la stessa fortuna che avevano gli altri? Il tornado aveva distrutto non solo la sua casa, ma anche le sue speranze per il futuro. Voleva laurearsi e diventare un medico. Ma ora? Ora era costretto a cambiare scuola quasi ogni mese, non poteva formare legami con professori e compagni, che subito doveva andare, e trasferirsi altrove. Questa situazione era invivibile. Anche se non l’aveva mai detto a nessuno, aveva spesso avuto dei pensieri suicidi. A volte morire è meglio di vivere male, si diceva. Ma il pensiero della sua famiglia lo bloccava sempre. La sua morte avrebbe distrutto il legame e l’amore che li teneva uniti, l’unica cosa che gli permetteva di andare avanti. Johnny sarebbe cresciuto senza una figura di riferimento, e sarebbe anche potuto diventare traumatizzato. No, non è fuggendo dai problemi che si risolvono. Quanto avrebbe voluto che tutto si risolvesse, che avrebbero presto trovato e comprato una nuova casa. Allora, sembrava solo uno stupido sogno irrealizzabile. Red non poteva però sapere che presto si sarebbe trasformato in un incubo a occhi aperti.

Angolo autore:
Ciao, ragazzi, Golden Bonnie qui, spero che il primo capitolo della mia nuova storia vi sia piaciuto. Ho deciso di non inserire subito elementi legati a FNaF per sviluppare meglio i personaggi principali. Un saluto a tutti, e grazie mille per la lettura. Il prossimo capitolo verrà pubblicato giovedì prossimo.

   
 
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