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Autore: NyxTNeko    15/08/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Gli artiglieri, constatando la contentezza, l'orgoglio trasparire sul volto del comandante e, soprattutto avendolo al fianco, condividendo le loro stesse privazioni e fatiche, riacquistarono energia e speranza. Non avevano intenzione di deluderlo, né di disonorare le batterie che aveva affidato loro con immensa fiducia. Si erano già affezionati a quel giovanissimo capitano dal forte accento straniero, dalla voce aspra e dolce al tempo stesso, sprovvisto di parrucca e di qualsiasi traccia di cipria sui capelli. 

Il sergente Junot, che era stato incaricato di sistemare alcuni pezzi di trincea prima dell'inizio dell'attacco, rimase sorpreso nello scoprire la benevola disponibilità del capitano Buonaparte. Aveva bene inteso il suo carattere forte e decisamente risoluto, pur essendo un ragazzo, non potevano avere che pochissimi anni di differenza, rifletté, eppure non si aspettava un simile comportamento da parte sua.

Era la prima volta che vedeva un ufficiale superiore vivere a stretto contatto con i soldati, dialogare con loro faccia a faccia, sopportare i medesimi sforzi e incoraggiarli attraverso discorsi che arrivavano al dunque, seppur a volte aggiungesse qualche terminologia specifica. "Forse abbiamo trovato la soluzione al problema di Tolone" disse fra sé il sergente, speranzoso. Si asciugò il sudore sventolando il cappello; nonostante il cielo fosse coperto, faceva un caldo insopportabile, come se fosse pieno luglio.

Intanto, tra i nemici, non furono pochi coloro che avevano notato l'affannoso spostamento di mezzi e uomini, concentrati al ridosso di una spiaggetta della Piccola Baia, sulla quale era ubicata una trincea rimessa a nuovo. Una posizione molto distante dalla loro flotta e da Tolone. - È un'impresa assolutamente folle attaccare con qualsiasi tipo di batteria da così lontano - riferì l'ammiraglio Hood controllando la situazione attraverso il cannocchiale - Possono fare solo buchi nell'acqua - emise poi, non riuscendo a trattenere un sorriso di scherno.

Gli aiutanti che erano con lui, assieme ai sottoufficiali, cominciarono a ridere senza ritegno - Ai francesi la pioggia ha allagato il cervello, ci stavamo allarmando per nulla! - bofonchiò un suo collega con tono di superiorità. Secondo la sua esperienza e opinione, i militari francesi erano soltanto un branco di incapaci perditempo.

- Non sono abituati al clima piovoso è logico - emise un altro - E poi non dimenticatevi del vino, non manca mai!

- Giusto, hanno il vino invece del sangue, ora si spiegano parecchie cose - E ripresero a ridere - Questo caldo asfissiante non aiuta certamente noi, ma nemmeno loro, altrimenti non commetterebbero una simile pazzia! - continuarono a prendersi beffa dei nemici, tranne il terzogenito di Samuel Hood, suo omonimo come lo era suo cugino, fratello di Alexander, il quale, invece, fu scosso quasi da un brivido freddo, pur essendo un'afosa giornata di fine estate. Ebbe nuovamente quella sensazione che aveva già sperimentato qualche giorno prima, con maggior intensità. Forse era il suo sesto senso che lo stava avvertendo di un pericolo imminente da non prendere sottogamba? Non gli era mai capitato prima di allora.

Istintivamente rivolse lo sguardo verso la baia lontana, senza una lente era impossibile distinguere qualcosa o qualcuno dalla massa scura, nonostante ciò, sentiva di essere osservato attentamente dal nemico. Guardò i suoi colleghi e superiori, che continuavano a canzonare i francesi, utilizzando termini non propriamente gentili. Non approvava quest'atteggiamento beffardo, neanche lui nutriva simpatia per gli oltre manica, ciò, però, non lo autorizzava a trattarli in quel modo. Erano in guerra e dovevano restare in guardia, evitando di scendere a conclusioni affrettate - Non dovremmo sottovalutarli - suggerì solamente.

Il cugino ammiraglio fu colpito dalla sua maturità e dal rispetto che provava nei confronti del nemico. Teneva gli occhi puntati sul viso affilato del trentunenne e sul suo sguardo penetrante, rivolto altrove - Nonostante sia un ragazzo ha sempre avuto questa profonda saggezza - disse sorridendo ai suoi colleghi, era entusiasta di aver un giovane uomo così' promettente, dal momento che il suo allievo Nelson mancava. Era stato mandato, agli inizi del mese, a Napoli per reclutare altri uomini e distruggere i francesi - Per lui ogni nemico ha sempre qualche asso nella manica, ah la gioventù... - sospirò ricordando i tempi andati, quando era ancora fiducioso dell'umanità.

Samuel aveva lanciato un'ultima occhiata alla trincea lontana e di nuovo ai suoi: possibile che nessun altro, oltre a lui, aveva colto nell'aria una minaccia velata, come se il cielo li stesse avvisando? O forse era il solo a non riuscire a rilassarsi, sapendo che oramai erano a un passo dalla vittoria e dalla conquista definitiva di Tolone? "Probabilmente è solo una mia impressione" si giustificò il ragazzo ridacchiando, si diede dello stupido, sistemandosi alcuni ciuffi di capelli veri che volevano uscire dalla parrucca.

Anche Napoleone, dall'alto, stava adocchiando, con il suo cannocchiale, la nave più vicina, che ormeggiava placidamente al porto, distinse il profilo inconfondibile, era quella la nave che avrebbe deciso di attaccare. "Sono sicuro che vi sono tutti i pezzi grossi della marina inglese lì sopra" sorrise malizioso, sarebbe stato davvero divertente spaventarli un po', prima di distruggerli definitivamente. I calcoli che aveva eseguito con rapidità conducevano proprio a quella nave, non aveva alcun dubbio.

Il mare, inoltre, era calmo, piatto al pari di una tavola di legno e pallido come quel cielo di settembre, coperto da uno strato uniforme di nuvole bianchissime. Non alitava un filo di vento, per Napoleone non poteva esserci niente di meglio, ogni elemento pareva giocare a suo favore, la giornata stava prendendo una piega che a Buonaparte non dispiaceva affatto.

- Comandante - esordì Junot avanzando verso di lui con grande rispetto e riverenza, affiancandogli nel controllare i cannoni - Io proporrei di attaccare immediatamente, il tempo è a nostro vantaggio e potremmo dare loro la lezione che si meritano! - aggiunse il ragazzo, augurandosi di non essere stato troppo invadente.

- Nome e grado? - domandò Napoleone scrutandolo rapace, notò subito la prestanza fisica e l'aspetto curato del ragazzo che aveva parlato. La polvere non incideva sull'eleganza dei suoi lineamenti giovanili, la sua uniforme era impeccabile, la parrucca ordinata, neanche un capello era fuori posto.

- Sergente Andoche Junot, comandante! - riferì mettendosi in posizione compostamente.

Il capitano sorrise sornione, aumentò il passo - Junot...siete stato un quartiermastro nella Côte d'Or qualche tempo fa, non è così? - chiese retoricamente Buonaparte.

Junot spalancò gli occhi - Co...come fate a saperlo? - deglutì la saliva, incredulo.

- Ho lo strano vizio di documentarmi sugli ufficiali sia superiori che inferiori con cui verrò in contatto - rivelò spontaneamente Napoleone, come se fosse la cosa più ovvia da riferire, spostò il ciuffo troppo lungo che copriva gli occhi incavati - È il mio metodo per tastare il valore di ognuno di voi - ammiccò infine.

Junot non si aspettava tale risposta, rimase spiazzato dalla sua prontezza, sbatté le palpebre ripetutamente, prima di riprendere il controllo dei suoi sensi. Iniziò a credere che quel Buonaparte, all'apparenza gracile, fosse più abile e acuto di quanto volesse mostrare al momento. Era come se si stesse trattenendo deliberatamente, per cogliere di sorpresa i suoi stessi sottoposti, assieme a nemici e superiori.

- Mi rende felice sapere che qualcun altro ha colto la strategia migliore per intimorire gli inglesi - emise infine Napoleone, a braccia conserte, complimentandosi della sua intelligenza fine. Doveva essere un tipo sveglio e gli sarebbe stato utile tenerlo a sé, più uomini preparati e determinati aveva al suo fianco, più la possibilità di attuare completamente il suo piano poteva concretizzarsi - Abbiamo chiacchierato e riposato anche troppo, adesso è il momento di agire! - gridò subito dopo, fermandosi improvvisamente: era mutato in modo radicale, una volta svelati i panni del comandante severo ed esigente.

I soldati si misero immediatamente all'opera per attivare quelle bocche di piombo con la poca polvere da sparo che avevano a disposizione per l'artiglieria - Non abbiate paura di usarla, non sarebbero comunque bastate in un attacco futuro, per cui adoperatela senza limiti, in fondo è solo un piccolo assaggio che dedicheremo agli inglesi, per ricordare loro che non hanno ancora vinto - Il suo pensiero andò al suo amico cocchiere, non appena fosse stato libero di muoversi a piacimento, lo avrebbe contattato e chiesto di raggiungerlo assieme a tutta la polvere da sparo e altre munizioni che era riuscito a procurarsi in quel tempo - La guerra è appena iniziata - sentenziò alla fine.

Gli artiglieri più esperti afferrarono il buttafuoco e accesero la miccia sporgente di ogni singolo cannone, dopo aver infilato le grosse palle di piombo, che avrebbero destabilizzato gli alleati. Un sibilo sinistro penetrò nelle orecchie di tutti, che risvegliò in molti la paura per le conseguenze che un atto del genere avrebbe provocato; in altri invece accese un'eccitazione incontrollabile. Tra questi vi era Napoleone che attendeva con ansia l'istante in cui Carteaux e i suoi si sarebbe mangiati le mani e avrebbero ammesso l'errore di valutazione.

Il boato di una palla incandescente che volava e si curvava nel cielo, rompendo l'uniformità lattea delle nuvole, nella direzione che aveva calcolato e previsto, lo ridestò. Si sporse paurosamente dalla trincea, arrampicandosi con agilità innata, esponendosi al rischio di venire colpito da un residuo infuocato o di soffocare a causa del fumo nero. Tuttavia, a parte il viso leggermente sporco di terra e polvere, niente parve scalfirlo. I soldati lo amavano, affascinati dal suo coraggio, per non dire incoscienza, e dalla sua 'apparente' invulnerabilità.

Gli inglesi impallidirono quando si resero conto che quella palla di cannone era diretta ad essi. Il colpo non raggiunse la nave, al contempo creò una spaventosa colonna d'acqua a lato dell'imbarcazione che fece agitare le acque e la piccola fregata. I marinai e gli ufficiali dovettero aggrapparsi per non cadere in mare, cosa che accadde ad alcuni soldati stranieri. Nessuno potè evitare gli spruzzi d'acqua che li graffiarono. A quella ne susseguirono rapidamente altre, a pochi secondi di distanza.

Carteaux e i colleghi, spaventati dal rombo sordo generato dai cannoni, piombarono all'esterno della tenda, videro l'ennesima palla finita in mare, colando a picco. Rimasero a bocca aperta - Come diavolo ha fatto quel ragazzino? - sbottò sorpreso dal risultato. Non l'aveva colpita, però era riuscito nel suo intento di impaurire gli inglesi.

- Non ne ho idea, generale, ma se questa è la sua idea per vincere la battaglia, la nostra reputazione sarà compromessa - affermò La Poype terrorizzato dalle capacità del capitano. Una goccia di sudore scese lungo la guancia. Se l'artiglieria avesse avuto il totale controllo dell'assalto anziché la fanteria, sarebbero stati semplicemente da supporto alle batterie e non il contrario, come era sempre stato.

- Avete ragione generale La Poype - ribadì a sua volta Carteaux - Ci manca solo che prendiamo ordini da un ragazzino insolente, dobbiamo impedire che acquisti troppo potere e si circondi di uomini affini alla sua personalità - concluse e annuì convinto, si sistemò i baffi, controllando che fossero puliti.

- Sta andando esattamente come volevo! - esclamò soddisfatto Napoleone, contemplando lo spettacolo dalla lente. Ci aveva visto giusto fin dall'inizio, se questa dimostrazione stava ottenendo gli effetti sperati, l'attuazione del piano vero e proprio avrebbe consegnato l'intera città in pochi giorni, la vittoria sarebbe stata esclusivamente sua e il suo prestigio elevato. 

A quel punto anche a Parigi avrebbero saputo il suo nome, tramite Robespierre minore, passando da orecchio a orecchio, diffuso in ogni angolo della Repubblica, e infine, avrebbe toccato le vette più elevate dell'esercito in tempi brevissimi, rispetto a qualsiasi altro ufficiale di Francia.

Un fremito di gioia lo travolse dalla testa ai piedi, la sua ambizione sarebbe stata saziata e la sua famiglia avrebbe riacquistato lo status perduto, o addirittura superato. La Francia non era come la Corsica, la notorietà in quel paese valeva tantissimo, significava essere riconosciuti a livello nazionale. Un altro brivido lo scosse profondamente, un'occasione assolutamente imperdibile si profilava all'orizzonte.

- È rimasto l'ultimo colpo comandante! - lo avvertì uno dei caporali, timoroso. La sua espressione era indecifrabile, un misto tra felicità assoluta e irrequietezza irrefrenabile.

A quel punto Napoleone, tornato in sé, ebbe un lampo di genio, tolse di mano il buttafuoco dal caporale e urlò - Lasciate che concluda io, caporale! - I suoi occhi brillavano intensamente, sicuro di ciò che stava per fare.

- Non dovete capitano - lo pregò il caporale, tentò di bloccarlo posizionandosi dinnanzi la miccia, pur sapendo di star contravvenendo all'ordine di un superiore - Potreste ferirvi gravemente, non avete bisogno di dimostrare ancora il vostro valore, ciò che avete compiuto finora è stato sufficiente

Buonaparte non conosceva ragioni, deciso più che mai nel fare ciò che si era prefissato, il caporale, alla fine, si arrese e lasciò che l'indomito capitano lanciasse il colpo finale, impensierito per la sua sorte. Napoleone eseguì tutto alla perfezione, dimostrando ai suoi di sapere con accuratezza il proprio mestiere e di essere in grado di compiere qualsiasi cosa, se solo avesse voluto farlo.

Al pari degli altri, l'ultimo tiro cadde in mare, scuotendo ulteriormente la nave sulla quale i marinai erano zuppi d'acqua e delibitati. L'ammiraglio attese qualche altro secondo prima di dare gli ordini per mantenere l'equilibrio della nave, non udì altri suoni o rumori, se non i gabbiani che svolazzavano sul pelo dell'acqua, incuranti delle guerre degli uomini. Capì che il breve assalto era terminato e imperò di far ritirare le navi più vicine dal punto in cui erano state ancorate e spostate poco più lontane, seguendo il consiglio del più giovane degli Hood, il quale era stato il primo ad avvertirli dell'arrivo imminente di quella pioggia di piombo.

- L'artiglieria francese ha appena dimostrato la sua potenza e la sua ferocia - gli riferì  mentre si stavano sistemando e riprendendo dall'inaspettato attacco - Perciò dobbiamo puntare tutto sulla fanteria, è il loro punto debole, l'attacco ricevuto ha confermato le nostre supposizioni 

- Avete ragione - ribadì l'ammiraglio, accompagnato dal fratello che approvava al suo fianco. Chiunque fosse l'artigliere che li aveva attaccati con tanta insistenza, impararono la preziosa lezione, pronti a restituire ai francesi il favore con gli interessi.

Napoleone, nel frattempo, veniva festeggiato dai suoi uomini con immensa gioia, era considerato l'eroe che avrebbe ridato dignità all'artiglieria francese e forse all'intero esercito - Evviva Buonaparte! - gridavano sollevando i cappelli, era una vittoria insignificante a livello militare, ma importantissima dal punto di vista morale - Evviva il nostro inarrestabile comandante!

Junot si unì al grido dei suoi compagni, convinto delle sue incredibili capacità. Dommartin, per quanto abile ed esperto, non aveva affatto il travolgente carisma e l'arrogante sicurezza di Buonaparte, che erano fondamentali in battaglia, dalle piccole alle memorabili. Con quel ragazzo era sicuro che Tolone sarebbe stata di nuovo nelle loro mani e la Rivoluzione salva - Evviva Buonaparte! - ripeté sottovoce, mentre ridacchiava, immaginando le facce livide di Carteaux e dei suoi generali "Sono loro il vero obiettivo del capitano, non tanto gli inglesi". 













 

 

   
 
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