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Autore: fabyvaniglia    15/08/2020    3 recensioni
Questa storia è stata scritta parecchi anni fa, ed è uscita prepotentemente dal cassetto, con la voglia di crescere.
Estate dopo il sesto anno ad Hogwarts per Harry, Ron ed Hermione.
Harry è preoccupato per il lungo viaggio che lo aspetta, ma non è l'unico che deve trovare il modo di partire lasciando meno cose in sospeso possibili. Forse sarà il caso che Ron ed Hermione decidano se partire lasciando le cose come stanno, o risolvere prima la confusione dentro le loro teste... e i loro cuori.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Cap. 10
E l'ultima notte

 
Quella fu una strana notte per la famiglia Weasley.
Gli abitanti della Tana, reduci da una lunga giornata, erano ognuno nella propria stanza, ma il silenzio che circondava la casa non si rifletteva nelle loro menti che invece erano piene di pensieri e riflessioni.
Fu una strana notte per Molly ed Arthur, che avevano visto il primo dei loro figli sposarsi; non parlarono, ma ognuno di loro ripensava all’infanzia dei loro bambini, ai traguardi da loro raggiunti e provava soddisfazione, unita ad un velo di malinconia, per quello che erano diventati.
Fu una strana notte per Charlie che, giunto all’ultimo minuto dalla Romania per fare una sorpresa al fratello, si era ritrovato nella vecchia camera che da piccolo aveva condiviso con lui e pensava a come le loro vite erano andate in modo diverso, a come il suo fratellone, il suo esempio da sempre, per una volta avesse intrapreso un percorso che probabilmente lui non avrebbe mai seguito.
Fu una strana notte per Ginny, che si sentiva inquieta: da troppo tempo attendeva con timore la fine di quella giornata; sapeva che Harry e anche Ron e Hermione avevano in mente qualcosa e si agitava in uno stato di dormiveglia, non sapendo dare un nome a quella sensazione che le opprimeva il cuore. Fu una strana notte anche per Hermione, che nel letto accanto al suo fingeva di dormire per non spaventarla; sul cuscino teneva la margherita che le aveva regalato Ron e guardandola si faceva forza, al pensiero di ciò che poteva attenderli.
Fu una strana notte, infine, anche per Harry e Ron; Harry, che ormai si sentiva parte di quella famiglia, ma che portava nel cuore il peso del dolore che stava per infliggerle con la sua partenza. Mancavano poche ore, ormai non c’era più nulla a trattenerlo e a farlo rimandare ancora. Era certo che non avrebbe dormito, così come era certo che non lo avrebbe fatto neanche Ron, tanto che non era stupito che il letto accanto al suo fosse vuoto.
 
Ron, che in casa si sentiva soffocare, era in giardino; si era cambiato per indossare vesti più comode e osservava il paesaggio circostante, quello della sua infanzia, con pensieri ed emozioni contrastanti.
Sicuramente la preoccupazione predominava, stava per lasciare la sua famiglia, non sarebbe tornato a scuola, il compito che attendeva Harry, ed ora anche lui ed Hermione, sembrava impossibile. Pensava a quell’incontro sul treno, con quello che era da anni il suo migliore amico, una specie di fratello adottivo, come se già non ne avesse abbastanza, e a come tutto aveva preso una piega inaspettata dopo quel momento.
Quella che sembrava una vita piena di cose ovvie e prevedibili, si era trasformata non soltanto in una grande avventura, come sembrava nei primi tempi, ma in una guerra, una guerra che non era stata vinta anni prima, quando Harry era sopravvissuto all’Anatema Che Uccide, ma che nessuno poteva avere la certezza di vincere neanche adesso.
La sua famiglia era coinvolta, i suoi amici erano coinvolti, lui era coinvolto.
La giornata appena trascorsa era già molto lontana, ricordava lo stress dei preparativi, quell’assaggio di quotidianità che lo aveva accompagnato nei suoi diciassette anni di vita, e ricordava come la sua più grande preoccupazione era stata, dopotutto, come riuscire a fare bella figura con Hermione, una preoccupazione normale per un adolescente. Ma quei tempi erano già finiti e, per la prima volta, si chiedeva se davvero facessero bene a partire senza chiarirsi, senza parlare di quell’amicizia che, non da poco tempo, stava diventando un sentimento diverso, al quale faticava a dare un nome senza provare quasi… paura.
Sì, lui aveva sempre avuto paura. Ma neanche questa consapevolezza poteva bastare, ora, per fargli fare un primo passo. Forse era un codardo, lo avrebbe dovuto sapere.
 
Hermione uscì dalla stanza di Ginny il più silenziosamente possibile, rimanendo appena sorpresa di trovare Ron già fuori, in giardino.
Rimase un attimo a guardarlo dalla soglia. Lei aveva già fatto i conti con quella sensazione di lasciare la propria famiglia dietro di sé, senza sapere quando, se, l’avrebbe rivista. Voleva lasciare a Ron il tempo di assaporare quella notte. Infilando la mano nella tasca dei jeans, sfiorò la margherita che lui le aveva regalato.
Era forse un gesto per esprimere ciò che a parole non si erano mai detti, ma che lei ormai sospettava, non senza gioia, ma anche con trepidazione e timore?
 
Dopo quella che sembrò un’ora, ma forse era solo qualche minuto, Ron si voltò e la vide sulla soglia.
“Hermione, che fai lì? Vieni” le disse, facendole cenno di avvicinarsi. Lei lo affiancò e, appoggiandosi alla staccionata, gli rivolse uno sguardo indagatore.
“Come ti senti?”
“Strano” rispose lui “Preoccupato. In colpa. Forse anche euforico. Accidenti, è una domanda difficile”
Hermione sorrise.
“Solo perché tu di solito possiedi la varietà di emozioni di un cucchiaino!”
Scoppiarono a ridere, pur silenziosamente, e questo parve alleggerire la tensione palpabile che c’era tra di loro.
“Harry è sveglio?” domandò poi Hermione.
“Credo di sì. Volevo restare un po’ qua, poi sarei salito a chiamarvi”.
Rimasero così, in silenzio, vicini ad osservare i campi circostanti. Poi Ron rise.
“E ora che hai?” disse Hermione, sorpresa.
“Ripensavo alla faccia che hai fatto quando hai visto come lanciavamo gli gnomi!”
Hermione rimase sconcertata.
“È … È una cosa orribile!”
Ron scrollò le spalle.
“A pensarci da fuori forse sì, sai? Ma non si fanno male”.
Hermione decise di non rispondere, lasciando cadere quello che sarebbe stato un altro dei loro screzi.
“Non litighiamo, dobbiamo restare uniti. E dobbiamo restare vicini ad Harry”.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ron, mi prometti una cosa?” chiese poi Hermione.
Lui si girò a guardarla. Sembrava sul punto di piangere, ma non lo fece.
“Mi prometti che resteremo vicini anche noi? Che anche se litigheremo, poi faremo la pace e quando tutto questo sarà finito torneremo a casa, tutti insieme?”
“Ma certo!” esclamò Ron, senza pensarci “Cioè, non so se posso promettere che vinceremo e tutto, ma certo che faremo la pace! Come sempre!”
Hermione sorrise e tirò fuori dalla tasca la margherita; Ron la vide e annuì.
“Ti regalerò montagne di fiori! Va bene così?”
“Basta che non sia per farti perdonare montagne di errori!”
 
Doveva essere quasi l’alba quando Harry si decise ad alzarsi. Sperava di essere più riposato, ma avrebbe dovuto saperlo che era una speranza vana.
Tutte le cose che aveva preparato nei giorni precedenti non erano in camera, quindi pensò che Hermione, previdente come sempre, avesse già provveduto a prendere tutto.
Cercando di non fare rumore, uscì dalla stanza di Ron e si diresse verso la camera di Ginny, per controllare che Hermione fosse sveglia. Quando socchiuse la porta, vide che il letto era vuoto, così fece per voltarsi, ma lanciò un’ultima occhiata al letto di Ginny e si accorse che lei era sveglia e lo guardava attentamente. Ora sì che era ancora più difficile andare via. Si guardarono in silenzio, come per cercare di comunicare solo attraverso gli occhi.
Ginny sentiva che Harry stava andando incontro a cose terribili e pericolose e che neanche lui sapeva se ne sarebbe uscito vivo; ma sapeva anche che il momento per loro due non era arrivato, non sarebbe mai arrivato, finché Harry non avesse sconfitto Voldemort e riportato la pace in tutto il mondo magico e non. Solo allora, lui sarebbe stato suo.
Restarono ancora un po’ così, a guardarsi, finché Harry, con uno sforzo immenso, distolse il suo sguardo e chiuse la porta.
 
Scese di sotto e uscì nel giardino. Ron ed Hermione lo aspettavano vicini alla staccionata e parlavano sottovoce così che Harry riuscì a cogliere soltanto qualche frase.
Hermione stava mostrando a Ron qualcosa di piccolo che teneva in mano e lui diceva:
“Ti regalerò montagne di fiori! Va bene così?”
“Basta che non sia per farti perdonare montagne di errori!”
“Siete già qui” Harry si avvicinò ai due amici che si voltarono verso di lui.
“Siamo pronti!” disse Ron.
“Ho già radunato tutte le nostre cose” disse Hermione “Hai paura, Harry?”
“Eccome!” rispose lui. “Ma credo sia necessario andare, no? E poi con la strega più intelligente del mondo al nostro fianco, le nostre probabilità di sopravvivenza non sono così scarse”.
“Ma se qualcosa andasse storto?” Hermione aveva difficoltà a mascherare l’ansia.
“Cercheremo di non farlo andare storto”
“E se non ci riuscissimo?”
Ron prese la mano di Hermione:
“Allora vorrà dire che almeno saremo stati insieme”.
Hermione guardò Ron negli occhi, annuì, si voltò verso Harry e porse a lui la mano libera, poi si girarono, per un ultimo sguardo alla Tana ancora silenziosa.
Le prime luci dell’alba la illuminavano ed era bellissima, così sicura e confortevole.
Con una stretta di mano a farsi coraggio, i tre vorticarono su loro stessi, poi sparirono.




Ciao a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui.
Non riesco a credere che questa storia, scritta ormai troppi anni fa, iniziata, interrotta, ricominciata, sia giunta alla fine. E' proprio vero che chi persevera nelle cose, prima o poi...
Nonostante abbia pensato più volte di non continuarla, alla fine è finita, la mia prima e unica pubblicazione qui sul sito è giunta al termine. Non nego che ora mi chiedo e mi richiedo: pubblicherò mai altro? Chissà, una tira l'altra, il ghiaccio è stato rotto. Ma non saprei quando e se, per cui per ora vorrei dire solo grazie a chi ha seguito la storia intera, a chi l'ha commentata e a chi l'ha apprezzata. Grazie anche a chi non l'ha apprezzata, ma ha voluto finire di leggere. 
Grazie ai personaggi di Harry Potter, che a volte mi sembrano ormai dei vecchi amici.
Faby 
  
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