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Autore: cin75    15/08/2020    7 recensioni
Dalla storia:
“Credi davvero che, ora come ora, conoscendomi...” fece ironico, indicandolo. “...tu possa essere in grado di uccidermi?” affermò con arroganza.
Il cacciatore sorrise a quell’arroganza, leggendo soddisfatto un certo stupore sul volto del demone.
“E tu credi davvero che, ora come ora, conoscendoti...” fece altrettanto ironico. “...io sia venuto qui da solo, figlio di puttana!!?” spostando appena lo sguardo alle spalle del demonio.
Genere: Angst, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Dopo quell’improvviso buio che lo aveva colto quando aveva oltrepassato l’uscita di servizio di quel bar per seguire l’avvenente cameriera che gli aveva decisamente lanciato l’occhiata “Cogli l’attimo cowboy!”, Dean aveva riaperto gli occhi in un vecchio magazzino.
Era legato mani e piedi ad una sedia. Qualche secondo solo per mettere a fuoco tutto e darsi dell’imbecille con gli ormoni di un adolescente.

“Ben svegliato, Winchester!” fece la figura che lo fissava.

Gli occhi del carceriere si fecero immediatamente neri e l’odore di zolfo nauseabondo raggiunse immediatamente il cacciatore.
“Lasciami andare figlio di puttana o giuro che l’Inferno da cui provieni sarà niente a confronto a quello che ti farò io!!”
“Ma davvero!?!” fece con tono sarcastico, l’essere.
“Davvero!” replicò Dean, con tono deciso. “Chi sei?!”
“Giusto. Le presentazioni prima di andare al sodo.” e gonfiò il petto con fare orgoglioso. “Io sono...”
“Vaffanculo!!” lo interruppe Dean,  strafottente.
Il demone sospirò deluso e continuò. “ ...Oblivius. Ma tu puoi chiamarmi Phil!”
“Beh!! Vaffanculo... Phil!!” fece ancora.
A quel punto, il demone, con movenze fastidiosamente lente e decise si avvicinò al cacciatore e gli afferrò il polso con una tale forza che Dean non riuscì nemmeno a contrarre le dita. Con l’altra mano Oblivius gli mostrò lo strano oggetto che riluceva appena tra le sue sottili dita demoniache.
“Scommettiamo invece che dopo quello che ho intenzione di farti...” fece mostrandogli quella che sembrava una sorta di sfera traslucida. “….perfino tu rimpiangerai il tuo Inferno?!” e poi ghignando malefico: “Ammesso e non concesso che tu riesca ancora a capire qualcosa dopo che avrò finito!!”
“Che vuoi fare?” fece cercando di mantenere la sua arroganza e cercando soprattutto di nascondere un più che giustificato timore. “Partita a bocce?” indicando solo con gli occhi l’oggetto che ora iniziava palesemente ad emanare una certa luce.
“Questa..” fece il demone, alzando appena la sua mano. “..è la sfera dell’oblio. Invenzione mia!” fece con borioso orgoglio.
“Che nome accattivante!” ironizzò ancora Dean, che comunque, istintivamente, cercava di allentare le corde che lo tenevano stretto al legno dei braccioli e dei piedi della sedia, inutilmente.
“Vedi mio caro Dean..”
“Fottiti, stronzo!” lo bloccò il “caro Dean”
“Sì, magari dopo!!...ora mi va di spiegarti come funziona questo giocattolino. L’ho  creata per imprigionare tutto ciò che rende un essere senziente un essere...senziente!” cercò di spiegare.
“Che cazzo significa?!” fece Dean.
“Con cosa sperimentarla se non con voi. Voi esseri umani siete pieni di emozioni, sensazioni, pensieri, volontà , desideri, coscienza, dubbi sensi di colpa, coraggio, paura...insomma tutti con questa sorta di trip da “Ho un’anima, devo usarla al meglio o Dio non mi vorrà in Paradiso!!” ..” disse imitando una voce piagnucolante.
Dean lo fissò furente. “Tu sei uno stronzo e Dio è un gran bastardo che dopo aver abbandonato la nave ha deciso anche di affondarla personalmente...quindi ho davvero poca voglia di dargli qualsiasi pezzo di me che sia fisico o metafisico. Quindi che ne dici di risparmiarci questo trucco da circo di periferia e vedercela alla vecchia maniera?”
“E sarebbe? I miei poteri contro il tuo temperino curdo?!” domandò retorico Oblivius  mostrandogli che sotto la casacca che indossava era ben riposto il pugnale di Ruby.
“Questa è la prima cosa sensata che ti ho sentito dire!” asserì Dean sperando di trovare un accordo anche se essersi appena reso conto di essere prigioniero e senza armi cominciava ad attanagliargli lo stomaco.
“Già, sono molto sensato.” ironizzò il demone. “Ora ti dirò quello che sta per accadere.” fece sistemandosi meglio vicino alla mano di Dean che si agitava nervosamente sulla sedia. “Non appena stringerai tra le mani questa piccola sfera, tutto ciò che sei tu, che fa di te “Dean Winchester”, amore, odio, sensi di colpa, volontà, desideri, pensieri, forza, debolezze ..insomma tutto il pacchetto...finirà qui dentro e tu, tu diverrai solo un semplice involucro di carne e ossa, capace solo di sbavarti addosso.” sentenziò e poi avvicinandosi all’orecchio del cacciatore che sibilò un furioso: “Sta’ lontano da me!”, ghignò: “E spero per te che tu abbia un ...apparato..” indicando le parti basse: “..molto forte o il tuo caro fratellino dovrà far scorta anche di pannoloni!”

“Il caro fratellino non ha intenzione di diventare una badante, figlio di puttana!”

La voce di Sam risuonò forte alle spalle del demone che , preso di sorpresa si voltò di scatto. Lasciò la presa al polso di Dean e cercò di attaccare Sam.
Tutto si svolse rapidamente. Concitatamente.
Sam lanciò un secondo coltello dritto verso la mano di Dean a cui bastò alzarla per afferrarlo al volo, mentre lui continuava a brandire una lama d’angelo.
E nel frattempo il minore iniziava un violento corpo a corpo con Oblivius, Dean rigirava il coltello nella sua mano in modo da poter tagliare la corda che lo teneva prigioniero e una volta liberata la prima , si mosse per tagliare anche la fune all’altra mano e intorno alle caviglie e in quei movimenti Dean capì anche come , Sam, era riuscito a trovarlo solo dopo poche ore: aveva ancora il secondo telefono. Quello che entrambi i fratelli tenevano cucito all’interno dei giacchetti e costantemente attivato con il gps , così che in caso di emergenza l’uno sapesse dove fosse l’altro.
Il suo sguardo saettava frenetico tra le sue azioni e la lotta di Sam con il demone, ansioso di poter raggiungere il fratello e affiancarlo nello scontro.

Ormai libero, Dean, si alzò velocemente e notò che Oblivius aveva perso il coltello curdo, ormai abbandonato sul pavimento. Corse immediatamente verso l’arma bianca, tenendo sempre sotto controllo lo svolgimento di quel frenetico corpo a corpo, quando , all’improvviso, una luce scaturì tra i due corpi avvinghiati nella lotta.
Qualcosa lo bloccò sul posto.
Una morsa di puro panico alla bocca dello stomaco.
Sentì il demone grugnire. Udì un respiro ansato  e spezzato provenire dal fratello.
“Sammy!” sussurrò atterrito.
Senza rendersene conto aveva raccolto il coltello e si dirigeva verso gli altri due.
Oblivius si stava rialzando lentamente, mentre Sam rimaneva disteso a terra.
Istintivamente Dean ignorò il demone e scrutò il corpo del fratello alla ricerca di ferite, sangue o chiunque altra cosa stesse impedendo al minore di rialzarsi.
“Sam..” fece ancora non riuscendo a non far tremare la sua voce.
In quel momento, il demone, si drizzò completamente mentre Dean cadeva in ginocchio accanto al fratello fermo, quasi immobile se non fosse stato per il suo respirare impercettibile e gli occhi insolitamente vacui. Assenti. Spenti.
“Che gli hai fatto, figlio di puttana!?” sibilò tra i denti. Il tono misto tra rabbia e preoccupazione.
“Un Winchester vale l’altro!” fu la risposta sadica da parte del demone che non appena ebbe su di lui lo sguardo furente del cacciatore lucido, aprì la mano destra e mostrò la piccola sfera che riluceva di una luce bianca-celeste.
“No...no...no...” disse allarmato mentre poggiava la mano a terra pronto a scattare verso il demone e riprendersi il manufatto magico.
“Goditi il tuo nuovo fratellino-marionetta!” fece con tono vittorioso e sadico e un attimo dopo Dean si ritrovò ad aggredire il vuoto.
“Noooo!!!!” gridò furioso.

Dopo aver imprecato rabbiosamente, tornò in lui e si rese conto che Sam era ancora disteso a terra , inerme. Svuotato di ogni sua volontà, sensazione, emozione facciale. Privo di quella luce negli occhi che riusciva sempre a farlo cedere quando il minore insisteva con un’idea ben precisa.
Gli andò immediatamente vicino, si rimise in ginocchio e anche sapendo che non avrebbe funzionato, cercò comunque di destarlo. Di scuoterlo da quel torpore. Le mani tremanti intorno al viso del minore.
“Andiamo Sammy….andiamo fratellino...prova a ritornare in te….cerca di ascoltarmi. Andiamo...andiamo!!!!” ma non ricevendo in cambio niente che potesse minimamente sembrare ad una qualche tipo di reazione, si arrese.
“Ok...ok...ti riporto al bunker. Chiamerò Cass e lui rimetterà le cose a posto qui dentro!” disse accarezzandogli la testa e la fronte imperlata di sudore. “D’accordo...andiamo..” e così dicendo, afferrò Sam dalle spalle mettendolo seduto e poi lo prese dalle braccia per spronarlo ad alzarsi.
Il giovane obbedì solo perché quei gesti gli erano imposti. Il suo corpo obbedì solo perché Dean lo costringeva a muovere le gambe sospingendolo dai fianchi, guidandolo nella direzione, tenendogli le mani intorno alle spalle.
Una volta arrivati alla macchina, il maggiore dovette letteralmente metterlo a sedere al posto passeggeri e piegargli le gambe per farle entrare nell’abitacolo. Fu costretto perfino a mettergli la cintura perché Sam sembrava davvero una bambola di pezza pronta ad afflosciarsi al minimo sussulto.

Il tragitto fino al rifugio dei Letterati , benchè solo di poche miglia, sembrò incredibilmente lungo e quando l’Impala si fermò nel suo solito parcheggio sotterraneo, Dean scese in tutta fretta dalla macchina lasciando lo sportello aperto. Raggiunse il lato di Sam chiamando il nome di Castiel, chiamandolo con tutta la voce che aveva, chiamandolo “Castiel!” e non “Cass!” come suo solito. Cosa che faceva esclusivamente quando era nel panico.
E quando non ebbe risposta , cercando di mantenere comunque la calma , portò Sam nella sua stanza e poi prese il cellulare.
Chiamò l’angelo.
Dean ? Dove siete?!
“Dove sei Castiel?”
A quell’appellativo e al tono con cui era stato proferito, la grazia dell’angelo vibrò.
Dean, che succede?!
“Sam...devi aiutarmi. Devi aiutare Sam!” disse criptico, ansiogeno. “Ovunque tu sia, torna qui. Qualunque cosa tu stia facendo, molla tutto e torna qui. Ti prego!” fece.
Poche ore. Arrivo!
“Fa’ presto!” e mise giù.

Come promesso poche ore dopo, l’angelo entrava nel bunker e correva verso il corridoio in cui erano posizionate le stanze dei due fratelli.
“Dean!!” chiamò per farsi sentire.
Il maggiore, a quel richiamo, uscì dalla stanza di Sam.
“Sei qui...Dio ti ringrazio!!” si ritrovò ad esclamare anche se ormai quell’esclamazione , sapeva, valeva a ben poco.
“Che è successo? Dov’è Sam?!” chiese apprensivo.
“Vieni!” rispose Dean, facendogli strada.
Quando entrarono nella camera, Castiel potè vedere Sam seduto su un lato del letto. Aveva il capo appena chinato verso il basso , come se stesse fissando il pavimento. I capelli gli cadevano sul viso, adombrandolo appena. Le braccia erano rilassate e pendevano contro il bordo del materasso.
Castiel lo scrutò, lo osservò , cercando ferite o altro che avesse potuto causare l’apprensione del maggiore.
“Aiutalo!” disse solo, Dean.
“Sam ?!...ma cosa...” fece avvicinandosi e quando vide che Sam non reagiva in alcun modo, gli mise un paio di dita sotto il mento e gli alzò il viso.
Solo allora vide l’assoluta assenza del giovane amico. Non c’era luce nei suoi occhi, non c’era emozione sul suo volto, non c’era alcuna espressione di dolore o preoccupazione o sollievo.
Sembrava che Sam non ci fosse. Che non fosse nemmeno più Sam.
“Ma che cosa gli è successo?!”
“Oblivius!”
Castiel alzò di scatto lo sguardo, allarmato, su Dean.
“Il demone Oblivius?!” chiese come se volesse accertarsi di aver capito bene.
“A quanto pare lo conosci!” rispose amaramente, l’amico.
“Che cosa ha usato?!”
“Una specie di sfera. L’ha chiamata...la sfera dell’oblio.”
“Figlio di puttana ...c’è riuscito!” riflettè l’angelo
“Sapevi dell’esistenza di un simile oggetto?”
“Quando ero a capo della mia guarnigione, alcuni angeli in missione avevano sentito che Oblivius stava creando una sfera capace di annullare ogni volontà in un essere senziente.”
“E non avete fatto niente?!”
“Non so se abbiano fatto qualcosa!”
“Ma non hai detto che eri il capo e che...”
“Poco dopo mi hanno assegnato te e il resto è storia!” gli fece presente. “Che cosa è accaduto?!” chiese ancora mentre iniziava a “visitare” Sam, usando comunque molta cautela.
“Quel bastardo è riuscito a catturarmi e mi ha portato in un magazzino. Voleva usare la sfera su di me, ma Sam mi ha trovato in fretta e ha iniziato a lottare con quel figlio di puttana. La sfera deve essergli finita tra le mani o forse Oblivius è riuscito a fargliela toccare...non lo so. So solo che un attimo prima Sam stava lottando , un attimo dopo era in queste condizioni.” raccontò mentre andava al lato del letto del fratello e rimanendo a fissarlo con apprensione e decisamente senso di colpa.
Nella sua mente il solito rimorso di essere la causa di ogni male del minore: Castiel che non cercava la sfera in costruzione per salvare lui all’inferno; Sam che finiva vittima di quella stessa sfera perché lui era stato così stupido da farsi catturare da un demone.
“Dimmi che puoi aiutarlo?!” disse, spegnendo a forza quei pensieri.
“Ci provo. Farò tutto quello che posso, lo sai!”
“Sì..sì. Lo so!” convenne il cacciatore.
Castiel si tolse l’immancabile trench e anche la giacca e questo gesto che Dean non gli aveva mai visto compiere prima di una guarigione , invece di chetarlo lo agitò ancora di più.
L’angelo si arrotolò le maniche e mise le mani intorno alle spalle del giovane amico. Con gesti lenti e cauti, lo porto giù così che la schiena poggiasse al materasso. Poi gli prese le gambe e le tirò su. Lo sistemò alla meglio e poi si sedette al suo fianco e poggiò le mani, una sul petto  e una sulla fronte. Questa volta il suo tocco non fu solo un tocco di due dita, ma l’angelo posò l’intero palmo, tanto che la luce che iniziò a sprigionare sembrava quasi fare difficoltà a fuggire via da quel contatto tanto era deciso.
Dean lo vide concentrarsi, stringere appena gli occhi. Sapeva che oramai i poteri dell’amico angelo , più passava tempo, più si affievolivano, e vederlo così...teso durante una guarigione, non faceva che confermare quella debolezza angelica. Castiel, mosse le mani come a cercare una posizione migliore e Dean osservò quelle gesta con apprensione. Sembrava come se l’angelo stesse andando in giro a cercare quel male che stava affliggendo Sam.
Poi, vide l’amico aprire gli occhi e fissare il fratello.
“Oh Sam...” sussurrò affranto.
Dean boccheggiò. Cercò di rimanere lucido. Cercò di mettere insieme una domanda sensata.
Invece…
“Oh Sam?...Oh Sam?” ripetè. “Che cazzo significa “Oh Sam”?!” domandò avvicinandosi all’angelo e al fratello.
“Mi dispiace ma io...”
“Ascolta...ascoltami Cass..” fece senza sembrare duro o senza voler addossare una colpa che non era dell’angelo. “So che i tuoi poteri si stanno indebolendo..”
“Dean...”
“..lo so, amico, lo so. Ma devi…”
“Dean, ascolta..”
“...tu devi fare...”
“Dean!!”
“Non può...lui non può..”
“Dannazione Dean, ascoltami!!” quasi gridò per essere ascoltato e soprattutto fermare quelle mezze frasi di panico pronunciate dal cacciatore.
Dean tacque.
Sembrò quasi gelarsi sul posto.
“Non è una questione di poteri o non poteri!”
“E allora cosa….”
“Non posso curare qualcosa che non c’è...” disse e poi spostando lo sguardo profondamente dispiaciuto verso Sam: “...qualcosa che non c’è più!”
Dean si costrinse a respirare di nuovo regolarmente, si costrinse a riacquistare la sua lucidità da cacciatore. Doveva farlo perché ora aveva un nuovo caso.
Uno tra i più importanti che potesse mai avere: Sam.
“Che cosa significa, Cass?!”
“Non c’è niente dentro di lui. Pensieri..emozioni..volontà..sentimenti. E’ come...come se fosse..”
“Un guscio vuoto!” azzardò Dean e Cass girò lo sguardo verso l’amico e si ritrovò ad annuire mestamente.
“E’ quello che fa la sfera dell’oblio. Per questo la mia guarnigione , con o senza di me, avrebbe dovuto cercare Oblivius e annientarlo.”
“E se tu agissi sulla sua anima?” e poi riflettendoci bene e preoccupandosi al tempo stesso. “Perchè la sua anima è ancora lì, vero?!” chiese quasi con timore.
“Sì, sì...la sua anima è intatta ma il potere della sfera la circonda in una spessa coltre di potere oscuro che nessun potere simile al mio o anche di un angelo in piena forma riuscirebbe mai ad oltrepassare. Oblivius ha calcolato bene le sue mosse costruendo la sfera. Sa che l’oggetto ha effetto su ogni essere senziente, che sia umano o soprannaturale, ma sapeva anche che non aveva abbastanza potere per estrarre un anima o una grazia..” spiegò e nel mentre vide Dean guardarlo interrogativo.
Capì quella perplessità.
“Beh! all’epoca eravamo in guerra , era subito dopo la caduta di Lucifero e noi eravamo i primi obbiettivi per cui la sfera era stata pensata. Comunque...” fece riprendendo il discorso principale. “...Oblivius doveva far in modo di render inoffensivo il nemico e costringere la fonte principale di ogni sentimento o emozione o volontà a non essere di intralcio.”
“Così, nel caso di Sam, gli porta via tutto e mette la sua anima sotto chiave così che nessuno possa spronarla a reagire a quello che sta accadendo?!”
“Esattamente.” convenne l’angelo, mentre metteva una mano sulla fronte del giovane amico inerme e con un gesto gentile l’abbassava fino agli occhi così da poterglieli chiudere. Così che Sam, anche agli occhi di Dean, potesse sembrare solo dormiente e non così tristemente assente.
Quando Castiel si voltò verso Dean, lo vide ringraziarlo con un semplice gesto accenno della capo, ma non potè non notare la profonda apprensione che governava in quel  momento l’animo del cacciatore che sopraffatto da quello che stava accadendo si sentì costretto ad uscire dalla stanza.

A grandi falcate raggiunse la sala principale del bunker, afferrò quasi con esasperazione il suo pc e iniziò a digitare qualsiasi cosa potesse aiutarlo, spulciando dai vari file dei letterati, quegli stessi file che Sam gli aveva scaricato sul portatile.
Non puoi usarlo solo per guardare i tuoi cartoni porno!” lo aveva rimproverato il minore.
Passarono ore in quella sorte di stasi. Dean immerso in ricerche più disparate, fatte forse solo per non ammettere che non sapeva da dove iniziare per aiutare Sam, ma almeno stare al computer lo faceva sentire meno in colpa e inutile di stare a fissare il fratello in quel letto.
Castiel, di suo, restò con Sam.

“Dean?!” provò a richiamare il cacciatore dopo averlo raggiunto nel salone principale.
Ma il ragazzo non gli diede segno di averlo sentito.
“Dean!!?”
Il cacciatore sospirò. Restare con gli occhi fissi su quello schermo era inutile. Fingere di non sentire l’amico era inutile. Fingere che Sam non fosse in quelle condizioni assurde era inutile.
Smise di pigiare sulla tastiera, chiuse lo schermo e si afflosciò contro lo schienale della sedia.
“Non può andare così, Cass. Lui non ...può finire così.” disse tra i denti perché, forse, dirlo ad alta voce avrebbe causato più dolore di quello che già stava causando la reale situazione. “Qui dentro non c’è niente che possa aiutarci.” toccando il pc e alludendo all’intero archivio dei Letterati in esso memorizzato. “Dimmi che possiamo fare qualcosa...che c’è una soluzione...una qualsiasi soluzione.”
“Sì!” rispose deciso senza un attimo di incertezza.
Dean strabuzzò gli occhi e finalmente lo guardò trepidante.
“Troviamo Oblivius, lo facciamo fuori e ci riprendiamo la sfera. Una volta morto il demone che l’ha creata, la sfera rilascerà ciò che contiene a chi appartiene.”
“Pensi che la cosa funzioni così?! Che sia così semplice?” chiese non proprio convinto.
“Penso che sia la cosa più logica!” asserì, l’angelo.
Dean deglutì. Che avevano da perdere? 
“E come lo troviamo quel figlio di puttana?! Si starà proteggendo con ogni sigillo immaginabile.”
“Questa è la parte difficile.”

“No, non lo è se il demone in questione lavora per me!”

“Rowena!!” esclamarono strabiliati e sorpresi , angelo e cacciatore.
“Ciao, ragazzi!” fece la regina dell’Inferno.
“Oblivius lavora per te?!” chiese Castiel ma non riuscì ad avere risposta poiché Dean incalzò con le domande
“Tu?..dopo quello che abbiamo passato insieme?” fece rabbioso. “Cazzo!! ...non ci avrei mai creduto che saresti stata capace di fare una cosa del genere a Sam. A Sam!?!” rinsaldò , indicando alla strega la direzione verso la stanza dove giaceva il corpo inerme del fratello. “Ha pianto per te in quella cripta e tu lo sai...è andato in crisi per giorni dopo che ti abbiamo persa in quella voragine infernale perché si sentiva una merda per averti uccisa...” le ricordò furioso. “E ora...tu...tu gli fai una cosa del genere?!”
“Io non gli ho fatto niente!!” ribadì la strega sorpassandolo con indifferenza e dirigendosi proprio verso la stanza del giovane cacciatore.
Dean e Castiel la seguirono e non appena furono davanti alla stanza del minore, Dean aprì con rabbia la porta. Indicò Sam alla strega.
“E questo come lo chiami??!” domandò sarcastico. “Niente!?” incalzò retorico.
“I miei ordini a Oblivius erano ben altri e decisamente lontani dall’avvicinarsi ad un qualsiasi umano e quando mi è arrivata voce di quello che realmente voleva fare a te..” disse indicando Dean. “...ho attivato un incantesimo di rintracciamento demoniaco che mi ha portata in quel magazzino e lì un mio demone sentinella mi ha raccontato quello che era successo.” continuava a raccontare con quel suo tono pacato e l’accento inglese fastidiosamente snob. “Non ci è voluto un genio per capire dove eravate, dove l’avresti portato e chi avresti chiamato!” concluse con aria sufficiente, spiazzando Dean e anche l’angelo.
“Cosa puoi fare per lui?!” chiese proprio Castiel mentre si riassettava le maniche della camicia.
“Niente senza la sfera.”
“Ok, allora come...” stava per chiedere Dean, ma Rowena lo anticipò, mentre avanzava nella camera e si andava a sedere sul lato del letto accanto a Sam.
“Rifarò l’incantesimo di rintracciamento ma lo potenzierò così da eliminare un qualsiasi errore temporale o di spazio. Mi porterete la sfera e io userò la mia magia per rimettere tutto in ordine.”
“Non dobbiamo ucciderlo?!” chiese Dean.
“Non serve. Non con la mia magia a disposizione!” fece con tono superbo.
“Ok, fa’ l’incantesimo e mandaci dritti dritti da Oblivius. Voglio comunque squartare quel figlio di puttana con le mie mani!” ringhiò Dean.
“Oh no, no bel ragazzone. Farò quello che chiedi ma tu mi dovrai un favore, in cambio!” asserì con decisione la strega.
“E sarebbe?!” fece Castiel.
“Vuoi davvero porre una condizione per la vita di Sam?!” rinsaldò Dean
“Al contrario. Voglio che mi porti Oblivius, vivo.” richiese e poi alzando gli occhi al cielo: “O per lo meno ancora intero. Deve pagare...” e Dean non potè non scorgere un certo tremore nella sua voce quando Rowena tornò a fissare il volto addormentato di Sam. “...deve pagare e soffrire molto molto molto a lungo con sofferenze inimmaginabili e infinite per quello che ha fatto al mio dolce Samuel!” finì accarezzando la fronte del ragazzo.
Castiel sospirò incerto.
Dean annuì compiaciuto.
“Te lo porterò con un bel fiocco rosso sulla testa.” accordò.
Rowena acconsentì e poi richiese gli ingredienti per l’incantesimo certa che nel bunker ci fossero tutti.

   
 
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