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Autore: Emaluck    15/08/2020    0 recensioni
Un ragazzo adolescente all'improvviso si ritrova solo al mondo, mentre cerca di imparare a sopravvivere deve combattere la solitudine e la tristezza data dal ricordo dei suoi amici e parenti ormai ridotti a mere immagini mentali.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho chiuso gli occhi, sono calmo. Tutto intorno a me sta per spegnersi insieme al mio corpo; penso:” ecco, ora potrò finalmente riposarmi”, ma un attimo prima di muovere il braccio che impugna il rasoio sento una lieve vibrazione che riconosco subito: è quella del mio cellulare. Che abbia ricevuto un messaggio!? Che qualcuno mi abbia scritto!? Butto il rasoio nel lavandino e scatto verso la stanza da letto… nessun messaggio. Il telefono è scarico ed ha vibrato solo per segnalarlo. Cerco invano nel mio zainetto il caricabatterie, ricordavo di averlo messo lì ma a quanto pare non c’è; scendo al piano di sotto per cercarlo, inizio a rovistare dappertutto: nel divano, vicino al mobile su cui poggia il tv, nel bagno di servizio. Niente da fare, non si trova. Mentre penso a dove potrei averlo lasciato mi preparo un caffè. Dopo qualche minuto sento che il bricco gorgoglia perciò prendo la macchina ma il manico bollente mi scotta la mano, così distrattamente lascio cadere il caffè sul piano cottura. Pulisco, asciugo il pasticcio e provo rifarne un altro però quando accendo il fornello non esce la fiamma. Questa non ci voleva, io non so nulla né di gas né di elettricità e devo trovare una soluzione altrimenti le riserve di cibo in scatola finiranno subito. Provando ad accendere gli altri fornelli ottengo sempre lo stesso risultato. 

Non so cosa fare e sto iniziando a provare una forte ansia, mi devo rilassare per riuscire a pensare. Decido di mettere su un vinile di papà, ne scelgo uno a caso, non me ne intendo molto di jazz, so solo che ascoltarlo mi rilassa un po’. Dal mucchio tiro fuori Chet Baker in Tokyo e lo posiziono sul piatto, a questo punto accendo il giradischi e… il piatto non gira. Sono ufficialmente nella merda, non riesco a pensare a nulla e la situazione è appena sfuggita di mano. Devo concentrarmi e trovare una soluzione, se va avanti così morirò di freddo o di fame tra qualche settimana. Pensavo che l’elettricità non mi sarebbe mai mancata grazie ai pannelli che fece installare papà ma mi sbagliavo. 

A questo punto preferisco una morte veloce mentre traffico con i cavi piuttosto che una lenta agonia causata da fame o freddo. 

Apro lo scaffale sotto la cucina, noto una spina attaccata ad una presa a muro. Magari è quella presa che fa scattare la scintilla che sviluppa la fiamma. Non ne sono sicuro perciò mi alzo, apro il gas di un fornello e inizio a sentire la puzza del gas. Ciò significa che sicuramente il gas esce da qualche parte quindi il problema sarà l’innesco, la scintilla. Avrebbe senso perché anche tutti gli altri apparecchi che hanno bisogno di elettricità non funzionano. Su due piedi penso che potrebbe essere successo qualcosa al generatore e corro in garage. Alzo la saracinesca e con grande sollievo vedo che il generatore lavora a pieno regime facendo come al solito un bel po’ di rumore, mi guardo intorno sovrappensiero e noto che sul tavolo da lavoro c’è il caricabatterie che stavo cercando (ora completamente inutile). Mio padre era un portento col fai da te ed i lavori di casa, probabilmente il problema che sto avendo ora l’avrebbe risolto in cinque minuti con qualche attrezzo di quelli attaccati al muro a cui è accostato il banco. Sospiro un po’ e prendo l’aggeggio dal tavolo, mentre me ne sto andando però noto una cosa strana: vicino agli attrezzi a muro c’è qualcosa... sembra come uno di quei cassettini che in caso d'incendio bisogna rompere per attivare l’allarme, solo più grande. Ha una forma rettangolare, è poco spesso ed è incassato nel muro; il suo sportello è trasparente e si intravedono piccole leve e pulsanti. Ricordo che papà veniva qui quando andava via luce e trafficava con qualche leva per farla tornare. Apro lo sportello e noto che quella che sembra la leva generale dell’impianto è abbassata, la alzo e torno in casa. Il 33 giri prende a girare e dalle casse risuona Almost Blue. Provo ad accendere il fornello e dopo un piccolo sibilo e Prometeo si svela agli uomini (o forse dovrei dire all’uomo). Tiro un sospiro di sollievo e faccio il caffè. Con la voce di Baker ed un caffè caldo mi metto a riflettere sulla mattinata difficile che ho avuto: forse uscire da questa situazione è possibile, ma per farlo dovrò trovare altre persone. Finora ho solo vagato per la città, ma mi dovrò organizzare per uscire dal centro abitato e cercare altra gente. D’altronde non mi costa niente almeno provarci. Domattina studierò un piano per uscire da quest’incubo.
   
 
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