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Autore: polpettaalsugo8    15/08/2020    1 recensioni
Questa storia è ambientata nel periodo dei malandrini. Inizia una mattina in cui Severus e James s'incontrano in un bagno, si provocano a vicenda e combattono. James resta ferito e disarmato e dopo essere stato picchiato dice a Severus qualcosa che gli fa capire che James subisce gravi abusi a casa. Piton si rende conto così che l'atteggiamento del ragazzo è solo una maschera per celare la vergogna e l'umiliazione degli abusi subiti.
Severus capisce quindi che James prova un dolore molto simile al suo ma lo esprime in un modo differente. James è diventato spavaldo mentre Severus è chiuso e rabbioso.
James d'altra parte si rende conto della rabbia dell'altro e del fatto che per quanto all'apparenza Piton sembri indistruttibile, di fatto è più sensibile di quanto sembri e soffre per le prese in giro di James e Sirius.
Per questo motivo James gli propone una tregua che evolverà nel tempo in un bellissimo rapporto di amicizia che cambierà il corso degli eventi futuri.
Questa storia si basa su un concetto molto semplice: la prima impressione può essere sbagliata e a volte conoscendo qualcuno che ci sta antipatico ci si può scoprire affini a lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Severus Piton | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Sirius suonò alla piccola casetta che James e Lilly avevano comprato dopo il matrimonio. Gli aprì un Lupin provato dalla convalescenza dopo la brutale aggressione a cui era stato sottoposto a causa del suo lavoro di psicologo dei lupi mannari. Gli avevano buttato dell’acido in viso e aveva dovuto subire dei delicatissimi interventi di microchirurgia oculare per non perdere l’occhio sinistro che era stato colpito in maniera più forte dall’acido. Sirius gli era stato vicino e aveva pagato i migliori medici affinché il suo compagno venisse curato e non perdesse la vista. Era sconcertato dalle vette d’odio che poteva invadere le persone; in fondo il lavoro di Lupin faceva sì che i lupi mannari accettassero la loro natura e si organizzassero per trasformarsi in posti sicuri. In questo modo tutta la società ne traeva beneficio perché si abbassava la possibilità di essere aggrediti o uccisi da un mannaro. Quella gente non lo capiva e se la prendeva con Lupin che era parte della soluzione e non del problema.

Sirius si rammaricava di non avere accompagnato Remus a lavoro quel giorno e il suo istinto di protezione era ai massimi livelli e non si allontanava mai dal capezzale del suo compagno. Per farlo aveva rinunciato ad alcune tappe del suo tour. Fin dal sesto anno infatti Sirius aveva formato un gruppo che dopo il liceo era partito con un pulmino babbano per suonare in locali sparsi in tutto il paese. Avevano finanziato il viaggio e le spese con i soldi che Sirius aveva guadagnato aggiustando auto d’epoca e riparandole con la magia. Grazie al tour il gruppo aveva iniziato a farsi conoscere e a conquistarsi la stima di “ascoltatori di nicchia” che avevano comprato il loro primo CD autoprodotto e che compravano le loro magliette e pagavano i biglietti per vederli.

Gradualmente il gruppo aveva iniziato a diventare famoso anche in Irlanda e Scozia e già dal terzo anno erano i locali a chiedere la loro presenza e non dovevano più essere loro a fare mille chiamate per avere una serata per suonare. A quel punto avevano già prodotto due cd di cui il secondo era qualitativamente molto migliore del primo per l’originalità e la complessità della musica e anche per la profondità dei testi scritti da Lupin. A quel punto avevano iniziato a guadagnare con il loro lavoro anche se Sirius usava ancora l’incantesimo di sdoppiamento per riparare auto nel garage dei Piton e guadagnare qualcosa da usare per mettere qualcosa da parte e anche per sostenere l’associazione lupi di domani nelle sue attività di ricerca di una cura per la licantropia. Frequentava anche il conservatorio per prendere un titolo che gli sarebbe servito quando avrebbe deciso di smettere di viaggiare e fermarsi in unico posto. Gli sarebbe piaciuto fare l’insegnante di musica perché gli piaceva rapportarsi con i ragazzi e amava la musica. Fare l’insegnante univa questi due talenti permettendogli di fare due cose che amava. Nel mentre viaggiava, scopriva il suo paese e conosceva gente sempre diversa.

Era stato Lupin a incoraggiarlo a riprendere a suonare raggiungendo i luoghi dei concerti con l’incantesimo di sdoppiamento, inizialmente Sirius si era opposto ma poi aveva ceduto alle insistenze di Lupin e alle pressioni del gruppo riprendendo a suonare. Remus era stato molto forte e aveva gestito la malattia con coraggio e anche se c’era il rischio che perdesse parte della vista non si era scoraggiato e non aveva perso la sua abituale tranquillità. Aveva creduto in Sirius e lo aveva incoraggiato ad esprimersi e poi gradualmente aveva ripreso in mano la sua vita tornando con coraggio e a lavorare, anche se non più di presenza. Aveva gestito l’ansia e gli incubi del trauma, la paura costante di essere sempre in pericolo e di poter essere attaccato da un momento all’altro e gradualmente aveva imparato a convivere con tutto questo e a ricercare dei momenti felici nonostante la bruttezza del momento e la durezza di quello che gli era capitato. Aveva recuperato del tutto la vista anche se l’occhio sinistro era restato di un colore diverso dal destro. Si riteneva comunque fortunato ed era fiero delle sue cicatrici sul volto che aveva ottenuto facendo la cosa giusta.

Severus entrò e salutò tutti con entusiasmo. James aveva realizzato il suo sogno di diventare architetto e aveva preso a lavorare subito dopo la laurea. Quel periodo era spossante per lui perché, dopo aver combattuto con Lilly contro il signore oscuro per difendere una babbana in un centro commerciale, dopo averlo fatto si era dovuto chiudere in casa spostandosi solo con l’incantesimo di sdoppiamento per andare al lavoro. Anche Lilly aveva dovuto seguire le lezioni di medicina senza muoversi di casa e questo le pesava. Harry aveva dovuto vivere da recluso senza poter vedere il sole o la natura e sapeva che crescendo gli sarebbe pesato ma purtroppo non si poteva fare diversamente perché in quel contesto uscire poteva portare alla morte.

James soffriva della segregazione e anche del fatto di dover lavorare da casa anche se questo gli permetteva di passare molto tempo col piccolo Harry. Aveva degli orari strani e lavorava quando lui dormiva. I due coniugi avevano scelto di tenere il piccolo in una fascia per neonati con un incantesimo che la rendeva leggera in questo modo Harry poteva sempre sentire il calore e la vicinanza dei suoi genitori, era infatti un bimbo tranquillo che piangeva poco e che osservava tutto con i suoi grandi occhi verdi.

A James invece mancava la luce del sole e per questo era pallido, emaciato e leggermente nervoso.

Piton si sedette al tavolo ascoltando quello che Sirius raccontava; Regulus aveva fatto un accordo per consegnare un Horcrux di Voldmort in cambio di uno sconto di pena. Sirius non avrebbe saputo dire se l’aveva fatto perché aveva capito i suoi errori o per interesse personale Certo Regulus era cambiato molto ad Azkaban, si era laureato in lettere e specializzato in archeologia e poi aveva iniziato a lavorare come correttore di testi dall’interno del carcere. La casa editrice per cui svolgeva il lavoro lo pagava bene e a lui piaceva il suo lavoro anche se a volte pativa la cattiva qualità dei lavori che doveva correggere. Spesso erano opere commerciali di autori che scrivevano per un pubblico di ragazzine raccontando storie banali e superficiali. Non c’era talento in quegli scritti ma quella roba andava di moda e per questo veniva pubblicata.

Regulus aveva fatto anche un percorso psicologico, era rimasto sorpreso quando lo psicologo gli aveva mostrato dei ricordi rimossi di cui lui non aveva memoria. Fu sbalordito nel vedere i suoi genitori colpirlo con una cruciatus perché a quattro anni si era rifiutato di uccidere un gatto come volevano loro. Non ricordava di essere stato punito a quel modo e pensava che i suoi avessero destinato quella durezza solo a Sirius. Non si capacitava di quanto accaduto ed era stato difficile accettarlo. Lo psicologo lo aveva iscritto ad un corso di alfabetizzazione emotiva dove gli insegnavano l’assetto facciale di ogni emozione per insegnargli a riconoscerle e ad esprimerle. Lo avevano anche sottoposto ad incantesimi di immedesimazione per fargli provare il dolore di una delle babbane che aveva perso il marito per il veleno che lui aveva versato nell’acquedotto. Era stato un lavoro duro e doloroso con momenti di rabbia e rifiuto e momenti di avanzamento ma alla fine Regulus aveva trovato un suo equilibrio che lo aveva aiutato ad accettare ii suoi sbagli e a capire meglio le altre persone. Si era anche sposato con una purosangue austriaca che gli aveva scritto mentre era in carcere ascoltandolo e capendolo. Avevano avuto un figlio che lui poteva vedere solo di tanto in tanto ma che aveva reso fiero suo padre.

Orion Black ( padre di Sirius) approvò la scelta del figlio maggiore di tradire voldemort perché sapeva che quella era l’unica opportunità per lui di farsi una vita e uscire di galera. Naturalmente entrambi chiesero la protezione di silente e Orion si nascose nella casa della nuora in austria che fu protetta con la magia più potente e antica conosciuta in quel momento. Grazie a quell’accordo Regulus poté uscire di prigione dopo aver scontato solo 8 anni di carcere, raggiunse la moglie in Austria e si occupò di suo figlio mentre continuava a lavoratore come correttore di bozze per la stessa casa editrice per cui aveva lavorato negli ultimi anni. Era un lavoro che odiava ma che gli garantiva l’indipendenza e gli permetteva di riversare delle cifre sostanziose nel conto della famiglia. In più lo teneva occupato, cosa che guastava mai.

Sirius aveva provato ad entrare in contatto con lui quando era in carcere ma lui si era dimostrato freddo e critico per il suo essere gay e per la sua scelta di vivere con un lupo mannaro. Sirius si era arreso al fatto che erano troppo diversi per costruire un rapporto, d’altra parte Regulus lo aveva sempre sgridato e picchiato e di fatto a Sirius pesava avere a che fare con lui: gli tornavano in mente troppi brutti ricordi. Così lasciò perdere anche se era contento che suo padre fosse al sicuro e felice per il nipotino. Si aspettava una visita di Voldemort che non ci fu probabilmente perché gli auror avevano tenuto nascosto il ritrovamento dell’horcrux.

Sirius accettò che i rapporti con la sua famiglia fossero recisi e si decise ad andare avanti costruendo una famiglia del tutto diversa da quella che aveva avuto lui.

James e Piton parlavano amabilmente quando apparve Lilly con il piccolo harry nella fascia per neonati, Piton si interruppe a metà di una frase deliziato da quella creaturina che aveva ereditato i capelli ricci del papà e gli occhioni smeraldo della mamma, “ma chi c’è qui?”, disse con tono dolce avvicinando harry e muovendo una marionetta vicino a lui, “il piccolo harry”

“Sempre così..”, disse James fingendosi offeso, “parlo con qualcuno e quello si distrae per harry e il mio cucciolo si prende tutte le attenzioni”

Severus sorrise della vulnerabilità di James, “sai che tengo a te ma lui è un tale tesoro che ti ispira tenerezza”

“Lo so”, disse lui sorridendo, “mi lamentavo per il gusto di farlo. Sono felice di avere una famiglia così”

“A questo punto dovremmo parlare di una cosa seria”, disse Lilly assumendo un’aria più grave, non ci girò intorno, “io e James vorremmo che fossi tu il nostro custode segreto”, disse a Piton, “saresti una scelta meno ovvia di Sirius e Remus, sei bravo in occlumazia e fai una vita ordinata per cui è difficile catturarti. So che ti stiamo chiedendo tantissimo ma vorrei che ci pensassi”

“Accetto” disse subito, se c’erano delle persone per cui valeva essere torturati e uccisi erano James, Lilly e il loro piccolino, “ma vorrei che verificaste le mie intenzioni facendomi bere del verisatum perché è bene che impariate a essere più sospettosi e a non fidarvi subito”

James ridacchiò esasperato, “se non fossi nostro amico non ci avresti parlato del veritasum”.

“Non è questo il punto”
“Si che lo è”, disse James secco, “e sappi che se accetti di essere il nostro custode segreto avrò bisogno di sapere i tuoi orari e tu dovrai darmi delle conferme quando ti sposti così se sparisci posso chiamare la cavalleria e venirti a salvare”, gli prese la testa tra le mani, “grazie”

Severus provava sincero amore per James, lui era come un fratello e avrebbe fatto di tutto per tenerlo al sicuro, “conta su di me”, disse sicuro.

Dopo quel giorno il tempo passò in fretta. Piton finì il secondo anno della specialistica di quattro anni in pozioni farmaceutiche. Lilly divenne dentista e prese l’abilitazione decidendo però di iniziare a lavorare dopo che harry avesse compiuto 4 anni per stare con lui nella prima fase della sua crescita. Nel mentre si teneva occupata con dei master. L’odontoiatria le piaceva perché richiedeva una notevole perizia magica per essere capace di risanare i denti cariati, fare sparire i denti da estrarre e fare tutta una serie di interventi in cui si necessitava precisione e bravura. Le piaceva cimentarsi in compiti così complessi e anche pensare di avere aiutato qualcuno ad avere un sorriso migliore e fare sparire il dolore.

Lilly era una mamma tranquilla che amava coinvolgere il suo piccolino nelle cose che faceva, a volte faceva mettere a lui i panni in lavatrice porgendoglieli e parlandogli piano, altre volte gli faceva mettere le mollette ai panni stesi fuori o gli dava dei piatti da posare sul tavolo. Anche se ne era caduto qualcuno poi harry aveva imparato a farlo bene. A volte gli faceva mettere un misurino di detersivo nel secchio. A harry piaceva stare vicino alla mamma, giocare con lei e scoprire le cose curiosando in giro. Lilly non era iperprotettiva, cercava di gestire la sua ansia permettendo a harry di misurarsi col mondo e scoprirne il funzionamento. James gli aveva regalato una scopa giocattolo che harry adorava, a a volte sbatteva mentre volava o ruzzolava mentre correva ma Lilly pensava che fossero esperienze normali per un bambino e gli permetteva di giocare e scoprire i suoi limiti e le sue forze.

Harry aveva imparato ad usare il coltello e mangiare da solo fin da piccolo ed era un bambino dolce e indipendente che imparava in fretta.

Quando Harry aveva due anni Lilly decise di iscriversi ad un master per tenere la mente occupata. Stava facendo l’esame finale quando gli arrivò un gufo da parte di James, lei lo prese preoccupata e l’esaminatrice gli diede il permesso di aprire la lettera, erano tempi bui e un gufo che arrivava all’improvviso poteva significare la morte di una persona cara. Lilly restò stupita nel vedere la foto di un gatto giallo, sorrise.

“Tutto bene?”, chiese l'esaminatrice apprensiva.

“Mio figlio di due anni ha appena fatto il suo primo incantesimo volontario facendo diventare il gatto giallo. Ci è riuscito imitando il padre”.

L’esaminatrice rise e Lilly domandò se il suo esame dovesse essere annullato per via dell’interferenza, l'esaminatrice le permise di finire.

Harry aveva fatto la sua prima magia volontaria imitando James che aveva deciso di cambiare il colore della tovaglia con un incantesimo di colorazione. Harry lo aveva osservato con attenzione poi aveva disteso il palmo e aveva ripetuto l’incantesimo del padre cambiando il colore del gatto, “ops”, aveva detto con aria preoccupata sollevando il gatto, “papà”, aveva detto correndo verso di lui e tenendo il gatto per la pancia.

James aveva riso: quella era la prima magia di suo figlio e ne era contento. Aveva deciso di immortalare il momento con una foto che aveva inviato a Lilly e a tutti gli amici. Era orgoglioso del suo piccolino e voleva dire a tutti quanto il suo cucciolo fosse bravo con la magia. Severus aveva sorriso: harry prometteva bene e sembrava un bambino dotato e sveglio.

Quando Harry aveva tre anni, Sirius e James avevano iniziato a dare fuoco a delle formiche che avevano invaso la casa, “no papà”, aveva urlato harry agghiacciato da quel gesto disumano, poi gli era scappata una magia che aveva bagnato il padre e Sirius da capo a piedi.

“Perché”?, aveva chiesto James perplesso.

“Loro bua”

“Ma non Harry sono piccole, non sentono niente”

“Sono piccolo anch’io”, aveva detto serio, “e io sento bua”

Sirius rise, “ottima argomentazione”

“Loro non possono stare qui, ci mangiano i piedi”

“Gli do pappa io”

“Non alleverò un formicaio in casa”

“Mandale via senza bua”

“Che succede?”, Lilly si avvicinò.

“Tuo figlio si preoccupa del benessere delle formiche”

Lilly si chinò verso harry, “che succede Harry?”

“Papà fa’ bua alle formiche”, ebbe un brivido, “è il fuoco fa una grossa bua”

Lilly sorrise e lo accarezzò, “va bene piccolo, allora le portiamo via senza bua”

Harry assentì fiducioso ma quando seguì la mamma verso la cucina, James estrasse la bacchetta in modo fulmineo per sterminare le formiche mentre harry era girato ma il bambino ebbe una intuizione, si giro di scatto vide il movimento della bacchetta di james, “no”, disse evocando un incantesimo di protezione sulle formiche, l’incantesimo di fuoco di James ribalzò sullo scudo di Harry colpendo una pianta in un vaso. Sirius spense l’incendio con un colpo di bacchetta, “ecco cosa succede a cercare di prendere per i fondelli un bambino di due anni”, commentò Sirius divertito.

“Ci penso io”, disse Lilly all'indirizzo del marito.

“Perché tieni tanto a salvare le formiche?”

“Perché Harry imita ciò che facciamo noi e io credo che sia giusto insegnargli a non uccidere. Ne’ animali ne’ persone e anche a fare attenzione a non creare dolore negli altri. Ma non possiamo farlo solo a parole, anche i nostri gesti devono rispecchiare ciò che vorremmo che lui diventasse. Credo anche che sia giusto insegnargli che è giusto prendere posizione per difendere i deboli”

“Questo è vero”, intervenne Sirius, “i miei obbligavano mio fratello ad uccidere gli animali da piccolo e anche crescendo lui non è mai riuscito a capire bene la differenza tra una persona e una pianta, per lui la vita degli altri non era importate e le strappava via come se fossero erbacce e ecco secondo me forse Lilly ha ragione nel dire che è importante insegnargli ad accorgersi degli animali e delle persone piccole per fare attenzione a non ferirle”

James si passò una mano tra i capelli abbattuto, “non ci avevo pensato”, sospirò, “essere genitori è più complesso di quel che credevo”.

“Sei un bravo papà”, lo consolò Hary accarezzandogli una gamba poi lo guardò in viso con i suoi occhioni verdi, “scusa ma proprio non si poteva”

James rise chinandosi alla sua altezza, “tu non sei una formica e io non ti darei mai fuoco harry, anche se sei piccolo come loro”

“Lo so papà”, disse Harry con sicurezza, “non essere triste”, aggiunse muovendosi verso Lilly, “aiuto mamma”

Sirius sorrise all’amico, “è più umano harry a tre anni che mio fratello a 20”, disse per consolarlo, “Pensa che Regulus ha dovuto fare un corso per imparare a riconoscere le emozioni sui visi delle altre persone, harry non è così e crescerà bene”

“La cosa incredibile è che lui è una persona a se stante con le sue opinioni e la sua personalità, è stato messo al mondo da me e Lilly però è una persona diversa da noi. Non ci avevo mai riflettuto”

Lilly e harry spalmarono il miele su un pezzo di cartone per attrarre le formiche poi si smaterializzarono in una campagna e le lasciarono libere.

Harry si sentiva compreso e amato dalla mamma e al contempo era sicuro di se e fiducioso nei suoi genitori.

Quella sera si arrampicò sulle gambe del papà e si addormentò succhiandosi il dito tra le sue braccia.

Tempo dopo ci fu un altro episodio del genere, erano tutti seduti a tavola e James tagliava la carne di Harry, a quel punto a Lupin cadde la forchetta a terra e harry gli si smaterializzò vicino, “ti porto una pulita”

Lupin aveva sorriso, “guarda la pulisco così”, disse pulendola con un fazzoletto.

“E’ sporca e ti fa bua al pancino. Porto pulita”

Sirius ridacchiò, “vuole essere solo essere gentile”

“Va bene allora”, Lupin gli porse la forchetta, “grazie piccino”

“Ti serve aiuto?”, chiese Lilly.

“Faccio io”, disse harry sicuro correndo verso la cucina. Faccio io era diventato il suo urlo di battaglia, che si trattasse di insaponarsi da solo durante il bagno, di snocciolare olive o di passare una pezza per spolverare un mobile. In tutte queste cose lui voleva provare a fare da solo e Lilly glielo faceva in modo che nel tempo harry avrebbe imparato a fare tante piccole cosette domestiche da solo. Harry era un bambino autonomo e tranquillo e Lilly era contenta della sua indipendenza.

“Vostro figlio è meraviglioso”, disse Sirius tamponandosi le labbra con un fazzoletto, “ha quell'atteggiamento da ti aiuterò che tu lo voglia o no che è davvero bello in un bambino così piccolo”

“E’ un bambino premuroso”, disse Lupin, “E sa prendersi cura degli altri. Ti fa sentire accudito”

Harry venne fuori dalla cucina con la forchetta pulita, la porse a Lupin fiero, “ecco”

“Grazie piccolino”, Lupin gli accarezzò la testa e Harry corse verso il papà allungando le braccia per farsi sollevare, James rise, “e tu cosa vorresti?”, scherzò,carezzandogli il pancino.

Harry indicò il seggiolone, “per favore”

“Mi dispiace Harry ma l’ascensore oggi è rotto”

Harry assunse un’aria perplessa, esitò un attimo poi assunse un’aria risoluta, si arrampicò sulle gamba del papà e vi si sedette sopra, poi richiamò la sua forchetta per bambini con la magia, infilzò un patata dal piatto di James e la mangiò con soddisfazione.

“Quella è mia”, disse James piegando la testa verso harry che lo guardò con i suoi occhioni verdi, “il mio è lontano”

“Giusto”, disse James con dolcezza, “ma io non ho solo detto che l’ascensore era rotto non che lo sarebbe stato per sempre, sei pronto ad andare?”, disse modificando il tono per renderlo acuto e suscitare l'interesse del piccolo.

“Sì”, disse harry pimpante, James lo sollevò da sotto le ascelle imitando il rumore del volo di un aereo con la bocca, poi lo mise nel seggiolone, “buon appetito amore”.

A quel punto Sirius diede una gomitata a Remus come a dirgli: “sta a vedere cosa succede adesso”

Appena James si girò Harry aprì il palmo della mano verso le verdure e i fagioli e recitò l’incantesimo cambia colore: subito i cavolfiori e i fagioli divennero composti da tante strisce colorate che Harry mangiò con soddisfazione.

James sorrise, “ a mio figlio piace mangiare gli arcobaleni”

“E’ un artista”, sentenziò Sirius allegro.

“Ma anche così il sapore non cambia”, notò Severus che non capiva il motivo del comportamento del bambino.

“Penso che i colori vivaci lo invoglino a mangiare ma sì è solo una cosa estetica”, spiegò Lilly, “L’importante è che mangi tutto”

In effetti il bambino ripulì il piatto senza problemi. Poi James lo mise a terra e gli porse il piatto sporco e le posate che Harry aveva appena finito di usare, “portiamoli in cucina”, Harry gli trotterellò dietro tenendo in equilibrio le posate dentro il piatto. Aveva l’aria concentrata e camminava piano.

A Severus la scena piacque, Harry era infatti un bambino collaborativo che faceva la sua parte in casa ma aveva anche una sua forma e una personalità ben definita. Non era un bambino represso e spaventato e questo perché James e Lilly lo stavano crescendo insegnandogli le cose con molta dolcezza senza forzarlo. Erano dei buoni genitori e Severus sapeva che Harry sarebbe diventato un bambino equilibrato e gentile. Sarebbe stato un adulto che sarebbe valsa la pena conoscere.

Per qualche mese le cose continuarono ad andare bene finché un giorno Sev entrò in casa trovando quattro mangiamorte ad attenderlo, combatté valorosamente ma poi venne catturato e condotto al cospetto del signore oscuro.

La tortura fu quanto di più terribile avesse mai sperimentato, il suo corpo esplodeva per un dolore così potente da togliergli il fiato. Le sue ossa si rompevano ma lui respinse i tentativi dell’oscuro signore di entrargli in testa per prendersi le informazioni che lui non voleva dargli. Resistette. Lo schema si riproduceva più volte, lui lo torturava e poi provava a forzargli la testa con la legimazia nella speranza che la tortura avesse indebolito le sue difese mentali. Ma Severus era forte e gli tenne testa. Il suo fisico era allo stremo e lui tremava tutto per la tensione e il dolore ma non avrebbe mai dato i nomi dei suoi amici. Mai. Prese coscienza che probabilmente sarebbe morto lì sdraiato su quel pavimento, lo comprese e lo accettò con grande coraggio.

Poi Voldmort levò la bacchetta per colpirlo di nuovo e accade qualcosa di inatteso perché una magia spinse indietro il polso dei Voldemort impedendogli di colpirlo.

Piton osservò l’amico affrontare con coraggio l’oscuro signore per difenderlo e vide il resto dell’ordine della fenice e dei suoi amici lottare come leoni per lui. Non se l’aspettava.

James purtroppo ebbe la peggio, e Voldmort rise di quella risata gelida e senza allegria che lo contraddistingueva, raccolse una goccia del sangue di Potter e fece una magia di richiamo per fare apparire lì tutte le persone legate a lui da vincoli di sangue e di affetto.

Lilly e Harry apparvero subito.

“Cercavo proprio te”, disse rivolto a harry, “si dice in giro che mi ucciderai. Non ne avrai modo”

Sollevò la bacchetta ma Lilly fu più rapida colpendolo e lottando con lui per proteggere Harry.

Lilly fu colpita ad una spalla da un incantesimo trafiggente, “tu sei cattivo”, disse il piccolo harry furioso contro Voldemort, poi fece un movimento ad U con la mano e creò una sorta di barriera verdina.

“Non sai quanto”, disse Voldmort divertito, spinse di lato James che era intervenuto per dare man forte alla moglie e poi alzò la bacchetta su Harry, “addio”

un fiotto verde venne fuori dalla sua bacchetta, “no”, James abbracciò harry per proteggerlo e morire al suo posto.

Harry intuì tutto e si smaterializzò proprio davanti la maledizione, a quel punto spinse avanti la mano che aveva creato la barriera verdina, quando lo fece la barriera si potenziò, l’incantesimo di morte vi rimbalzò contro, rimbalzò e colpì Voldemort alla fronte. Cadde morto e tutti i mangiamorte si accasciarono, perché tramite il marchio nero aveva ricevuto parte della maledizione che aveva colpito Voldmort, la riceverono in modo non sufficiente ad ucciderli ma più che sufficiente a indebolirli.

Sirius disarmò la cugina Bellatrix e la ammanettò con delle manette che bloccavano la magia, poi rise e fischiò all’indirizzo di James, “tuo figlio ha appena fermato Voldemort”

“Ma come ha fatto?”, chiese Lilly sconvolta abbracciando il figlioletto.

“E’ un incantesimo innato che ha ereditato da mio nonno”, disse James pensieroso mentre cercava di aiutare Severus a sollevarsi, “ricordi che raccontava sempre di come una volta gli fosse venuto fuori un incantesimo in grado di fare tornare indietro un colpo di bastone sulla testa di chi lo ha scagliato?”

“Gli incantesimi innati sono magie che vengono fuori spontaneamente in momenti di necessità”, spiegò Silente pratico, “E questo particolare incantesimo è stato potenziato dalla voglia di harry di proteggervi. L’amore è un antagonista molto forte e può proteggere materialmente le persone.”
“Meno male che gli hai insegnato che difendere le formiche è un bene”, disse Sirius allegro e sollevato che quell’incubo fosse finito.

Lilly si chinò su harry, “il mio ometto”, disse piangendo.

“Non piangere mamma”, disse Harry carezzandogli una guancia, “l’uomo cattivo non c’è più”

Lilly sorrise, “sei stato bravissimo”, disse baciandogli la fronte.

“Forza Sev”, disse James, caricandosi l’amico in spalla, “ti porto in ospedale”

“Come mi hai trovato?”, biascicò lui.

“Attraverso il tatuaggio del papero”, disse James pimpante, “ne è valsa la pena.”

“Io ero venuto a cercarti a casa”, spiegò Lupin, “non ti ho trovato e ho dato l’allarme perché so che tu sei un tipo abitudinario”

“Grazie”, disse Sev dal profondo del cuore.

“Sarò sempre in debito con te per ciò che hai fatto”, disse James, poi guardò la moglie, “hai bisogno di un medico”

“Andate io mi occupo del piccolo”, disse Sirius diventando un cane scodinzolante.

Harry lo guardò perplesso e guardò mamma e papà, “starete bene”

“Torniamo tra un minuto. T stai con zio Sirius”.

Harry corse verso il cane che lo riportò a casa e giocò con lui, Lupin partecipò. I coniugi Potter e Severus tornarono molto dopo il previsto, la voce della morte di Voldemort si era sparsa e le infermiere e i medici erano distratti ed euforici. Alla fine entrambi furono curati e rimandati a casa a festeggiare con tutti.

La morte di Voldemort era stata accolta con gioia da tutti, essere di nuovo liberi non aveva prezzo. James sorrise nel vedere il piccolo harry correre sul prato scalzo per la prima volta e godersi il sole. Poterono andare al cinema, al ristorante, vedere gli amici e fare molte altre cose che in quel momento di crisi erano state proibite.

Harry fu visto come il bambino eroe che aveva respinto un incantesimo oscuro per proteggere la sua mamma e il suo papà. Ispirò subito molta tenerezza e compassione e tutti fecero a gara per mandare orsi di peluche, bigliettini, fiori e persino soldi che i due sposini decisero di donare al fondo per gli orfani di guerra.

Severus era a pezzi, tremava per tutto e dormiva poco e male. L’affetto dei suoi amici lo aiutava ma lui non riusciva a superare quel momentaccio. Viveva con Lilly e James e con piccolo Harry che si prendevano cura di lui e lo sostenevano e incoraggiavano.

Un giorno se ne stava seduto sul divano, lilly cercava di convincerlo a mangiare e harry si avvicinò, arrampicandosi sul divano e sedendosi vicino a lui, “posso?”, chiese a lilly.

“Vuoi mangiarlo tu”?, chiese Severus divertito.

Harry scosse il capo con grande serietà, “è per te”, disse, poi prese con decisione una cucchiaiata di zuppa e iniziò a fare il suono di un aereo che vola muovendo il cucchiaio verso la bocca di Severus, “non mi va”

“Ti fa bene. Dai”, aggiunse con ferma premura, riportò il cucchiaio sul piatto e poi riprese col suono dell’aereo, questa volta harry spalancò la bocca per incoraggiarlo a fare lo stesso.

Severus rise, sentendosi meglio, “e va bene”, disse aprendo la bocca. Non ricordava di essere stato imboccato, neanche da piccolo. In questo modo, boccone dopo boccone, si nutrì sentendosi meglio e più forte.

A quel puntò James tornò a casa, “nessuno mi saluta”, disse un po’ deluso.

“Scusa papà ma sto dando la pappa zio Sev che non può mangiare da solo perché ha la bua dentro”

Severus accarezzò la testolina riccia di Harry, “posso finire da solo”

Harry socchiuse gli occhi, “però mangia tutto”

“Lo controllo io”, disse Lilly divertita, “adesso saluta papà”

“Va bene”, porse il piatto alla mamma e corse verso James che lo abbracciò, poi lo sollevò e gli fece fare i voletti.

Lo mise giù, “com’è andata oggi?”

Parlarono della giornata e poi iniziarono ad apparecchiare e curiosare tra le pentole per scoprire cosa aveva cucinato Lilly.

Severus si sentì meglio, l’amore gratuito di quella famiglia lo stava gradualmente aiutando a guarire. Iniziò facendo delle passeggiate e riprendendo a nuotare per sentirsi meglio. Poi riprese lo studio all’università , dovette mettersi sotto di brutto ma sfruttò la sezione di settembre destinata a chi aveva avuto traumi legati alla guerra e si rimise in pari. Pochi mesi dopo prese la laurea specialistica in pozioni farmaceutiche.

A quel punto scrisse una lettera di presentazione per il responsabile dell’organizzazione lupi di domani dove Piton avrebbe voluto lavorare come ricercatore per contribuire a inventare la pozione anti lupo che avrebbe permesso ai lupi mannari di restare umani durante la luna piena. Nella lettera spiegò che aveva desiderio di lavorare alla creazione di una pozione per aiutare i lupi mannari fin da adolescente quando aveva conosciuto Remus, un lupo mannaro affabile e garbato che lo aveva aiutato ad inserirsi in un gruppo di amici e che aveva deciso di studiare psicologia e diventare psicologo dei lupi morsi da poco; lo aveva fatto in un periodo in cui era pericoloso sostenere i mannari dimostrando grande forza d’animo e coraggio. Conoscere Remus gli aveva fatto capire quanto fosse importante aiutare i lupi come lui a vivere una vita il più possibile normale in modo che potessero integrarsi, sposarsi e dare il loro contribuito alla società nei campi che più gli aggradavano.

Piton aveva deciso di sfruttare la sua passione per pozioni e le sue capacità di concentrazione, costanza e intuizione per le variazioni delle pozioni per contribuire a trovare la soluzione al problema del suo amico Remus.

Era una lettera appassionata e umana, diretta a colpire chi la leggeva al cuore suscitando interesse e attenzione. Piton allegò il suo curriculum in cui aveva inserito anche il premio che aveva vinto per la pozione smorza frustate inventate di lui e spedì tutto.

Qualche giorno dopo suonò il trillo per la comunicazione a distanza, Il piccolo harry sollevò la cornetta e si trovò davanti ad una coppia di signori biondi che lo guardava con benevolenza.

“Buon pomeriggio”, disse harry con grande gentilezza, “chi cercate?”

“Buon pomeriggio a te piccino”, disse la donna sorridente, “siamo i coniugi e P. e cercavamo Severus Piton, è il tuo papà?”

“E’ un amico di famiglia, lo chiamo subito”, disse lui, poi alzò il dito indice, “aspettate un minuto per favore”

“Amore con chi parli?”, chiese Lilly asciugandosi le mani in uno strofinaccio.

“I signori dei lupi cercano zio Sev”

“I signore dei lupi? Ma allora è una cosa seria”, camminò svelta verso la proiezione, “buon pomeriggio”, salutò con cortesia, si presentò, “chiamo subito Piton”, disse dando istruzioni alla loro elfa di chiamare l’amico, “ecco fatto”, disse sorridente.

“Suo figlio mi diceva che lei è suo marito siete molto amici di Severus..”, disse l’uomo.

“E’ un caro amico che conosciamo dai tempi del liceo e a cui saremo eternamente riconoscenti perché durante le azioni criminali del mago Voldemort, Severus ha accettato di diventare il nostro custode segreto per proteggerci e ha resistito alla tortura per non tradirci. Per fortuna siamo andati in suo soccorso subito ma lui ha avuto modo di dimostrare la sua lealtà e il suo enorme coraggio”

“Ho letto di voldmort dai giornali”, disse la donna rammaricata, “perché vi aveva preso di mira?”

“Io e mio marito abbiamo difeso una babbana al centro commerciale. Eravamo lì per comprare la culla per harry perché io ero incinta ma siamo intervenuti in difesa dei babbani combattendo contro di lui. Questo ci ha fatto finire nella lista nera anche se ci eravamo già perché al liceo avevamo contribuito a fare arrestare un suo mangiamorte”, sospirò, “per fortuna è tutto finito”

“Ne deduco che il signor Piton sia un uomo forte e di sani principi”

“E’ una persona che lotta per ciò che crede”

James si avvicinò, “Severus arriva subito”

“Papà”, chiese harry abbracciandolo, “se loro lo assumono, sev andrà via?”

James si chinò alla sua altezza, “sì ma lo farà per seguire un suo sogno e per aiutare lo zio Remus

a vivere meglio la trasformazione e a sposarsi”

Harry comprese, “lo zio Sev dovrà sbrigarsi o lo zio Sirius finirà sui giornali per essere il primo mago ad aver morso un lupo mannaro”.

La donna rise di gusto, “ha detto così?”

“Sì ma mentre lo diceva batteva la coda quindi non penso fosse serio”.

“Battere la coda?”, disse l’uomo aggrottando le sopracciglia, era danese e parlava bene l’inglese ma a volte gli sfuggiva qualcosa, si convinse che quell’espressione fosse un modo di dire inglese a lui sconosciuto.

Lilly gli sorrise, “il nostro amico Sirius è un animagus”, spiegò, poi si chinò verso harry, “cosa diventa Sirius quando ride forte o vuole giocare?”

“Un cane”

Lilly sorrise, “ e com’è questo cane, piccino picciò o grande”

“Un cane grande”, spiegò harry alla coppia, “è nero, col pelo riccio e una macchia bianca su petto”, disse mimando le dimensioni del cane, “Remus invece diventa un riccio ma quando lo fa ha paura di essere calpestato e così Sirius si trasforma anche lui e abbassa la testa”, mimò il gesto con la testa, “e Remus gli si arrampica sulla testa e poi vanno in giro così e quando Remus vuole dirgli qualcosa solleva un orecchio da cane e gli parla nell’orecchio anche se a Sirius non piace molto perché gli dice che gli entra freddo nelle orecchie e che il polline che gli entra nel condotto uditivo gli da prurito”

“Una scena da vedere”, disse l’uomo sinceramente colpito dalla loquacità di quel bimbetto e dalla peculiarità di quella famiglia davvero molto originale.

“Sono molto complici perché stanno insieme da quasi otto anni”, spiegò James.

“E perché Sirius minaccia di mordere Remus? E’ un po’ burbero o cosa?”

“No al contrario è una persona giocosa e estroversa ma ha chiesto a Remus di convivere e lui tentenna perché tema che succeda un incidente durante la trasformazione, ultimamente poi sono apparse delle anomalie nel suo modo di trasformarsi e questo ha agitato molto Remus alimentando le sue paure”, disse James.

“Anomalie? Quando è stato morso?”

“Aveva 8 anni e adesso ne ha 24”

“Strano che sia successo ma un check-up nel nostro centro potrebbe chiarire la cosa. Gli faremmo tutte le analisi gratuitamente e verificheremo l'origine del problema”

“Gliene parlerò”

“Ecco Severus”, James gli massaggiò le spalle in modo vigoroso, “buona fortuna”

“Vi lasciamo soli”, disse Lilly prendendo harry per mano.

“Per me potete restare”, disse la donna con dolcezza.

“Non c’è problema”, rispose Severus leggermente ansioso, aspettava quel momento fin dalla adolescenza e gli sembrava assurdo che pochi minuti avrebbero decretato il suo futuro.

L'uomo assunse un’aria seria, “ho letto il suo curriculum e ho trovato le sue referenze idonee al lavoro che andrebbe a svolgere. Sono rimasto colpito soprattutto dalla sua passione e dall’entusiasmo che ha dimostrato nella lettera di presentazione, nel nostro centro cerchiamo gente molto motivata che sia disposta a lavorare con noi per anni e non solo per un breve periodo come fanno molto dei giovani che vengono qui. In questo senso lei risponde perfettamente ai nostri requisiti, l’unico punto problematico riguarda l’ubicazione del nostro centro. Per ovvie ragione noi abbiamo costruito il centro in mezzo al nulla. Siamo a centinaia di km dai centri abitati. Significa niente discoteche, cinema, pub o stadi vicino a casa. Molti ristoratori si sono rifiutati di collegare con noi il loro camino perché temevano che facendolo il loro locale sarebbe stato invaso da lupi mannari. Tutto questo significa che bisogna fare più di 100 km in un fuoristrada babbano ogni volta che si vuole vedere un film o mangiare una pizza o socializzare con estranei, lei è molto giovane, sarebbe disposto ad accettare queste condizioni di isolamento?”

“M’importa solo avere un giorno a settimana per prendere una passaporta e visitare i miei amici qui in Inghilterra”

“Abbiamo un camino che può portarla all'aeroporto in un attimo e naturalmente avrà il tempo di visitare i suoi amici. Noi le offriamo infatti un lavoro da 40 ore a settimana con vitto e alloggio inclusi e uno stipendio iniziale di 1500 galeoni che aumenterà di 200 galeoni per ogni anno di esperienza fino ad un massimo di 3000 galeoni”.

“Quando posso cominciare?”

“Lunedì sarebbe perfetto anche se le consiglierei di venire qualche giorno prima per ambientarsi”, tossì, “dal suo curriculum vedo che lei ha studiato danese fin dal liceo questa è un ottima cosa perché il nostro erborista è anziano e non parla inglese. Vorremmo tuttavia inserirla in un corso avanzato di danese per permettere di rispolverare la lingua e parlarla al meglio. Naturalmente è tutto gratuito e le ore spese per il corso saranno considerate come ore di lavoro”.

“Mi sta bene”

“Non c’è altro da dire, ci faccia sapere quando intende raggiungerci e prepareremo tutto per il suo arrivo”

Severus si sentì bruciare vivo per la gioia, sorrideva inebetito e felice come mai, “certo”

James lo abbracciò “adesso devi solo avere l’illuminazione giusta e trovare l’idea che ti faccia contribuire alla creazione della pozione antilupo”

“Meglio che si sbrighi”, bofonchiò Sirius che era appena arrivato dal camino, era sotto forma di cane e aveva Remus in forma di porcospino sulla testa, “ se Remus continua così il prossimo inverno mi farò una pelliccia di lupo mannaro”

Remus si sporse a lato della sua testa, “sto cercando di proteggerti”

“Non è successo un incidente in 15 anni che sei lupo perché dovrebbe succedere adesso?”

“Perché i miei sintomi sono cambiati e io non capisco perché o cosa potrebbe comportare”

“Potremmo darle una consulenza gratuita”, disse la donna, “mi chiamo Julie, sono medico, mannaro e lavoro al centro lupi mannari che lavora da una cura per la licantropia e ospita circa 80 lupi al mese”

Sirius si senti in imbarazzo per la figuraccia, pensava infatti di essere in famiglia. Adesso scopriva di aver scherzato sul fatto di fare una pelliccia di lupo davanti a degli estranei che credevano molto nei diritti dei lupi. Probabilmente lo avevano preso per razzista. Si contrasse e diventò umano, Lupin restò accovacciato sulla sua testa anche quando ridiventò umano, l’effetto era bizzarro, Sirius era infatti un uomo con un porcospino sopra la testa testa, “mi chiamo Sirius Black”, disse in tono formale, “e non intendo trasformare il mio compagno in una pelliccia. L’ho detto in un momento di frustrazione”, prese in mano Remus, “questo piccolino è Remus Lupin che sembra timido ma che in realtà è molto coraggioso e ha rischiato la vita e subito un’aggressione per potere garantire ai suoi pazienti mannari il diritto di essere guardati negli occhi dal proprio terapeuta, cosa che non sarebbe potuto succedere se avesse eseguito una magia di sdoppiamento per seguire i suoi pazienti”.

Lupin tornò umano, “non ho fatto nulla di speciale, l’accettazione di un lupo mannaro dipende dal modo in cui viene trattato e sarei stato ipocrita a cercare di aiutarlo per poi andare in ufficio col mio doppio come se avessi paura che il mio paziente mi mordesse. I licantropi fanno molta attenzione a queste cose e sarebbe sbagliato farglielo credere”.

“Posso capirlo”, disse la donna, “dopo che sono stata morsa ho iniziato a vedermi come un mostro e coglievo ogni segnale nelle espressioni altrui che secondo me confermava questa teoria ma mi sbagliavo e col tempo ho iniziato a capirlo e a fondare questo centro con mio marito. Eravamo entrambi babbani all’epoca ma abbiamo lavorato molto per metterci in pari e assumere personale che lavorasse ad una cura. In questo il suo aiuto è stato prezioso signor Black”

“Credo nella causa e ho avuto la fortuna di trovare un lavoretto redditizio”, si sminuì lui, “Remus, ti andrebbe di andare al centro per chiarire i tuoi dubbi?”

“Al centro potrei farle le analisi del sangue ma se mi dice di che si tratta posso darle un parare fin da subito, anche in privato se preferisce”

“Loro sono la mia famiglia”, disse Remus sicuro, “non ho segreti con loro”, sospirò, “quello che mi angustia riguarda una cosa strana che mi succede da circa un anno. La mattina dopo la trasformazione mi accorgo di essere ancora un lupo, sono padrone di me e cosciente ma il aspetto è quello di un lupo. Questo mi preoccupa.”

La donna sorrise, “è una cosa molto comune nei periodi forte stress psico fisico o quando ci si stanca molto prima della trasformazione, succede perché il corpo non ha l’energia fisica per ritrasformarsi”

“Tutto qui?”, disse Lupin palesemente sollevato.

“Quando succede io consiglio sempre di concedersi una lauta colazione con salsiccia, uova, formaggio, pancetta, pane e marmellata, frutta e succhi. In modo da nutrire il suo corpo e riuscire a ritrasformarsi”

“Mi piace questa cura”, commentò Sirius allegro.

“Piace a tutti”, sorrise la donna, “per prevenire il problema consiglio sempre una pozione ricostituente nei tre giorni precedenti la luna piena”

“Grazie infinite”, disse Remus in tono riconoscente, “mi ha davvero tolto di dosso una preoccupazione enorme. Io ero convinto davvero che stesse accadendo qualcosa di grave”

“Si figuri, la parte gratificante del mio lavoro consiste nel rendere un po’ più facile la vita dei mannari, mi piace molto farlo e sono soddisfatta quando posso aiutare qualcuno a stare meglio. Le consiglio però di venire al nostro centro per un check up completo. Vorrei controllare che non sia anemico e anche altri valori. Inoltre vorrei che parlasse con la nostra nutrizionista in modo che lei possa consigliarle dei cibi da introdurre nella sua dieta prima della luna piena”

L’uomo sorrise, “naturalmente il viaggio e il soggiorno è tutto spesato”, si illuminò guardando Sirius, “è il minimo che possiamo fare per il compagno di un nostro così generoso sostenitore”

“E’ il minimo”

“Molti non la pensano così”

“Potreste venire con me”, propose Piton, “sono stato assunto e mi trasferirò al centro nei prossimi giorni”.

“E’ un ottima idea”.

Si misero d'accordo su una data e poi si salutarono con cortesia. Piton notò che Harry era turbato, si accosciò davanti a lui e gli accarezzò il viso, “tornerò a trovarti ogni settimana. TE lo prometto ma devo fare questa cosa. E’ giusto così”

assentì serio, “va bene” poi lo abbracciò con calore,Piton lo strinse e gli baciò la testa sorpreso lui stesso di quanto si fosse affezionato a quel piccolo umano. Ma harry era il figlio di James a cui lui teneva tantissimo e di Lilly che era stata la sua prima amica e aveva anche qualcosa di personale che lo rendeva stupendo e sollecito verso gli altri. Era un bambino speciale che a lui stava simpatico. Non sarebbe stato facile allontanarsi da lui e dal calore di quella famiglia ma Piton voleva a tutti i costi realizzare il suo sogno e ottenere dei successi lavorativi e per farlo doveva andare al centro, ne era entusiasta e spaventato al contempo. Non sapeva se era davvero all’altezza di fare il ricercatore ma non si sarebbe risparmiato e per il resto avrebbe incrociato le dita. Non si poteva più rimandare, dopo sette anni di studi era arrivato il momento di mettersi in gioco e cimentarsi con la pratica. Non vedeva l’ora.

“Mi sta bene convivere”, disse Lupin all’improvviso distraendo Severus dai suoi pensieri, “penso che mi sono preoccupato troppo per una piccolezza e che insieme possiamo gestire il mio problema”.

Sirius lo abbracciò e lo baciò, poi divenne cane e iniziò ad ululare e girare su se stesso per la gioia.

Piton sorrise: harry sarebbe stato bene, viveva in un clima caldo e gioioso ed era amato, sarebbe cresciuto sereno e forte. Se ne andava più tranquillo anche se di certo gli sarebbero mancati tutti, non aveva mai avuto il calore di una famiglia e se ne era nutrito a fondo ma adesso aveva bisogno di mettersi in gioco e realizzarsi come persona. Aveva bisogno di un cambiamento e di costruire la sua futuro. Era dura staccarsi ma andava fatto anche per ripagare Lupin per tutto quello che aveva fatto per lui aiutandolo a inserirsi del gruppo da adolescente e anche dando l’allarme quando era stato rapito da mangiamorte. Ma andava al centro soprattutto per se stesso e per sfruttare la sua creatività in pozioni per fare qualcosa di buono.

Qualche giorno dopo partì, al centro si trovò subito a casa, gli assegnarono una stanza personale molto comoda, gli diedero una tessera per la biblioteca e un programma di attività comuni per intrattenersi e socializzare con gli altri colleghi di lavoro.

Stare lì si rivelò da subito appassionante e stimolante, parlare con gente con la sua stessa passione e la sua creatività non aveva prezzo, lavorare in un gruppo era come costruire un puzzle dove ognuno inseriva un pezzo diverso dando il suo contribuito e dove il risultato finale non si otteneva solo dal lavoro di un singolo ma dal modo in cui le idee di persone diverse si combinavano e completavano a vicenda creando qualcosa che era il frutto del contributo di tutti. Era davvero stupendo poterlo fare e anche se l’esperto di erbe medicinali parlava solo danese e questo creava qualche incomprensione per quanto riguardava i termini tecnici, nonostante questo era un lavoro stupendo e appassionante e Piton si ritrovava spesso a sforare l’orario di lavoro restando in laboratorio molte ore dopo che tutti se ne erano andati e anche la sera e il sabato mattina, “se viene l’ufficio del lavoro mi farà una multa tremenda”, scherzò il capo. Piton scrollò le spalle calmo come sempre, “io non vi denuncerò di sicuro”, non lo avrebbe mai fatto visto quanto amava il suo lavoro, odiava doverlo interromperlo per mangiare e dormire, se fosse dipeso da lui avrebbe messo un sacco a pelo in laboratorio per non uscire mai.

Sirius aveva riso quando nella pergamena con gli aggiornamenti mensili del centro lupi di domani lesse la presentazione del nuovo membro della squadra che veniva definito, “il peggior stacanovista che si possa conoscere” e un “uomo che è innamorato pazzo delle pozioni e che soffre nello stare lontano dal laboratorio e dalle pozioni”, e anche, “un uomo dalla mente agile e intuitiva con un talento che ha sorpreso tutti”.Parlavano di come Piton avesse dato un indirizzo del tutto nuova alle loro ricerche che adesso andavano nella giusta direzione.

“Ha fatto faville il nostro Piton”, disse Remus baciando il collo di Sirius.

La convivenza andava bene, vivevano nella casa che lo zio di Sirius, Alphard Black aveva lasciato in eredità al nipote. Alphard era un Black anomalo e per questo era stato diseredato come Sirius, era un uomo posato e garbato che aveva conosciuto volentieri Lupin e aveva ascoltato senza pregiudizi la sua storia.

Aveva inserito il nipote nel testamento e quando era morto Sirius aveva ereditato una bella casetta con un bel bosco vicino e un notevole gruzzoletto. Per ripagarlo Sirius aveva deciso di creare una borsa di studio a suo nome per chi voleva frequentare l’università ma non aveva i mezzi per farlo. Aveva continuato a finanziare i progetti in cui lo zio aveva creduto, continuando a donare 500 galeoni al mese ad un associazione con più sedi in america latina che si preoccupava di scegliere delle coppie sposate disposte ad aprire la loro casa per prendere in affido bambini orfani o abbandonati. Ogni famiglia poteva ospitare massimo sei bambini che crescendo in casa e non nei freddi istituti potevano crescere con tutto l’amore e le cure necessarie a diventare adulti equilibrati e sereni. Questo progetto aveva permesso di svuotare gli orfanotrofi e dare un futuro a dei bambini che senza questa associazione sarebbero cresciti soli e senza calore umano. La stessa associazione si occupava di fornire borse di studio ai bambini orfani per permettergli di studiare fin dalle elementari nelle scuole private che in quei paesi erano le uniche scuole valide e anche di studiare all’università. Cifre che per un europeo erano irrisorie potevano cambiare la vita di un bambino di quei paesi.

Sirius sosteneva con entusiasmo quei progetti donando anche qualcosa dei soldi che guadagnava lui per far sì che non si spegnessero per mancanza di fondi.

La convivenza con Remus andava bene. Passavano molto tempo insieme sopratutto dopo che Sirius aveva deciso di lasciare la sua carriera di musicista e trovare un lavoro fisso come insegnante di musica ad Hogwarts, lui definiva quel lavoro un lavoro di copertura, la sua grande passione erano infatti i motori e aveva continuato, con l’aiuto del padre di Piton, a riparare con la magia veicoli arrugginiti o incidentati per poi rivenderli a prezzo intero guadagnando parecchio. Aveva messo da parte un bel gruzzolo di cui una grossa fetta veniva destinata alla beneficenza e il resto ai loro bisogni e per i viaggi.

Lupin era stato licenziato dall’associazione prolupo per cui lavorava perché dopo la morte di Voldemort ci erano stati molti meno persone aggredite dai lupi e questo rendeva inutile pagare lo stipendio di uno psicologo sempre presente al centro. Lupin ci era rimasto un po’ male, il modo brusco in cui lo avevano licenziato lo aveva fatto sentire usato e non apprezzato. Tuttavia trovò facilmente un altro lavoro: fu assunto in un ospedale dove si occupavano principalmente di pazienti che per tumori o incidenti necessitavano l'amputazione o la sedia a rotelle. Lupin parlava con loro, e con la stessa metodologia che usava per lupi neotrasformati, li aiutava ad affrontare i cambiamenti della loro vita. Era gratificante e a Remus piaceva ascoltare la persona e aiutarle a capire se stesse e la loro personalità.

Nel frattempo James si era ritrovato a dover affrontare i suoi fantasmi, era successo quando il suo patrigno era andato all’asilo di harry cercando di portarselo via, per fortuna Harry era un bambino intelligente e quando lo strano signore aveva detto di essere suo nonno lui si era rifiutato di andare con lui spiegando alla maestra che suo padre gli aveva spiegato che il nonno gli aveva fatto cose brutte e che lui non voleva che vedesse. La maestra, che era nuova, si mostrò infastidita e accusò Harry di fare i capricci. La mamma di Neville però aveva difeso Harry invitando la ragazza a contattare i genitori di Harry e verificare se volessero o no che il bambino andasse col nonno. La ragazza si arrabbiò dicendo che erano gli adulti deboli come lei che facevano credere ai bambini di poter manipolare i grandi a loro piacimento.

“Basta così”, intervenne la maestra più anziana, “Loredana, tu sei nuova, ma qui non diamo i bambini a sconosciuti senza l’esplicito consenso dei genitori”

“Sono suo nonno”, intervenne l’anziano, “e ho avuto dei problemi con il mio figliastro ma ho comunque il diritto di vedere mio nipote”

“Ha ragione”, disse la maestra più giovane afferrando il polso di Harry bruscamente, “è questo viziatello non glielo impedirà. Ci vorrebbero solo più sculacciate per i bambini così che si credono di poter disubbidire ai grandi e parlargli da pari”

“Lascialo andare”, la mamma di Neville fece un incantesimo per liberare il polso di harry dalla stretta della ragazza, “Harry resta con me finché suo padre non mi dice che può andare con quell’uomo”

“Sono suo nonno”

E a quel punto harry ricordò la parola che non aveva capito ma che il papà gli aveva detto per spiegare perché il nonno era cattivo, “è un pedofilo”, cadde il silenzio e tutti lo guardarono, “papà ha detto che mio nonno era cattivo perché era un pedofilo e gli ha fatto male da piccolo”

“Pedofilo”, rise con scherno la nuova maestra, “dove hai sentito questa parola?”

“Non parlargli così”, la sgridò la maestra più anziana, “tu devi imparare ad ascoltare i bambini. Se non lo fai rischi di consegnare un bambino ad un pedofilo solo per orgoglio e presunzione.”, sorrise a Harry, “adesso chiamo tuo papà”

“Così potrà dirci la verità e ti darà le botte che ti meriti per aver fatto i capricci”

“Mio padre non mi picchia”, disse harry offeso.

“Si vede”

“Non hai motivo di dirlo visto che harry è un bambino tranquillo e collaborativo che aiuta sempre i bimbi più piccoli e li consola se piangono. E’ un bambino educato e meraviglioso e tu devi smettere di sgridarlo perché hai fatto un errore grave. Per fortuna harry è un bambino sicuro e intelligente e ti ha tenuto testa, un altro bambino ti avrebbe assecondato finendo diritto nelle grinfie di un pedofilo: la colpa sarebbe stata tua.”

“Lo sapremo dopo aver parlato col padre, per quel che mi riguarda questo bambino è un bugiardo furbo che ti sta prendendo in giro”

“Non mi piace il tuo tono ne’ il modo con cui tratti i bambini. Tu hai fatto un errore grave dando un bambino ad uno sconosciuto. Se non lo capisci forse dovresti cambiare lavoro, anzi guarda fai un favore a te stessa: domani non presentarti. Sei licenziata”

“Hai visto cosa hai fatto?”, ruggì verso harry, la madre di Neville lo strinse più forte, “smetta di parlargli così”

La maestra anziana chiamò James che le ordinò di non dare per nessun motivo Harry a suo padre, “Ha detto la verità”, disse lei trionfante verso la maestra più giovane, “bisogna saper ascoltare i bambini in questo lavoro e saperli proteggere”

James corse dentro poco dopo, abbracciò Harry con trasporto, “amore stai bene?”

“Ho detto che nonno era un pedofilo e la nuova maestra non mi ha creduto, ma la mamma di Neville e la Maestra Rosa mi hanno difeso e ti hanno chiamato”

“Grazie”, disse sinceramente riconoscente.

“Di nulla. Ho licenziato la nuova maestra su due piedi e non verrà più qui. Per scusarmi dell’accaduto le abbuono due mesi di retta”

“Grazie”, ripeté James sollevato, “ma ogni vi siete meritate tutto il vostro stipendio”, baciò la fronte di harry, “solo io o mia moglie possiamo venire a prenderlo ma se dovessero esserci variazioni glielo diremo la mattina”

“Va bene”

“Le consiglio di chiedere un ordine restrittivo nei confronti di suo padre”, suggerì la madre di Neville.

“Non ho mai denunciato gli abusi subiti”

“Per chiedere l’ordinanza deve presentare la copia di tre ricordi che provino le accuse”

James strinse forte Harry, non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare sua madre per se stesso ma per proteggere il suo piccolo lo avrebbe fatto. Ne parlò con lilly che lo sostenne.

LA madre di James venne a cercarlo supplicandolo di non denunciare suo marito e accusandolo di non saperlo perdonare. Cercò di manipolarlo facendo leva sulle emozioni per impedirgli di chiedere l’ordine restrittivo. Lilly perse le staffe, non le capitava spesso perché era una persona calma e posata ma quella volta non si trattenne, “ma che madre è?”, esplose, “è stata a guardare per anni mentre suo marito violentava il suo bambino e quando non ha potuto voltarsi dall’altra parte ha costretto James a rifugiarsi fuori di casa passando le estati fuori”

“Gli ho messo un passetto”

“E secondo lei basta a proteggere un bambino dagli sguardi lascivi, dalla paura e dall’orrore di vedere tutti i giorni il suo abusante”, la guardò infervorata, “lei ha preferito un pedofilo a suo figlio”

“Facile giudicare senza conoscere la situazione”

“Non la giudico ma io sono una madre diversa da lei e intendo proteggere mio figlio da suo marito. A qualsiasi costo”, James le prese la mano, “e io sono con lei. Mi dispiace mamma ma non intendo sacrificare mio figlio per il tuo affetto e non permetterò che mio figlio subisca quello che ho passato io”

Quel pomeriggio James richiese l’ordine restrittivo, fu sorpreso nello scoprire che il suo patrigno si era fatto vivo perché lui e sua madre volevano adottare un bambino e che gli assistenti sociali avevano fatto domande sul perché non avevano rapporti con James ne con il loro nipotino, nel tentativo di persuaderli che fosse tutto normale il nonno aveva cercato di avvicinare Harry. Sperava di spingere James a rivalutare la sua posizione nei suoi confronti e accettarlo nella sua vita quanto basta per convincere gli assistenti sociali a dargli il bambino. James rabbrividì nel rendersi conto di come il suo patrigno non fosse consapevole della gravità delle sue azioni e di come un bambino innocente avesse rischiato di passare quello che aveva passato lui mentre sua madre fingeva di non vedere. Era fiero di essere intervenuto e proteggere non solo suo figlio ma anche il bambino che avrebbe dovuto essere adottato dal suo patrigno.

Essere padre lo aveva reso più forte e più deciso a affrontare i suoi demoni per proteggere suo figlio. Era cresciuto molto per merito di quel nanetto e questo gli portava a volergli ancora più bene.

Intanto Piton lavorava durissimo, passava molto più tempo del dovuto in laboratorio per sperimentare, rivedere, scoprire e cercare una soluzione che inibisse e depotenziasse il virus della licantropia. Si trovavano soluzioni parziali che avevano effetti momentanei o che funzionavano influendo però negativamente su altri processi dell’organismo. Era come fare un puzzle alla cieca, senza conoscere il disegno finale. Nonostante la fatica quel lavoro lo assorbiva gratificandolo e stimolandolo a dare il meglio di se. Se pensava che in un certo punto della sua vita l’odio aveva rischiato di trascinarlo via verso una direzione che lo avrebbe portato a perdere quella esperienza, se ci pensava rabbrividiva ed era fiero di aver scelto bene.

La vita al centro era noiosa, a Piton mancava la piscina dove poter nuotare e per questo aveva iniziato a sfogarsi correndo tutte le mattine nell’immenso terreno che circondava il centro. Julie ( la sua capa) lo aveva notato e gli aveva chiesto da quanto tempo praticasse la corsa. Lui aveva spiegato che la corsa era un ripiego perché in quel luogo sperduto non poteva nuotare, attività che lui aveva sempre amato fin da ragazzo.

Lei ci pensò e poi si diede da fare per risolvere il problema, lo fece nonostante Piton l’ avesse rassicurata del fatto che non poter nuotare non era un problema così grave.

Trovò una piscina disposta a collegare il camino con loro e così Piton poté andare a nuotare. Lo faceva per un’ora al giorno e questo lo corroborava nel corpo e nello spirito. Ebbe una serie di ottime intuizioni che fecero avanzare il lavoro velocemente.

Nel mentre Lilly aveva aperto il suo studio dentistico ed era molto felice del suo lavoro che gli permetteva di aggiustare i disastri che gli altri avevano in bocca.

Lei gli raccontava di come Harry avesse fatto amicizia con una ragazzina nata babbana di nome Hermione con cui si scambiavano i libri ( che ascoltavano con un dispositivo magico perché non sapevano ancora leggere) e con Neville con cui invece faceva gli scout. I tre stavano bene insieme e Lilly gli raccontava di averli visti mentre pressavano le foglie raccolte in una gita e le incollavano su un album cercando su un libro i nomi degli alberi a cui appartenevano.

C’era però un terzo amico che preoccupava Lilly, si chiamava Ron ed era il figlio dei Weasley. Era un ragazzino possessivo che teneva il broncio ad Harry se solo osava parlare con Neville invece che con lui. Una volta James l’aveva visto dare un pugno a harry perché non gli aveva passato la pluffa in una partita di Quidditch. Harry naturalmente si era fatto valere e aveva fatto un incantesimo che aveva ricoperto Ron di melma, dalla testa i piedi. Poi il piccolo Harry aveva spiegato a Ron che i suoi bisogni non erano l’unica cosa che contava perché in una partita di Quidditch l’importante era vincere. Lilly era rimasta infastidita da come i genitori di Ron sottovalutavano il comportamento dominante e possessivo di Ron scambiandolo con semplice irruenza infantile quando era molto di più. Non gli davano il giusto peso. “sono preoccupata perché se oggi da un pugno ad un bambino perché osa passare la pluffa ad un compagno in una posizione migliore di lui per segnare domani potrebbe picchiare la moglie perché osa parlare con un collega di lavoro ma la signora Weasley non da importanza alla cosa. Non lo fa anche se uno dei suoi figli più grandi è stato inserire in un programma di rieducazione emozionale per insegnargli a riconoscere le emozioni sul volto degli altri e dentro di sé. Segue anche una terapia. Lo ha dovuto fare perché Percy ha ucciso e dissezionato un gatto vivo ( senza anestesia) per curiosità. E’ un comportamento grave. Il bambino ha continuato il suo lavoro chirurgico nonostante il gatto miagolasse di dolore a dimostrazione che Percy era del tutto indifferente al dolore dell’animale. Anche i due gemelli Weasley sono problematici, non sanno infatti distinguere tra scherzi divertenti e scherzi che non lo sono e per questo cadono spesso nel bullismo. Con questi precedenti troverei logico che la signora Weasley decidesse di cambiare i suoi metodi e chiedesse aiuto precocemente ma invece lei continua a sminuire i problemi di suo figlio. Ma così non lo aiuta. Non è compito di Harry educare Ron, anche se riesce a gestirlo piuttosto bene perché è un bambino dolce e comprensivo ma sa imporsi con fermezza quando si accorge che gli altri fanno qualcosa che lui non è disposto ad accettare. Ha anche insegnato a Ron ad aspettare il suo turno sullo scivolo anche se non dovrebbe essere lui a spiegargli queste cose ”. Lilly aveva poi raccontato un episodio spiacevole capitato una volta che harry aveva dormito a casa dei Weasley, Molly aveva perso le staffe urlando come un pazza contro i gemelli e inseguendoli e poi picchiandoli con la scopa. Harry era rimasto turbato,aveva disarmato la donna che si era voltata verso di lui sbraitando che quei due dovevano imparare l’educazione e che in questo senso la scopa poteva essere una buona maestra. Harry l’aveva fronteggiata con sicurezza, “lei è troppo fuori di se’ per insegnare qualcosa a qualcuno”, aveva detto con semplicità. La donna era diventata tutta rossa per la rabbia lamentandosi dell'insolenza della nuova generazione.

Harry era rimasto turbato nel vedere una donna priva di senno per la rabbia e aveva detto ai suoi di non voler più tornare in quella casa. Lilly ne era sollevata perché non trovava giusto che fosse Harry a farsi carico dei problemi di Ron, aveva detto anche, “io non voglio che Harry si faccia l’idea che sia giusto picchiare gli altri quando si è arrabbiati. E’ in una fase in cui imita tutto. L’altro giorno un bambino dell’asilo è caduto e Harry è andato a consolarlo, gli ha cantato e l’ha cullato allo stesso modo in cui faccio io quando lui cade. Mi ha imitato. E a volte ha le stesse espressioni di James e imita il suo modo di scherzare con gli altri. Impara da noi come ci si deve comportare con gli altri e se noi adulti facciamo i pazzi lui farà lo stesso con i suoi coetanei. E’ quello che facciamo che conta e non ciò che diciamo e per questo non mi va che abbia come esempio una donna prepotente e aggressiva come Molly quindi se lui non vuole più andare in quella casa o se gestire Ron diventerà troppo io lo sosterrò”

Piton rispose dandole ragione su Molly Weasley: era cresciuto con un padre propenso agli scoppi d’ira e sapeva che quelle persone faticavano a trattenersi sia con i parenti che con gli estranei. Suo padre per esempio aveva aggredito Sirius solo perché era ubriaco e insoddisfatto e lo stesso sarebbe potuto capitare a Harry se avesse fatto uno sbaglio davanti a Molly e se lei fosse stata di cattivo umore per i fatti suoi. In ogni caso Harry meritava di scegliere i suoi amici senza essere forzato a fare amicizia per beneficenza. Rassicurò Lilly sul fatto che harry era perfettamente in grado di “addomesticare” Ron e che avrebbe fatto la cosa giusta. Si congratulò anche con Lilly per la sua iniziativa di curare gratuitamente gli ex tossicodipendenti di un centro che lei conosceva. Pensava che aiutarli ad avere un bel sorriso li avrebbe aiutati a rimettersi in sesto, facilitandoli nei colloqui di lavoro e in generale aiutandoli a sentirsi meglio con se stessi ed a aumentare l’autostima. Era un bel gesto, consono alla personalità di Lilly che era sempre propensa a dare una seconda possibilità a tutti. In questo modo aiutava delle persone che uscivano da un periodo difficile a ricominciare.

Lilly gli riscrisse dopo un certo periodo, era di buon umore perché il comportamento di Ron era nettamente migliorato e anche Harry era più tranquillo. Era successo tutto in seguito ad un attacco di rabbia di Ron causato dal fatto che l’insegnante lo aveva ignorato mentre chiedeva di andare in bagno. Lui se l’era fatta addosso e per la rabbia aveva colpito l’insegnante con una forbice.

L’incidente aveva fatto infuriare Molly che aveva picchiato Ron davanti a tutti, la maestra lo aveva difeso e aveva contatto i servizi sociali che avevano iniziato a seguire i Weasley. Una pedagogista aveva parlato e osservato Ron concludendo che l’insicurezza e la rabbia del bambino derivano dal sentirsi sempre trascurato; veniva anche bullizzato dai fratelli maggiori senza che i genitori intervenissero. Anche la condotta violenta della madre aumentava lo stress e la rabbia del bambino. La pedagogista aveva fatto avere un elfo domestico a Molly in modo che la donna fosse aiutata nelle faccende domestiche e avesse più tempo da dedicare ai figli. Gli si consigliò di iniziare a giocare con i due figli più piccoli mettendosi sul tappeto con loro, di leggergli le favole la sera e di coinvolgerli in piccole faccende domestiche. Il secondo elfo che fu donato aveva una formazione pedagogica e si occupò di aiutare i due bimbi più piccoli ad essere più indipendenti, rifacendo il letto, lavandosi e vestendosi da soli e mettendo i piatti nel lavello. Gli insegnava anche ad aspettare il turno per lo scivolo parlando con loro e intrattenendoli mentre aspettavano e a gestire le emozioni abbracciandoli e calmandoli cantando quando avevano scoppi di rabbia. Aveva anche suggerito ai Weasley di iscrivere i gemelli a un corso di danza hip hop e parkour per permettergli d’incanalare le loro energie in qualcosa di utile e funzionale. Avrebbero pagato i corsi grazie all’aiuto di un organizzazione che si occupava di garantire che i figli delle famiglie povere potessero svolgere le stesse attività artistiche ,musicali e sportive dei bambini di famiglie più abbienti. Pagavano loro le rette di queste attività beneficiando di uno sconto previsto dal governo per le famiglia a basso reddito.

Ron invece era stato scritto ad un corso di yoga che lo aiutava a sentirsi più sicuro di se, a trovare un punto calmo dentro di se quando era travolto da un’emozione e a sentirsi più tranquillo. L’elfa usava l’incantesimo d'immedesimazione anche con lui per aiutarlo a capire come si sentiva Harry quando lui faceva il possessivo e a aiutarlo a vedere e capire meglio gli altri.

La pedagogista aveva detto a Molly di non picchiare più i suoi figli. Lei ne era rimasta turbata perché gli sembrava gli togliessero l’unico strumento di potere che conosceva per controllare i suoi figli e reagiva con scetticismo quando gli dicevano che le percosse erano proprio l’origine della gran parte dei problemi comportamentali dei suoi figli. “io sono cresciuta benissimo”, disse lei spavalda.

“O forse aveva dei problemi di cui nessuno si è accorto. Ognuno poi reagisce in modo diverso”, la donna sospirò, “io vorrei suggerirle un modo diverso di gestire i suoi figli che gli insegni a comportarsi bene senza violenza”

La donna accettò di frequentare dei corsi di gestione emozionale e di provare a rinunciare alla violenza sui suoi figli. Non gli venne facile farlo e parlò con la psicologa dicendole che se non avesse picchiato i suoi figli loro sarebbe cresciuti come Harry Potter e poi le raccontò di quando il piccolo bimbo le aveva detto che lei era troppo fuori di se’ per insegnare qualcosa a qualcuno.

La psicologa sorrise, “a volte i bimbi piccoli nella loro semplicità hanno ragione e sanno dire la cosa giusta. Non crede che sia sbagliato pensare che tutto ciò che diranno sia stupido solo perché sono piccoli?”

“Forse no ma ma a me non sta bene che un un cosino di meno di mezzo metro faccia delle osservazioni sul mio modo di crescere i miei figli”

“E’ una persona e ha diritto alle sue opinioni. Tra l’altro ha fatto un’osservazione acuta”

La donna rispose con una smorfia, “sapevo che avrebbe detto così ma se alla sua età avrei osato dire una cosa simile non mi sarei seduta per una settimana”

“I nostri genitori non erano perfetti e forse crescere significa capire quali sono le cose da imitare e quali forse si potrebbero cambiare”

“Lei non perde mai le staffe?”

“Sì ma sono cosciente che questo è un mio limite e ci lavoro su per imparare a gestire la rabbia in modo migliore, se un bambino mi fa notare che non mi so controllare non mi offendo perché so che ha ragione”

“Io sono diversa”

“Non è un male ma se c’è un modo migliore di ottenere uno stesso risultato perché non provare?”

“Sono qui”

La donna gli sorrise.

Ma se Molly aveva accettato in qualche modo di non picchiare più i suoi figli, faticava molto a lasciare che loro facessero qualcosa perché questo la faceva sentire inutile. Si rese conto di questa cosa quando vide Percy alzarsi da tavola e lavare i piatti per la prima volta in vita sua. Provò rabbia e dispiacere, avrebbe voluto farlo lei per sentirsi necessaria e utile, per sentire di valere qualcosa. Prese atto con sorpresa che lei si sostituiva ai suoi figli impedendogli di crescere e fare da soli solo per compensare quel senso di inutilità che la permeava dentro, questo danneggiava i suoi figli rendendoli insicuri e dipendenti. Andava cambiato ma soffriva molto nel farlo e la sua autostima scese a picco. Era iniziato tutto quando l’elfa domestica aveva iniziato a pulire la casa a fondo facendogliela trovare tutta lustra e pulita già la mattina, stirava meglio di lei e cucinava in modo leggero e salutare. Lei aveva perso il suo posto, il suo ruolo, quello che le faceva sentire di fare la sua parte per la famiglia. Si sentiva superflua. Ne parlò con la psicologa che le consigliò di trovare una qualche altra attività che la definisse che non fossero le pulizie.

Molly restò a pensarci seduta dal divano quando si avvicinò Ron, “che succede mamma?”

“Devo trovare qualcosa da fare mentre voi siete a scuola”

Ron ci pensò un attimo, “potresti lavorare. Tutte le altre mamma lo fanno”

La signora Weasley contrasse il viso, “le altre mamme hanno tanti figli?”

“No ma tu hai una elfa per le pulizie e noi ti aiutiamo”, scrollò le spalle, “era solo un’idea”, disse scendendo dal divano.

Molly rise per il fatto che suo figlio piccolo gli aveva dato il consiglio giusto e perché trovava buffo che una parte di lei si infuriasse perché il suo bambino gli aveva dato l’imbeccata giusta.

Ne parlò con Lilly all’asilo e ne risero insieme parlando della saggezza dei bambini.

“Non me ne ero mai accorta”, ammise molly.

Lilly gli raccontò di come un loro amico avesse regalato ad Harry il piccolo pozionista e di come lui avesse iniziato a fare domande sul perché e sul percome avvenivano certe cose e, non trovando soddisfazione in ciò che gli adulti gli rispondevano, aveva deciso di andare a caccia di un libro di chimica di James. Lo aveva ascoltato con le “barette di lettura” con estremo interesse si era aiutato con un dizionario per comprendere i termini particolari. James lo aveva trovato a quel modo, tutto assorbito nel libro e lo aveva aiutato a capire ciò che non aveva chiaro facendogli dei disegni animati che gli mostravano come si muovevano gli atomi nei diversi legami. Nel tempo aveva messo insieme un raccoglitore con tutti i disegni con cui James aveva spiegato a Harry i cambiamenti degli atomi nelle diverse reazioni chimiche che Harry provava col piccolo pozionista.

Si accorgeva con meraviglia che il suo bimbo di 4 anni e mezzo capiva davvero la chimica e faceva domande intelligenti e aveva detto a Lilly che probabilmente gli adulti sottovalutavano un po’ troppo i bambini trattandoli come se fossero più scemi di quel che erano. Lupin aveva suggerito invece di sottoporre Harry ad un test d’intelligenza perché poteva essere che quella precocità dipendesse da un Q.I. leggermente più alto del normale.

La signora weasley si mise alla ricerca di un lavoro trovando quasi subito un’occupazione come commessa in un negozio pre maman. Gli piaceva ma all’inizio si sentiva un po’ in colpa, come se occuparsi di se stessa fosse sbagliato e come se lasciando la casa sarebbe successo qualcosa di terribile. si accorse presto che la casa funzionava anche senza di lei. L’elfa si occupava di cucinare e tenere pulito, i gemelli non prendevano più note a scuola e Ron era tranquillo e aveva smesso di lagnarsi di ogni cosa. Percy si lagnava perché dopo che aveva dissezionato un gatto vivo la psicologa gli aveva fatto fare, oltre al corso di alfabetizzazione emozionale, anche del volontariato al canile. Percy si lamentava che i cani non facevano mai quello che avrebbero dovuto fare: i cuccioli rubavano i croccantini degli adulti invece di mangiare il loro e i più piccoli bevevano il latte del biberon troppo in fretta. Affogandosi. Un cane faceva di tutto per togliersi il collare elisabettiano. Altri cani correvano a prendere la pallina ma poi si sdraiavano a terra a mordicchiarla invece di riportarla indietro. Si rifiutavano di prendere le pillole e un cane gli aveva persino vomitato addosso. Tutta questa insubordinazione lo innervosiva e turbava il suo innato senso di ordine e precisione. A lui piaceva che tutto fosse perfettamente ordinato, al suo posto e invece i cani avevano una loro volontà e facevano le cose a modo loro.

Molly sospirò, “almeno così fai pratica per quando avrai dei bambini. Anche tu a due mesi mi hai vomitato addosso ma non ti ho mica dato via perché non rispondevi ai miei requisiti. I bambini e i cuccioli sono così e anche gli adulti. Non puoi pretendere che tutti gli altri faccino le cose nel medesimo modo in cui le faresti tu”

Il ragazzo ci rifletté e smise di lamentarsi.

Lavorando Molly si rese conto che negli anni si era trascurata, attaccava i capelli in fretta e furia, non metteva creme e aveva iniziato a mangiare troppo e male.

Ma confrontarsi con altre persone al lavoro e anche con giovani donne della sua età che non avevano avuto figli la spinse a desiderare di curarsi di più. Iniziò a truccarsi e ad usare una crema antietà, iniziò a correre e a fare esercizi a casa per perdere peso. Col primo stipendio pagò vestiti nuovi per i figli, il corso di Quidditch per Ginny e gli altri corsi per i suoi figli, decise anche di concedersi un trattamento magico antismagliature che grazie a specifici incantesimi faceva sparire del tutto gli inestetismi che si erano creati per le numerose gravidanze.

Quando si guardava allo specchio si piaceva, stava perdendo peso e la sua pelle era luminosa e giovane. Aveva deciso di concedersi il lusso di andare dal parrucchiere tutte le settimane e i suoi riccioli rossi erano definiti e luminosi.

“Non vorrai tradirmi?”, chiese il marito abbracciandola da dietro.

Lei ridacchiò all’idea che una madre di sei figli potesse essere considerata ancora appetibile, “ne avevo bisogno”, disse solo.

Lui ne era disorientato ma la spalleggiò sollevato dal fatto che il peso del sostegno economico della famiglia non gravasse più solo su di lui. Sua moglie era più bella e raggiante che mai e la vedeva rilassata; il suo rapporto con i figli era migliorato enormemente, parlava con loro molto più di quanto avesse mai fatto e ci giocava con gusto. I più grandi erano diffidenti nei suoi confronti dandole l’idea che il rapporto con lei si fosse rovinato da troppo tempo e in un modo che non poteva essere recuperato, erano cordiali ma non la facevano entrare nel loro mondo ne’ gli parlavano dei loro problemi. Ginny e Ron invece che erano i più piccoli si erano schiusi dopo poche dimostrazioni di affidabilità, adesso le correvano incontro, le dicevano tutto e si proponevano di aiutarla quando faceva qualcosa in casa. Andavano addirittura nel lettone, cosa che nessuno dei figli più grandi aveva mai fatto perché col suo cipiglio da dittatrice non ispirava fiducia e confidenza.

I gemelli avevano reagito con fastidio ai suoi tentavi di avvicinarsi, l’avevano accusata d volerli controllare perché non si fidava di loro mentre lei era andata a guardarli a danza hip hop solo per conoscerli meglio. A volte loro la provocavano per tentare di farle cadere la maschera e svelare la sua vera natura, non si fidavano di lei e si sentivano presi in giro quando lei era dolce con loro. Probabilmente il ricordo dei colpi di scopa, degli urli e delle manipolazioni che gli aveva scaricato addosso era troppo forte per poter essere archiviato con qualche sorriso. Doveva dargli tempo e dimostrarsi comprensiva; le veniva difficile, una parte di lei era portata ad esigere amore come se le fosse dovuto e non fosse invece qualcosa che nasceva dei figli in seguito al comportamento di un genitore giusto e equilibrato cosa che lei non era mai stato. All’inizio quando lei si rifiutava di rinunciare a picchiare i figli, la psicologa gli aveva un mostrato un ricordo di Fred in cui lei urlava e lo picchiava con la scopa sulla schiena. Naturalmente in quel momento lei si era sentita nel giusto ma vedendosi dall’esterno si era resa conto quanto in quel momento fosse talmente in preda alle emozioni da aver perso il controllo aggredendo fisicamente suo figlio. Rimase turbata dall’espressione turbata del suo primo figlio che era intervenuto a proteggere il fratello minore. Lei lo aveva spinto a muro colpendolo forte al viso e nel ricordo si vedeva lo spavento e il turbamento del ragazzo, “sei pessima”, aveva detto con disprezzo andando a soccorrere Fred che si era fatto male perché stava accucciato a terra, lei non avrebbe saputo dire se dipendeva dallo spavento o dal dolore fisico. Il figlio grande lo sorresse portandolo via.

Quando finì di vedere il ricordo comprese cosa avevo visto il piccolo Harry quando l’aveva fermata e anche che quando picchiava i suoi figli non lo faceva per educarli come aveva sempre creduto ma per sfogare la sua frustrazione e la sua rabbia su di loro. Era orribile da vedere dall’esterno anche se sul momento aveva creduto di aver ragione.

NE parlò con Lilly scusandosi per la scenata che aveva offerto al piccolo Harry.

“I figli ci aiutano a crescere”, disse lei riflessiva, “e ci rendono migliori”

Molly le aveva dato ragione e ben presto le due si avvicinarono ed era strano visto il modo in cui si era detestate e disprezzate in passato. Alla fine Lilly aveva detto che se Molly fosse andata nel suo studio dentistico gli avrebbe fatto un congruo sconto, “e per ogni intervento rimuoverò la carie gratuitamente per tutte le persone della tua famiglia”

Lì per lì Molly rifiutò perché suo marito stava facendo un trattamento per la cura della calvizia che costava un po’ ma funzionava ma finito quello avrebbe potuto pensare ai denti.

Molly era consapevole che il comportamento dei gemelli non era un modo per farla impazzire ma una diretta conseguenza del modo in cui li aveva trattati, erano feriti e per questo esitavano a fidarsi di lei. Ma lei aveva tenuto duro, aveva comprato un libro sulla danza hip hop e aveva tenuto duro iniziando anche a scherzare con loro per rispondere alle loro battutacce e commenti che mal celavano il rancore. Poi un giorno era successo che aveva visto Fred esercitarsi in garage su un passo hip hop che lei aveva riconosciuto per averlo visto nel libro che aveva letto sull’ argomento. A Fred non riusciva e lei gli aveva dato dei consigli per farcela. Mentre gli parlava gli toccò la pancia per spiegagli quali muscoli doveva contrarre. Lui si irrigidì subito ed ebbe un brivido come se si aspettasse di essere picchiato. Lei percepì la sua paura e lo abbracciò di impulso, lui ci mise qualche attimo a sciogliersi e a reagire all'abbraccio. Fu bello perché finalmente si fidò.

Quando si separarono lui le sorrise, “da quando te ne intendi di hip hop mamma?”

“Io ho letto un libro per capire come funziona. Volevo capire perché ti piaceva”, gli accarezzò la guancia, “troppi consigli in una volta?”

“In realtà è interessante perché io non ho mai letto un libro sul hip hop quindi imparo solo dall’insegnante e non so la teoria, mi hai detto delle cose utili”

Da quella Fred e george la tennero aggiornata su tutti i loro progressi e anche sul parkour e sulle ragazze.

George all’inizio era più distaccato ma poi le chiese di girare il video di un loro numero che volevano mandare ad un concorso per la migliore pubblicità amatoriale. Lei aveva accettato di girare fiera della loro intraprendenza e della loro bravura.

Il marito li guardava con l’espressione di una balena in calore. Sua moglie era più bella che mai: aveva perso quasi 10 kg ed era tonica e curata. Anche lui con la cura per rinfoltire i capelli e con la cucina salutare dell’efa domestica era dimagrito parecchio e aveva un’aria giovanile. Era impaziente. Andarono in camera, chiusero la porta , eseguirono una magia di insonorizzazione e poi ci diedero dentro. Fu il sesso più intenso che avevano fatto da quando erano giovani, protetto perché non volevano più figli. Fu bello.

Scesero in cucina radiosi e sorridenti e furono accolti da una borsa che guaiva e si muoveva da sola, “Oscar”, chiamò Percy agitato, sollevò la borsa da cui uscì un musetto bianco con delle macchioline nere che lo leccò, “scusate”, disse mentre il cane usciva la testa leccandolo con maggiore accanimento. Era un cucciolo bianco e nero con delle enormi orecchie cascanti.

Molly sorrise, “perché hai rapito un cucciolo?”

“Perché ho cresciuto questo piccoletto da quando ha tre giorni, gli ho dato il biberon, gli ho insegnato a prendere e riportare la pallina e anche a sedersi e andare a guinzaglio e adesso che mi sono affezionato non riesco ad accettare che venga dato via a qualche bruto insensibile”

“E perché era nella borsa?”, insisté molly.

“Non volevo che i piccoli lo vedessero. Perché se loro ci avessero giocato e poi si fossero sentiti dire che non potevamo tenerlo, ci sarebbero rimasti male”

“Ha l’aria simpatica”, disse il signor Weasley accarezzando la testa del cucciolo.

La signora Weasley non si fece distrarre, “stai dicendo che prima di portarlo qui ti sei preoccupato di come si sarebbero sentiti i tuoi fratellini se non avessimo potuto tenerlo?”

“Quindi?”

“Quindi è la prima volta che ti sento prevedere le reazioni di qualcuno e preoccuparti per gli altri. Stai crescendo molto e stai maturando anche a livello sociale oltre che intellettivo. Continua così”, si chinò sul cucciolo che Percy aveva messo a terra, “che intenzioni hai con questo cane?”

“Continuerò il lavoro di volantinaggio per comprargli il cibo e coprire le spese veterinarie. Io e i fratelli faremo i turni per portarlo fuori, esattamente come facciamo i turni per i piatti e il bucato e non credo che avremo problemi. Starà fuori di giorno e dentro di notte e mi occuperò che i piccoli lo trattano bene e che imparino a perdersene cura”

“lo voglio per iscritto”, disse Molly, consultò il marito con lo sguardo, lui annui e così accettarono di avere un cane.

La signora Weasley si sentiva bene, l’amicizia con Lilly andava bene e harry aveva accettato di dormire da loro superando la sua paura.

I coniugi avevano accettato l’offerta di lilly e si erano fatti curare i denti che adesso erano diritti e bianchi. Sani.

Molly si guardava allo specchio e si piaceva, trovava incredibile che avesse potuto credere di annichilire se stessa e di pensare che questo avrebbe giovato alla famiglia mentre invece non faceva che impedire ai suoi figli di crescere e maturare. Adesso invece non si sentiva più minacciata se i ragazzi facevano qualcosa in casa o provavano a cucinare o a aiutare i fratellini, adesso quando succedeva si sentiva fiera di loro e della loro indipendenza. E la sua sicurezza si rifletteva sul modo in cui si rapportava con i figli, quando parlava con loro era sicura di sé e non più timorosa di perdere il controllo o desiderosa di dover dimostrare qualcosa e adesso i suoi figli l’ascoltavano sempre di più . Era diversa e stava bene e adesso sapeva ritagliare del tempo per se stessa e per il marito: era felice.

Piton sorrise del racconto di questi eventi pensando a quanto fosse strano che persone che a pelle si detestavano potevano col tempo scoprirsi simili e andare d'accordo. Si sentì sollevato che le cose si fossero sistemate e tornò a lavoro più motivato che mai a trovare una soluzione che rendesse più sicuro il mondo per harry e per tutti. La pozione antilupo. Sentiva di esserci vicino ma che gli mancava l’intuizione giusta per riuscirci.

L’idea gli venne di notte. Si svegliò tutto sudato per i riscaldamenti troppo alti. Aveva sognato un alveare e questo gli diede l’imbeccata giusta. Corse in laboratorio e iniziò a sperimentare la sua idea. Ottenne qualcosa. Ci lavorò tutta la notte.

L’indomani andò a mensa in pigiama.

“Tutto bene?”, chiese il suo capo vedendolo stranamente eccitato e in disordine.

“ Ho trovato la pozione che inibisce il virus della licantropia. Funziona”

L’uomo sobbalzò, “fammi vedere tutto”.

Funzionava così bene che dopo qualche aggiustamento decisero di testarla su conigli mannari e poi quando andò tutto bene su 80 scimmie di età diverse. Scoprirono così che quella pozione non funzionava sui cuccioli, che era innocua per le femmine gravide e che non dava vita a fenomeni di assuefazione. L’efficacia restava costante nel tempo. Dopo un anno di test continuati sulle scimmie, registrarono la formula finale e ottennero il permesso di provarla sugli uomini.

Piton era elettrizzato quando dovette scrivere la notizia a Lupin, gli tremavano le mani, “abbiamo una pozione che permette alle scimmie-mannaro di restare se stesse durante la luna piena. Abbiamo avuto il permesso di provarla sugli esseri umani”, e poi in tono scherzoso,” Vuoi venire a bere la tua prima pozione antilupo?”

Lo raggiunsero tutti: Lilly, James,Harry, Sirius, Remus e i suoi genitori. Tutti in trepidante attesa e carichi di speranza.

Il suo capo fece firmare a Lupin le carte di assunzione di responsabilità e poi gli diede il primo beverone. Remus lo bevve d’un sorso e alzò il bicchiere vuoto in alto, “ al futuro dei lupi mannari”.

Arrivò il momento in cui tutti i lupi furono messi in stanze isolate chiuse da un lato da ampie vetrate da cui si vedevano le montagne vicine, le stelle e la luna.

Piton era nervoso: temeva di aver dato una falsa speranza al suo amico e che si presentasse qualche imprevisto che facesse stare male Lupin. Sudava e camminava avanti e indietro in preda all’ansia. Tremava tutto. James gli poggiò una mano sulla spalla per confortarlo. Lui sorrise teso.

Harry gli strinse il braccio, “sono sicuro che hai fatto tutto bene”

“Grazie per la fiducia”, gli accarezzò i capelli, “le pozioni sono un gioco di squadra sai. Ci abbiamo lavorato tutti per molto tempo”.

“Tu solo 5 anni”, scherzò il suo capo, “io ci ho dedicato la vita”

“Ma nella stanza c’è un mio amico”

“Andrà bene”, disse Harry usando il tono sicuro di chi ha una certezza.

I minuti passavano lentissimi e gli scienziati nella sala scrutavano i monitor nella sala nervosi. C’erano due momenti importanti nella trasformazione dei mannari. Il primo era verso le 20:00 quando in genere tutti i mannari si trasformavano, il secondo era a mezzanotte quando il virus della licantropia raggiungeva la sua massima potenza. Superato quel momento il virus s’indeboliva progressivamente fino alla normalità.

Aspettavano con ansia e agitazione lo scoccare della mezzanotte per capire se la pozione avrebbe funzionato o no. Si muovevano eccitati e emozionati. In qualunque modo sarebbe andata era un momento storico.

Verso le 22 ci fu il momento più toccante per Piton. Lupin se ne stava nella sua stanza rinforzata a leggere un libro in attesa di vedere se la pozione avrebbe funzionato o no. Era tranquillo, molto più di Piton che non riusciva a trattenere l'inquietudine. Ad un certo punto Remus sollevò lo sguardo verso l'orologio incastonato nel muro. Assunse un’aria sorpresa nel rendersi conto di che ora fosse, guardò fuori come per avere conferma dell’orario, vide la luna e poi si guardò la mano, meravigliato per non essersi trasformato. Scoppiò in lacrime nel rendersi conto che la pozione aveva funzionato e che da quel momento la maledizione che lo aveva oppresso da quando era piccolo sarebbe stata meno gravosa. Presente sì, come una malattia cronica ma sotto controllo. Non avrebbe mai più perso se stesso, sarebbe stato sempre lucido e cosciente delle sue azioni e non sarebbe mai più avuto un doppio che faceva di testa sua seguendo l’istinto. Quella posizione era lo strumento per riprendere il controllo della sua vita anche nei momenti in cui era un mannaro. Il sollievo fu tanto forte da riempirlo di gioia, pianse dalla felicità.

Quando Piton lo vide si sentì ripagato di tutti gli sforzi fatti: fu il grazie migliore che potesse ricevere. Ne fu felice e desiderò con tutto se stesso che andasse tutto bene.

10 minuti prima di mezzanotte crebbe l’agitazione e il team di ricerca si avvicinò per farsi forza a vicenda e condividere quel momento epocale.

Ognuno di loro allargò le braccia e strinse gli altri in un semicerchio fatto di incroci di braccia e tanta aspettativa e voglia di farcela.

Quando mancavano 30 secondi a mezzanotte iniziarono a fare il conto alla rovescia. Quando arrivò lo zero senza che nessuno si fu trasformato ci fu l’esplosione di gioia e iniziarono i festeggiamenti. Si scambiarono pacche sulle spalle e cinque. Erano tutti travolti dalla felicità ma quello che fece più chiasso fu il loro capo che guardò la moglie restata umana durante la luna piena e scoppiò piangere: quello era il coronamento di 10 anni di sforzi. Non riusciva a smettere.

“Se è successa una cosa bella perché piange?”, chiese il piccolo Harry perplesso.

“A volte i sentimenti si mescolano e confondono. Si prova troppo tutto insieme e si piange”, spiegò Lilly con dolcezza.

Il capo premette il bottone per parlare con le persone nella stanze, “buonanotte a tutti e complimenti per aver superato la vostra prima mezzanotte di luna piena senza trasformarvi. Su 80 persone qui presenti siete rimasti tutti umani e questo significa che la pozione funziona. Ci sarà una lunga strada per diffonderla e testarla ma oggi si festeggia. A breve vi faremo avere una fetta di crostata e un succo di frutta. Gli alcolici purtroppo sono banditi fino a domani. Per il paziente numero 8 : il tuo cagnolone animagus è impaziente di vederti e chiederti qualcosa. Dopo il prelievo di sangue e la verifica della carica virale del tuo sangue potrai vederlo. Ti prego di rispondere col cuore e di non farti prendere dal panico perché oggi è un giorno di festa e non ho voglia di vedere un mago che morde un mannaro. Sono convinto che se lo facesse adesso non ti potrebbe contagiare ma è meglio non rischiare”, sorrise tra se, “mogliettina cara il nostro progetto ha funzionato. Ti amo e grazie per questa splendida esperienza, tutto questo non sarebbe successo senza di te”, chiuse la comunicazione con la voce rotta dal pianto.

A quel punto usarono degli insettini magici per prendere il sangue di ogni paziente. Poi Sirius andò da Lupin con una fetta di torta e due forchettine.

“Sirius”, disse lui saltando in piedi e allargando la mano a mostrargli che non si era trasformato, “non riesco ancora a crederci”

Sirius posò il piatto di torta sul letto e gli prese la mano guidandolo in un dolce ballo al chiaro di luna, “ti amo”, gli sussurrò all’orecchio.

“Anch’io. Tantissimo”, rispose Lupin accalorato.

“Allora sposami”, disse Sirius guardandolo negli occhi e tirando fuori un cofanetto con un anello dalla tasca.

Lupin si illuminò di gioia, “ci sto”, disse solo baciandolo.

Piton li guardò coccolarsi e si sentì soddisfatto. Sarebbe andato tutto bene, ne era certo. Sirius e Remus si sarebbero sposati e Harry sarebbe cresciuto con i suoi genitori in un mondo senza Horcrux, senza Voldemort e in una scuola senza mostri all’interno. I lupi avrebbero avuto la loro pozione e questo avrebbe reso più sicura la società perché ci sarebbero stati meno licantropi in giro a sbranare la gente. E Harry avrebbe avuto tutto l’amore e il sostegno dei suoi genitori che non lo avrebbero mai abbandonato in collegio. Harry avrebbe frequentato Hogwarts come una qualsiasi altra scuola, ci sarebbe andato al mattino, ci avrebbe pranzato e poi sarebbe tornato a casa per stare con la sua famiglia e rapportarsi con loro. Non si sarebbe mai sentito solo perché Remus, Sirius, Severus sarebbero stati lì per lui. Non avrebbe mai subito i traumi che Severus, Sirius, James e Remus avevano passato e che avrebbe vissuto anche lui se i suoi genitori fossero morti ma erano vivi e adesso lui avrebbe avuto un infanzia felice e normale. Già adesso era un bambino sereno e fiducioso, sicuro di se’. Sarebbe cresciuto come una persona sicura e disponibile. Qualcuno che valeva la pena conoscere.

Piton si sentiva soddisfatto, passò un braccio attorno alla schiena di James, “grazie di avermi capito”.

James si girò sorpreso, “grazie a te per avermi ascoltato”

Si riferivano a quando si erano conosciuti.

Si abbracciarono. Piton pensò che era bello avere amici così e che forse quella era davvero la versione migliore di se stesso. Sorrise. Felice.

 

   
 
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