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Autore: Dira_    17/08/2009    11 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Commenti:
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito! Si sa, l’autostima di un fic-writer è sempre estremamente sensibile, quindi davvero, ringrazio tutti di cuore per avermi fatto sapere cosa ne pensano di questa minchiatella. Un ringraziamento anche a chi mi ha fatto notare incongruenze o aspetti che poco gli piacciono di questa storia. Mi siete davvero utili!

Informazione: sotto consiglio ho deciso di dare dei giorni fissi di postaggio, che, salvo cambiamenti, saranno lunedì/giovedì/domenica.
Jakie Black: grazie per i complimenti! Sì, il legame tra lui e Tom è molto stretto, e presto vedrai ulteriori sviluppi. Dopotutto questa storia ha loro, come protagonisti principali, anche se certo gli altri meritano uno spazietto. :P Ted spero di non farlo solo troppo noioso. Ma è un Mr. Nice Guy e con una caratterizzazione del genere c’è sempre questo rischio! Rosey-Posey ammetto di averla già sentita da qualche parte ma era troppo bella per non ri-usarla. XD
Miriam Malfoy: Scorpius e Rose te li servirò su un piatto d’argento, promesso, nel prossimo capitolo. Spero di non averti deluso! Al è un dolcetto, ma è ancora un embrione, caratterialmente. Vedremo se sarà così buono e mite come sembra e Tommy così cattivo come si dipinge. Se trovassi un Ted così ne reale lo legherei ad una sedia, tu no? XD
Ombra: Grazie davvero per essere passata! Sì, le fic della new generation sono sempre un salto nel vuoto, ma spero continuerai a seguirmi! Come vedi i vecchi odi/amori di famiglia sono più o meno rimasti costanti, con qualche dovuta eccezione! ^_-

 
 
****
 
 
 
Capitolo III
“Wannabe Curious?”
 
 
 





 
 
 

 
L'invidia è la lima che assottiglia la coscienza.



 
 

La Sala Grande era sempre uno spettacolo da ammirare e a cui tornare con il cuore grato.
Al aveva alzato gli occhi al cielo, con un mezzo sorriso.

Centinaia di candele sospese sul soffitto rischiaravano la volta, da cui era visibile un pallido cielo stellato. I drappelli delle quattro casate sventolavano ad una lieve brezza fittizia e i centinaia di mantelli degli alunni gremivano l’ambiente. Un nuovo anno scolastico era appena iniziato.
Tom, affianco a lui, incrociò le braccia dietro la schiena, dando invece uno sguardo complessivo, focalizzandosi poi su alcune persone.
“Tom, guarda la volta!”
“Cos’ha di diverso da tutti gli altri anni?” lo freddò. Gli diede una gomitata sul fianco.

“Sei proprio poco poetico!”
“E tu sei lo sei fin troppo.” Concluse. Era già entrato nel mood da prefetto: monitorava i primini che chiocciavano entusiasti di fronte alle tante meraviglie che si spalancavano di fronte ai loro occhi.

I più entusiasti sono, ovviamente, i nati babbani…
“Rilassati dai, ancora non sono neanche stati smistati…” Albus gli tirò appena il mantello, cercando attenzioni. A volte era stancante.
“Vorrei evitare che qualcuno si infili nella zuppa di verdure.” Ironizzò, ma scollò lo sguardo dalla folla per riportarlo su di lui. “Michel?”
“Sarà in giro. L’ho visto strigliare Nott all’ingresso. Credo tentasse di non fargli vendere mappe della scuola.”
Inarcò le sopracciglia. “Mappe della scuola?”
“Lo sai com’è fatto Nott.” Sogghignò Al. Quando aveva quell’espressione gli occhi gli si assottigliavano, diventando ancora più verdi. Thomas non aveva mai visto un verde così limpido. Lo considerò distrattamente, finendo di ascoltarlo. “Se c’è qualcosa che può farlo guadagnare, ci si butta a capofitto. E devi ammettere che per le matricole questa scuola è un labirinto.”
Tom stese le labbra in un sorrisetto. “Quell’idiota ha alcuni picchi di genialità, talvolta. A quanto le mette?”
“Non ho sentito, ma Zabini sembrava piuttosto furioso. Sai, il prestigio della Casa, traffici sottobanco, poca dignità, blablabla… Se andrà tutto bene riuscirà a strappare gli interessi del venti per cento sulle vendite.” snocciolò guardandosi attorno, e sorridendo ampiamente quando vide Ted Lupin sedersi al tavolo dei professori.

Thomas aggrottò le sopracciglia.
“Al, cosa ci fa Ted al tavolo dei professori?” si informò quietamente.
Albus lo guardò perplesso, poi si morse un labbro. “Ops. Mi sa che con tutto il trambusto a Diagon Alley mi sono dimenticato di dirtelo. Ted adesso insegna qui. Difesa contro Le Arti Oscure. Sai, al posto di Facheux.”
Silenzio.
“Oh.” Disse soltanto.
Al sentì che una catastrofe era imminente.
Thomas adesso aveva quella faccia.
Sì, quella che avrebbe dovuto avere quando gli aveva mostrato la spilla.
Al non era un cinesteta, ma la sapeva riconoscere.
Stendeva le labbra in una linea sottile, perdeva espressione. E parola.
Invidia.
Tom aveva un piccolo, grosso problema con l’invidia.
E Ted spesso era l’oggetto di tale sentimento. Teddy il Ragazzo Perfetto. Teddy-che-adesso-era-un-giovanissimo-professore.
“Dai, non fare quella faccia! Ted è in gamba!”
“Lo so.” Replicò. “Sono contento per lui.”
… ma proprio per niente.
Sospirò, toccandogli un braccio. Lo sentì teso, con i muscoli contratti. Avendo un fisico asciutto a volte l’unica cosa che si percepiva toccandolo erano muscoli, e tendini. E nervi.
“Teddy se lo merita.” Esitò. “Alla sua età anche tu avrai una cosa del genere… voglio dire, verrai ad insegnare qui o farai qualsiasi altra cosa ti passa per la testa. Ne sono sicuro.”
Lo tirò verso di sé, facendolo voltare. Lo vide, che la cosa non gli era piaciuta, da come contrasse l’espressione, in una furente. A Thomas non piaceva essere costretto, specie fisicamente, a fare qualcosa.

Se ne fregò. A volte andava costretto, quel caprone.
“Ehy, dico sul serio! Smettila di avere quella faccia da veglia funebre. Lui è diventato professore, tu Prefetto.”
“Non è la stessa cosa.”
“Tom, hai sedici anni, cazzo.” Si spazientì. Perdeva totalmente lucidità quando qualcuno dimostrava, platealmente, di avere delle doti notevoli. Specie se riguardava l’intelletto.
Dello sport, in effetti, se ne fregava.
Come se volesse essere sempre lui, il primo in tutto. A volte è proprio un bambino…
Il ragazzo fece una smorfia. “Mollami il braccio. Ho capito… mi congratulerò con lui.”
“Seriamente.” Serrò appena la presa. “Seriamente, senza fare il bambino.”
“Non faccio il bambino. E comunque, giusto per puntualizzare… Ted ha ventiquattro anni. Non credi che Vitius si sia lasciato prendere dall’emotività, e dalla triste storia dell’orfano Lupin?”

Tom!” lo guardò scandalizzato. “Dovresti essere felice che un membro della nostra famiglia si sia realizzato in qualcosa che ama davvero fare! Davvero, a volte ti comporti in modo assurdo…”
Tom si liberò con uno strattone. Un paio di ragazzi li guardarono. In effetti erano ancora in piedi di fronte alla porta.
“Sei dannatamente testardo. Cosa vuoi che ti dica? Che sono entusiasta per lui? Che andrò ad abbracciarlo? Non lo sono.”
“Lo vedo, ma…”
“Questo discorso è concluso.” Lo seccò voltandogli le spalle e andandosene. Sentì la risatina di James, già seduto al tavolo dei Grifondoro.

“I due amichetti del cuore hanno litigato?” cinguettò facendo ridere in sincrono i due gemelli Scamandro.
“Vaffanculo Jam.” Ringhiò Al, seguendo Lo Stupido Caprone.
Si sedettero, entrambi imbronciati, al tavolo dei Serpeverde: i tavoli sarebbero stati quattro solo per quella sera e per via dello Smistamento. Il resto dell’anno venivano infatti sostituiti da una dozzina di tavolate più piccole, dove chiunque poteva sedersi.
Era stata la McGrannit a introdurre quel cambiamento. Per avvicinare gli studenti, per far loro capire che si poteva essere amici e compagni anche se si indossavano colori diversi.
A lui piaceva fare colazione con Rose, i fratelli e Tom.
Al momento certo, quest’ultimo non era contemplato.
Si era seduto a tre posti distante da lui, accanto a Loki Nott, uno ricciolo bruno, che stava impilando un mucchio di zellini di fronte a sé.
Idiota. Dovrebbe essere felice per Teddy. Tutti dovremmo esserlo! Se lo merita!
“Problemi in paradiso?” una voce morbida come la seta gli solleticò l’orecchio. Deglutì appena.
“Mick! Mi fai sempre prendere un colpo! Ma avvertire con una pacca sulla spalla no?” sibilò stizzito al ragazzo di colore che gli si sedette elegantemente accanto.

Michel Zabini era il ragazzo-immagine di Serpeverde, assieme a Tom: purosangue, di antica Casata, distinto, alto, dalle membra longilinee e dal viso perfetto. Gli occhi da orientale facevano sognare e sospirare parecchie ragazze del loro anno, e non solo.
Nessuno indossava l’uniforme di Serpeverde come la indossava lui. Neanche Tom.
“Scusa, scusa.” Sorrise. “Pensavo mi avessi sentito arrivare. Sarebbe un bel problema se il mio cercatore perdesse la sua sensibilità…” gli fece un buffetto sulla guancia.
Al si scostò.
“La mia sensibilità è al sicuro, tranquillo. Semplicemente stavo pensando ad altro.” Scrollò le spalle, lanciando un’occhiata distratta verso lo Smistamento. Il Cappello Parlante urlava sincopato i nomi della quattro Case. Toccò ad un ragazzino la cui testa fu quasi inghiottita dal Cappello. Sorrise. A lui era successo lo stesso.
“Pensando… a cosa, se posso chiedere?”
“Me l’hai chiesto quando mi sei strisciato alle spalle.” Lanciò un’occhiata ispida verso Tom, che lo stava palesemente ignorando. “Abbiamo litigato.”

“Avete litigato. Capisco. Non è una cosa nuova Al.” Fece una breve risata. “Per Merlino, bisticciate in continuazione.” Gli passò una mano trai capelli. “Allora, stavolta l’argomento è?”
“L’argomento è il nuovo professore di Difesa.” Indicò con un cenno della testa Teddy, che stava chiacchierando piacevolmente con un’entusiasta Hagrid. Il buon mezzo-gigante l’aveva visto crescere, e stavano rievocando l’adolescenza del giovane.
“Mmh. Delizioso, devo dire. Quei capelli lunghi, quel viso pulito e gli occhi luminosi…”
“Ted-… il professor Lupin è come un fratello per me, Santo Godric! Potresti non parlarne come se fosse un paginone centrale di Strega Oggi?” lo guardò leggermente traumatizzato, facendolo ridere di gusto.
“Va bene, va bene cherie… Cercherò di trattenere il mio trasporto emotivo. Comunque. Dov’è il punto? Tom è geloso di lui?”
“Sì, tremendamente. Sai, è giovane, in gamba…”
“… e così legato a te…” concluse con aria seria. “
Gelosia è un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre¹…”
Silenzio.
“…Ma che hai capito!” sbottò esasperato. Quando parlava con Michel non sapeva mai se mettersi a ridere o disperarsi. E poi aveva quella brutta abitudine di stargli troppo addosso. E toccarlo. Non gli piaceva granchè essere toccato. “Intendevo dire che è geloso perché è diventato il più giovane insegnante ad Hogwarts!”
“Oh.” Lo guardò. “Ho frainteso?”
“Direi!” sbottò arrossendo. Michel lo metteva continuamente in imbarazzo. Un imbarazzo generico, dovuto al fatto che spesso insinuasse cose su lui e Thomas assolutamente inconcepibili.

Tom era il suo miglior amico!
Inutile che cerchi di spiegarglielo... Probabilmente troverebbe ambiguo anche questo.
Zabini era l’ambiguità fatta persona. Si diceva anche fosse bisessuale. Non che l’avesse mai visto in atteggiamenti equivoci con un ragazzo, c’era da dire.
Forse scherzava soltanto.
Forse.
“Va bene, va bene. Ma dovresti scusarlo… siamo Serpeverde dopotutto.” Ascoltò distratto Vitius parlare. Abbassò il tono di voce, chinandosi su di lui. “Capisci che intendo?”
Al fece per rispondere, ma fu distratto da Ted, che si alzò dopo il breve discorso di introduzione del Preside, ricevendo gli applausi con aria schiva e imbarazzata.
Tremendamente Teddy. Era così orgoglioso di lui.
Sentì un lungo fischio euforico. Jamie. Ridacchiò. Con la coda dell’occhio vide che Tom aveva le braccia conserte.
Idiota…
Si risedette, di nuovo di pessimo umore. “Veramente no. Non capisco.” Borbottò all’indirizzo del vicino, incrociando le braccia sul tavolo. “Spiegami.”
“Ambizione, piccolo Al. Thomas è brillante, senza ombra di dubbio. Ammetto persino che i suoi risultati scolastici a volte siano leggermente superiori ai miei.” Gli picchiettò sul naso con l’indice affusolato. “Chissà, forse avrebbe voluto infrangere lui quel record … Al mondo d’oggi sono rimasti così poche vette a cui aspirare...”

Il sedicenne fece una smorfia. “Non mi ha mai detto che gli piacerebbe insegnare…”
“Non è insegnare. È la posizione di prestigio che ricopre un docente di Hogwarts. Pensaci. Quanti grandi maghi e streghe hanno insegnato qui? Albus Silente, Severus Piton, Minerva McGrannit… senza contare che hanno avuto influenza a livello del Ministero. Silente non è forse stato presidente del Wizengamot? E non dava forse del tu al Primo Ministro? È tutto connesso. Educazione è potere.”

Albus sospirò: allora era quello. Aveva senso, considerandolo nell’ottica di Tom.
Certo, magari Mick come al solito esagera sulla questione del potere… Tom poi non è interessato ad entrare al Ministero. Dice che il lavoro d’ufficio non fa per lui.
Vitius diede il segnale che la cena poteva cominciare e ben presto la sala si riempì del rumore di centinaia di mascelle che masticavano entusiaste. Al poté di nuovo alzare la voce.
“E’ stato davvero sgarbato però. Si trattava solo di essere contento per un amico!”
“Un tuo amico. Thomas non mi risulta sia un amico di famiglia del Professor Lupin.”

Touché.
Sospirò: Zabini aveva ragione. A volte si dimenticava che non sempre Tom poteva provare le stesse cose che provava lui. Non sempre era contento quando lui lo era, e viceversa.
È più facile con Rosie…
Si alzò, prendendo piatto e bicchiere.
“Loki, ti spiace metterti al mio posto?” chiese al giovane Nott, che alzò la testa dal suo piatto, dove si stava abbuffando di pasticcio. Era incredibile quanto cibo riuscisse ad ingurgitare rimanendo scheletrico. Il ragazzo sbuffò, contrariato.

“E che ci guadagno?”
“Ho un bicchiere di succo di zucca sospeso sulla tua testa, Lo.”

“… ricevuto. Dannati Potters.” Sogghignò senza vera cattiveria, spostandosi.
Tom continuava a guardare il suo piatto con aria particolarmente interessata. Al gli si sedette a fianco. “Non devi essere contento per Ted.” Esordì.
Silenzio.
“Davvero. Non devi. Puoi anche essere incazzato per questa storia…”
“… Ne sono lieto.” Era sarcastico. Si poteva ancora migliorare.

“Diventerai professore anche tu.”
“Al, non è…
“Preside.”
“Al…”
“Presidente del Wizengamot.”
“A-…”
“Capo della Sezione Auror, Presidente della Lega di Quidditch, Maestro di Pozioni, Direttore della Gazzetta…” si fermò. Gli sorrise. “Tu puoi diventare tutto quello che voi, Tom. Tutto.” Gli mise una mano sul braccio. “Ne sono sicuro come sono sicuro che i Cannoni di Chudley sono delle vere schiappe e non vinceranno mai la Coppa.”

Tom inspirò appena. Esitò.  
“I Chudleys fanno davvero schifo, mi è stato detto.” Finì per sciogliersi in un sorriso.
Sua madre diceva sempre che chi non sorrideva mai di solito aveva un sorriso stupendo. Cavolo, era vero. Quello di Tom era raro come un eclissi di sole, ma altrettanto d’impatto.

Si sentì un po’ idiota a considerarlo. Lo diceva sua madre. Una femmina.
Però mamma ha la brutta abitudine di aver sempre ragione, diavolo…
“Davvero schifo, già.” Confermò allegramente. “Una roba vergognosa.”
Si misero a ridacchiare.
“Mi congratulerò con Teddy.” concesse con una lieve smorfia. “Dopotutto ha raggiunto un ottimo risultato.”
“Tom, non sei tenuto…”
“Voglio farlo. Hai ragione, sarebbe scortese da parte mia ignorarlo.” Si mise in bocca un pezzo d’arrosto, masticando lentamente. “Ma non ne sono contento.”
“Okay. Puoi non esserlo.” Annuì. “Voglio dire, è giusto così… Non ti obbligherò più a sprizzare gioia.” scrollò le spalle. “Scusa.”
“Quindi pace?” lo guardò con un lieve sorrisetto. Fu sicuro che Tom avesse capito le sue intenzioni, e ne fu contento.

“Pace.”
 

*****
 

 
“E’ incredibile come Malfoy sia sempre pieno di donne…” eruppe Hugo, in maniche di camicia, tirate su fino ai gomiti, nonostante il settembre già freddo che si riverberava nelle mura del castello. Gli ispidi capelli rossi erano già impazziti in tutte le direzioni, ora che le strigliature mattutine e forzate della madre erano lontane. “Davvero, guardatelo!”
Fortunatamente, anche se parlava ad un tono di voce sufficientemente alto da risvegliare i morti, Scorpius era in fondo alla tavola, e non li sentì. Aveva avvinghiata una del sesto con delle grosse gengive, stimò Rose. Clara Haggins forse?
A lei sembravano tutte uguali.
“Perché dovremo?” fece spallucce. “Finisci quello che hai nel piatto piuttosto, che si fredda.”
“Non dirmi cosa devo fare, sorella!” la accusò puntandole il dito addosso. Rose lo spostò infastidita.
“Per Merlino, a volte sei insopportabile come Jam.”
“Magari avessi la sua fortuna con le tipe...”
Quello era l’anno della pubertà del fratellino, l’ultimo nato in casa Weasley – sezione britannica.

Dio, quanto vorrei che avesse ancora dieci anni e le fossette sulle guance. Invece no. Foruncoli, scarsa igiene e propensione a urlare invece che esprimersi coerentemente.
Mio fratello è diventato una specie di mostro mitologico. Un adolescente.
Guardò con affetto la cugina Lily. Era dolce, delicata, aveva forme acerbe, ma già morbide, come il fiore che le aveva dato il nome.
Certo, bastava non contrariarla.
Lily arruffò i capelli ispidi di Hugo con le dita. “Dai, Hughie, fai il bravo. Prometto che ti presenterò qualcuna, se la smetti di … parlare.”
Rose sghignazzò, bevendosi un sorso di succo di zucca. Lanciò un’occhiata al tavolo dei Serpeverde. Albus stava chiacchierando allegramente con Thomas, che lo ascoltava distratto come sempre. Dal tavolo dei Corvonero Roxanne aveva fatto capannello, mentre spiegava al proprio capitano, Rupert Chang, le strategie che aveva elaborato durante l’estate. Chang più che altro guardava Roxanne.
Un altro anno era iniziato, esattamente uguale ai precedenti.
I professori erano ordinatamente schierati al tavolo in fondo. Ted stava chiacchierando con il Preside, Hagrid stava facendo ridere con una battuta il professor Paciock – non sarebbe mai riuscita a non trovare strano dover chiamare zio Neville per cognome.
“Ehy, hai notato che non c’è il professor Ziel?” le chiese Lily, toccandole la spalla. Rose annuì. Era il professore di trasfigurazione, subentrato alla McGrannit dopo che questa si era ritirata a vita privata. Era un uomo corpulento, dai modi affabili. Purosangue, si occupava dei Tassorosso. E al momento non c’era.
“Sarà rimasto nei suoi appartamenti.”
“A darci di cicchetti!” sghignazzò il fratello.
“Hugo! Non sta bene parlare male di un professore!”
Finì di dirlo, quando il poderoso portone della Sala Grande si aprì, sospinto da un trafelato Mastro Gazza: ormai viaggiava per l’ottantina, ma non aveva smesso certo di essere sgradevole e vagamente unticcio. L’uomo corse goffamente verso la tavolata dei professori. Aveva un’aria sconvolta, e si era dimenticato persino di portarsi dietro l’ennesima copia della ormai defunta Mr. Purr.

“Dov’è quella specie di sacco pulcioso del suo gatto?” chiese infatti Hugo perplesso. “Se lo porta ovunque tipo stola …”
Vitius lo accolse, scendendo dallo scranno dorato che era stato di Silente, opportunamente rialzato e sistemato per la sua discendenza goblin. Parlottò con l’uomo, prima di prendere un’espressione grave.

“Che cavolo sta succedendo?” borbottò Hugo. Aveva la vista di un aquila. Ed era dannatamente curioso. Rose sentì James alzarsi e scivolare accanto a lei.
Lupus in fabula…
“Ehy, che si dice?” mormorò lanciando occhiata curiose alla tavolata dei docenti.
“Niente al momento. Gazza sembra agitato.”
“Forse qualcuno gli avrà messo una sorpresina nei corridoi del secondo piano. Sai, una cosa tipo, bentornato anno scolastico…”
“Jamie!”
“Ehy, ehy. Non ho detto che sono stato io.”
“Allora sono stati gli Scamandro.” Concluse Rose rassegnata. Videro il piccolo Preside trotterellare fino a Ted, chiedendogli di seguirlo con un gesto veloce e nervoso. Il giovane si alzò. Sembrava perplesso. Vitius disse qualcosa anche al professor Paciock che annuì. Uscirono, senza dare altre spiegazioni. Un lieve brusio da parte degli studenti fu messo a tacere dal richiamo di Neville.
“Teddy va con loro, avete visto?” esclamò il più giovane degli Weasley.
James annuì. “E pure io.”
Rose alzò gli occhi al cielo. “E come pensi di fare genio?”
James sfoderò un sorriso allegro. “Cavolo. Devo proprio andare in bagno.”
“… Io me ne lavo le mani. ”
“Se ti mettono in punizione giuro che sarò io a scrivere alla mamma per dirglielo.” Replicò Lily irritata. “Perché devi essere sempre così…”
“Grifondoro?”
“No, stupido.” Sibilò guardandolo male. Poi prese ad ignorarlo forzatamente.

“Aw, andiamo…” guardò la sorella. Sbuffò. “Beh, potrai strigliarmi dopo, all righty?” Si alzò, tornando al suo posto. Aspettò una decina di minuti, prima di alzarsi.
“Ehy!” il baritono della voce di Rubeus Hagrid esplose nella Sala. “James Potter, dove credi di andare, eh?”
Il ragazzo si voltò con volto sofferente. “Al bagno, professore. Sa, certe urgenze…” disse ad alta voce, facendo ridere la tavolata. Rose scosse la testa, e Albus lo guardò perplesso. Poi, consapevole.

“Oh, no…” mugolò, prima di serrare le labbra infuriato.
“No, cosa?” Anche Tom aveva notato il comportamento anomalo del Preside, e non ci mise molto a realizzare. “Oh. No.” Ripeté atono.

Hagrid lo squadro da capo a piedi, poi sbuffò. “Se ci devi proprio andare Potter, ecco, vacci.”
“Grazie professore!” trotterellò via, seguito dagli sguardi sghignazzanti dei gemelli Scamandro.
“… Devo andargli dietro.” Sibilò Al di malumore.
“Perché?”
“Perché è mio fratello, e se lo becco io, gli tolgo una decina di punti. Se lo becca il Preside lo sbatte in punizione a lucidare senza magia la stanza dei Trofei. Non che non se lo meriterebbe. Ma finirebbe per usarla e cacciarsi ancora di più nei guai.”

Tom lo guardò spassionato. “La tua devozione per quel cretino è ammirevole.”
“Non è devozione. È che mamma gli manderebbe una strillettera, ed hai idea di quanto siano imbarazzanti anche per il sottoscritto? Le strillettere… strillano.” ringhiò alzandosi in piedi. “Coprimi Tom.”
“… Farò di meglio. Verrò con te.”
“E come lo spieghiamo che ce ne stiamo andando?”

“Un tenero incontro amoroso?”
Michel era scivolato con grazia accanto a loro, posando una mano sulla spalla di ciascuno.
Zabini!” sbottarono all’unisono. Tom schiaffeggiò via la mano.

“Siete pure intonati… Dovreste proporvi per il coro della scuola, davvero. Comunque. Lasciate fare al vostro Michel…”
“E non vuoi niente in cambio?” lo squadrò sospettoso il giovane Dursley.

“Non sarà una scusa sessuale, vero?” borbottò Al.
“Suvvia, non sono certo Nott. Lasciate fare a me.” Sorrise, prendendo da sotto il mantello la bacchetta mormorando un breve incantesimo.

Non sarà un Wingardium…
All’improvviso il tavolo dei Grifondoro cominciò a levitare a diversi centimetri da terra, tra le esclamazioni degli studenti. Hagrid e gli altri professori si alzarono, e fu trambusto.
… lo era.
“Presto, andate.” Sogghignò Zabini. Tom ricambiò l’espressione, prendendo per un braccio Al e trascinandolo fuori. In pochi attimi furono nel corridoio dell’ingresso.
“Proprio il tavolo dei Grifondoro?” si lamentò Al.
In ventiquattro anni si è fatto di tutto per non alimentare l’antipatia tra Case…
Sigh. Ma che ci faccio a Serpeverde? Davvero, a volte me lo chiedo.
“Non ci avrà neanche pensato, gli sarà venuto naturale.” Scrollò le spalle. “Forza andiamo.”
“Sì, ma dove? Dove credi che si siano diretti?”

Tom si fermò, pensieroso. Si guardò attorno.
“Sarebbe una buona idea seguire l’odore del pessimo dopobarba di James, ma non ho un olfatto da licantropo …” sguainò la bacchetta e gridò “Immobilus!” mentre un fascio di luce argentata si perdeva nell’oscurità del corridoio.
“Ma cosa…”
“Guarda su.”
Pix, l’insopportabile poltergeist che qualcuno sosteneva fosse l’incarnazione del caos, sostava poco sopra le loro teste, in un’immobilità fluttuante, pronto a rovesciare su di loro quello che sembrava un gran secchio di vernice magica. Asciugatura garantita in pochi secondi, colore improponibile.

“… Come hai fatto a…?”
“Ho visto il barattolo di vernice riflesso nell’armatura.” Indicò la vecchia armatura di guardia alle scale che portavano al primo piano. “Possiamo chiedere a lui, vero Pix?”
“Scioglimi, stupido ragazzo cattivo, scioglimi!” strillò il poltergeist.
“Naturalmente Pix.” Incrociò le braccia al petto, sorridendo sottile. “Non appena mi avrai detto dove sono andati James Potter, Ted Lupin e il Preside Vitius.” Fece una smorfia. “Ah, e Gazza.”
Il fantasma lo guardò furente, ma non poteva muoversi. Differentemente dagli altri non-morti aveva caratteristiche più materiali ed era quindi vulnerabile agli incantesimi: certo, su di lui gli l’effetto erano minori, ma per un paio di minuti potevano metterlo fuori-gioco.

“Non so, non so, non so!” cantilenò. Albus sospirò.
“Lascia perdere Tom, non ci dirà niente…”
“Invece ce lo dirà, o andrò a chiamare il Barone Sanguinario.” Lo spettro sembrò improvvisamente attento.

“Tu non gli piaci ragazzo cattivo, non gli piaci cattivo ragazzo!” eruppe in una risata stridula che fece stringere gli occhi ad Al per il fastidio. Thomas rimase impassibile.
“Smettila di chiamarmi in quel modo idiota.” Disse pacatamente. “Posso chiamarlo. Sono un Serpeverde, sono della sua Casa. Posso farlo, oppure tu puoi dirci dove sono andati.”
“Il vecchio Silly non risponde, non risponde, non chiama più!”
“Che diavolo sta dicendo, per le sottane di Morgana…” mugugnò sconfortato Al. “Non ci capisco niente.”
“Silly…” Tom lo guardò. “Intendi il professor Ziel?”
Albus lanciò un’occhiata al folletto e poi all’amico. “Il professore? Gli è successo qualcosa?”
“E’ quello che sto cercando di capire. Dove sono andati, Pix?”
“Nell’ufficio di Silly-Sil! Sìsì!” Esclamò sghignazzante, prima di roteare velocemente su se stesso lasciando cadere il barattolo e sparendo in uno schiocco squillante. Thomas tirò indietro Albus per un soffio, afferrandolo e tirandolo contro di sé. La vernice si riversò al suolo con un rumore viscido. Era rosa confetto.

“Ahu!” sbuffò Al, massaggiandosi il naso che aveva sbattuto contro il petto dell’altro ragazzo. “Tom, mi hai quasi rotto il naso!”
“Scusa. Non è colpa mia se le proporzioni giocano a tuo sfavore.” Sogghignò appena, facendosi spintonare docilmente. “Adesso andiamo. Ufficio di Ziel.”
Al si morse un labbro. Quella storia non gli piaceva. Sentiva che era sbagliato cercare di sgattaiolare via, e che non avrebbero dovuto essere lì. Perché non erano lì per seguire Jamie e salvarlo da una punizione meritata. Nessuno dei due.

Erano lì per curiosità.
Tom intanto si incamminò verso le cucine, vicine ai dormitori dei Tassorosso e l’ufficio dell’uomo, riponendo la bacchetta dentro la tasca del mantello. Era una delle persone più naturali nello sguainarla e rinfoderarla che conoscesse.
Non è certo goffo come me, che quando sono nervoso la faccio ancora cadere…
“Tom… pensi che dovremo andare?” Conosceva già la risposta, ma tentò lo stesso.
Il ragazzo sospirò, lanciandogli un’occhiata da sopra la spalla, continuando a scendere.

“Non farmi domande a cui puoi rispondere da solo, Al.”
Sei tu che l’hai proposto.
Appunto.
Lo seguì.  
 
 

****
 
 

Note:
1 – William Shakespeare, Otello.
2 – Ziel, storpiato debitamente può trasformarsi in ‘Silly’ cioè ‘sciocco’. Ho pensato che fosse tipicamente da Pix, pensando a come storpiava il cognome del povero Harry.
 
 
  
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