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Autore: Haru Paradise    19/08/2020    2 recensioni
In una terra di miti e leggende, un giovane mago si troverà a fare una scelta che potrebbe cambiare il suo destino e delle persone a lui care, quando Morgana chiederà il suo aiuto. Il suo nome, Merlino.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti. Inizio chiedendovi scusa per il giorno di ritardo nella pubblicazione, e continuo ringrazioandovi di cuore. Vi sono grato per il vostro supporto, diretto ed indiretto, per i vostri complimenti e le vostre critiche. E' stata davvero una bella esperienza. Mi sono sinceramente divertito a scrivere questa storia e ad interagire con voi durante la sua pubblicazione, settimana dopo settimana. Detto questo, mi fermo qui con le smancerie e vi lascio alla conclusione di questa parentesi nella vita di un giovane mago.

 
EPILOGO

 
 
Trascorsi la giornata seguente impegnandomi nelle faccende e nei compiti affidatimi da Artù e Gaius. Comunicai mentalmente con Morgana, scusandomi con lei per la mia “assenza”, soprattutto dopo ciò che ci eravamo detti ieri. Mi giustificai dicendo che ero particolarmente oberato, promettendole che l’indomani sarebbe stato diverso.
Volevo tenermi abbastanza indaffarato, per evitare di pensare troppo al fatto che, stanotte, avrei dovuto parlargli, dopo così tanto tempo passato a rimandare. Ero arrivato a temere che sarebbe volato direttamente sul castello, rischiando nuovamente un conflitto, solo per discutere con me. Speravo, inoltre, che più commissioni avrei svolto per Gaius, meno ne avrei avute l’indomani, così da prendermela più comoda, e magari Artù avrebbe perdonato eventuali ritardi mattutini, visto che stanotte sarei andato a dormire più tardi del solito e mi sarei svegliato abbastanza stanco. Speranze probabilmente vane, ma sempre di speranza si trattava.
Il tempo passò veloce, per mia fortuna; prima che me ne rendessi conto,i caldi raggi del sole avevano lasciato posto ad una fresca brezza notturna. Guardai il cielo, dalla finestra del laboratorio; le nuvole coprivano parzialmente la luna, sarebbe stato più semplice uscire senza essere notati. Avevo salutato un Artù fiero, che per una volta avessi fatto il buon servitore ed augurato la notte ad un Gaius felice, per il mio operato in laboratorio e nello studio.
Aspettai nel buio quasi totale della mia stanza, tranne che per la timida fiammella di una candela, seduto sul letto, concentrandomi per trovare la calma e prepararmi a ciò che mi stavo apprestando a fare.
Dopo quasi un’ora, mi alzai. Era giunto il momento.
Spensi la candela e lentamente aprì la porta della mia stanza. La richiusi facendo il minimo rumore possibile, discesi gli scalini che cigolarono al mio passaggio. Una parte di me si innervosiva a sentire quei flebili rumori che, nella mia testa, risuonavano molto più intensi di quanto fossero, ma sapevo anche che Gaius aveva un sonno pesante ed il suo russare copriva quasi totalmente tutti gli altri suoni. Come avevo fatto diverse volte in precedenza, attraversai la stanza, aprì la porta verso il corridoio e mi dileguai nell’ombra salutando il bell’addormentato con un cenno del capo, prima di chiudermela alle spalle. Giunto ai cancelli della cittadella mi diressi verso un passaggio segreto. Avevo ricavato le informazioni della sua esistenza e di altri, presenti all’interno del castello, da antichi scritti, che Gaius mi aveva mostrato, per poter uscire di nascosto o per fuggire, se necessario. Come ulteriore aiuto per potermi muovere in totale sicurezza ricorsi alla magia << Nebel og! >> una cortina di nebbia si formò al mio comando, seguendomi e coprendo così i miei movimenti a sguardi indiscreti. Dopo tutte le volte che avevo adoperato quel trucco, le guardie solevano parlottare di spiriti dispettosi che ogni tanto, la notte, sollevavano un velo nebbioso, il quale rendeva difficoltoso il loro compito. Il mistero si infittiva, dato che nell’aria, prima della sua comparsa, non ci fosse abbastanza umidità per giustificarne la formazione. Uscì all’esterno sorridendo al ricordo di quelle loro teorie, ed apprestandomi a sciogliere l’incantesimo. Probabilmente non avrebbero mai scoperto la verità.
 
Avevo appena raggiunto i primi alberi, quando una voce risuonò flebile e preoccupata nella mia mente “Merlino, dove ti trovi? ti percepisco con difficoltà” “Sono fuori dalle mura, vicino ai boschi” “A quest’ora della notte. Dove stai andando” sospirai “Devo incontrare un amico, è importante” “Un amico?” “ Se non te ne ho ancora parlato è perché prima volevo sistemare delle questioni in sospeso con lui, ma ti prometto che ti spiegherò tutto quando ci vedremo domani, promesso” ci fu una pausa, poi Morgana tornò a risuonare “Stai attento”. Le comunicai un senso di sicurezza ed iniziai ad incamminarmi.
Le nuvole avevano coperto la luna; mi ricordavo il percorso da fare, ma al buio sarebbe stato più complicato. Mi fermai stizzito dopo aver sbattuto la testa contro un ramo, mimetizzato nell’oscurità. << Leoht! >> un globo luminoso si formò nel palmo della mia mano. In questo modo riuscì a raggiungere sano e salvo, l’ampio prato dove soleva atterrare. Chiusi le dita, estinguendo la luce, inclinai la testa al cielo e lasciai che la magia e l’istinto mi facessero pronunciare correttamente il richiamo << Drakon, e male so ftengometta tesd’hup’anankes! >> calò il silenzio nel bosco. Sembrava come se tutti gli esseri viventi si fossero zittiti per timore e rispetto di chi stava per giungere. L’ultimo di una nobile stirpe di creature magiche, portate futilmente all’estinzione: un drago. Mano a mano che si avvicinava l’aria spostata dall’abbassarsi e dal sollevarsi delle sue ali, mi investì in pieno; cercai di schermarmi gli occhi con le mani, per proteggermi dalla polvere sollevata. Attraverso le dita, lo guardai posare le zampe sull’erba per poi ripiegare le grandi ali lungo la schiena. Si portò più vicino, abbassando il collo ed avvicinando la grande testa, guardandomi con i suoi occhi: avevano il colore del fuoco, ed ora ardevano come le fiamme che bruciarono parte della città, quando lo avevo liberato. Capì che non era di buonumore.
<< E’ un piacere vederti Merlino >> disse con voce greve, ma tremante, come se stesse cercando di mascherare determinate emozioni << Anche per me Kilgarrah >> << Davvero? Mi stupiscono queste tue parole, eppure è da giorni che ti chiamo… >> disse per poi alzare la voce << …e tu non solo non mi rispondi, ma mi allontani dalla tua mente schermandoti da me! >> << Ero…ero occupato, stavo- >> La sua voce mi interruppe, forte come un rombo di tuono << Come hai potuto Merlino!!! Ti avevo dato un avvertimento. Guardati da Morgana. Lei è l’oscurità della tua luce. L’odio al tuo amore. Tu non sei come lei e lei non è come te. Tante volte ti ho messo in guardia, e mi hai sempre, sistematicamente, ignorato. Nonostante ogni volta, ogni singola volta, tu scendessi gli scalini verso la mia prigione con aria colpevole e dispiaciuta, promettendomi che sarebbe andata diversamente. Che mi avresti ascoltato. Se solo lo avessi fatto il futuro sarebbe stato differente: il regno di Artù sarebbe giunto prima e tu avresti avuto meno difficoltà e corso meno pericoli. Ma no, ora non solo, fraternizzi con la strega, non solo ti mostri a lei per ciò che sei realmente, ma arrivi addirittura a donarle il tuo cuore?! >> si fermò investendomi con il suo respiro caldo. Sapeva di zolfo. Le sue parole mi rimbombavano forti nelle orecchie. Non aveva ancora finito. Quando riprese però non sembrava più adirato, solo…stanco?  << Almeno ignora che tu sia Emrys, sempre che ciò conti qualcosa ormai >> Kilgarrah appariva deluso e sconsolato da quello che avevo fatto. Mi presi alcuni secondi per pensare a cosa potergli dire, ma non mi veniva in mente nulla. Quando capì che il silenzio stava durando da troppo, aprì la bocca senza pensarci su, cercando di parlargli direttamente con il cuore << Mi dispiace. Mi dispiace seriamente che tu la pensi in questo modo. Sai, io non ti ho mai temuto, nemmeno la prima volta che ci incontrammo; ti ammiravo, riconoscevo la tua forza nel resistere e vivere, nonostante tutto quello che ti fosse accaduto. Non ti ho mai odiato, nemmeno quando attaccasti Camelot, dopo che ti ebbi liberato, onorando la promessa che ti avevo fatto. Probabilmente una parte di me già sapeva cosa avresti fatto, ma non mi pento di aver distrutto le catene che ti confinavano nella caverna, sotto il castello; di averti ridato la libertà e la possibilità di volare libero nel cielo. Capivo il tuo odio e la tua frustrazione per quello che tu e i tuoi simili avevate ingiustamente subito. Fui costretto ad usare il potere dei signori dei draghi per placarti perché eri accecato dalla vendetta, e ti cacciai perché pensavo che avessi tradito la mia fiducia >> Kilgarrah mi interruppe << Merlino, io non ti avrei mai tradito >> << Lo so. Però, allora, ero arrabbiato con te, ma con il tempo ti compresi >> Lasciai volutamente un attimo di pausa per comunicargli la benevolenza che provavo nei suoi confronti << E’ per tutto questo, che mi rattrista molto sentirti dire queste parole. Sì, non ho mai seguito i consigli che mi davi quando eri ancora imprigionato, ma lo facevo perché andavano contro i miei principi e contro il mio essere. Quando mi dicesti di non fidarmi di Morgana , di pensare a lei come un nemico alla stabilità ed al futuro di Camelot, semplicemete non potevo. Era mia amica e le volevo bene. Conoscevo il suo carattere, sapevo era una donna gentile e di buon cuore. Forte, ma anche fragile, al tempo stesso. Non avrei mai potuto esemirmi dal porgerle la mano, aiutandola nel maggior momento del bisogno, confusione, sconforto e paura. Non avrei mai potuto negarle ciò che avevo avuto io. Qualcuno che potesse supportarla per non farla sentire sola o diversa ed aiutarla per trovare e capire appieno sé stessa. Non oso nemmeno immaginare cosa le sarebbe potuto succedere o cosa avrebbe potuto provare se io non mi fossi fatto avanti. Se io non potessi praticare la magia, preferirei morire. >>  Kilgarrah si mosse sul posto innervosito da ciò che andavo dicendo << E’ anche vero che non  la pratico nemmeno io con libertà, lo faccio principalmente di nascosto. E’ per questo motivo che sono grato a Gaius  per quello che ha fatto per me; avermi dato un luogo sicuro ed assumendo il ruolo di qualcuno con cui poter agire liberamente ed esprimere me stesso. Per questo motivo ho voluto dare lo stesso anche a lei >> assunsi un tono più dolce come di qualcuno che parla, figurandosi nella mente un piacevole ricordo << Sai, volevo esserle amico, diventare per lei un mentore, saggio e maturo. Volevo aiutarla, tutto qui. Poi questi sentimenti che credevo inutili perché impossibili e capaci solo di farmi soffrire per la loro irrealizzazione, sono tornati più forti che mai, e sono stati corrisposti >> conclusi con fare meravigliato, perché non riuscivo ancora a credere alla bellezza di quello che mi fosse accaduto. Mi battei forte la mano sul petto << Io la amo, Kilgaraah. Io la amo >> dissi sorridendo e sentendo gli occhi pizzicare per la gioia. << Ora lei è parte della mia vita, ed io sono parte della sua. Se prima i nostri destini erano legati, ora lo sono anche i nostri cuori. Le predizioni mostrano una realtà possibile. La realtà che sto vivendo ora è la migliore che potrei mai augurarmi, e sono sicuro che anche per lei significhi lo stesso. Io voglio condividere la mia vita con lei, stringerle la mano per poterci incamminare insieme verso un futuro brillante; io e lei, Artù, Gwen , Gaius, tutta Camelot, ...tu. >> Dissi indicandolo con un ceno del capo << Quando quel momento arriverà…Le future generazioni canteranno leggende su quello che compiremo >>.
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Kilgarrah inclinò la testa aprendo il più possibile i suoi grandi occhi, come se forse la prima volta che lo vedesse in vita sua. Quel piccolo ragazzo, che era disceso nel suo antro dopo essere sto richiamato all’improvviso nel cuore della notte, poco più di un anno fa, era cambiato. Una sensazione calda e piacevole si espanse  nel suo petto. Era stato predetto che avrebbe aiutato il prescelto, Emrys, a divenire ciò che era destinato ad essere, ma non era stato predetto che si sarebbe affezionato tanto a quello scricciolo. Quasi come ad un figlio . Aveva sempre invidiato ed , al contempo, odiato quella sua visione ottimistica del mondo, ma nonostante ciò si era sempre dimostrato degno e capace. Non seppe se quella notte, mentre le fiamme che aveva soffiato bruciavano la città, fosse stata la magia del signore dei draghi a placarlo o qualcos’altro. Un senso di rispetto, di affetto che covava nel profondo. Nonostante tutto era orgoglioso di lui.
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<< Merlino, sai che non condivido quello che hai fatto, ma lo comprendo. Sarà perché tra noi due, sono quello più realista, semplcemente io mi preoccupo seriamente per quello che ti potrebbe accadere. >> I suoi occhi brillarono di una luce, che avevo visto di rado provenire da lui. Mi sembrava…affetto? << Le parole che hai detto non sono solo quello, “parole”, ma sono parte di te, della tua anima. Per questo eviterò di continuare a provare a portarti dalla mia parte e convincerti del mio parere. L’intensità e la forza delle tue emozioni e delle tue convinzioni che mi hai comunicato…forse c’è davvero la possibilità per il futuro a cui tu aneli e che tanto declami. Per il tuo bene e per la tua felicità mi auguro che sia così >> Kilgarrah stirò le ali aprendole e muovendole con i potenti muscoli. Sferzate d’aria mi investirono, ma stavolta non mi coprì il viso; volevo guardarlo. << In fondo, nel corso degli eventi ognuno di noi non rappresenta altro che una storia. Resta a noi, e solo a noi, con le nostre azioni e convinzioni, far si che la nostra storia meriti di essere narrata nei tempi a venrie. Io credo che tu non sarai semplicemente una storia che verrà per sempre ricordata. No. Tu sarai molto di più. Ho fiducia in te, giovane mago >> Il suo corpo si sollevò, innalzandosi dapprima lentamente, poi sempre con maggior velocità, volando alto nel cielo e scomparendo alla mia vista.
 
Mi parve di impiegare meno tempo ad attraversare i boschi, rispetto all’andata. Forse perché era una sensazione normale o perché sentivo il mio cuore più leggero. Quando uscì dalla boscaglia, mi concessi alcuni secondi a rimirare il profilo di Camelot, illuminato dalla luna.
Mi mossi nelle ombre, ormai abituato a nascondermi, pensai con un moto di orgoglio ed una leggera amarezza, raggiungendo, finalmente il laboratorio ed il mio letto. Appena percepì la morbidezza del materasso sentì la stanchezza cascarmi addosso. Crollai addormentato, sapendo che avrei dovuto godermi al massimo le poche ore di sonno rimaste.
Sognai Morgana.
  
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