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Autore: Koa__    20/08/2020    3 recensioni
Raccolta di brevi storie incentrate sulle figure di Aziraphale e Crowley, l'angelo e il demone, rimasti sulla terra dopo la scampata apocalisse.
-Hold my hand
-Picnic a Dulwich Park
-Our Side
-When a Nightingale Sang
-Bentlety
-Goodbye, angel!
"La storia Goodbye, angel! è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bentley





 
 
Nutrire la convinzione d’essere immortale era il più sciocco tra i pensieri che un chiunque, persino un angelo caduto, avrebbe mai potuto alimentare. Un ragionamento che per assurdo il più delle volte apparteneva proprio alle creature mortali, come gli umani per esempio. Oh, alcuni erano sicuramente convinti di esserlo, considerando la maniera scriteriata in cui vivevano. Il demone Crowley ci si era crogiolato per tutta la sua millenaria esistenza in questa sicurezza e non poi tanto stupidamente, dato che era un demone e che niente avrebbe potuto scalfirlo, ferirlo e ucciderlo. Di certo non questi umani ai quali si era dovuto mescolare. Interessanti, comunque e buffi sì, alcuni lo erano. E intelligenti, erano anche questo. Ce ne voleva di spirito d’iniziativa e intelligenza per inventare i tergicristalli. A chi era venuto in mente d’inventare i tergicristalli? E a chi era venuto in mente, poi, di chiamarli in quel modo? Ah, di sicuro questi umani sapevano come divertirsi e godersi la loro già breve esistenza. Ma pericolosi non lo erano affatto, non per lui. Forse erano vagamente autolesionisti, a giudicare da come trattavano il pianeta su cui vivevano. Nah, i soli che avrebbero potuto ucciderlo seriamente erano i suoi simili, ma tra i demoni era temuto e rispettato. O almeno lo era stato. Adesso la sua reputazione lasciava un po’ a desiderare, ma in fondo non gliene importava. Non realmente. Mentre per le creature celesti, beh, per loro sarebbe anche potuto bruciare in un fuoco consacrato per l’eternità e non avrebbe fatto alcuna differenza. Fatta eccezione per l’angelo, ovviamente. Aziraphale era un discorso a sé, troppo complesso da sviscerare in quel momento. Non poteva pensarci né soffermarsi a dipanare tutti i nodi che lo riguardavano. Già perché Crowley, la cui concezione del tempo era sempre stata un po’ relativa (perché seimila anni sono pur sempre seimila anni), si ritrovò drasticamente a rendersi conto di non averne più neanche per pensare, figurarsi per decidere. La fine del mondo era questione d’istanti. Di attimi fugaci. E con le ore contate e poche probabilità di vittoria, non poteva permettersi d’indugiare. Fallire era fuori discussione.
 

Era sempre stato convinto d’essere immortale, ma ogni sua convinzione crollò miseramente quel giorno. Dopo aver visto Hastur bruciare, per la precisione. Di giorno, era l’ultimo prima della fine del mondo. Ovvero quando il demone Crowley cadde di fronte alla più sciocca delle ovvietà: non era indistruttibile, non lo era affatto. Io potrei anche morirci qui, pensò, ridendo della propria ingenua stupidità. La stessa che lo stava portando ad affrontare con incoscienza un muro di fuoco a cavallo di una Bentley. Ah, gran macchina la Bentley. Elegante, resistente. Solida nella struttura, potente nel motore. Forte e determinata. La sua, speciale, lo era davvero e ne aveva viste di ogni negli ultimi decenni. Ma questo, oh, questo andava oltre ogni aspettativa. Aspettativa sua così come della suddetta Bentley, che immortale non lo era neppure lei. Anche lei, esattamente come chiunque, avrebbe potuto morire. Anche se non morire davvero. Le auto non muoiono e neppure gli angeli muoiono. Andarci vicino, quello sì. Proprio com’era successo ad Aziraphale. Crowley però non poteva permettersi di dissolversi adesso. Aveva troppo da fare e poco tempo per salvare il mondo dalla catastrofe. E poi amava il proprio contenitore e non ne voleva un altro. Andiamo, in quale altro corpo avrebbe potuto sfoggiare capelli tanto meravigliosi? Proprio nessuno. Dissolversi, dunque, era fuori da ogni discussione.
 

E alla fine guardarlo, quel muro di fuoco. Guardarlo e basta, e poi entrarci dentro stringendo il volante a piene mani. Guardarlo con determinazione e senza tremare. Ingranare la marcia e premere sull’acceleratore. Con la musica nelle orecchie, che suonava a tutto volume. Resistere e resistere ancora e spingere la sua Bentley ancora più forte. No, quel muro di fuoco non gli avrebbe fatto niente. Lui era più forte e più forte era l’idea di Aziraphale che se ne stava probabilmente già dall’altra parte e che rischiava di morire davvero. Così come il mondo intero. E Crowley non poteva pensare di perdere tutto quello. E non era per la Bentley, non soltanto almeno. Era per ogni cosa. Per i Queen. Anche per il vino. Per Aziraphale e i suoi libri. Per il Ritz. Perché forse gli anni settanta sarebbero potuti tornare, oh gran decennio gli anni settanta. Lui voleva che tornassero, gli anni settanta. Non poteva permettersi di perdere Londra e il mondo intero. Anche perché, a essere onesti, quell’angelo era anche un bel bastardello niente male, ma non ce l’avrebbe mai fatta da solo. Loro funzionavano bene insieme, avevano bisogno uno dell’altro. Per questo non si sarebbe dissolto, per lui. E per quel “loro” che quel benedetto angelo si ostinava a negare. Avrebbe resistito sino alla fine e anche oltre e poi gliel’avrebbe detto una volta e per tutte, che non c’era più nessuna parte dalla quale stare. Ma la loro parte.
 

Sto arrivando, angelo e salveremo il mondo. Pensò digrignando i denti. Non gli serviva nient’altro se non il rombo del motore e la convinzione d’essere immortale. Forse non lo era davvero, ma che importava? Un bel niente quando si affrontava una muraglia di fuoco dannato. Al demone Crowley in effetti bastava soltanto se stesso e la prospettiva di una cena al Ritz con quello stupido di angelo. Ah e la Bentley, naturalmente.
 
 
 
 
 
 
“Crowley aveva qualcosa che gli altri demoni non avevano, soprattutto Hastur.
L’immaginazione. Perciò immaginava di stare bene e che due tonnellate di metallo,
gomme e pelle incandescenti fossero un’auto funzionante.
Aveva iniziato il viaggio con la sua Bentley e si sarebbe dannato, per finirlo con la sua Bentley”
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine
 
 
 
 

Note: La citazione in fondo è presa direttamente dalla versione in italiano della serie.

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito le storie precedenti.
Koa
 
   
 
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