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Autore: PitViperOfDoom    20/08/2020    2 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note autrice: Grazie a tutti per aver aspettato! Ho alcune adorabili fanart da mostrarvi: un paio di Izuku inquietanti e fantastici e qualche adorabile Rei. Grazie a Rene-Elric  e  BrushstrokeApocalyptic ! Cliccate sui loro nomi per vedere le fanart!  

Capitolo 13
 


La signora Shimura esalò un sospiro. “Chissà se Toshi ha capito davvero che razza di peste sei.” Mormorò, incrociando le braccia. “Beh, qui è abbastanza al sicuro, non ho bisogno di controllarlo. Mostrami la strada, marmocchio. Non penso di averti mai visto all’opera prima d’ora.”

“Oh, beh, non è nulla di eclatante.” Disse Izuku, scrollando le spalle. “Rei, puoi a trovarlo?”

Lei annuì con forza.

“Aspetta, cosa? Tutto qui?” La signora Shimura sbatté le palpebre. “Sono confusa. Era già andata a cercarlo, prima?”

“Uh, no.” Izuku guardò Rei per avere conferma. La sua amica scosse la testa e si strinse nelle spalle. “Ecco perché lo dobbiamo cercare adesso.” Rei rimase ferma sul posto per una manciata di secondi, inclinando la testa in questa o quell’altra direzione con una smorfia sul viso. Infine svolazzò lungo il corridoio, verso la direzione dalla quale erano arrivati. Izuku raccolse Mika da per terra e la seguì.

“Oh.” La signora Shimura si mosse per affiancarlo. “Okay allora. Quindi… come funziona, però? Come sa dove andare?”

Izuku corrugò la fronte, confuso dalla domanda. “Beh… È un poltergeist.”

“… Sì?”

“Tendono a essere parecchio arrabbiati, di solito.” Continuò Izuku.

“… E?”

“È… abbastanza semplice.” Disse Izuku. “Rei si limita a fare… quella cosa con cui percepisce.”

La signora Shimura lo fissò, presa in contropiede. “Quale cosa?”

“Sa, quella con cui… sente le emozioni?”

“Non ti seguo.”

“… Oh.” Izuku si girò per guardare Rei. Aveva sempre avuto un alto livello di empatia; non era mai riuscito a nasconderle i suoi sentimenti. Anni passati a vederla e comunicare con lei gli avevamo dimostrato che non era solo questione di analizzare la situazione: poteva percepirlo nelle persone. Izuku aveva sempre pensato che fosse semplicemente una caratteristica dei fantasmi, ma se la signora Shimura non lo poteva fare, allora… Forse era solo una prerogativa di Rei. “Beh, è solo qualcosa che riesce a fare. Ho immaginato… Gli altri fantasmi sono sempre così nervosi quando c’è un poltergeist nei dintorni, quindi ho pensato che lo potessero fare tutti.”

“Marmocchio, gli altri fantasmi sono nervosi quando ci sono poltergeist nei dintorni perché i poltergeist sono forti e solitamente anche schizzati.” Disse la signora Shimura, tagliente. “Come quello sulla spiaggia, prima che iniziassi la scuola. Non appena sono entrata nella sua portata, ha cercato di farmi un nuovo buco del culo.”

“Quella.” Disse Izuku.

“Cosa?”

“Quella.” La sua voce era molto più fievole quando Izuku si ripeté. “Il suo nome era Sachi.”

“Oh.” Il viso e la voce della signora Shimura si addolcirono. “Giusto. È…?”

“Se n’è andata.” Disse. “È passata oltre. Nessuno le potrà più fare del male.”

La signora Shimura non gli chiese più nulla dopo quelle parole, così Rei li guidò in silenzio. Nonostante il mutismo della sua migliore amica, Izuku non poté evitare di notare quanto fosse nervosa. I suoi capelli si muovevano, assieme al bordo della sua camicia da notte. Poteva sentire il nervosismo radiare dal suo corpo, mandandogli dei brividi giù per la spina dorsale. Un veloce sguardo alla signora Shimura gli confermò che lo sentiva anche lei.

Non molto dopo iniziò a udirlo e percepirlo. Era più freddo lì, talmente tanto che Izuku quasi si aspettava di vedere la condensa del suo respiro. I muri emanavano dei bisbigli incomprensibili, suoni che non potevano essere ricondotti a rumori di tubature o muri. Ulteriori brividi lo informarono del fatto che stavano seguendo la direzione giusta. In più, sapeva che quei suoni non provenivano da nessun essere vivente, perché in quel momento avevano superato i corridoi e le aree che qualsiasi studente, insegnante o spettatore avrebbe usato. I vivi evitavano quel luogo.

E anche i morti, a quanto pareva. A parte loro tre e la gatta, non c’era nessuno lì.

E poi, in un batter d’occhio, apparve qualcuno.

Rei soffiò alla volta dell’improvvisa apparizione – non le piacevano le sorprese. Questa in particolare si tradusse nella forma di una donna che Izuku non aveva mai visto prima. Non sembrava molto un poltergeist; in realtà sembrava perlopiù… preoccupata? Spaventata? Normale, principalmente. Non riusciva a capire come fosse morta semplicemente guardandola, cosa che capiva sempre con i poltergeist. Erano un libro aperto per quel genere di cose, se era rimasto qualcosa di loro che ricordava chi erano, un tempo.

“Oh, cielo.” Si agitò lei. “Oh cielo- vi prego, tornate indietro. Non venite da questa parte.” Si rivolse a Rei e alla signora Shimura mentre parlava. “Vi prego, se avete modo di avvertirlo-“

“Posso sentirla.” Le disse. Lei fece un piccolo urletto spaventato. “C’è un poltergeist da questa parte, non è vero? Mi può dire cosa non va? Vorrei aiutare, se posso.”

I suoi occhi vitrei erano sgranati mentre lo guardava. “Io… oh.” Esitò. “Io, uhm.” Dopo un momento di titubanza, si girò verso la signora Shimura per chiedere aiuto.

“A quanto pare è abituato a questo genere di cose.” Disse lei al fantasma della donna. “Non è la sua prima volta.” Fece una pausa, poi schioccò le dita. “Se posso chiedere, per caso il tuo nome è Suzuki?”

“Come fa- oh.” Suzuki sbatté le palpebre. “Avete parlato con Hino?”

“Chi?” Fece Izuku.

“Penso di averci parlato io.” Disse la signora Shimura. “È lo stronzo col completo, giusto?”

Suzuki fece una smorfia. “Vi chiedo scusa per lui. In ogni caso, ascoltate. Voi… non volete essere qui, ora. Ho avvertito tutti di andare via per adesso, giusto per assicurarmi che Okumura non facesse del male a nessuno, ma a parte questo non c’è molto che possa fare. Nei giorni migliori non ascolta e in questo momento…” La paura lampeggiò sul suo viso. “Preferirei davvero non stargli intorno, se posso essere sincera con voi.”

Neanche a farlo apposta, un urlo agghiacciante fece tremare le mura circostanti. La voce suonava a malapena umana e fece formicolare le spalle a Izuku, che le scrollò per scacciare la sensazione.

“Sa perché è arrabbiato?”

La risposta arrivò immediatamente, ma non da Suzuki. Qualcosa sbatté, come una porta lasciata aperta con troppa corrente d’aria, e Izuku ebbe a malapena il tempo di sbattere le palpebre prima che qualcosa lo trascinasse via, sbalzandolo. La sua schiena colpì il muro con abbastanza forza da fargli battere i denti e Izuku chiuse gli occhi mentre un poltergeist ululava la sua furia ad un centimetro dalla sua faccia. Dita gelate e simili ad artigli si insinuarono nel tessuto della sua uniforme da ginnastica. Da qualche parte sulla destra, per la maggior parte sovrastata dall’urlare del poltergeist, Suzuki gli gridava di lasciar andare Izuku.

Sentì il familiare urlo di Rei risuonare in risposta, come una pressione fisica sui suoi timpani, e il poltergeist gli fu brutalmente strappato via di dosso. Quello- Lui- Okumura? – lo aveva tenuto almeno a qualche centimetro più in alto di quello che la sua normale altezza avrebbe consentito e, una volta che fu rilasciato, Izuku scivolò lungo il muro finché non toccò il pavimento. Aprì gli occhi per vedere la signora Shimura, che si era parata davanti a lui, mentre Rei e il poltergeist sconosciuto si azzuffavano al centro del corridoio. Le ombre si contorsero lungo il muro e le luci più vicine sfarfallarono. Una di loro si spense del tutto. Ai suoi piedi, Mika si premette contro le sue caviglie e soffiò.

Dovette provarci un paio di volte prima di riuscire a prendere una boccata d’aria decente, ma alla fine riuscì a controllare di nuovo il suo petto singhiozzante. “Signora Shimura,” disse, quando si fidò nuovamente della sua voce. “Tenga d’occhio i dintorni, per favore. Mi faccia sapere se sta arrivando qualcuno. Qualcuno di vivo.”

“Piccoletto, non penso-“

Izuku alzò un po’ la voce mentre le girava attorno. “Rei?” Un viso pallido, i cui tratti sgocciolavano come cera di una candela, si distolse dal quello equamente distorto del poltergeist e inclinò interrogativamente la testa da un lato. Izuku sorrise. “Grazie Rei, ma lo puoi lasciar andare ora.” Al poltergeist, disse: “Voglio solo parlare. Per favore, non lo faccia di nuovo. Dà fastidio alla mia amica e quando si arrabbia non posso dirle cosa fare.”

La sagoma deformata sfarfallò e, per una frazione di secondo, Izuku poté vedere la persona che era stato. Un paio di caratteristiche gli saltarono all’occhio – capelli scuri e ricci, un naso a punta e una tinta grigiastra della pelle cadaverica – prima che tornasse a essere ombre gonfie, la manifestazione fisica di un incubo. Rei si fece indietro, ma non cedette terreno. Izuku era grato che nessuno fosse lì, perché avrebbe detestato immaginare quanto di quello che era appena accaduto fosse visibile a qualcuno che non aveva i suoi occhi.

“Salve.” Disse Izuku – forse avrebbe dovuto iniziare con quello. “Il mio nome è Midoriya. Le farebbe piacere parlare con me?”

La risposta fu un misto di rumore bianco spettrale e parolacce.

“Qualunque sia la ragione per cui è arrabbiato,” continuò Izuku. “le assicuro che non risolverà niente urlandoci contro. Si tratta di Endeavor, giusto?”

Sentì della pressione accumularsi nel cranio, come se fosse stato improvvisamente seppellito chilometri sottoterra. Le orecchie gli dolevano per lo sforzo. Capì di aver toccato un nervo scoperto.

Sono morto per causa sua.” La voce di Okumura fece sussultare Izuku per il dolore.

“Oh. Mi dispiace, dev’essere stato orribile-“

Chiudi quella cazzo di bocca, moccioso saccente.” Le parole crude scivolarono su Izuku senza danno. “Se avessi voluto una ramanzina, avrei parlato con quella stronza di Hino.”

“Mi scusi.”

Non intralciarmi.” Ringhiò Okumura.

“Non intendo farlo.” Disse Izuku, ancora tranquillo. Era importante mantenere la calma. L’esperienza gli aveva insegnato che i poltergeist si nutrivano delle forti emozioni dei vivi – paura e rabbia e rancore. “Vorrei aiutare, se posso.”

Non ho bisogno dell’aiuto di una merdina come te.” Scattò Okumura. “Non appena quel bastardo morirà, ridurrò la sua anima a brandelli.” Le ombre fluttuarono e per un momento Izuku si chiese se il poltergeist avrebbe provocato Rei, scatenando un’altra lotta. Ma poi, in un istante, le ombre svanirono e portarono il poltergeist con loro. Il corridoio tornò silenzioso.

“Beh, poteva andare meglio.” La signora Shimura sembrava… non spaventata, per l’esattezza. Ansiosa. Forse addirittura un pochino spossata.

“Non proprio.” Disse Izuku. “Ci vuole più di una conversazione per risolvere questioni simili. Continuerò a lavorarci se riesco a ritagliarmi del tempo libero.”

“Continuerai a lavorarci?” Gli fece eco Suzuki, incredula. “Stai scherzando, vero? Ti ha quasi strappato la faccia!”

“Va tutto bene.” La rassicurò Izuku, mentre Rei tornava normale e si accucciava per accarezzare Mika. “Era solo arrabbiato. Succede. Sa per caso qual è il suo problema? Ci vorrebbe più tempo se dovessi cavarglielo di bocca.”

“Non conosco i dettagli.” Disse lei, lentamente. Lo stava fissando come se non sapesse cosa pensare di lui, il che era abbastanza normale.

“Ha detto che Endeavor lo ha ucciso.” Disse Izuku. “O, quantomeno, causato la sua morte.”

“Oh, beh… Non direttamente, o a sangue freddo. Non penso.” Gli disse Suzuki. “Era… Oh, dovrei parlare con Hino. Lui era già con Endeavor quando Okumura si è unito, penso. Io sono arrivata solo recentemente. La sua figura sfarfallò, l’equivalente spettrale dell’essere irrequieti.

“E lei?” Chiese Izuku. “Se posso chiedere. Perché si è unita a loro?” Se Okumura le fa così paura; non lo disse.

“Beh… è…” Ancora uno sfarfallio. “È difficile dirlo ad alta voce senza suonare sciocca. E… avventata.”

“Non la giudicherò.” Le promise Izuku.

“Non li conoscevo nemmeno.” Sospirò lei. “A malapena. Ho fatto da babysitter per alcuni di quelli più grandi un paio di volte, quando ero viva. Devo aver visto qualcosa allora, qualcosa che non ho ben registrato. Così, dopo essere morta, sono andata a fargli visita. Per un capriccio. E ho continuato a tornare.” 

“Cosa l’ha attirata?”

“È-“ Un’ultima falsa partenza; poi lo spettro sembrò farsi coraggio. “Oh, non so perché rimango. Non so cosa farei, se mai potessi fare qualcosa. Ma riguarda quel suo figlio. Quello più giovane.”

“Todoroki Shouto?” Izuku sbatté le palpebre. “Cosa c’entra lui?”

“Come ho già detto,” Suzuki sospirò. “non so cosa penso di fare a riguardo. Ma parte di me non può fare a meno di chiedersi se non lo ucciderà, un giorno o l’altro; in modo accidentale, oppure spingendolo a fare qualcosa di avventato, o… Non lo so. È un posto talmente infelice, quella casa. Dovrei andarmene, non ha nulla a che vedere con me… Ma quel povero ragazzo è così solo.”

Izuku strinse i pugni lungo i fianchi.

“Mi dispiace di non poter essere di ulteriore aiuto.” Suzuki sospirò. “Cercherò di parlare con Hino. Incontriamoci più tardi, che ne dici? Se riuscissi a trovare un modo di fare qualcosa con Okumura, sarebbe un tale sollievo per me.”

“Farò del mio meglio.” Disse a bassa voce Izuku. “Grazie, signorina Suzuki.”

Prima che potesse pensare a qualcos’altro da dire, la signora Shimura apparve di fianco lui. Non l’aveva nemmeno notata allontanarsi. “Abbassa la voce, piccoletto.” Lo mise in guardia. “Toshi sta arrivando.”

Izuku salutò velocemente con la mano Suzuki prima che sparisse. Dei passi familiari annunciarono l’arrivo di All Might. Un momento prima che il suo insegnante girasse l’angolo, Izuku si accucciò a terra, mettendosi ad accarezzare Mika.

“Oh, eccoti qui.” Disse All Might quando lo vide. “Il torneo sta continuando, ragazzo mio. Cosa stai facendo qui?”

“Cercavo solo un posto tranquillo.” Disse, mentre Mika spingeva la testa contro la sua mano. “Ho perso la cognizione del tempo, mi dispiace.” All Might si avvicinò e Mika gli trotterellò vicino per fare le fusa come un trattore e insinuarsi tra le sue caviglie.

“Cielo, salve!” All Might si abbassò cautamente per coccolarla, prima di tirarsi di nuovo su con un grugnito di fatica. Izuku si chiese quanto forte fosse la sua vera forma. Doveva avere almeno un po’ di forza fisica per accomodare One For All, ma sembrava così… fiacco. “Non sei ancora in ritardo.” Lo rassicurò. “C’è ancora del tempo per passeggiare. Mi sono solo preoccupato quando non ti ho visto assieme agli altri.” Gli tese una mano mentre Izuku prendeva in braccio la sua gatta per poi seguirlo. La mano si posò con leggerezza sulla spalla di Izuku. “Allora. nervoso?”

“Un po’, sì.” Disse Izuku. Si ricordò gli avvertimenti che aveva ricevuto – il consiglio di Ojiro riguardo a Shinsou e la sua conversazione con Todoroki. “Ma è come l’esame di ammissione. Non c’è modo per me di essere più preparato di quanto non lo sia già.”

“Bene.” All Might strinse affettuosamente la presa.

Camminarono insieme per il corridoio in silenzio, con Rei e la signora Shimura che fluttuavano di fianco a loro. Non c’era traccia di Suzuki; probabilmente era andata a cercare Okumura o Hino. Che avesse vinto o meno quell’incontro, sarebbe dovuto andare a cercarla più tardi. Okumura sembrava odiare Endeavor, ma il pensiero che uno qualsiasi dei suoi compagni di classe vivesse così vicino a uno spirito così instabile non lo faceva stare tranquillo.

“A proposito.” Disse improvvisamente All Might. “Domanda strana, ma…” Puntò un dito inquisitore verso Mika.

Izuku sentì il viso arrossarsi per l’imbarazzo. “Giusto. Uhm.” Abbracciò più forte la micia, sistemandola tra le sue braccia quando lei gli diede un buffetto sul mento. “Mi ha seguito fino a qui. Il professor Aizawa la stava tenendo d’occhio per i primi due eventi, ma…” Esitò prima di alzare la testa per guardare All Might. “Mi dispiace chiederlo-“

L’espressione sul viso del suo insegnante era di divertimento, piuttosto che fastidio, quindi fu un sollievo. “Midoriya, hai bisogno che controlli il tuo gatto mentre gareggi?”

“Se non è di troppo disturbo.” Disse Izuku, flebilmente. “Sono davvero spiacente-“

All Might lo interruppe con una risata. La mano lasciò la sua spalla per grattare un orecchio a Mika e Izuku la sentì fare le fusa contro il suo petto. “È una tipa affettuosa, non è vero?”

“Non ho mai incontrato una persona che non le piacesse.” Si stavano avvicinando allo stadio centrale e Izuku vedeva nuovamente delle persone – vive e morte – anche se All Might si assicurò di guidarlo lontano dalle prime. Era nella sua vera forma e, anche se le probabilità di venire riconosciuto erano basse, la gente poteva fare domande scomode. “Non ha nemmeno mai avuto problemi a farsi tenere in braccio.” Gli disse Izuku. Si sentì timido mentre alzava lo sguardo verso All Might. “Sicuro che non sia un problema? Potrei trovare una stanza libera in cui metterla, o chiedere di nuovo ad Aizawa-sensei.”

Invece di rispondere, All Might gli porse le mani. Afferrando il suggerimento, Izuku depositò gentilmente Mika tra le sue braccia. Anche senza la sua forma da eroe, le proporzioni di All Might erano molto più grandi di quelle di una persona normale: Izuku era poco più alto del suo gomito. Mika stava nelle due mani unite e ne sembrava contenta. “La terrò d’occhio, ragazzo mio. Tu concentrati sul tuo incontro.” Fece una risatina. “Chissà, magari. se incontro di nuovo Endeavor, vederla gli farà cambiare umore.”

“Oh.” Era quasi ora di andare, ma l’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare. “Era arrabbiato, prima?”

“Endeavor sa essere… difficile.” All Might mosse le braccia per cullare Mika più comodamente e lei sgusciò via dalle sue mani per agganciarsi alla sua giacca con gli artigli e arrampicarsi sulla sua spalla. “È un buon eroe, ma non è il più affabile.”

“Capisco.” Il ricordo della faccia tesa di Todoroki gli lampeggiò in testa e dovette sbattere gli occhi per scacciarla. Todoroki aveva fatto intendere che Endeavor odiasse All Might. “E andate d’accordo?” Chiese. “Voglio dire, sei il Numero Uno e lui è il Numero Due, quindi… Lavorate insieme spesso, perlomeno?”

“Lo facevamo, ma…” La voce di All Might si spense. “Beh, era molto tempo fa. Ho viaggiato parecchio negli ultimi anni, quindi ho perso i contati con molte delle mie conoscenze.” Alzò una mano per accarezzare la gatta sulla sua spalla. “Spero che un vantaggio della mia posizione attuale da insegnante sia… Mi piacerebbe riprendere i contatti con i miei vecchi colleghi. Per quanto riguarda il mio rapporto con Endeavor, beh… Le nostre posizioni sono quelle che sono, siamo entrambi molto portati a combattere in solitaria, quindi non abbiamo avuto molte occasioni per collaborare. Ma lo rispetto enormemente come eroe e mi piace pensare che anche lui lo faccia, a modo suo. Penso che il Giappone sia fortunato ad averlo.”

“Gesù Cristo.” Mormorò la signora Shimura. “Ehi, tappo. Endeavor lo odia. E voglio dire, lo detesta. Ed è uno stronzo.”

Izuku annuì per rispondere ad entrambi. L’entrata dello stadio era poco più avanti e All Might si fermò.

“Giovane Midoriya.” Iniziò. Poi fece una pausa, abbastanza lunga per fissare Izuku con uno sguardo profondo e pensieroso. Izuku lo rispecchiò con calma, chiedendosi cosa stesse pensando il suo mentore. Alla fine, All Might gli fece un piccolo sorriso e gli diede un’ultima pacca sulla spalla. “Fagli vedere di cosa sei capace, ragazzo mio. Assicurati che prestino attenzione.”

“Sì, signore.” Raddrizzandosi, si girò e marciò dritto verso l’entrata dello stadio.
 
-
 

“Hai sentito cosa ha detto quella scimmia deficiente poco fa?” Chiese Shinsou, forte abbastanza da essere sentito dall’altra parte del ring. “Ha parlato molto di orgoglio, ma è stato stupido da parte sua gettare la sua occasione nel cesso a quel modo, no?”

Izuku aprì la bocca per dire a Shinsou esattamente dove poteva ficcarsi la sua opinione, fermandosi appena in tempo quando Rei gli urlò contro da fuoricampo. Chiuse la bocca così velocemente che quasi si morse la lingua e lanciò a Shinsou quella che sentiva essere l’occhiata più velenosa che avesse mai indirizzato a qualcuno.

“Cosa?” Ghignò Shinsou. “È vero. Ci sono persone che ucciderebbero per metà dell’occasione che gli ho dato; e lui l’ha spedita giù per il tubo senza pensarci. Abbastanza arrogante da parte sua, dico solo questo.”

È la sua strategia, pensò Izuku. Mi adescherà per farmi parlare, così da ipnotizzarmi e farmi uscire dal ring. Strinse le labbra, strinse i pugni e fece un passo per ridurre la distanza tra loro. Era meglio farla finita velocemente, prima che potesse cadere nel suo inganno; ma non aveva idea di cosa fosse capace Shinsou, fisicamente parlando. Meglio non sottovalutarlo.

Shinsou si mise in guardia, girandogli attorno invece di affrontarlo, forzando Izuku a copiare i suoi movimenti per impedirgli di arrivargli alle spalle. “Dev’essere bello per qualcuno come te.” Disse. “Con un quirk del genere, devi essere nato con “eroe” stampato sul culo.”

Izuku si morse il labbro.

“E ci siete tutti voi del corso eroi, a correre in giro come idioti perché avete già la pappa pronta, mentre noialtri dobbiamo inchinarci e pregare solo per essere notati.” Gli occhi infossati di Shinsou si strinsero. “Cos’è quello sguardo? Perché mi guardi come se fossi tu lo sfavorito?” Scoprì i denti bianchi quando arricciò le labbra. “Tu sei il ragazzo d’oro, hai un quirk come se fossi la seconda venuta di All Might. Non devi fare praticamente niente per essere notato, qui!”

Se solo sapessi, quasi si fece scappare Izuku. Era una sfida solamente ignorarlo.

“Nessuno guarderà mai il tuo quirk dicendo che sei adatto per essere un villain!” La voce di Shinsou si alzò. “Hai almeno idea di come ci si senta? A sentirti rinfacciare il tuo sogno solo perché sei nato con il potere sbagliato?”

Quelle parole lo colpirono come un pugno nel cuore.

La sua bocca si mosse senza input da parte del cervello. Fu pura abitudine, una banalità senza senso, una parolina insignificante, ma gli scivolò dalle labbra come era già successo innumerevoli altre volte.

“Mi dispiace.” Disse, prima che il suo cervello riuscisse a comprendere il suo errore. “Dev’essere stato orrib-“

La lingua gli si bloccò in bocca e il corpo si paralizzò sul posto dalla testa ai piedi. Merda, cercò di dire, ma la bocca non gli obbediva più. L’unica cosa che poteva fare era fissare con sguardo inespressivo il sorriso trionfante di Shinsou.

Girati.” Gli disse Shinsou, e l’ordine rimbombò nella sua testa come un eco che gli rimbalzava dentro il cranio. “Girati ed esci dal ring.”

Le sue gambe risposero, ubbidienti. Il suo corpo girò su se stesso e iniziò a trascinarlo, passo dopo passo, verso la linea del ring.

La testa di Izuku non era un luogo piacevole, al momento. Tutte le imprecazioni colorite che avrebbe pronunciato se solo avesse avuto il controllo della sua bocca, stavano invece prendendo piede nel limitare della sua mente.

Bella mossa, idiota. Una cosa dovevi fare. Una! Non parlare e basta. Bene, abbiamo fallito il Passo Uno. Ottimo lavoro, Deku.

Forse avrebbe dovuto preoccuparsi del dal fatto che la sua voce interiore suonasse tremendamente simile a Bakugou.

Sentì la frustrazione accumularsi inutilmente dentro di lui. Avrebbe dovuto provare il suo valore. Avrebbe dovuto annunciare il suo arrivo, attirare l’attenzione di Gran Torino. E invece l’unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stata sgambettare stupidamente fuori dal ring con un’espressione strabica.

Che peccato.

Stava andando così bene.

Troppo gentile, è quello il problema.

Non esiste una persona “troppo gentile”.

Izuku sbatté le palpebre. Quelli… non sembravano dei suoi pensieri.

È giovane. Trarrà una lezione da questo.

Meglio fare un errore qui, piuttosto che in una battaglia vera.

Meglio ora che contro mio fratello.

Possiamo fare qualcosa per lui?

Sì.

Una visione fiorì davanti ai suoi occhi mentre camminava disperatamente in avanti. Non erano fantasmi – erano troppo opachi. Sembravano più dei miraggi all’orizzonte, come un luccichio di calore misto a fumo e ombra. Izuku avrebbe reagito, avrebbe gridato, ma non era lui in controllo. Delle figure scure e indefinite incomberono su di lui – ce n’erano otto- nove? Due di loro sembravano quasi familiari.

Non ci ringrazierà.

Sarà una dura lezione.

Ma non dimenticate, ha subito di peggio.

Era quasi giunto al limite, quando una mano ghiacciata gli prese il braccio. Izuku non poteva girarsi a guardare, ma riconobbe la misura delle mani e il ringhiare ingarbugliato e lamentoso. Rei lo tirò, rallentando il suo incedere, ma senza riuscire a fermarlo.

Si concentrò. Non poteva muovere la bocca. Non poteva parlare.

Ma forse… Forse, se si concentrava e faceva del suo meglio…

Lo sforzo gli spedì una stilettata di dolore al cervello, ma riuscì nel suo intento. Le sue dita quasi vinte, rigide e lente sotto il controllo di qualcun altro, formarono con fatica delle lettere.

“Rei colpiscimi” le disse, segnando, e lei apparve di fronte a lui, con un urlo talmente potente da… Beh, svegliare i morti. Non spezzò il controllo di Shinsou, ma lo aveva già rallentato tirandolo. Rei gli gridò in faccia, spingendolo per rimandarlo indietro verso il centro del ring. Degli occhi neri guizzarono verso i suoi, disperati e dispiaciuti.

“Scusa.” Gli segnò; e la sua mano scattò.

Rozzi artigli gli scossero la faccia e la testa di Izuku scattò di lato per la forza del colpo.

- unghie corte lo strinsero nel buio, artigliando in cerca della sua gola. Molte mani, molte voci, respiri affannati sul suo collo, lamenti inquietanti che gli grattavano le orecchie. Erano arrabbiati. Non poteva uscire. Non poteva scappare-

Si risvegliò prendendo una violenta boccata d’aria. Le figure ombrose della sua visione erano sparite. I suoi piedi erano giusto sul bordo del ring, ma ancora all’interno. Rei lo abbracciò e continuò a tacere, ma poteva sentire lo scusascusascusa nel suo basso singhiozzare.

Si è fermato? È libero?

Sembra di sì.

Il ragazzo ha buoni amici.

Ora prova di nuovo, piccolo.

Izuku si morse il labbro. La sua faccia era dolorante. Guardò in basso alla sua migliore amica e sorrise. Grazie, mimò con la bocca.

Rei sorrise di rimando, fece un occhiolino e mimò il chiudersi la bocca con una zip.

Izuku fece un respiro profondo; poi girò sui tacchi e corse indietro per vincere.

 

 
Note autrice: Congratulazioni a chi aveva predetto che sarebbe stata Rei a farlo uscire dall’ipnosi.
Note traduttrice: Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! Siate pazienti, purtroppo siamo entrambe molto prese e non abbiamo molto tempo per tradurre/betare. Fateci sapere che ne pensate!
   
 
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