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Autore: rhys89    20/08/2020    1 recensioni
Nella galassia lontana lontana di Star Wars ci sono miliardi di storie che aspettano di essere raccontate: più o meno brevi, più o meno allegre, più o meno romantiche… e tutte destinate a risplendere in un unico potente lampo di luce, per lasciarsi dietro solo una scia di polvere di stelle.
Ci saranno varie coppie (più alcune storie no pair), e ciascun capitolo sarà indipendente e fruibile a sé stante.
#10 - E quindi ora si trova a dover invitare Hux ad uscire senza avere la benché minima idea né di come fare né di come sopravvivere a una sua eventuale reazione violenta. [Ben&Rey, Ben/Hux]
#11 - Negli occhi di Rey passa quello che sembra proprio un lampo di delusione, ma Padmé non può dirlo con certezza perché l’istante dopo sorride di nuovo. [Padmé/Rey]
#12 - Quando ha deciso di presentare Han ai suoi, Luke era consapevole che non sarebbe stato facile… [Han/Luke, accenni Anakin/Padmé]
#13 - «Dobbiamo andare al quindicesimo piano e tu hai una gamba rotta, Ben. Come diamine avremmo dovuto fare?» [Luke&Ben]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino dell'autrice

Ri-eccomi qui! ^^
Oggi vi propongo una storia piuttosto lunga ma molto leggera, dai toni scanzonati della classica commediola che non vuole prendersi sul serio. Cosa per cui, tra l'altro, le caratterizzazioni dei personaggi potrebbero risultare un po' falsate dall'originale... ma a mia discolpa sono piuttosto sicura che trasportare quei ragazzuoli al di fuori di un contesto di morte e distruzione inciderebbe notevolmente sul loro modo di rapportarsi al prossimo.

Disclaimer: i personaggi e la storia di Star Wars non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

[Progetto “Un anno di Star Wars”, settimana 10/52]
[Partecipa alla challenge Slot Machine! indetta da Juriaka sul forum di EFP.]

Buona lettura a tutti! ^_^



Nome autore: rhys89
Titolo storia: Scommesse perse e risvolti inaspettati
Prompt: 3- Ben/Kylo perde una scommessa, deve invitare per finta un personaggio a vostra scelta ad un appuntamento.
Imprevisto!Bonus: quella persona finirà per piacergli sul serio.
Personaggi/pairing: Ben Solo, Rey, Armitage Hux, Rey&Ben, Ben/Hux
POV: Ben
Rating: verde
Generi: romantico, commedia, introspettivo
Avvertimenti: //
Localizzazione: modern!AU
Note: secondo le informazioni che ho trovato su internet, Hux è circa 10 anni più grande di Ben.
Conteggio parole (word): 1942

Scommesse perse e risvolti inaspettati

 Ben Solo non è mai stato un tipo particolarmente espansivo. Anzi, in realtà è stato sempre portato – come per un innato istinto di sopravvivenza – a nascondere le proprie paure e insicurezze dietro una maschera di arroganza che, comprensibilmente, gli ha impedito di farsi anche solo un vero amico in quasi venticinque anni di vita.
 Un’amica, però, ce l’aveva. Rey. Che più che un’amica era stata la sua personale spina nel fianco per gli ultimi anni dell’infanzia e gran parte dell’adolescenza: anch’essa allieva di suo zio Luke, Rey era molto dotata, molto diligente e molto, molto rompiscatole. Aveva sei anni meno di lui, Rey, e Ben ne aveva impiegati quasi altrettanti per capire che il motivo principale per cui continuava a provocarlo era che, per qualche motivo a lui ignoto, voleva essergli amica.
 Da quel momento, le cose erano state più semplici per entrambi… almeno per un po’. Poi anche Rey aveva fatidicamente raggiunto l’età dello sviluppo, e da ragazzina tutta pelle e ossa era diventata quella che a tutti gli effetti poteva essere chiamata una giovane donna.
 Una giovane donna molto carina, a detta di tutti, e che – sempre secondo questi tutti che non si facevano mai gli affari propri – era per giunta cotta di lui.
Peccato che a Ben piacessero i ragazzi.
 Era un sospetto che solo di recente si era tramutato in qualcosa che Ben era riuscito ad accettare come parte di sé, ma questo non significava che si sentisse pronto a sbandierarlo ai quattro venti.
 Per questo aveva ceduto alla pressione e l’aveva invitata ad uscire. Per questo, e perché sperava con tutto se stesso che una latente bisessualità di cui non era mai stato consapevole saltasse fuori all’improvviso permettendogli di innamorarsi della sua migliore amica, far felice sua madre e tutti i parenti a seguito e vivere per sempre con lei felice e contento.
Non era successo.
 Il primo appuntamento con Rey tuttavia non era stato così male come aveva temuto. Al contrario, era stato decisamente piacevole, perché fondamentalmente si erano limitati a fare quello che facevano quasi ogni sabato sera – pizza e film – con l’unica differenza che Rey si era messa un vestito e un po’ di trucco. In effetti era stato tutto perfetto… almeno fino al primo – e unico – bacio della buonanotte che si erano scambiati al momento di salutarsi: un impacciato e casto sfiorarsi di labbra che aveva dato a Ben quella conferma di cui in realtà non aveva bisogno.
 «Scusa, ma sono gay» le aveva detto non appena era tornato a guardarla negli occhi. Così, senza preamboli né esitazione né nessuna delle frasi che aveva provato allo specchio o nel buio della propria camera.
 E così, il primo coming out della sua vita si era concluso con una risata sincera di Rey, che l’aveva preso in giro perché “Dio, Ben, dovresti vedere la tua faccia!” – e poi l’aveva abbracciato stretto stretto, come se non volesse lasciarlo andare mai più.
 Erano passati due anni, da allora, e possiamo dire con un buon margine di sicurezza che dopo quell’esperienza che poteva essere disastrosa lui e Rey erano diventati ancora più amici di prima.
Ma questo non le ha impedito di giocargli un tiro veramente meschino.
 Ora, è vero che la colpa è anche sua, questo lo sa. Insomma, ormai – dopo anni e anni di sconfitte – dovrebbe aver imparato a non scommettere contro la sua migliore amica… e invece no, lui continua. La testardaggine è una dote di famiglia, dopotutto. Fatto sta che stavolta Rey ha davvero esagerato, e Ben ancora non riesce a crederci.
«Non puoi dire sul serio!» è sbottato non appena Rey gli ha fatto la sua assurda richiesta.
«Sì che posso» ha ribattuto lei. «E smettila di fare quella faccia! Sei tu che hai perso, ora paga pegno senza fare il bambino.»
 Il punto focale della questione è che Ben è un tipo di parola, e Rey lo sa. È anzi un caso quasi patologico, a volte, ma a sua discolpa il valore della parola data e dell’onore e di tutto ciò che gli è connesso gli è stato insegnato in tutte le salse fin da prima che sapesse parlare; impossibile crescere con altre convinzioni.
E quindi ora si trova a dover invitare Hux ad uscire senza avere la benché minima idea né di come fare né di come sopravvivere a una sua eventuale reazione violenta.
 Sospira e continua a bere il suo caffè perdendosi nei suoi pensieri.
 Armitage Hux lo odia e non ne ha mai fatto mistero. Ben da un lato – quello accuratamente nascosto che si guarda bene dal mostrare in pubblico – lo capisce anche: Hux è più grande di lui di quasi dieci anni e ne ha altrettanti di esperienza giornalistica in più, eppure Ben è stato promosso al suo stesso rango dopo appena un mese di gavetta.
 Per par condicio, però, Ben ammette senza problemi di mal sopportare a sua volta il suo co-capo redattore e le sue assurde manie di perfezionismo ai limiti dell’ossessivo compulsivo.
Delle ottime premesse per iniziare un qualunque tipo di rapporto.
 Sospira di nuovo, getta via il bicchierino di plastica e torna in ufficio chiedendosi come diamine farà a tirarsi fuori da questo impiccio.
 Non lo farà, ecco tutto. Getterà alle ortiche il poco rispetto che Hux ha iniziato a nutrire per lui, lo inviterà a uscire e accetterà il suo rifiuto con tutta la dignità di cui sarà capace.
E, se avrà davvero tanta, ma tanta fortuna, domani faranno entrambi finta di niente e nessuno ne parlerà mai più.

 Il pomeriggio prosegue tranquillo senza imprevisti di sorta, – cosa più unica che rara, nel suo lavoro – e dato che ormai sono quasi le otto – sfortunatamente essere uno dei capi comporta anche un bel mucchio di scartoffie in più, insieme all’aumento di stipendio – sono chiaramente soli nell’ufficio, senza nessuno che possa disturbarli in nessun modo.
 In poche parole, non ha più scuse.
Ok, universo, ho capito. Lo faccio.
 Respira a fondo per calmarsi e si avvicina all’attaccapanni da cui Hux sta riprendendo la sua giacca.
 «Ehi… hai un minuto?»
 Hux si volta a guardarlo interrogativo.
 «Ci sono problemi?» È l’immediata domanda.
In effetti sì, ma lasciamo stare.
 «No, nessun problema» lo rassicura. «È solo…» si interrompe senza riuscire a concludere la frase, e l’espressione seccata di Hux di certo non lo mette a suo agio. Quando però lo vede aprire la bocca – probabilmente per chiudere qui questo suo patetico tentativo di conversazione e andarsene per la propria strada – si decide a parlare. «Mi chiedevo se stasera avessi qualche impegno» butta fuori tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore.
 Hux lo guarda alzando un sopracciglio.
 «E perché mai te lo stavi chiedendo?»
 «Perché volevo andare a bere qualcosa fuori, e mi farebbe piacere se mi facessi compagnia» risponde con tutta la naturalezza che riesce a racimolare.
 Lo sguardo di Hux è carico di scetticismo.
 «Mi stai chiedendo di uscire con te, Ren?» gli domanda, guardandolo di sottecchi.
Ancora Ben non ha capito se l’ostinazione di Hux a chiamarlo col suo nom de plume anche quando non stanno parlando dei suoi articoli sia positiva o negativa, ma per il momento sceglie di vedere il bicchiere mezzo pieno.
 «Beh, dato che siamo costretti a lavorare insieme ho pensato che non sarebbe una cattiva idea se ci conoscessimo meglio» si spiega, cercando di sembrare convincente.
 Hux lo fissa in silenzio a lungo, prima con sorpresa, poi con sospetto e infine con un’espressione che Ben non riesce a decifrare.
Bene, e la figura da idiota l’abbiamo fatta… Rey sarà contenta, adesso.
 «Sì… forse hai ragione.»
Che cosa?!
 Sotto il suo sguardo attonito, Hux finisce di mettersi il cappotto e controlla l’ora sul cellulare.
 «Avevi già in mente qualche posto? Uno dove servano anche qualcosa di decente da mangiare, magari.»
 Onore al merito, Ben si riprende dalla sorpresa prima ancora di tornare a incrociare i suoi occhi.
 «Qua vicino c’è un pub dove vado spesso con un’amica che non è male.»
 «Che intendi con “non è male”?» gli chiede Hux, guardandolo storto. «Non metterò piede in una bettola solo perché è qua vicino, sia chiaro.»
 Ben si trattiene a stento dallo sbuffare.
 «Intendo che è in grado di soddisfare pienamente i miei moderati standard di consumatore comune, ma temo che in cucina non ci siano cuochi stellati» lo rimbecca infastidito. Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, però, l’espressione di Hux si stempera in un sorrisetto.
 «Molto bene, allora fai strada.»
 Ben scuote piano la testa, suo malgrado intrigato dalla piega che sta prendendo la serata.
Certo che è proprio un tipo strano.

 Due ore, tre portate e troppe birre dopo, “strano” è solo il primo punto di una lunga lista di cose che Ben ha scoperto su Hux.
Hux che vive con tre gatti e ogni mattina passa almeno mezz’ora a pulire la divisa dai loro peli.
 Hux che mangia l’hamburger con forchetta e coltello ma si lecca le dita dal sale dopo ogni patatina fritta.
 Hux che ha fatto coming out a diciannove anni ed è da allora che non parla con suo padre.

 Parlano senza sosta di ogni argomento, dal più serio al più stupido, e Ben si sente a proprio agio come finora gli era successo soltanto con Rey.
Dio benedica l’alcol e il suo magico potere di socializzazione.
 «Perché mi hai chiesto di uscire proprio oggi? È un’occasione speciale?»
 Quella domanda lo ferma col bicchiere sollevato per metà, e Ben alza gli occhi sul suo nuovo compagno di bevute.
 «In realtà no» gli dice senza esitare. «È solo che una mia amica si era stancata di sentirmi parlare sempre di te e di come non andiamo d’accordo, e come pegno per una scommessa persa mi ha obbligato a chiederti di uscire.»
 L’espressione stranita che Hux mette su a quelle parole gli fa capire che probabilmente avrebbe dovuto pensare un po’ di più, prima di aprire bocca e darle fiato.
Stupido alcol e la sua infida tendenza a sciogliere troppo la lingua della gente.
 «Quindi mi hai chiesto di uscire solo perché hai perso una scommessa?»
 Detta così suona davvero male, – soprattutto visto lo sguardo serio che Hux ha messo su – ma il cervello di Ben è troppo intontito per inventarsi una qualche scusa di cui non è neppure certo di aver bisogno. Dopotutto non è una cosa così grave… no?
 Si ritrova ad annuire senza sapere cosa aggiungere, aspettando di vedere come reagirà Hux… e poi, contro ogni previsione logica, vede il suo viso rilassarsi totalmente mentre scuote piano la testa e comincia a ridacchiare.
Lo diceva che è un tipo strano.
 «Che c’è?» gli domanda con sospetto – lo sta prendendo in giro oppure no?
 Hux smette di ridere ma non di sorridere, e tra la nebbia dei suoi pensieri confusi Ben si ritrova a riflettere che dovrebbe farlo più spesso, perché il suo arcigno co-capo redattore è molto più bello quando sorride.
 «Niente… è solo che non credevo che lo ammettessi così tranquillamente.»
 «Ed è un bene o un male?»
 Hux esita qualche secondo, studiando la sua espressione.
 «È… inaspettato» sussurra infine.
 Il sorriso che gli aleggia ancora sulle labbra prende una chiara sfumatura maliziosa, e allora sorride anche Ben.
 «Beh, non è l’unica cosa inaspettata di questa sera» lo provoca con lo stesso tono.
 Hux non ribatte, ma continua a sorridere.

 La serata finisce fin troppo presto, nonostante escano dal pub decisamente più tardi di quanto entrambi normalmente avrebbero fatto in un giorno feriale qualsiasi, e Ben ha capito tre cose:
 • Non deve più scommettere con Rey, tanto perde sempre.
 • Deve imparare a bere di meno, perché è evidente che non regge l’alcol.
 • Probabilmente si è preso una bella cotta per Armitage Hux.



   
 
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