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Autore: Myriru    21/08/2020    2 recensioni
Ispirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar – Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!"
Dal testo:
«Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto che voi avreste capito... sono state le sue ultime parole prima di morire »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oscar si stese sul letto esausta; erano stati giorni lunghi e pesanti, il suo fisico era provato e la sua testa era sul punto di esplodere. Si girò tra le lenzuola, stringendo al petto uno dei numerosi cuscini e vi nascose il viso.
Burattino dei nobili.
Era vero.
Lei lo era, lo era sempre stato.
Si era lasciata manovrare da suo padre, dalle imposizioni nobiliari, dal suo stesso lavoro. Non era libera come credeva di essere rispetto le altre donne, al contrario lei era la più plagiata, la più corrotta. Bernard aveva completamente ragione su di lei ma ora cosa le sarebbe successo? Maurice… era realmente suo fratello. Come avrebbero reagito le sue sorelle? Come avrebbe reagito tutta Versailles? Ma soprattutto… perché all’improvviso tutto questo le sembrava così importante? Non aveva mai dato peso ai pettegolezzi, alle varie dicerie ma in quel momento si sentiva fragile, forse troppo, ed era sicura che sarebbe bastato poco per ferirla.
Pianse quasi tutta la notte, non si sarebbe presentata a Versailles il giorno dopo, non in quello stato. Uscì dalla sua stanza alle prime luci dell’alba, pallida e con gli occhi rossi e lucidi, per prendere un po’ di aria fresca, sentiva di averne il disperato bisogno.
Doveva mettere in ordine le idee, ora non aveva la più pallida idea di cosa fare. Suo padre… era convinta che lui in realtà sapesse dell’esistenza del bambino e che l’avesse tenuto nascosto per evitare il disonore. Onore…
Si sedette su una delle panchine di marmo, abbracciando le ginocchia al petto, e guardò i primi raggi del sole che rischiarivano il cielo notturno oltre le grandi siepi e alberi che abbellivano il giardino del palazzo.
«Cosa ci fai sveglia a quest’ora? »
Oscar sussultò e si girò di scatto, trovandosi André poco lontano da lei.
«Oh, sei tu »
«Non volevo spaventarti, mi dispiace… »
Oscar scosse il capo sorridendogli appena poi poggiò la mano sulla parte vuota della panchina, invitandolo a sedersi al suo fianco.
«Potrei dire lo stesso anche di te, André… »
«Notte insonne… credo lo stesso anche per te »
Lei annuì lentamente senza voltarsi a guardarlo. Lui la osservò con la coda dell’occhio, senza farle domande. Aveva pianto, forse per Fersen pensò lui. Dalla notte del ballo lei sembrava non parlarne più, né lo cercava tra la folla, non sapeva esattamente cosa fosse accaduto alla festa ma visto il risvolto avuto fu felice.
«Maurice è davvero mio fratello »
André si girò verso di lei e le notò le lacrime scendere lente sulle sue guance.
«Oh… capisco »
«E ora… non so davvero cosa fare… o come comportarmi »
«Oscar »
«Mi sento così male perché sono felicissima che lui sia mio fratello, da quando l’ho visto entrare ho sperato sempre che lui lo fosse ma ora… oh mi sento così stupida ora »
Oscar rise amaramente, coprendosi gli occhi con la mano. André chinò il viso verso di lei sorridendole.
«Non sei stupida, sei un essere umano. Tutte le tue certezze sono crollate come castelli di carta, è una reazione normale. Maurice ti vuole un bene dell’anima, non lasciare che la paura del futuro distrugga il tuo rapporto con lui. E non avercela neppure con tuo padre, è un uomo d’onore ma non un mostro, non ti abbandonerà mai solo perché ha trovato un altro giocattolo con cui passare il tempo »
«Sei così caro, André »
Oscar poggiò il capo sulla spalla dell’amico, asciugandosi rapidamente le lacrime. Lui si girò a guardarla con un sorriso.
«Sono davvero fortunata ad averti accanto »
«Addirittura…! »
André rise, poggiando la mano sulla spalla della donna per avvicinarla di più a sé e restarono così, a vedere il sole sorgere.
 
«Maurice, il padrone ti vuole nel suo studio »
Il bambino si girò verso la porta della cucina dove, insieme a Loulou, stava facendo colazione. Oscar abbassò lo sguardo, continuando a bere la tazza di cioccolata calda che aveva fatto la governante.
«Ti senti meglio? »
Aveva sussurrato André senza farsi vedere da nessuno e lei annuì, sorridendo appena.
«Devo preparare i cavalli? »
Chiese lui a voce più alta questa volta, con tutta naturalezza mentre posava sulla tavola un piatto di biscotti per farli mangiare ai bambini.
«No, oggi non andremo a Versailles »
«Come vuoi »
«Oscar! Oscar! »
Maurice tornò nella cucina correndo, felice come una Pasqua urlando il nome della donna. Oscar si alzò di scatto preoccupata ma quando vide il piccolo davanti la porta della cucina non riuscì a dire una singola parola che Maurice si era buttato tra le sue braccia, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
«Mi ha accolto! Sono tuo fratello! Mi ha accolto! »
Continuava a ripetere emozionato e lei lo strinse a sé, sotto gli occhi di tutta la servitù, commossa.
 
«Quello che ha fatto tuo padre… non ha nulla a che vedere con Maurice. Quel bambino è così dolce che non riuscirei ad essere arrabbiata con lui per più di due secondi! Si vede che non ha preso dal padre… »
Madame Jarjayes guardò fuori la finestra della sua stanza per alcuni istanti per poi tornare a guardare la figlia. Oscar stava seduta su una piccola ottomana ai piedi del letto, con il capo poggiato su una delle colonne del baldacchino e con lo sguardo perso nei suoi pensieri.
«Non so se lo perdonerò mai »
«Lo farete invece perché lo amate madre, più di ogni altra cosa al mondo »
Disse Oscar sfogliando il libro posato poco distante da lei, senza leggerne neppure il titolo. Madame si girò verso la figlia e sospirò amaramente, sapeva che in fondo la figlia aveva ragione.
«Dobbiamo dirlo alle tue sorelle… domani invieremo una lettera a tutte e le diremo di venire qui per una questione urgente »
«Credo che Loulou abbia già informato Ortence di tutto »
«Probabile, ma dobbiamo informare anche le altre… Oscar? »
Oscar alzò il capo verso la madre e  la vide sedersi al suo fianco, prendere le sue mani e stringerle tra le sue dolcemente.
«Tesoro… tu cosa hai intenzione di fare? »
«Non lo so, forse dovrei abbandonare la guardia reale ma non so se sono pronto a lasciare tutto, così, d’improvviso… »
«Vorresti sposarti? Formare una famiglia? »
Oscar si alzò rapidamente, allontanandosi dalla madre come se la sua vicinanza l’avesse bruciata, ed uscì dalla stanza.
 
«Cosa vuoi proporgli? »
«Di comprare i fucili che ha rubato, ad una modica cifra. Sono sicura che accetterà »
André alzò le spalle, non era convinto che il piano di Oscar avrebbe funzionato ma decise di non opporsi, sapeva quello che faceva e forse quel patto avrebbe giovato sia a lei che a Bernard.
Arrivati davanti la porta della stanza di Bernard, Oscar si fermò: sentiva Bernard e Rosalie parlare a bassa voce. Aprì appena la porta, loro non se ne resero conto. Sentirono il racconto di Bernard, figlio illegittimo di un nobile, prima accolto da quest’ultimo con amore insieme alla madre, poi cacciati via perché il padre aveva trovato un’altra donna. Lei, per la disperazione, si buttò nella Senna, con lui piccolo ancora tra le braccia.
«Invece tua madre fu investita dalla carrozza di un nobile… eri una ragazzina magra che gridava tra le lacrime “ammazzerò, ammazzerò tutti i nobili”… dopo una decina d’anni, non posso ancora dimenticare come eri allora… »
Anche André, qualche passo dietro Oscar, stava guardando la scena: Bernard stringeva la mano di Rosalie, con le lacrime agli occhi, ancora steso sul letto per via della ferita e Rosalie era seduta accanto a lui.
«Posso… innamorarmi di te? »
Oscar sgranò gli occhi e socchiuse appena le labbra, Rosalie sorrise rossa in viso e annuì lentamente. Bernard allora le prese delicatamente i polsi, avvicinandola a sé e la baciò dolcemente.
André chiuse la porta lentamente, cercando poi lo sguardo di Oscar. Entrambi sorrisero. La loro piccola Rosalie era innamorata.
   
 
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