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Autore: Il cactus infelice    22/08/2020    7 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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UN PADRE CHE RITORNA


James Sirius richiuse il libro di Trasfigurazione; avrebbe dovuto finire il compito per il giorno dopo ma alla fine si era perso a chiacchierare con Veronica e a raccontarle di quello che era successo a Teddy. Certo, aveva perso tempo da quello che doveva fare ma era stato un sollievo parlarne con qualcuno di esterno alla famiglia. Non voleva sfogarsi troppo con Al o Lily, e nemmeno con Molly e Lucy, che erano comunque coinvolti dalla faccenda. Dominique forse sarebbe stata la più adatta perché comunque riusciva a prendere con un certo distacco anche le faccende più personali ma ormai praticamente non la vedeva più. E Louis e Hugo quasi non avevano la capacità di parola. Rose nemmeno era da contemplare. Insomma, per quanto James adorasse la sua famiglia non si poteva certo dire che fossero i suoi migliori confidenti e, anche se qualcuno avrebbe potuto dire che James Sirius non era un ragazzo che avesse tali problemi da doversi sfogare, ogni tanto anche lui aveva bisogno di liberare l’animo. 

Veronica gli era venuta in salvo. Dopotutto, non si poteva dire che non si conoscessero. Erano amici. O più che amici. James non sapeva esattamente cosa fossero; gli piaceva passare il tempo con lei, gli piaceva fare sesso con lei ma non sapeva esattamente a che punto fossero. Non era sicuro di sentirsi pronto per una relazione seria, ma non voleva nemmeno perderla, e quindi non se la sentiva di affrontare quel discorso nel caso lei avesse voluto qualcosa di più e lui avesse detto la cosa sbagliata. Perciò taceva e lei anche e andava bene così. 

“Sono contenta che Teddy si sia ripreso”, disse lei. 

“Anche io, ma non mi va di essere troppo tranquillo per ora. Sarò sicuro solo quando uscirà dall’ospedale”. 

“Ma si, vedrai che andrà tutto bene”. 

“Ti ringrazio. E ora devo davvero andare altrimenti il professor Paciock mi mette in punizione di nuovo se arrivo in ritardo”. 

“Buona lezione”. 

“Grazie, a presto!”



Elijah era riuscito a evitare il Dottor Callaghan per quasi due settimane, ma aveva sempre saputo che non sarebbe durata a lungo. Non si poteva evitare l’inevitabile, specie quando si trattava di infrangere il regolamento dell’ospedale - o peggio - il giuramento che aveva sottoscritto. Quantomeno era riuscito a non far sapere nulla a Teddy fino a quel momento, ma prima o poi lo avrebbe scoperto - se lo licenziavano e gli impedivano di esercitare. Certamente Teddy non avrebbe smesso di parlargli, non era quel tipo di persona, ma il ragazzo aveva già un bel po’ di peso da reggere sulle spalle, e quella storia non gli serviva proprio. E conoscendolo, sapeva anche che si sarebbe sentito in colpa.
Ora non poteva più girare l’angolo tutte le volte che incrociava Callaghan nei corridoi ed evitare gli interventi con lui; era stato richiamato nel suo ufficio e si aspettava di trovare l’intero consiglio ospedaliero a bastonarlo.
Invece, quando entrò nell’ufficio del medico, con mani un po’ tremanti, si trovò solo questi seduto dietro la propria scrivania che sfogliava delle pergamene.
“Oh, Sanders! Accomodati pure!” lo salutò in tono cordiale e allegro nonostante le circostanze.
Elijah obbedì alla richiesta senza dire nulla, ma inarcò un sopracciglio in direzione dell’uomo più vecchio. 

“Ti ho chiamato qui per la questione Lupin”.
“Sì, sì, certo!” Elijah si impose di darsi un controllo; potevano anche mandarlo via ma quantomeno avrebbe mantenuto il suo orgoglio. Dopotutto, era un Grifondoro.  

“Mi dispiace averti fatto attendere così tanto, sono stati giorni un po’ caotici”. 

“Ehm, non si preoccupi”. Elijah era sempre più confuso. 

“Comunque sia, ho deciso di non sporgere alcuna denuncia al consiglio. Se lo avessi fatto non avresti atteso così tanto”. 

“Oh, questo… Non voglio mostrarmi ingrato, ma… Posso chiederle il motivo?”
Callaghan lasciò andare le pergamene e si appoggiò allo schienale della sedia osservando il suo studente. “Perché non mi sembra giusto. Certo, quello che hai fatto non è stato affatto corretto e… Probabilmente se qualcuno lo venisse a sapere punirebbe anche me. Ma, sono stato un giovane medico anche io e so cosa vuol dire rischiare di perdere un amico. Lupin in primis non avrebbe dovuto chiederti di operarlo e io non avrei dovuto lasciarlo fare. Ma lo abbiamo salvato e questo è ciò che conta. E’ finita bene. Vorrei però che ti ricordassi che poteva andare molto peggio, quindi… Io non dirò nulla ma ti chiederei di non farlo mai più”. 

“Ma certo, signore, certo!”
Se prima il cuore di Elijah era pieno di angoscia e paura, ora stava per esplodergli dalla gioia e dal sollievo.

“Ovviamente è superfluo dirti che nessuno deve venire a saperlo. Non voglio che si crei un precedente”.    

“Ma certo, signore. Ci mancherebbe”.

“Bene. E ora smamma prima che cambi idea”. 

Elijah si alzò velocemente dalla sedia rischiando di farla cadere e uscì dall’ufficio senza guardarsi indietro. Percorse il corridoio senza quasi accorgersene, i piedi che si muovevano  da soli per la gioia. Avrebbe mentito se avesse negato di aver avuto l’ansia in quegli ultimi giorni. 

Quando aprì la porta della stanza di Teddy, questi alzò lo sguardo dal grosso libro che stava leggendo e gli sorrise. 

“Ehi!” 



Remus non sapeva da dove avesse tirato fuori alla fine il coraggio per Materializzarsi di fronte al San Mungo - Godric Grifondoro si sarebbe vergognato di lui - ma il discorso di Harry aveva sortito un certo effetto. E poi, voleva davvero essere quel tipo di uomo, quello che fugge dai suoi problemi e abbandona la famiglia. Non lo aveva fatto nemmeno suo padre quando, per colpa di una vendetta di Greyback nei suoi confronti, era stato morso lui. Doveva assumersi le sue responsabilità. 

E così, percorse l’atrio, prese l’ascensore, superò diverse persone tra pazienti e personale e chiese quale fosse la stanza del figlio. 

Poi, con le mani sudate e il cuore che batteva forte, aprì piano la porta senza darsi il tempo di ripensarci. Teddy - come se lo avesse aspettato - girò la testa nella sua direzione e si aprì in un sorriso, uno di quei tipici sorrisi di Teddy che mettono di buon umore chiunque, con i canini leggermente allungati in mostra. 

“Papà!” esclamò in tono sorpreso. Forse pensava che fosse un miraggio a Remus effettivamente non poteva biasimarlo. Il ragazzo aveva la chitarra in grembo, ma smise subito di pizzicarlo non appena si accorse di non essere solo.

“Ciao”.

Remus chiuse la porta e si incamminò verso il letto, piano, come se volesse dare il tempo al figlio di mandarlo via. Non sapeva perché pensasse una cosa del genere, ma in quel momento non si sentiva del tutto lucido. 

“Come stai?” 

“Bene, meglio ora”.

“Bene. È un’ottima cosa”.

I due rimasero in silenzio per un po’; nessuno dei due sapeva cosa dire, come cominciare un discorso né tantomeno cosa ci fosse esattamente da dire. Remus avrebbe voluto chiedere perdono, non solo per non essere venuto prima, ma per tutto quanto, per averlo fatto finire in quel letto, per averlo quasi ucciso. Ma aveva senso chiedere scusa per una cosa del genere? 

E Teddy… Teddy voleva solo avere il suo padre, trattenerlo il più a lungo possibile.

“Mi… Mi dispiace… Per essere venuto solo ora”, disse alla fine Remus, quasi sussurrando, gli occhi bassi.

“Non ti preoccupare. È… Lo capisco”.

“Io…”.

“Aspetta!” esclamò il ragazzo interrompendolo. Appoggió la chitarra da una parte e si allungò verso il comodino aprendone il cassetto superiore. Remus lo guardò in silenzio un po’ perplesso finché non lo vide estrarre un cd in una custodia trasparente. 

“L’ho fatto per te”, disse porgendoglielo. “Ti servirà un lettore cd per ascoltarlo. Puoi farti prestare una macchina che ce l’ha”. 

“Grazie”, rispose il padre prendendolo e rigirandoselo tra le mani. 

“Prego. Ascoltalo e… Fammi sapere che ne pensi”.

“Okay”. Remus infilò l’oggetto nella tasca interna della giacca.



Remus rimase un’altra mezz’oretta circa nella stanza del figlio, finché non lo vide chiudere gli occhi e addormentarsi lentamente. Non lo volle disturbare con discorsi difficili, con quello che ha passato in quegli ultimi giorni e a dirla tutta non credeva nemmeno che fosse qualcosa che doveva riguardarlo. In fondo, il suo senso di colpa e i suoi problemi psicologici riguardavano lui e lui soltanto. Teddy era un effetto collaterale e non era giusto che lo ammorbasse con quelle cose. 

Era solo felice di averlo visto - checché ne avesse pensato - e vederlo stare bene, più o meno, vederlo sorridere e avere anche le forze di suonare la chitarra lo aveva enormemente sollevato. Non che ciò sistemasse le cose, ma era un inizio. E Harry aveva ragione. 

Fuori dalla porta andò quasi a sbattere contro Ninfadora.

“Remus!” esclamò lei sgranando gli occhi.

“Oh, ehm...”. Non fece in tempo a pensare a una frase da dirle che lei allungò le braccia in avanti e gli cinse il collo, attirandolo a sé in un abbraccio inaspettato. 

“Possiamo parlare?” gli sussurrò all’orecchio. 


Marito e moglie si accomodarono nel giardino magico dell’ospedale che per fortuna era quasi vuoto se non per un paio di anziani accompagnati da un famigliare che volevano rilassarsi. Era il posto adatto dove tenere discussioni importanti per l’aria di tranquillità che vi aleggiava. 

“Sono contenta che alla fine sei venuto”, cominciò Tonks. “All’inizio ero sicura che saresti tornato in te, ma poi… Ti confesso che ho iniziato a dubitare”.
“Io… Mi dispiace, Dora, è che... “.
“Però sono contenta che sei tornato”, lo interruppe lei alzando di colpo lo sguardo su di lui. Forse quello non era il giorno giusto per le scuse, pensò Remus, visto che continuavano a interromperlo. Si pentì di essersi seduto così vicino alla moglie, poteva scrutarlo troppo facilmente con quello sguardo intenso. 

Dora poteva avere le sembianze di una ragazzina, ma quando c’era da fare l’adulta responsabile le riusciva molto bene. 

“E a essere del tutto onesta, un po’ ce l’ho con te. Dovrai impegnarti di più se vuoi che tutto torni come prima. Io e Teddy non siamo degli oggetti che puoi prendere e lasciare a piacimento”.
“Lo so, Dora, ma… E’ difficile per me. Io non volevo che tutto questo accadesse”. 

“Lo so che non lo volevi. Lo so bene, Remus. Però la situazione è questa e tu devi smetterla con questi sentimenti distruttivi che provi dentro di te perché non stanno danneggiando solo te, ma anche tutti quelli che ti stanno attorno. E tutto ciò non ha senso perché hai visto anche tu che Teddy sta bene”. 

“Teddy non sta bene!” esclamò a quel punto Remus alzando un po’ la voce. Si guardò un attimo attorno e cercò di calmarsi. “Non starà mai bene. D’ora in poi dipenderà sempre dalle medicine, fare controlli, fare attenzione a tutto quello che fa, soffrirà durante la luna piena e potrebbe anche peggiorare un giorno… Non starà bene come una persona qualunque”. 

“Be’ sai una cosa, Remus? Credo ci siano cose peggiori nella vita. Tu devi smetterla di vedere il bicchiere mezzo vuoto. Non mi sembra che Teddy sia infelice o che sia solo. E nonostante quello che tu consideri un problema, è riuscito a ottenere tutto quello che voleva nella vita. Questo dovresti tenerlo bene a mente considerando che io e te siamo morti per permettere a lui di avere una vita migliore della tua!” 

E con quello, Tonks si alzò e lasciò solo Remus sulla panchina.


*** 


Buonsalve! Sorpresi di questo aggiornamento anticipato senza preavviso?? La verità è che settimana scorsa non sapevo cosa avrei fatto questo weekend, ma siccome domani sono a Brescia dal mio ragazzo e non mi porterò il computer dietro (né avrò tempo di aggiornare), ho deciso di aggiornare un giorno prima per non lasciarvi a secco.  

Anzi, già che ci sono vi avviso subito che ci potrebbero essere weekend in cui aggiorno il sabato anziché la domenica. Meglio così, no? :) 


Sto anche notando che questa fanfiction sta avendo un sacco di successo e la cosa mi piace molto. Continuate a leggere e recensire. Noi autori di fanfiction mettiamo a disposizione il nostro tempo e le nostre energie gratuitamente e l’unica cosa che chiediamo in cambio è ricevere un commento, anche piccolo piccolo. Ricevere apprezzamento fa sempre bene. Questo non vuol dire che non potete criticare se volete, purché siano critiche costruttive e cordiali. 


Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo dove finalmente vediamo Remus riprendersi un attimo e uscire dalla sua bolla. 


Bacioni a tutti, 

C.

   
 
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