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Autore: serejane    24/08/2020    0 recensioni
Chiunque abbia letto la saga di Harry Potter conosce Remus Lupin e Ninfadora Tonks, quello che però non sa è come sia nato il loro amore. Lei sempre solare, positiva, energica, pronta a contagiare tutti con il suo sorriso; lui riservato, inquieto, passa il tempo ad autocommiserarsi a causa della sua malattia.
Due poli opposti, il bianco e il nero, o meglio il rosa e il marrone; in che modo avranno trovato un punto d'incontro e Dora sarà riuscita a farlo capitolare?
Nella mia fan fiction vi condurrò, passo passo, lungo il percorso della loro storia e vi racconterò come due persone con, all'apparenza, nulla di simile, abbiano trovato la loro completezza insieme! ❤️
Ogni confronto è sempre ben accetto, aspetto i vostri commenti!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Dora fu svegliata di soprassalto da un urlo, si tirò su dal letto di scatto e impugnò la bacchetta. Si guardò intorno ma non avvistò alcun pericolo, era talmente abituata a stare all'erta che non si era presa nemmeno un secondo per razionalizzare.

Superato l'iniziale intontimento, causato da una brusca interruzione del sonno, realizzò di essersi addormentata tra le braccia di Remus e che era stato proprio lui ad emettere quel suono agghiacciante.

Lo vide rigirarsi in maniera agitata tra le lenzuola, tornò accanto a lui e prese ad accarezzargli la fronte e i capelli. Come una mamma che si prende cura del proprio bambino, accompagnava il gesto a parole di conforto:

«Shh... Tranquillo, è tutto a posto. Ci sono io con te...»

Lo strinse a sé, cercando di calmarlo; era sempre composto e pronto a sostenere chiunque ne avesse bisogno, ma in quel frangente le pareva così indifeso e bisognoso di affetto da commuoverla. Poteva continuare a rifiutarla, a tentare di ignorare ciò che li legava, ma non sarebbe mai stato in grado di cancellare il sentimento che lei provava. Ed era in occasioni come quella che la ragazza capiva ancora di più quanto sentisse il bisogno di amarlo, di riempirlo di quel calore di cui, ne era certa, necessitasse.

Lupin sembrò tranquillizzarsi e trovare una posizione confortevole; le si accostò ancora di più, intrecciando le proprie gambe a quelle della donna, come se desiderasse di intensificare quel contatto.

Ninfadora si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto, era da tempo che bramava sentirlo così vicino. Presto però la paura iniziò a farsi strada dentro di lei, sgretolando quel senso di beatitudine; non si erano fatti alcuna promessa la sera precedente, lui era debole per le ferite e non avrebbe potuto muoversi, ma il timore che presto l'avrebbe di nuovo lasciata non la abbandonava.

Dopo qualche minuto l'uomo riprese a muoversi e aprì gli occhi. Tirò su la testa per accertarsi di trovarsi davvero al fianco di Ninfadora e che non stesse sognando:

«Dora...» Pronunciò il suo nome e non aggiunse altro.

«Ehi, hai avuto un incubo vero? Hai cominciato ad urlare e ti ho abbracciato... Speravo di aiutarti», si sentì quasi in dovere di giustificare i suoi gesti. In effetti Remus non si era ancora reso conto della posizione in cui si trovavano, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Anche per Tonks lo era, ma non era sicura che anche lui si trovasse a suo agio.

«Mi dispiace averti disturbata», le rispose spostandole una ciocca di capelli che le copriva il viso, dietro l'orecchio.

«Non essere sciocco, sono comunque abituata a dormire poco. Piuttosto come ti senti?»

«Indolenzito e con un po' di dolori sparsi qua e là, ma tutto sommato abbastanza bene. Le tue cure sono state fondamentali», le sorrise con dolcezza e Ninfadora non poté fare a meno di accogliere con gioia i brividi familiari che la scuotevano ogni volta che lo faceva. Quanto le era mancato sentirsi così, osservarlo mentre la guardava in quel modo speciale e esclusivo. Resistette all'impulso di baciare quelle labbra incurvate all'insù per rispondere:

«Sono contenta di essere riuscita a guarirti con delle manovre basilari, almeno ti ho risparmiato un viaggio al San Mungo. In questo periodo è di gran lunga più affollato del solito. Vuoi raccontarmi che cosa ti stava turbando e quello che è successo?»

Prese a giocare con il ciuffo di capelli che gli cadeva sulla fronte, in attesa di una sua replica.

«Non dovresti riposare? Non sei di turno domani mattina?»

«Ormai non lo so neanche più quando non lo sono, lavoro in continuazione. In ogni caso te l'ho detto, mi sono abituata a ritmi di sonno del tutto diversi da quelli del passato.»

«Chi sei tu? E che ne hai fatto della Dora dormigliona che conoscevo?» La prese in giro in memoria dei vecchi tempi, in cui la voglia di scherzare non era stata sostituita da litigi e lunghe separazioni.

«Le ha rubato il posto la nuova me, quella che ha trascorso notte e giorno in attesa di un segnale dall'uomo che ama», gli disse in tono affranto, ma non duro, in fondo non lo incolpava, anche se pregava ogni istante che lui potesse cambiare idea su una possibile relazione tra di loro. Remus però rimase colpito da quelle parole, ancora una volta la consapevolezza che tutta la sofferenza di Ninfadora fosse causata da lui gli trafiggeva il cuore. Esattamente come fa una freccia, scoccata con precisione, che finisce dritta nel centro del bersaglio.

«Mi dispiace, io...»

«Lascia stare. Raccontami, per favore, non tenerti tutto dentro come al solito. Sono qui per ascoltarti», lo esortò la donna in un modo così tenero che gli era proprio impossibile rifiutarsi.

«Quando sono entrato nel branco Greyback mi ha affidato ad un compagno di stanza, Luke, quello con cui sono venuto ad Hogwarts a recuperare le erbe. Aveva il compito di controllarmi, ma ho pensato che sarebbe stato un buon punto di partenza instaurare un rapporto con lui. Così ho approfittato delle ore che trascorrevamo insieme per approfondire la nostra conoscenza; gli ho parlato di noi maghi, di come sono stato educato, ho voluto soprattutto fargli capire che esiste una realtà diversa a quella a cui era abituato.»

«Immagino che sia rimasto affascinato dalle tue parole, tu sai spiegare in un modo speciale», gli regalò un sorriso di incoraggiamento, ma lui non era certo che potesse bastargli per continuare a narrare la parte peggiore di ciò che era successo; quella di cui si vergognava..

«Beh sembrava effettivamente disposto ad ascoltare e attratto dalla possibilità di iniziare una nuova vita, così decisi di dirgli del nostro piano, del vero motivo per cui mi trovassi in mezzo a loro. Si rese disponibile ad aiutarmi, a collaborare con me nel tentativo di convincere altri compagni; nel frattempo io avrei continuato a lavorare alla pozione per non destare sospetti in Fenrir.» Si fermò, incerto sul come proseguire e Tonks, che ormai aveva imparato a capirlo più di chiunque altro, gli prese una mano e gli disse:

«Non smettere, qualsiasi cosa sia accaduta dopo non fa di te un fallito.»

«Ti sbagli, il fatto è che non avevo capito niente Dora. Ero convinto di aver riposto la mia fiducia nella persona giusta, invece mi ha tradito! Luke non era affatto cambiato, era rimasto una spia di Greyback.»

«Quindi è lui che ti ha denunciato? Dopo averti promesso supporto?» Era sconcertata, come ogni volta che si trovava davanti a esempi di cattiveria e falsità umana.

«Esatto. Ieri avrebbe dovuto far indire dal capo una riunione per mostrargli la pozione, avremmo sfruttato l'occasione per chiedergli di unirsi a noi.»

«Invece ti hanno teso una trappola...» La donna sentì gli occhi inumidirsi, Remus aveva ancora una volta subito un trattamento ingiusto e lei non sopportava di vederlo sempre più tormentato. 

«Sì, mi hanno condotto in città facendomi credere che avrebbero testato la pozione scatenando l'ira dei maghi e costringendoli a combattere. Il vero scopo era quello di umiliarmi davanti a tutti, fino all'ultimo ho creduto che non sarei sopravvissuto.»

«E come hai detto giusto poche ore fa, hai addirittura pensato di meritarlo!» Lui le si allontanò di scatto.

«Ninfadora, non capisci!? Mi era stato affidato un compito, l'unico che fossi in grado di compiere, adatto ad una creatura miserabile come me! Mi sono comportato da sciocco, mi sono fatto abbindolare dalle sviolinate di un ragazzino e ho mandato tutto all'aria. Che idea avrà ora di me Albus? Gli altri componenti dell'Ordine?», prese fiato per un istante prima di terminare, «E tu?»

«L'unica reazione da parte mia di cui dovresti preoccuparti, al momento, è quella scatenata dal sentire il mio nome, ma lascerò correre. Sei davvero convinto che qualcuno potrebbe avere minor stima di te? Andiamo, Silente in primis sapeva che sarebbe stato estremamente difficile convincere Greyback. Tu hai fatto del tuo meglio, hai sopportato per mesi una convivenza forzata e tutte le conseguenze. Hai visto del buono anche in chi non lo merita e questo Rem è uno dei tuoi migliori pregi, a volte tendi ad esagerare magari, ma è ammirevole la maniera in cui riesci ad apprezzare gli altri.»

Nonostante la debolezza l'uomo si era alzato dal letto e ora le dava le spalle. Così si avvicinò e gli posò la testa sulla schiena e lo avvolse tra le braccia.

«Non è colpa tua», gli sussurrò.

Lui si ritrasse e alzò il tono della voce:

«Smettila di trovare sempre delle attenuanti, lo è eccome! Per l'ennesima volta sono stato incapace di ottemperare ai miei doveri!» Non aggiunse altro e iniziò a raccogliere i propri vestiti.

«Che stai facendo?!»

«Me ne vado, non avrei dovuto coinvolgerti di nuovo...»

«Dove pensi di andare in queste condizioni? Sei ancora debole, ti prego riposa almeno un altro po'!» Lo guardava allibita, ancora una volta era pronto a fuggire da lei e, per quanto le sembrasse impossibile che potesse ricapitare, sentì il cuore spezzarsi.

«Non posso restare e vedere la compassione nei tuoi occhi, non merito il tuo affetto.»

«Possibile che tu non ti sia ancora stancato di dire certe assurdità? Io ti amo, lo vuoi capire?!» Ora anche lei stava urlando, dando il via libera al dolore, alla rabbia repressa e alle lacrime trattenute.

«Anche io Dora, ma questo non cambia le cose. Tu sarai sempre una meravigliosa e splendente donna e io una bestia da cui scappare.» Le diede un ultimo sguardo e proprio mentre lei stava dicendo: «Ti prego non te ne andare», si smaterializzò.

La ragazza si lasciò cadere a terra, senza forze e scossa dai singhiozzi. In innumerevoli occasioni si era costretta a resistere, ma quella notte si abbandonò alla disperazione più totale. Si concesse di sfogare tutto quel buio che racchiudeva dentro di sé, con la certezza che presto avrebbe ripreso a toglierle il respiro e la gioia di vivere.

Passarono i giorni e Tonks li trascorse in maniera abitudinaria, senza ricevere più alcuna notizia di Lupin, sperava che fosse al sicuro e non da solo, sperduto in chissà quale parte del mondo.

Ormai era la fine di Giugno, la giovane era rientrata nel tardo pomeriggio ed era stata raggiunta da Bill che non le aveva mai fatto mancare il proprio sostegno e andava spesso a trovarla.

«Allora, hai novità?» Gli domandò. Gli aveva chiesto di avvisarla se avesse ricevuto notizie dell'amato.

«È passato da noi e lo abbiamo invitato a restare. Non ha un altro posto dove andare», le rispose accomodandosi sul letto accanto a lei.

«Grazie per essere venuto, almeno ora so che è tra amici...» Avrebbe preferito di gran lunga essere lei ad ospitarlo, ma in ogni caso la notizia la rincuorava.

«Ero certo che fossi in ansia e lo sai che non sopporto di vederti soffrire», le scompigliò i capelli in modo affettuoso, come era solito fare quando erano ancora degli studenti.

«Non saresti il mio migliore amico altrimenti! Come sta Fleur?» Lui non ebbe il tempo di risponderle perché vennero raggiunti da un patronus, destinato a entrambi, che con la voce della Professoressa McGrannit richiedeva la loro presenza immediata ad Hogwarts.

Rimasero tutti e due stupiti di quello strano messaggio, ma non persero tempo e si presentarono alla scuola.

Quando arrivarono però, non trovarono solo Minerva ad attenderli, c'era anche Remus. Dora non se lo aspettava e rimase, per un attimo, interdetta. A lui invece, a quanto pare, non era sfuggito il suo essere comparsa accompagnata; le parve di notare un certo fastidio, ma fu come una nuvola passeggera, il vento la soffiò via velocemente.

«Grazie per la celerità. Silente sarà assente per qualche ora e mi ha suggerito di chiamarvi per controllare la situazione. In certi periodi più siamo e meglio è», li accolse l'insegnante di Trasfigurazione.

«Certo, quindi che facciamo? Ci dividiamo?» Fu Tonks a porre la domanda.

«Sì, tu e Remus andrete al primo piano e noi invece al secondo. Della sala comune e dei giardini si occuperanno gli Auror di turno. Inviate un patrono se dovessero sopraggiungere dei problemi», le disse Minerva facendo cenno a Weasley di seguirla.

Ninfadora prese posto accanto all'uomo e si avviarono verso le scale.

«Di guardia insieme come ai vecchi tempi eh?!» Scherzò lei, dandogli una leggera gomitata sul braccio.

«Già, adoravi riempirmi di domande piuttosto che lasciarmi in pace a leggere», replicò reggendole il gioco.

«Te lo ricordi davvero?» Si arrestarono entrambi e lei lo scrutò con occhi indagatori e colmi di speranza.

«Certo, non potrei mai dimenticare i momenti passati con te.»

Lei gli accarezzò una guancia prima di dire:

«Nemmeno io.»

Rimasero immobili per qualche istante, persi l'uno nell'altra, come se da entrambi stessero partendo scariche elettriche pronte ad incendiare il filo invisibile che li teneva legati. Sarebbe bastato un semplice passo per annullare quella distanza che tanto pesava loro e mettere a tacere il desiderio che,al pari di tanti piccoli aghi, li punzecchiava in ogni parte del loro corpo. Peccato che il momento non fosse uno dei più appropriati, scambiarsi effusioni non rientrava di sicuro tra i compiti di un sorvegliante.

Così si riscossero e ripresero a camminare in silenzio. Ci sarebbero state così tante cose di cui parlare, scuse da pronunciare per l'ennesima discussione avvenuta giorni addietro o semplicemente un cenno che confermasse che il sentimento di ognuno era vivo e costante e non aveva subito mutamenti.

Preferirono tacere però e far scontrare ogni tanto le loro mani, senza preoccuparsi di far apparire quel gesto più o meno casuale; era un modo per ricordarsi che non erano soli.

Salirono le scale di corsa, probabilmente con troppa foga, dato che Tonks non riuscì a farlo senza inciampare. Remus la sentì imprecare sottovoce e si voltò, la vide in ginocchio su uno dei gradini e con le mani davanti a sé per riparare il viso da uno spiacevole incontro con il pavimento. Per poco lui non scoppiò a ridere, poteva essere ingrigita e immusonita, ma alla fine rimaneva sempre la piccola e buffa Dora che gli aveva fatto girare la testa non appena aveva messo piede nella cucina di Grimmauld Place.

«Le vecchie abitudini non muoiono mai eh?!»

«Togliti dalla faccia quel sorrisetto, Lupin. Il mantello mi si è intrecciato tra le gambe, è tutta colpa sua.» Rispose aggrappandosi alla sua mano per ritirarsi su.

«Magari per la prossima volta la scorciamo un po'!» Perseverò nel prendersi gioco di lei, aveva bisogno più che mai di smorzare la tensione che si creava ogni volta che erano insieme.

«Geniale, davvero un'idea brillante!» Gli fece una linguaccia fingendosi offesa.

Iniziarono poi a perlustrare i corridoi dove tutto taceva. Gli studenti erano a letto e non si sentiva volare neanche una mosca. Continuarono a procedere avanti e indietro, in tutta tranquillità, per circa un'ora.

Ad un tratto però si scontrarono con Ginny che stava correndo come una forsennata.

«Tonks! Professore! Meno male che siete qui!!!»

«Che succede?» Le chiesero, in simultanea, preoccupati.

«Ci sono i Mangiamorte nel castello!» Era agitata come non mai, ma diede loro la notizia con voce ferma e sicura.

«Dove?»

«Di sopra! Ero con Neville e Luna ma ci siamo separati per cercare aiuto!»

«Prova ad andare a chiamare qualche insegnante, noi nel frattempo andiamo a fermarli», le ordinò Remus, prima di scattare con Dora verso il punto che era stato loro indicato.

Arrivati al piano superiore videro subito del fumo e una serie di scintille colorate saltare da una parte all'altra dell'androne.

Riuscirono a scorgere Bill, Minerva, i ragazzi e circa cinque o sei incappucciati. La situazione non era ben chiara e lasciava ben poco spazio per pensare o attuare un qualche tipo di strategia.

Lupin trattenne la donna per raccomandarsi:

«Ti prego fai attenzione.» Lei annuì e replicò:

«Anche tu.»

Un ultimo sguardo e si gettarono nella mischia.

Per lunghi interminabili minuti si ritrovarono in mezzo al caos. Sembravano dei soldati che avevano lasciato la relativa tranquillità della trincea per lanciarsi in mezzo agli spari. Tutti lanciavano incantesimi a raffica e, al contempo, tentavano in ogni modo di difendersi.

La scuola, un luogo che chiunque avrebbe associato a ricordi piacevoli, gioiosi, ma soprattutto emozionanti, era costretta ad ascoltare maledizioni e magie di attacco, non per il mero scopo di essere tramandate agli studenti, ma per colpire e ferire.

Anche le pareti si sarebbero volentieri ribellate a quelle gesta che non facevano altro che profanare lo splendore dell'edificio.

Nessuno era ancora caduto ma, ad un certo punto, Ninfadora vide, con la coda dell'occhio, un uomo gettarsi addosso a Bill e stenderlo. Sarebbe stato troppo pericoloso correre in suo soccorso, così provò subito a fermare il nemico con cui stava combattendo.

Dopo vari tentativi uno dei suoi incantesimi andò a segno e ne approfittò per raggiungere l'amico, solo che era troppo tardi. Riconobbe subito colui che lo aveva messo fuori gioco: Fenrir Greyback. Prima che qualcuno potesse aiutarlo, l'alfa gli aveva già affondato i denti nella spalla.

«Allontanati da lui!!!» Urlò Tonks.

«A quanto pare ci incontriamo di nuovo», le rispose strusciandosi la lingua sulla bocca per recuperare il sangue della sua vittima che gli stava colando sul mento. Lei lo guardò disgustata e con la bacchetta in posizione, pronta a ripagarlo con la stessa moneta.

«Peccato che non abbia il tempo di vedermela con te, ragazzina. Ho impegni più urgenti che mi aspettano.» Confusa lo vide seguire alcuni suoi compagni in direzione della torre di Astronomia e si inginocchiò in terra accanto al giovane ferito.

«Bill! Rispondimi!» Era inerme e non reagiva a nessun tipo di segnale. Aveva un bisogno impellente di cure ma, allo stesso tempo, i compagni stavano per essere sopraffatti dai Mangiamorte.

Remus non ebbe neanche un attimo per osservare la scena, aveva però chiaramente udito il grido dell'amata e sarebbe intervenuto se Fenrir avesse provato anche solo a sfiorarla. Provò a corrergli dietro ma fu respinto da una barriera magica invisibile, di cui non si spiegava l'utilità.

Erano rimasti da soli, i seguaci del Signore Oscuro aveva interrotto la battaglia attirati da un qualche tipo di segnale che i membri dell'Ordine non avevano colto. Tutto era accaduto talmente in fretta, che quasi non si erano accorti dell'arrivo di Piton che, senza neanche dire una parola, era riuscito a superare l'ostacolo e ad accodarsi agli avversari.

«Che cosa sta succedendo?» Dora diede voce alla questione che, non solo lei, continuava a porsi. Nessuno però sapeva trovare una spiegazione a quanto appena vissuto.

«Portiamo Weasley in infermeria, qui per il momento non possiamo fare altro», suggerì Minerva, con il suo tipico fare autoritario.

Così fecero e, ben presto, Tonks si ritrovò seduta sul bordo del letto dove era sdraiato Bill; con Lupin appoggiato ad una finestra, non troppo distante da lei.

La giovane era in apprensione e non smetteva di accarezzare la mano pallida e gelata del suo migliore amico. Sperava di osservarlo risvegliarsi quanto prima.

Ciò che accadde dopo, però, fu un qualcosa di davvero imprevedibile e devastante. Dopo l'arrivo di Hermione, Ron e Minerva, finalmente si presentò anche Harry, affiancato da Ginny. Portavano con loro la più terribile delle notizie, perché la perdita di una guida, spesso paragonabile a quella di un genitore, comporta una sofferenza indicibile da cui non è mai semplice riprendersi. Fu proprio la piccola Weasley, forte e coraggiosa, a dare ai presenti la comunicazione di quanto avvenuto:

«Silente è morto...»

«No!!!» Remus, dalla natura ferma e controllata, davanti a quelle tre parole non riuscì a trattenersi e si lasciò cadere su di una poltrona, con la testa fra le mani, in un atto di disperazione.

Dora, affranta e demoralizzata, non solo per il dolore che le causava la scomparsa dell'ex preside, ma anche per l'impotenza che provava davanti al tormento di Lupin, chiese che cosa avesse provocato il suo decesso.

Scoppiò il putiferio quando Potter confessò di aver visto Piton ucciderlo e di non aver potuto fare niente per fermarlo. Tutti erano sempre stati incerti sull'affidabilità del professore, ma Albus giurava di avere dei buoni motivi per credergli. Quella, per loro, era la prova che anche i più grandi miti di una vita possono sbagliare e valutare in maniera errata una persona.

Ognuno iniziò a dire la propria, a sfogare la rabbia nei confronti di coloro che credevano un compagno e che si era invece rivelato un traditore e un assassino. Furono interrotti dall'ingresso di Molly, Arthur e Fleur, che volevano accertarsi delle condizioni del figlio.

La madre si gettò tra le braccia del figlio che ancora non aveva ripreso conoscenza e piagnucolò:

«Figlio mio, come ti hanno ridotto! Così sano e bello e pronto per il matrimonio, si sono presi il meglio!»

«Che cosa signifie? Stai dicendo che non voglio plus sposarlo?» La attaccò la futura nuora, inferocita.

«Ma no, io...» La donna non aveva idea di che cosa rispondere, aveva parlato ma senza riflettere davvero sugli effetti, colpa dell'agitazione che le attanagliava lo stomaco.

«Questo non cambia le cose, il mio fascino basterà per les deux. Non saranno certo due graffi a fermarmi.» La bella Delacour non aggiunse altro ma fu stretta tra le braccia di Molly che voleva rimediare e scusarsi.

Tutti gli occhi erano puntati sulla coppia ma la voce di Tonks, rivolta in direzione di Remus, fece mutare il punto su cui era focalizzata la loro attenzione:

«Ecco, hai visto! Lei lo sposerà lo stesso! Se ne frega di ciò che comporterà il morso!»

«Non puoi paragonare la nostra situazione alla loro, Bill non sarà un vero lupo mannaro come me, ci renderanno simili solo alcuni tratti», rispose cercando di calmarla.

«Ma non mi importa, te l'ho detto un milione di volte e ora anche loro mi sono testimoni!» Indicò gli altri, cercando di fargli capire che se fosse stato necessario lo avrebbe urlato al mondo intero. 

«E io ti ho altrettante volte ripetuto che sono troppo vecchio, povero e pericoloso per te! Meriti di meglio e non sono l'unico a pensarlo...» Aggiunse esasperato.

«Ti sbagli Remus caro, noi concordiamo nel ritenerti alquanto sciocco!» Si intrufolò nel discorso Molly che ricevette man forte da un cenno affermativo del capo da parte di Arthur.

«In ogni caso ora non è il momento di discuterne, Silente è morto...»

«Sono certa che se fosse qui ti darebbe uno scappellotto e ti direbbe di seguire il tuo cuore», gli rispose la McGrannit contrariata.

Calò il silenzio, la comparsa di Hagrid placò gli animi riscaldati e il risveglio di Bill diete a tutti un qualcosa di nuovo a cui pensare.

Dora, ormai decisamente allo stremo delle forze, sarebbe voluta fuggire via; la sua dichiarazione aveva sortito l'ennesimo buco nell'acqua e lei non sapeva quanta resistenza potesse ancora pretendere da se stessa. Un ospite inatteso venne a cercarla e a fornirle la scusa per allontanarsi. 

«Scusatemi, non volevo disturbare ma stavo cercando Tonks.»

«John che succede?» Si alzò in piedi per avvicinarsi al collega.

«Stai bene?» Le domandò Dawlish scrutandola dall'alto in basso per accertarsene.

«Sì, è tutto a posto.» L'uomo si accorse di come i presenti lo stessero guardando incuriositi, solo Lupin lo avrebbe volentieri cacciato via, dato che aveva preso la cattiva abitudine di presentarsi nei momenti meno opportuni.

«Possiamo uscire un attimo da qui? Avrei alcune cose da dirti.» Chiese imbarazzato da quella situazione che lo faceva sentire sotto esame.

«Sì certo», la ragazza lo seguì dopo aver salutato gli altri e promesso a Bill di tornare a visitarlo.

Tutti a quel punto si voltarono ad osservare con insistenza Lupin, ma fu proprio il povero e malandato Weasley ad intervenire:

«La lasci andare così? Vuoi davvero rischiare che qualcuno te la porti via?»

L'ex insegnante sollevò la testa, con un'espressione allibita sul viso, come se si stesse destando da un lungo sonno e vedendo, dopo svariate ore, di nuovo la luce.

Non si premurò di dichiarare alcunché e corse fuori dall'infermeria. Si bloccò all'istante nel trovarsi davanti e poco distanti, i due Auror.

Dawlish le stava dicendo che Kingsley aveva concesso loro, dati gli avvenimenti, un giorno libero e che quindi era il caso di andare a riposare. Lupin però lo interruppe e si rivolse alla donna senza guardarlo:

«Se avete finito avrei bisogno di parlarti...» Tonks lo squadrò dubbiosa, trovava il suo atteggiamento indecifrabile.

«Sì certo», salutò John frettolosamente, mentre l'uomo l'aveva presa per mano invitandola a seguirlo.

«Dove mi stai portando?» Non ricevette risposta ma non dovette attendere molto perché, non appena varcata una grande porta di legno intarsiato, riconobbe l'Aula di Difesa Contro le Arti Oscure.

«Che ci facciamo qui?»

«So che sei impaziente, lo sei sempre stata, ma stavolta per favore lasciami spiegare...»

«Ti ascolto», sussurrò quelle parole, impaurita dalle sue intenzioni.

Lupin si allontanò da lei e si concesse qualche secondo; le parole di Bill avevano fatto traboccare il vaso che tanto accuratamente tentava di tenere sigillato, ma la verità era che non aveva idea di come districare il groviglio di pensieri che gli annebbiava la mente e di intavolare un discorso di senso compiuto che non confondesse anche Ninfadora. Poi, per pura coincidenza, o forse no, un caro ricordo gli donò lo spunto per iniziare.

Lei, mentre aspettava con crescente ansia, iniziò a stropicciarsi un lembo del mantello e a trattenere il fiato, senza neanche rendersene conto.

«Nella mia vita sono state tre le occasioni in cui posso dire di aver davvero visto la luce del sole e di averne sentito il calore. La prima quando ho conosciuto Sirius, James e Peter e sono diventati miei amici. La seconda quando sono entrato in questa stanza come insegnante e mi è stata concessa la possibilità di fare lezione e stare in mezzo agli studenti. La terza...» Si fermò, incatenò i suoi occhi con quelli della ragazza e proseguì:

«Quando ho incontrato te. Sei entrata nella mia vita all'improvviso, con il tuo sorriso, i tuoi capelli rosa, la tua energia, la tua parlantina, il tuo essere buffa e imbranata e, nonostante non sapessi riconoscere i segnali, mi sei entrata nel cuore sin da subito. Non potrei mai dimenticare la tua discussione con Malocchio, come ti sei schierata dalla parte dei lupi mannari senza neanche sapere che lo fossi anche io, o quando mi sei stata accanto durante la luna piena.»

Si interruppe nuovamente e, con lentezza, mosse qualche passo verso di lei.

«E sai qual'è un altro momento che non scorderò mai? La sera in cui mi hai chiesto di amarti, con una sola parola hai sgretolato il muro che mi sono costruito in tutti questi anni. Sono stato uno stupido, ottuso, avrei dovuto mettermelo in testa prima. Neanche se andassi dalla parte opposta del mondo sarei in grado di starti lontano, perché prima o poi, in un modo o in un altro tornerei sempre da te.»

Dora era sopraffatta, le lacrime avevano preso a scorrerle lungo il viso con veemenza, ogni tentativo di fermarle sarebbe stato vano. Non era in grado di proferire neanche una sillaba e lasciò a Remus il compito di continuare.

Lo vide prendere qualcosa dalla tasca:

«Come questa volta, che sono qui per rimettere al suo posto ciò che mi hai chiesto di custodire.» Le spostò i capelli con gentilezza, facendole venire la pelle d'oca non appena le sue dita entrarono in contatto con la sua pelle e le allacciò la collana che le aveva regalato, al collo.

«Non lo so che cosa ci aspetta domani, la guerra è alle porte e tutto è così incerto, ma se tu volessi perdonare e accettare un vecchio e povero lupo mannaro come me nella tua vita, ora sono pronto ad iniziare quest'avventura con te.» Il sorriso speranzoso che le regalò, al termine di quel lungo monologo, ebbe il potere di scatenare un nuovo attacco di pianto che sapeva di gioia e amore.

«Oh Remus!» Gli saltò tra le braccia e si lasciò stringere in una maniera del tutto nuova, libera e sicura; perché ora entrambi sapevano che il tenebroso futuro che li aspettava, lo avrebbero affrontato insieme.

«Sei il più testone degli uomini probabilmente, ma sei anche l'unico che potrei amare. Questa volta non ti permetterò di fuggire.» Gli disse avvicinandosi alle sue labbra.

«Non ho intenzione di andare da nessuna parte, a meno che non ci sia tu al mio fianco.»

«Sarà meglio per te, Lupin.»

«È una minaccia Ninfadora?»

«Mmm...La definirei una promessa.»

Scoppiarono a ridere entrambi prima di scontrarsi l'un con l'altro e unirsi in un bacio che suggellava il loro patto. E fu così che proprio nell'aula in cui avevano imparato o insegnato la loro materia preferita, diedero vita al loro percorso insieme. Non poteva essere il terrazzo di Grimmauld Place, la camera di Dora, o la serra di Hogwarts, quello in cui si trovavano era il luogo doveva avevano coltivato i propri sogni e non esisteva un punto di partenza migliore.

Tutto ciò che era successo quella sera e che li aveva profondamente colpiti, fu spazzato via; come un uragano distrugge tutto ciò che incontra, l'amore, con la stessa potenza, dissolve le tenebre e ricompone i cocci.

Si separarono per riprendere fiato, poi Remus le prese una mano e, uniti in quella stretta, si avviarono fuori dal castello.

A un tratto Tonks si fermò di colpo e richiamò la sua attenzione:

«Rem guarda! Una stella cadente!»

«È strano sai...»

«Che cosa?»

«Con i Malandrini abbiamo passato tante sere ad ammirare il cielo per poter esprimere un desiderio. È davvero assurdo che, stavolta, ciò che voglio non sia racchiuso nelle mie fantasie, ma qui accanto a me e che, soprattutto, risplenda di rosa.»

Dora, commossa da quella dichiarazione, prese d'istinto una ciocca di capelli e lo stesso fece lui. Le loro dita si intrecciarono tra quei fili colorati e lei, entusiasta, disse:

«Mi hai guarita!»

«Ti sbagli, se tra i due c'è qualcuno in grado di curare, sei tu amore.» Le sorrise e catturò di nuovo le sue labbra prima di riprendere il cammino.

«Dove andiamo, Remus?»

«A casa naturalmente.»

E in un attimo Dora capì; si smaterializzarono nel loro posto speciale, dove gli aveva prestato il suo libro preferito e, per la prima volta, si erano donati completamente e senza riserve, l'uno all'altro. 
   
 
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