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Autore: Dama delle Comete    24/08/2020    1 recensioni
"Tu temi di deludere tuo padre e gli altri, vero?"
Non suonò come una domanda vera e propria. Hiccup annuì di controvoglia senza aggiungere nulla. Da due anni era sopraffatto dalle aspettative altrui.
"Andiamo, non è detto che venga scelto tu! Il calice non guarda mica chi ha compiuto più imprese degli altri, è tutto casuale!" lo consolò Astrid.
"È proprio della casualità che non mi fido."

Un tentativo di riportare il Torneo Tremaghi in auge, tra vecchi amici, nuove conoscenze e difficoltà. Ma qualcuno trama per sabotare la gara.
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parte  16: Non c'è due senza tre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era una bella mattina di fine aprile, e Hiccup stava discutendo animatamente con Skaracchio di viti e bulloni.

Il custode di Durmstrang era l'unica persona in quel dannato castello a non trattenere le risate appena Hiccup nominava ingranaggi, contrappesi o leve, quindi era il solo a cui potesse raccontare di come stava andando il suo progetto senza sentirsi ridicolo. L'unico punto in cui non si trovavano d'accordo era la parte pratica della realizzazione: Skaracchio era convinto dell'indubbia superiorità degli incantesimi per la costruzione, mentre Hiccup preferiva viti e bulloni, appunto. 

Si era completamente ripreso dallo Schiantesimo che l'aveva centrato in pieno petto, e con suo padre da qualche parte sulle montagne vicine a Hogwarts aveva un sacco di tempo libero. Seguendo il consiglio di Eugene, si era messo al lavoro sullo scudo-balestra, che stava venendo piuttosto bene, e del cui nome Hiccup era ancora indeciso; Gambedipesce aveva proposto 'Balescudo', i gemelli invece avevano pensato a 'Sculestra', Moccicoso aveva suggerito 'Moccicosa', e Astrid aveva affermato che avevano tutti bisogno di una visita all'infermeria della scuola. Per evitare il linciaggio, Hiccup aveva dichiarato momentaneamente sospesa la scelta del nome. 

Quando non era occupato con la sua invenzione, Hiccup stava in biblioteca con Jack, Merida e Rapunzel, e li aiutava volentieri a studiare o fare i compiti, visti gli esami in avvicinamento. Si era addirittura arreso a introdurre irregolarmente dolciumi per convincere i tre (ma soprattutto Jack e Merida) a impegnarsi. 

Nei momenti in cui lui era con loro, Astrid si allenava nel campo di Quidditch, oppure andava a nuotare nel lago con gli altri. All'inizio se l'era presa a morte perché Hiccup aveva partecipato all'imprudente missione di salvataggio di Rapunzel senza consultarla, ma lo aveva perdonato relativamente in fretta. Un'altra persona che in un primo momento ce l'aveva avuta con lui era Dagur, che gli aveva fatto visita mentre era ancora svenuto e, a sentire i suoi amici, aveva tentato di strangolarlo per il sollievo. Tipico di Dagur. 

L'unica nota amara di quel periodo erano le parole di Stabbington, che gli strisciavano maligne nella testa prima di andare a dormire. 'Sei inutile senza di loro' gli rimbombava nel cervello quando chiudeva gli occhi, e allora Hiccup voltava il fianco e pensava a quello che invece gli aveva detto Astrid: 'Sei intelligente e coraggioso, più di tutti noi', e si addormentava cullato dal rollio della nave. 

Comunque, quel giorno di aprile Hiccup era con Skaracchio a litigare sull'utilità di chiavi inglesi e quant'altro, quando sentì una voce chiamarlo da dietro una porta del corridoio. 

"Pssst!" 

Lui guardò sospettoso la porta. Era una banale superficie di legno vecchio, nulla di particolare, quindi non poteva essere stregata. 

"Di qua!" disse la voce un po' più forte. La porta si aprì tanto bastava a far uscire un braccio che trascinò Hiccup dietro di essa, lasciando Skaracchio a un palmo di naso. 

"Ma cosa—" 

"Ssst! Io non dovrei essere qui" bisbigliò rumorosamente la piccola figura, spiando fuori nervosa. 

"Rapunzel, che ci fai nel ripostiglio delle scope, di grazia?" chiese Hiccup allibito. 

"Sono scappata" disse lei semplicemente, con un tono a metà tra l'agitazione e l'eccitazione. Non l'aveva mai vista così irrequieta. "Non ne potevo più." 

Hiccup era sempre più confuso. "Dall'infermeria, intendi dire?" 

"Ah-ah. Sono stanca di andarci un giorno sì e uno no a raccontare i miei incubi. Non serve a niente, sto benissimo" disse Rapunzel freneticamente, sempre guardando fuori dalla porta. 

"Rapunzel, sei rimasta chiusa nella Stamberga Strillante per più di una settimana. Per quanto ti sia autoconvinta, tu non stai bene" obiettò Hiccup. Lei lo ignorò totalmente. 

Il mago si rassegnò, scosse la testa incredulo e osservò l'ambiente. Erano dentro un comunissimo sgabuzzino, con le mensole impolverate e parecchi manici di scopa dall'aspetto trascurato appoggiati alle quattro pareti. L'unica luce veniva dallo spiraglio da cui la ragazza guardava il corridoio. 

Una volta soddisfatta della situazione all'esterno, Rapunzel chiuse del tutto la porta e accese la bacchetta con Lumos. Il brillio le illuminò il viso concitato. "Stavo parlando con l'infermiera, quando la donna misteriosa si è svegliata! Ho approfittato di un momento in cui è andata a prendere della Pozione Rilassante e sono andata a vedere la donna più da vicino, poi sono scappata via." 

"Da te non me lo sarei mai aspettato." 

"Lo so! Dovevo dirtelo subito, non ho resistito" disse Rapunzel quasi saltando sul posto. 

"Dirmi cosa?" domandò Hiccup, che davvero non ci capiva niente. 

"Di andare subito in infermeria, prima che chiamino il professor Nord o qualcun altro, anzi, starà già succedendo!" Rapunzel aprì la porta e lo spinse fuori. "Corri, svelto!" 

Hiccup non seppe fare altro se non fidarsi, e salì la scala di marmo verso il primo piano. 

 


 

Non sapeva ancora perché la Tassorosso avesse insistito tanto, così, quando aprì la porta dell'infermeria, non era sicuro di cosa aspettarsi. 

Come previsto, non c'era nessuno. 

Hiccup superò senza farsi sentire le file di letti fino al fondo della sala, dove le tende nascondevano quello che interessava a lui. Si fermò con la mano sul tessuto, improvvisamente indeciso, ma rifletté sul comportamento entusiasta di Rapunzel e lo scostò. 

La donna non aveva nulla di speciale. Era slanciata e atletica, con lunghi capelli castani che cominciavano a ingrigire, gli zigomi alti e gli occhi azzurri. Indossava semplici vestiti di pelliccia dall'aria parecchio vissuta, come se avesse viaggiato per molto tempo. 

Quando vide Hiccup, ebbe un sussulto di sorpresa. Parve molto disorientata. "Dove sono…? Dov'è Bludvist?" 

Si alzò con un movimento agile, per qualcuno svenuto da giorni, ma Hiccup dovette sostenerla per non farla cadere. Era stata trovata entro i confini di Hogwarts, eppure non gli diede l'impressione di essere una criminale. Parlava inglese come se non fosse stata la sua lingua madre, con una cadenza difficile da inquadrare. 

"Sei a Hogwarts" le disse aiutandola a mettersi diritta. Lei gli lasciò le mani di botto. Sembrava ancora più confusa di prima, finché non lo guardò bene in faccia per la prima volta. 

Arretrò di colpo verso il letto, a cui si sostenne, fissando Hiccup con occhi sbarrati. 

Lui, ancora con le mani sollevate, le indirizzò uno sguardo incuriosito. La donna aveva l'espressione assolutamente smarrita, per qualche motivo. 

"Non può essere" mormorò pianissimo. 

Gli si avvicinò lentamente, tendendo le dita affusolate. Hiccup, dal canto suo, fece un passo indietro, ora a disagio. Gli occhi della donna lo stavano scrutando da capo a piedi. Era più alta di lui. 

Accostò la mano al volto di Hiccup con le labbra che tremavano appena, indugiando sul suo mento. Lui si ritrasse ancora, spaventato. Sembrava che lo riconoscesse, oppure…? 

"Hiccup?" 

Per un lunghissimo, infinito istante lui rimase immobile, assolutamente inerte. 

Fece scorrere lentamente lo sguardo dalla corporatura snella di lei, al viso ovale, alle labbra sottili, ai capelli bruni, agli occhi chiari. 

…Non aveva senso. 

Erano in Gran Bretagna. 

Non aveva senso. 

Erano passati diciassette anni. 

Non aveva senso. 

Lei era morta!

"È normale che non ti ricordi" sussurrò la donna, allontanandosi nuovamente, inspiegabilmente delusa dalla reticenza di Hiccup. 

Lei era morta! 

"Cosa dovrei ricordarmi?" disse lui deglutendo forte. Lei sbatté le palpebre come per scacciare le lacrime. 

"Di tua madre." 

 


"Guarda che non scappo, se ti giri." 

Hiccup continuò lo stesso a fissarla, incapace di distogliere lo sguardo. 

È mia madre, quella è mia madre! 

"Ti dà fastidio?" chiese. Lei rise piano. 

"No." 

L'infermiera, una volta tornata dopo aver avvertito il Preside che la donna si era svegliata, aveva trovato la bizzarra scena di loro due che si studiavano a vicenda, ed era andata a dare l'allarme, o qualcosa del genere. A Hiccup non importava. 

Adesso erano entrambi seduti sul letto. Aveva almeno un milione di domande da farle, e non sapeva da dove cominciare. 

"Cosa ti è successo? So che lavoravi per la Confederazione Internazionale dei Maghi, ma papà non mi ha mai voluto raccontare i dettagli." 

"Lavoro ancora per loro, ho il compito di rintracciare ricercati di tutto il mondo" rispose la donna. "Sedici anni fa c'è stato un incidente, uno dei miei obiettivi mi aggredì, e caddi in mare. Tutti mi credevano morta, e la Confederazione mi chiese di restare nascosta, così da continuare le ricerche indisturbata, quindi mi stabilii in una zona disabitata della Norvegia. Sono venuta in Gran Bretagna sei mesi fa per catturare un trafficante di uova di drago."

"E lo hai seguito fino a Hogwarts?" 

"Non so come ho fatto a superare i confini, forse ho involontariamente approfittato del passaggio di Bludvist, mentre lo seguivo, e sono riuscita a entrare" disse lei pensosa. 

"Ma perché era diretto qui?" si chiese Hiccup. La donna tormentò il bordo delle lenzuola. "Non ne ho idea, lo avrei interrogato, se non si fosse accorto di me e mi avesse attaccata."

Ecco perché l'insegnante di Trasfigurazione l'aveva trovata priva di sensi, pensò Hiccup. 

"Accidenti, quando papà lo saprà…" 

"Stoick è qui?!" Valka fece un salto, allarmata. 

"Certo" disse lui sorpreso. "Siamo qui per il Torneo Tremaghi, ma adesso non è al castello, sta dando la caccia a un professore. È una storia complicata, in pratica stanno cercando di far saltare tutto, questo tizio e la preside di Beauxbatons..." 

Improvvisamente, la porta della sala si spalancò. Hiccup intravide da dietro le tende Nord, Madama DunBroch, Skaracchio e suo padre fare il loro ingresso accompagnati dall'infermiera. 

Ottimo tempismo, papà. 

"Ha detto qualcosa?" chiese il Preside marciando insieme agli altri. 

"Be', ecco, sta parlando con Haddock, professore, non sapevo cosa fare, e…" 

"Come sarebbe a dire 'Haddock'?" fece Stoick aggrottando le sopracciglia. La madre di Hiccup si mosse agitata sul letto. 

"Intendevo dire suo figlio, signore, il ragazzo con le lentiggini…" 

I passi si fecero più veloci. 

"Figlio?" disse suo padre scostando con forza le tende, seguito dagli altri adulti. Guardò Hiccup, poi guardò Valka, e lasciò cadere la bacchetta. 

La donna stavolta riuscì ad alzarsi senza cadere, dando le spalle a Hiccup, che osservò i due stringendo nervoso le labbra. Suo padre era a bocca aperta. 

"...Valka, sei tu?" 

Nel sentire il proprio nome, la donna sussultò, strinse i pugni e annuì. 

Nord, meravigliato, fece un cenno a Madama DunBroch, e i due si ritirarono dietro le tende, lasciando loro della privacy. Skaracchio, che era forse il più scioccato di tutti, li seguì senza dire niente. Vedendo sua madre con l'aria da animale braccato, anche Hiccup si mise in piedi. 

"Cosa… dove sei stata per tutti questi anni?" disse Stoick avvicinandosi con cautela. 

"Non sai quanto mi dispiace, avrei voluto dirtelo, ma la Confederazione mi aveva chiesto di fingere di essere morta!" si sfogò lei. "Mi ha spezzato il cuore lasciarvi così, ma le cose a casa erano così tese, e litigavamo ogni volta che nominavo i babbani, e tu…" 

"Valka…" Suo padre era sempre più vicino a lei. 

"Mi dispiace, è stato un gesto egoista... e tu, Hiccup" la donna si voltò verso di lui, tormentata, "potrai mai perdonarmi? Sono stata una madre orribile." 

Il ragazzo non aveva preso quell'aspetto in considerazione, almeno non ancora. La sorpresa di averla ritrovata gli rendeva difficile pensarci. 

"Io… io non lo so" ammise. "Ma non credo di essere arrabbiato, insomma, ero davvero piccolo quando è successo. Papà?" 

Era abbastanza allarmante che non avesse ancora pronunciato una parola, positiva o no, e stava angosciando sua madre. 

"Stoick, ti prego, di' qualcosa." 

Lui, ormai di fronte a lei, le appoggiò con delicatezza un palmo sulla guancia, mosse silenziosamente le labbra e poi mormorò: "Du er så vakker." 

Hiccup sentiva solo il suo respiro, mentre i due si scambiavano un bacio, in lacrime. Era come se l'ultimo pezzo di un puzzle fosse stato ritrovato e fosse andato al suo posto, completando un quadro perfetto. Sorrise, sempre incredulo.

"Finalmente!" esclamò Skaracchio, sbucando da dietro le tende e abbracciandoli stretti, compreso Hiccup, suo malgrado. Il custode doveva aver perso la pazienza, evidentemente. 

Hiccup si lasciò stringere e nascose il volto sul petto di suo padre, asciugandosi gli occhi senza farsi vedere. 

 

 

 


 

 


La giornata di Merida stava andando benissimo, finché non era arrivato quel ragazzino a chiamarli. 

"Il Preside vi vuole nel suo ufficio" affermò dondolando le braccia e fissando Jack con ammirazione. "Tutti e quattro." 

"Va bene, Jamie, grazie" disse Jack scompigliandogli i capelli, mentre quello trotterellava via. Merida gli rifilò un'occhiataccia malevola. 

"Non abbiamo fatto niente, vero?" disse Rapunzel preoccupata, togliendosi la ghiaia dalla gonna. Si erano concessi un pomeriggio di tranquillità in riva al lago, lasciando perdere i libri per un momento. Astrid era sulla nave con gli altri studenti di Durmstrang per una festa di compleanno, se Merida aveva capito bene. 

"Forse vuole congratularsi per il nostro intervento alla Stamberga" ipotizzò speranzoso Jack, che dopo aver raccontato della vera ragione per cui i suoi erano divorziati era molto più allegro. Credeva che loro si sarebbero scandalizzati, che assurdità! 

"Certo, si sprecherà in lodi infinite, davanti alla nostra bravata" ribatté Hiccup ironico, raccogliendo le pergamene con i progetti che stava loro mostrando. Da quando sua madre si era svegliata era spesso di buonumore, anche se la signora Haddock era quasi sempre a cercare Black con suo padre, quindi non si vedevano spesso. 

"Andiamo" brontolò Merida prendendo a calci il suolo. Doveva immaginarselo, che se sua madre non le aveva fatto la ramanzina, ci avrebbe pensato Nord. 

Salirono al terzo piano e dissero la parola d'ordine ('Bastoncini di zucchero') che garantiva l'accesso all'ufficio del Preside. Hiccup, l'unico di loro a non esserci mai stato, rimase incantato dall'impressionante quantità di giocattoli che riempivano lo studio. C'era di tutto, dai soldatini che marciavano da soli, ai peluche che facevano il verso degli animali, dagli aeroplanini che svolazzavano sul soffitto, alle bambole che facevano l'inchino e agitavano la mano al passaggio degli studenti. Il più bello di tutti, e il preferito di Merida, era il trenino incantato che gironzolava per la scrivania su cui sedeva Nord, che sorrise ai ragazzi vedendoli entrare. 

"Prego, sedete!" 

Agitò la bacchetta e quattro poltroncine apparvero di fronte al tavolo. Loro si sedettero incerti. Il trenino sbuffò vapore e fischiò. 

"Voleva dirci qualcosa?" chiese diplomaticamente Rapunzel. Nord batté le mani. 

"Stamattina ho parlato con signor Fitzherbert di incidente di marzo, ora vorrei sentire vostra opinione." 

"Opinione?" ripeté Merida. 

"Esatto" annuì il Preside. "Questa storia di Gothel ci è sfuggita da mani e dobbiamo raccogliere informazioni da tutti. Gothel era Direttrice di Fitzherbert, quindi ho chiesto di raccontarmi di lei, ma voi avrete opinione diversa, soprattutto signorina Corona." 

Rapunzel si guardò le ginocchia, accigliandosi al ricordo. "Io credo di aver capito che Madama Gothel fosse d'accordo con il professor Black, ma la faccenda degli unicorni non c'entra. Li ho sentiti parlare della 'gloria del Torneo', o qualcosa del genere." 

"Come sapete, Torneo Tremaghi in passato non ammetteva Mezzosangue o Nati Babbani. Mia pancia mi dice che lui, Gothel e terza persona stanno tramando per rovinare gara. Vogliono che solo Purosangue partecipino" rifletté Nord, grattandosi la barba candida. 

"Lo sapevo che non dovevamo fidarci di Black" borbottò Jack. "Quelli interessati alle Arti Oscure nascondono sempre qualcosa. Senza offesa, Hic" aggiunse guardandolo con la coda dell'occhio. Lo sapevano tutti che Durmstrang dava molta importanza a quel tipo di magia, anche se veniva insegnata a scopo difensivo.

Lui sbuffò e mimò una smorfia di offesa fintissima. 

"La mamma di Hiccup non era sulle tracce di un venditore illegale di uova di drago, un certo Bludvist? A dicembre abbiamo visto un uomo con un mantello di squame ai Tre manici di scopa, forse è lui il terzo sabotatore" suppose Merida, ricordandosi dell'aria sinistra di quel tipo. 

"In stesso periodo è venuto straniero a proporre di usare draghi per ultima prova, ma non sapevo di suoi traffici. Fortuna che ho rifiutato sua offerta" disse Nord, osservando afflitto il trenino che sfrecciava sulla scrivania fischiando allegro. "Resta solo da sperare che signori Haddock trovino lui e Black. Se riuscissero in loro piani sarebbe disastro per Hogwarts… per tutti noi." 

Non avevano molto altro su cui speculare, perciò vennero congedati poco dopo. Guardando fuori dalla finestra, Merida notò che era quasi ora di cena. 

"Secondo voi cercheranno ancora di ostacolare lo svolgimento del Torneo?" si domandò Rapunzel arrotolandosi una ciocca bionda intorno al dito. Ripensare al suo periodo di prigionia doveva averla turbata. 

Merida le appoggiò una mano sulla spalla. "Forse no, dopotutto il loro piano è stato scoperto. Sarebbe da stupidi uscire di nuovo allo scoperto." 

"È comunque possibile che ci riprovino" ribadì Hiccup. "Soprattutto tu, Jack, stai attento. Se è vero che non vogliono che la 'purezza' del Torneo venga intaccata, tu che sei un campione Mezzosangue e hai messo loro i bastoni tra le ruote sarai un bersaglio." 

"Sissignore" rispose Jack, ma l'attenzione di Hiccup si era spostata verso uno studente di Durmstrang molto alto che passava di lì. 

"Aspettatemi un attimo" disse andandogli incontro. Gli altri lo videro rivolgersi a quel tipo dai capelli scuri e le spalle larghe, abbastanza vicini da sentire cosa si dicevano.

"Ciao, Eret" disse Hiccup avvicinandosi a grandi passi. L'altro lo squadrò alzando un sopracciglio. Merida non gli aveva mai parlato, ma ricordava vagamente un certo Eret a cui Astrid aveva accennato molti mesi prima. 

"Ehi" salutò lui. Dalla sua reazione era chiaro che non erano particolarmente in confidenza. 

"Scusa, ma se non ricordo male i tuoi gestiscono una riserva di draghi in Finlandia, vero?" chiese Hiccup. 

"Sì. Perché ti interessa?" rispose Eret, ora vagamente incuriosito. Hiccup scosse le spalle. 

"Mi chiedevo se il nome 'Bludvist' ti dice niente. Conosci qualcuno nel campo della cura dei draghi che si chiama così? Oppure un commerciante di creature magiche..." 

"In effetti mi pare di averlo già sentito" disse Eret, illuminandosi. "Ma sì, i giornali ne hanno parlato per mesi: qualche anno fa l'hanno beccato a trafficare uova di drago. La notizia aveva fatto scalpore perché diceva di volerli usare per bruciare le case babbane della zona."

Era decisamente una scoperta inquietante, e combaciava con quanto sapevano. Hiccup premette per avere maggiori informazioni. "Ti ricordi altro?" 

Lui ci rifletté a lungo. "Era saltato fuori qualcosa sul suo passato… sulla sua famiglia, forse? Non ricordo bene, è stato parecchio tempo fa." 

Hiccup fece un gran sorriso, lasciando Eret perplesso. "Grazie mille." 

"Ehm, figurati, Haddock." 

Hiccup tornò da loro con espressione soddisfatta. "Adesso ho qualche indizio su cosa cercare in biblioteca. Ho tempo fino alla terza prova, che è..." 

"Il 24 giugno" completò Merida. "Spero davvero che ti sbagli. Ci mancherebbe un altro incidente." 

"Non c'è due senza tre" commentò Jack sardonico. 
















Note

Ehi, finalmente un capitolo che mi soddisfa! Non so quanto sia riuscita a rendere giustizia alla scena secondo film, ma l'incontro tra gli Haddock credo sia venuto bene. La frase di Stoick significa a grandi linee 'Sei bellissima', stando a Google, e sì, è un riferimento a quello che dice nel film. 

Ah, lo scudo-balestra di Hiccup prende spunto da quello che usa nella serie TV, fidatevi che sarà importante. 

So che ho dato molta importanza a Hiccup, finora, ma come ho detto ho scritto questa storia per me, e lui è il mio preferito (si vede molto, credo), quindi è parecchio presente. 

Purtroppo questa pace sarà momentanea, dopotutto è ora dell'ultima prova… 

Grazie per aver letto fino a qui! 


  
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