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Autore: BabaYagaIsBack    28/08/2020    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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(Sì, il disegno è mio e sì, è Katarina)

X

Passo dopo passo, in un percorso a ritroso che Katarina faticò a ricordare, riuscì a tornare in quella che pareva essere una zona di Londinium più rispettabile, ma non seppe dirsi con certezza se fosse rispuntata nella parte giusta della città. Le vie si rassomigliavano tutte ai suoi occhi stanchi, inoltre non aveva prestato la corretta attenzione ai dintorni durante l’inseguimento della zână - l’unica cosa certa, si ricordò un po’ a malincuore, era il nome di quello stravagante e fatiscente bordello, dove fate e fauni davano orgasmi in cambio di mance, portafogli, e qualche anno di vita, trasformando i loro sventurati clienti in succubi bavosi.

Come fosse possibile, che un luogo del genere esistesse in un Paese affiliato con la Chiesa della Vergine Oscura, era qualcosa che la donna non seppe spiegarsi e, guardandosi attorno, quasi confusa, si soffermò su ognuno dei passanti alla ricerca di un particolare, uno solo, capace di darle risposte.
Sì, anche a Roma, Viennsburg, Nuova Parigi e in moltissime altre capitali del Vecchio Continente era possibile trovare qualche creatura del Mundi Obumbratio intenta a portare avanti il proprio commercio di pozioni, testi eretici, erbe, cristalli, armi e tanto altro, ma lì, per quelle strade affollate, a Miss Bahun parve che Londinium fosse ben diversa. Gli umani non temevano, né schifavano, le cosce sode delle Figlie di Titania, men che meno ritenevano gli Exilati della feccia, insulsi doppiogiochisti ancora capaci di far del male; ma perché? Per quale ragione non comprendevano il pericolo?
Eppure, era certa, nei suoi venticinque anni di vita aveva visto le tragedie peggiori essere perpetrate proprio dagli eredi dei Corvinus, ma anche dai membri del Piccolo Popolo. Villaggi interi erano stati ridotti in ginocchio da licantropi privi di remore, esattamente come le vite dei giovani erano state succhiate via dai loro colli pallidi a causa di qualche ripugnante vampiro. Madri e padri avevano scoperto nelle culle dei loro figli i corpi deformi di troll, fate, fauni e molto altro ancora, mentre qualcuno si era ritrovato a piangere sul corpo bubbonico di un caro, baciato e soffocato nelle profondità più oscure del mare da letali sirene. 
E lei aveva visto tutto ciò - forse persino di più. 
Aveva camminato tra pozzanghere di sangue evitando carcasse, aveva esaminato cadaveri costretta a inalare il puzzo dei loro umori. Si era ritrovata a perdere conoscenti e a erroneamente sacrificare innocenti per riuscire a debellare solo una piccola parte della piaga che affliggeva quel mondo, ma agli abitanti della capitale dei Possedimenti di Britannia pareva che tutto ciò fosse oscuro. Ognuno di loro, seppur possibile vittima delle atrocità peggiori, camminava con infinita spensieratezza, accettando la presenza della minaccia come prede consapevoli dell’imminente fine. Possibile?

I piedi di Katarina presero a rallentare l’andamento, fino a fermarsi. Immobile su un marciapiede affollato, la donna si rese conto di non capire assolutamente quell’atteggiamento. Una passività così evidente nei confronti di tali mostri era per lei un vero e proprio scempio, eppure non seppe come affrontare l’annichilante coscienza che per quelle persone fosse normale. Sapevano di camminare accanto ai loro aguzzini, ma non gl’importava.
«Oh, la Vergine sia lodata! Miss Bahun!» Un richiamo, non molto lontano dalle sue spalle, la fece voltare nella direzione da cui era venuta e, con un certo fastidio, si ritrovò a posare gli occhi sulla figura di Lord Terry, intento a sventolare la mano in cielo per farsi vedere - come se il suo metro e ottanta abbondante, unito a quei terribili baffi color carota, non fossero sufficienti a farlo spiccare in mezzo alla folla. Credeva davvero che un esorcista abituato a cacciare di notte potesse farsi sfuggire la sua presenza alla luce del giorno?
Beh, se il  vânător in questione era lui, pensò Katarina, forse non era cosa poi così ovvia.

Tirando un sorriso, ben lontano dall’essere sincero, la donna attese l’arrivo del compare senza muovere un singolo passo e, quando questi finalmente le fu di fronte, si poggiò una mano sul petto a sottolineare la fatica della corsa: «Sono minuti che vi cerchiamo, Iddio! Non avevate detto che sareste stata alla caffetteria?»
«Invero, Lord Terry...» ed ecco che, come aveva presupposto, il momento di mentire era infine giunto. Ammettere la verità avrebbe certamente mandato in fumo il suo piano per ottenere informazioni anche dal fronte nemico, soprattutto non conoscendo ancora il modus operandi dei suoi nuovi - e momentanei - colleghi. Seppur gli abitanti di quell’eccentrica città sembrassero predisposti ad accettare ogni forma di libertà senza grandi polemiche, Katarina non possedeva alcuna certezza che quei due avrebbero sostenuto il suo iter professionale - certamente, se si fosse trovata a casa propria, gli altri membri dell’Ordine non avrebbero visto di buon occhio i suoi modi così rozzi, loschi, lontani dalla morale richiesta dalla Santissima Sede.

«Il problema è che, potrete notarlo da voi, credo di essermi persa nel tentativo di trovarne una!» Gli zigomi presero a farle male, ma non cedette; doveva dar l’impressione di essere innocua, il minore dei loro mali, anche se il sangue che le scorreva nelle vene era sinonimo di ben altro.
«Eppure siete andata via correndo, Miss. Solitamente è un atteggiamento che si ha quando l'obiettivo è chiaro e non lo si vuole perdere».
La donna al cospetto di quella affermazione sussultò e, inesorabilmente, il sorriso si fece meno teso. Aveva compreso bene? Era dalle labbra dello stesso Lord Julius Terry che aveva chiesto a un vampiro se fosse in casa, in pieno giorno, che una simile affermazione era uscita? Faticava a crederlo, eppure confidava nel proprio udito abbastanza da non arrovellarsi troppo sulla questione. Forse tanto scemo quell’uomo non era, anche se glielo aveva fatto credere - e, al cospetto di una simile evenienza, Miss Bahun doveva assicurarsi di non dargli modo di metterle i bastoni tra le ruote - non ora che aveva messo in moto la propria personalissima strategia.
«Vi assicuro che era così. Ero certa di averne scorta una però… sì, insomma, la stanchezza deve avermi tradita» muovendo una mano poco sotto al viso e mimando gesti che solitamente si sarebbe risparmiata, troppo teatrali per i suoi gusti, cercò di distrarre il collega dalla propria espressione sempre più forzata: «quando sono arrivata dinanzi alle vetrine mi sono accorta essere una… brutărie (panetteria)».
Il gesticolare della cacciatrice si interruppe di colpo con il concludersi della frase e, con altrettanta repentinità, anche l’uomo fu scagionato dalla malia delle sue dita affusolate e nascoste in parte dietro alla pelle dei guanti.
«Brutarie… sì, qualsiasi cosa sia» l’uso di termini rumeni parve confonderlo a sufficienza da permetterle un sospiro, ma in un angolo recondito di sé sapeva di star camminando accanto a un precipizio. «Ci avete fatto preoccupare, ve ne rendete conto? Vi ricordo che siete sotto alla nostra tutela! Voi qui siete un’ospite, non possiamo assolutamente permetterci di perdervi tra le strade di Londinium vista l’attuale situazione di disagio e tutte quelle creature che rovinano il nostro rip-»
«State respirando?»
Le sopracciglia di lui si alzarono quasi fino a sfiorare l’attaccatura dei capelli, così come le palpebre sbatterono più volte in un evidente stato di sorpresa. Il Lord si raddrizzò per osservarla meglio, ma nel compiere tale movimento non fece altro che apparire ancora più alto di quanto già non fosse, una sorta di quercia in mezzo a un giardino di cespugli. 
«Sono abbastanza vivo da supporre di farlo... sì, mia cara, direi che sto respirando. Certo, non bene come mio solito, sapete, l’allergia ai pollini mi crea un certo disagio, ma lo faccio. Vi ringrazio per l’interessamento, siete davvero un’ottima osservatrice» un sorriso un po’ timido comparve sotto ai baffi sapientemente arricciati e Katarina proprio non se la sentì di svelare che, il suo quesito, era dato solo e semplicemente dalla curiosità di sapere come fosse possibile dire tante parole senza mai fare una pausa.
«In effetti non siete il primo a dirmelo…»
«E’ una dote da non sottovalutare nel nostro lavoro».
«Concordo, Lord Terry» ammise, tirando nuovamente il sorriso e domandandosi se anche lui, in realtà, l’avesse sviluppata e stesse quindi solamente fingendo di essere così rintronato. «E a proposito del nostro lavoro, come è andato l’incontro con l’Exilati?»
«Senza la vostra esuberanza a minacciare l’incolumità dei nostri protetti, Miss, direi bene, seppur non a sufficienza» stavolta, a risponderle, fu Suzu. Al di là della schiena del collega, il maestro delle polveri da sparo fece la sua comparsa. Un’espressione indecifrabile, dalla sfumatura divertita però, gli raggrinziva i lati della bocca, facendo chiedere a Katarina da quanto tempo li stesse ascoltando; dopotutto, nel marasma che erano le strade di Londinium alla luce del giorno, non era riuscita ad avvertire la sua presenza fino a quando lui stesso non aveva deciso di rivelarsi; un dettaglio che la mise notevolmente a disagio.
«Cosa vorreste dire?»
L’orientale le si avvicinò con una certa lentezza, porgendole il braccio. Miss Bahun rimase qualche istante ferma, lo sguardo poggiato sulla manica sotto cui era certa si nascondessero le abrasioni dell’ultimo scontro a cui l’uomo aveva preso parte. Dubitava fortemente che accettare quell’invito fosse la scelta migliore, dopotutto ancora non aveva inquadrato nessuno dei due vânător che le erano stati affiancati per quella missione: c’erano momenti in cui le sembravano degli incapaci, altri in cui il loro lato violento e pericoloso emergeva senza preavviso in lampi incontrollati. Più li osservava più nella mente le si andava a formare un'unica domanda: c’era da fidarsi di loro? Non ne aveva idea. Temeva che si potessero rivelare meno competenti di quanto quegli sporadici momenti le facevano credere - e affidare la propria vita a qualcuno che poteva metterla a repentaglio era certamente la decisione peggiore da prendere, lo sapeva fin troppo bene, per questo amava lavorare da sola.
Così, senza troppi complimenti, rifiutò l’invito: «Mi perdonerete, ma non sono donna che si appoggia a un uomo per percorrere la propria strada».
Suzu annuì, abbassando l’arto.
«E voi perdonerete me se mi permetto di dire che dalla figlia di Emil Bahun non ci si potrebbe aspettare diversamente».
Katarina fece finta di non trovare quell’affermazione fastidiosa, ma in cuor suo avrebbe preferito che il nome di suo padre smettesse di venir associato a lei per qualsiasi tipo di ragione - essere frutto del suo sperma non la rendeva in alcun modo simile a lui. Era e sarebbe sempre rimasta il risultato collaterale di un coito interrotto troppo tardi. O almeno, per quel che poteva ricordare, quella era stata la definizione che Emil stesso aveva deciso di utilizzare per descriverla.
Volgendosi, la donna prese a muovere i primi passi lungo la strada. Intorno a lei il caos sembrava essersi attenuato, ma non a sufficienza da permetterle di distinguere con nitidezza ogni cosa la circondasse.
«Ad ogni modo, per rispondere alla vostra domanda, il nostro incontro è stato pressoché inconcludente. Miss Palvin non ha saputo dirci nulla più di quello che Mister Gregory ha avuto l’onore di rivelarci».
«Quindi dal niente siamo passati al nulla, o sbaglio?» Ritmicamente, l’enorme valigia della cacciatrice rimbalzava sulle sue gambe, scandendo con piccoli tonfi la passeggiata.
Suzu sorrise, abbassando il capo. I lunghi capelli neri, avvolti in dreadlock alle volte colorati, alle volte ornati da perle esotiche, probabilmente in legno, permettevano solo a piccoli ciuffi di scappare dal groviglio per sfiorargli la fronte e addolcirgli i tratti, facendolo apparire un po’ più giovane di quel che in realtà doveva essere - e chissà se, come per i guanti e l’abito un po’ più morbido, anche quell’acconciatura era stata scelta per motivi professionali.
«Avete un modo d’esprimervi assai peculiare, Miss, ma non posso negare che sia un’osservazione corretta».
Una nota di piacere pizzicò l’orgoglio della donna, facendole sfuggire dalle labbra una sorta di risata sottile. Amava sentirsi dare la ragione. 
«E prima che vi esponga il mio piano, Whiteman, come pensate di agire ora?»
L’altro si umettò le labbra, ma la sua espressione non parve mutare in alcun modo. Era divertito, o forse infastidito da tanta saccenza, ma non per questo provò a ostacolarla - rispetto a Julius, silenzioso alle loro spalle, Suzu sembrava comprendere quando fosse tempo di tacere, concordare o ribattere.
«Vi sarebbe ancora un Exilati da incontrare, ma qualcosa mi dice che non sia di vostro interesse fargli visita».
«No, infatti» estraendo dalla tasca il proprio orologio in argento, Katarina valutò quanto tempo le fosse rimasto prima del tramonto: meno di una manciata d’ore - troppo poco per indagare ancora, e al limite della sufficienza per concedersi un riposo adeguato per affrontare la prima notte a Londinium. Doveva quindi scegliere, ma per farlo erano necessarie alcune informazioni. «L’obitorio è molto lontano?»
«Non credo sia un posto adatto a v-» con un’occhiata di tralice da sopra la spalla, Miss Bahun mise a tacere l’uomo dietro di lei. Julius parve davvero venir fulminato, tanto che le sue guance persero un po’ del colore e il suo viso cercò appiglio altrove, allontanandosi da lei. Seppur grande e grosso, non doveva essere abituato ad avere a che fare con donne del suo calibro, vanătôr in gonnella temprate dai freddi inverni est europei e da esercizi marziali privi di alcuna pietà per sesso ed età.
«Almeno mezz’ora di strada, mia cara» tossì dopo qualche secondo, continuando però a evitare il suo sguardo.

Trenta minuti non erano affatto irrilevanti, non in un simile contesto e con alle spalle solo sporadici pisolini su scomodissime panche di legno in una seconda classe eccessivamente affollata. A grandi linee, soppesò, per far visita ai cadaveri ritrovati sino a quel momento avrebbe dovuto rinunciare al riposo tanto anelato, alla doverosa cena e alla propria già lacunosa pazienza - per non parlare dell'alcol. La sua fiaschetta era ancora terribilmente vuota, i colleghi invece parevano tutto tranne che amanti delle bevute da bettola e lei, purtroppo, non aveva alcuna idea di come raggiungere un bancone e un oste disposto a servirla per poche monete a bicchiere - o boccale.
Insomma, se desiderava riprendersi dal viaggio sfiancante doveva fare un passo indietro e decidere quanto, quella gita tra salme vivisezionate e tanfo di decomposizione, fosse importante per la perlustrazione notturna.

Non a sufficienza, si rispose dopo qualche secondo. Dracul certamente non si sarebbe fatto trovare con facilità; non era né uno stolto né un uomo amante delle attenzioni altrui, quindi il massimo che avrebbero potuto incontrare durante la prima ronda sarebbe stato qualche neofita esaltato o creature di poco conto - tutti diavoli che Katarina era certa di poter contrastare, vista l'esperienza pregressa.

«Ebbene,» sospirò: «sappiamo quale tappa ci attenderà domani in tarda mattinata. Ora, di grazia, torniamo all'Istituto e organizziamoci per la notte. Ho bisogno di alcune informazioni e di sapere cosa aspettarmi con più precisione» e, schioccando la lingua, senza però essere certa di essere sulla strada giusta, Miss Bahun aumentò il passo. A dire il vero, non le importava affatto di far trapelare l'urgenza del sonno e, men che meno, desiderava passare altro tempo con quei due se non necessario.

   
 
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