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Autore: MaryFangirl    30/08/2020    6 recensioni
Uno psicopatico si aggira per la città, causando una prima vittima. Quanti omicidi commetterà prima di venire arrestato? City Hunter indagherà, ma una questione personale verrà a intromettersi...
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Questa storia è una traduzione dal francese all'italiano; i dettagli dell'originale li trovate subito sotto.

 

Titolo storia originale: Un jour, tu m'appartiendras

Link storia originale: http://hojofancity.free.fr/WorkDisplay.php?v=2&st=1&series=1&choix=0&fm=&status=&s=659&t=

Link autore: http://hojofancity.free.fr/Auteurs.php?v=2&a=1101

 

Salve a tutti ^^ se avete deciso di leggere un'altra delle storie che vi propongo dal vasto mondo delle fanfiction francesi, vi ringrazio di cuore :) ritengo che il genere possa essere giallo/thriller, ma non manca mai un po' di sentimentalismo, con venature di dramma e azione...insomma, un bel mix che a me è piaciuto e spero sia così anche per voi.

Non aggiungo altro e vi auguro buona lettura!

 

 

Mentre la notte prendeva il sopravvento sul caldo e abbagliante sole di quel giorno d'autunno, curiosamente l'atmosfera si rinfrescava man mano che la notte ingoiava ogni angolo blu del cielo. I pochi passanti tiravano su il bavero delle loro giacche, mentre si affrettavano ulteriormente per non dare tempo al freddo di infilarsi nella più piccola fessura.

In un fragile fruscio, una leggera brezza faceva roteare le foglie morte sul terreno, disperdendole in un valzer vertiginoso.

Un'andatura smorzata schiacciava senza cura i cadaveri delle foglie per giungere a nascondersi nell'angolo buio di una strada la cui animazione si risvegliava alla luce di pallide stelle.

Mimetizzato da un imponente edificio, le sue dita si tesero leggermente su un mattone mentre la sua attenzione si attardava su una figura femminile, un po' volgare, che approcciava gli uomini con parole accattivanti o seducenti.

Mentre i lampioni e le altre luci notturne lampeggiavano per espandere uno sfarfallio diffuso, sui marciapiedi fiorivano ragazze di strada, sagome femminili spuntarono dall'oscurità, trasudando lussuria. La bassa temperatura non sembrava sfiorare le creature seducenti il cui sangue caldo riempiva la leggerezza dei loro abiti. Le donne vestite in modo oltraggioso aspettavano pazientemente l'inizio del quotidiano declino, apparendo come un vampiro che si allontana dalla sua tana, per spogliare le loro vittime alla ricerca di amore.

Riprendendo il suo cammino, la spia tornò in fretta al suo veicolo; il cacciatore doveva agire rapidamente perché la sua preda non doveva essere portata via.

Con passo moderato, la sua lussuosa auto sfiorò il marciapiede per fermarsi all'altezza della succulenta bionda che si affrettò a individuarlo. Ancheggiando, passandosi una mano tra i lunghi capelli chiari e con un sorriso che allungava le sue labbra di un rosso fiammeggiante, la donna si accostò alla portiera.

“Cosa desideri, mio caro?” chiese con voce soave.

“Sali dietro!” si limitò a dire lui seccamente, tamburellando per l'impazienza sul volante con le dita guantate.

Scrollando le spalle e sistemando la scollatura, la giovane donna obbedì e si sedette comodamente sul sedile posteriore in un gesto lento e carezzevole, sollevando consapevolmente la gonna corta per rivelare ulteriormente la curva delle sue gambe al suo futuro cliente.

Fissandola dallo specchietto retrovisore, un sorriso misterioso illuminò il volto del conducente; non essendole scappata quell'aria entusiasta, la donna si lasciò scivolare lievemente sul sedile per posarsi sul poggia-testa del sedile anteriore.

“Cos'hai in serbo per me? Dal tuo sorriso, penso che vivrò una serata memorabile”

“Neanche te lo immagini” fece il conducente, bloccando la portiera.

“Ma cosa fai?” si preoccupò improvvisamente la giovane donna, insistendo sulla maniglia che si rifiutava di funzionare.

“Adesso ci divertiamo!” aggiunse lui senza il minimo accenno di calore nella voce mentre un vetro divisore si sollevava tra la parte anteriore e quella posteriore del veicolo.

Con un gesto disperato, la giovane donna cercò di fermare la chiusura del divisorio facendoci scivolare le dita e, con forza, insistere nel senso opposto per mantenerlo aperto, ma invano. Accanendosi nuovamente sulla maniglia della portiera, un brivido percorse la sua spina dorsale mentre un'ondata di panico si insinuava nelle sue vene, facendo scomparire totalmente la sua accattivante sicurezza.

“Non serve a niente resistere! Ora sei mia!” ridacchiò lui, mettendo in moto.

Al timbro di quella voce troppo dolce perché apparisse rassicurante, le lacrime scesero sulle guance della giovane donna il cui mascara lasciò solchi nerastri sugli zigomi. Martellando di pugni rabbiosi il vetro, i suoi ululati attutiti dal rivestimento dell'abitacolo e il suo crescente terrore deformarono il suo bel viso.

La vita sembrava proseguire il suo corso, completamente ignara dell'angoscia della giovane donna, mentre il suo futuro pareva tutto tracciato. Con un ritmo più regolare, l'auto entrò gradualmente nel traffico; la figura femminile spiccava dal parabrezza mentre i pugni feriti picchiavano ferocemente il lunotto. Con i suoi singhiozzi disperati, cercò di attirare l'attenzione dei nottambuli, ma non servì a nulla. Erano tutti troppo assorbiti dallo spettacolo allettante delle prostitute che sfoggiavano il loro fascino per attirare i clienti. Quella visione le fece improvvisamente male al cuore, ma urlò in un ultimo appello:

“Aiutatemi! Vi prego...” implorò, affondando sul sedile, sommersa dalle lacrime.

Con l'auto ormai immersa nel flusso del traffico, la donna dovette arrendersi che non sarebbe stato possibile fuggire. Con disgusto e disprezzo verso se stessa si rese conto che la sua ultima visione sarebbe stata un marciapiede affollato di prostitute che gesticolavano verso i viziosi. La sua scomparsa avrebbe solo lasciato campo libero alle sue rivali, nessuno avrebbe pianto per la sua perdita. E comunque, qualcuno se ne sarebbe accorto? Che pena.

“Serviti da bere!” le ordinò lui.

Meccanicamente, lei obbedì e prese delicatamente un bicchiere, lasciandovi danzare il liquido rosato. Fissando il drink un'ultima volta e con un gesto frettoloso, deglutì l'alcolico che le lasciò una scia ardente al passaggio.

-Forse ubriacandomi, soffrirò di meno- pensò ironicamente.

Come rassegnata alla sua triste sorte, riprese la sua posizione iniziale e si raddrizzò dignitosamente mentre le lacrime continuavano a scorrere sulle sue guance. Stringendo le gambe e sistemando i vestiti, con le mani sulle ginocchia fissò dritto davanti a sé: le apparve una sola traiettoria...quella della sua imminente morte.

Chiudendo gli occhi, come per proteggersi da quella realtà, le sue labbra si mossero in parole impercettibili, certamente una preghiera; una lacrima solitaria si fece strada tra le sue lunghe ciglia per morire sul palmo della sua mano che stringeva il tessuto della corta gonna.

A poco a poco, le sue membra diventarono insensibili e fu vinta da un'intensa stanchezza; appoggiandosi pesantemente sul sedile, la sua guancia si incollò al rivestimento in pelle e con uno sguardo vuoto di ogni espressione i suoi occhi chiari si chiusero lentamente, e sicuramente non si sarebbero più riaperti.

Le sue dita lasciarono il bicchiere con lo champagne che finì sui suoi piedi, vacillando sul tappetino scuro, al ritmo imposto dalla velocità del veicolo.

 

 

Stringendo con premura lo scialle sulle spalle, Kaori, con un sacco della spazzatura, percorse i pochi metri che la separavano dal contenitore dei rifiuti.

“Che tempaccio!” sospirò. Poco fiduciosa, attraversò il cortile privo di luce a causa dell'illuminazione troppo vetusta che si era interrotta durante la settimana.

“A cosa serve avere un'associazione di proprietari!” brontolò tra sé, scrutando ogni angolo buio.

Arrivata finalmente a destinazione, sospirò sollevata e mentre con un sinistro scricchiolio sollevava il coperchio, un gatto randagio infelice di essere stato disturbato durante il suo banchetto, uscì miagolando. Con un piccolo grido acuto, lei lasciò il coperchio e in un baccano infernale sobbalzò per poi mettersi una mano sul petto.

“Dannato gatto, un giorno mi farai morire” borbottò, passandosi le dita tremanti sulla fronte.

Facendo delle smorfie per il suo sforzo, alla fine lasciò andare il peso nel contenitore puzzolente e si voltò indietro. Il vento si alzò nuovamente, trascinando sulla sua scia i fogli di un giornale abbandonato; sistemando i lembi del suo scialle, Kaori si curvò per avanzare sula sua strada ma uno strano brivido la paralizzò sul posto.

Il ronzio del motore di un'imponente auto si udì in lontananza per farsi più nitido ad ogni secondo. Con difficoltà, Kaori riuscì a svoltare e vide solo il veicolo grigio metallizzato sfilare davanti ai suoi occhi, senza interrompere la sua vivace corsa.

 

 

Spettatore silenzioso dalla finestra del loro appartamento, Ryo fissava la coraggiosa che si era ostinata a voler portare fuori la spazzatura quando lui aveva semplicemente detto:

“Può aspettare fino a domani mattina”

In quel momento lei si era lanciata in un monologo scontroso sui microrganismi che proliferavano frettolosamente nei rifiuti, mettendo così a rischio la loro salute. Ascoltando ciò che aveva detto, lui si era seduto pesantemente sul divano, sospirando e rispondendole di getto:

“Se è una questione di vita o di morte, puoi andare da sola. City Hunter è un duo, no?” aveva detto con un sorriso provocatorio.

Conoscendo la sua paura del buio, lo sweeper aveva pensato di dissuaderla perché ricordava ancora la mano di lei serrata nella sua mentre attraversavano il cortile per tornare a casa dopo un invito al Cat's Eye.

Quella sera, lui aveva voluto soltanto passare un momento piacevole, l'uno tra le braccia dell'altra, guardando un film che alla fine avrebbe fatto piangere lei e lui sarebbe stato felice di consolarla.

Invece, tutti quei piani erano crollati a causa di alcune semplici parole.

“Allora vado io” aveva sbuffato lei scontenta.

Kaori aveva preso il tutto come una sfida: come aveva fatto lui a non vedere quello scenario incombente all'orizzonte? Forse per l'abitudine di prenderla in giro senza pensarci, eppure conosceva il suo carattere.

Con un gesto energico, la giovane donna aveva afferrato il sacchetto di plastica e con un'andatura scattosa, tinta di malcontento, era uscita borbottando 'che lei non era una che si lasciava impressionare'.

Attento e soprattutto protettivo, Ryo si era recato alla finestra guardandola da dietro la spessa tenda che decorava il soggiorno. Un ghigno era apparso sulle sue labbra quando aveva visto la figura femminile avanzare esitante e scrutare l'oscurità. Crogiolandosi in quello spettacolo divertente, il suo sorriso svanì gradualmente per rivelare un volto duro che intensificò il suo sguardo nero. Rapidamente si precipitò giù per le scale per raggiungere la sua pelle, mentre il pericolo si profilava non lontano da lì.

 

 

Incapace di distogliere lo sguardo dall'attrazione in movimento, Kaori fece qualche passo verso la corsia del traffico, ma una mano forte l'afferrò per un polso.

“Ma cosa fai?” la interrogò duramente.

Avendo sentito il turbamento prendere possesso della sua compagna che lo fissava con grandi occhi spalancati, lui avanzò verso di lei e con un leggero tocco le sistemò il tessuto lanoso.

“Non correre mai rischi sconsiderati” le disse con voce più calma.

“Cos'era?” chiese la giovane donna.

“Non lo so, ma sono sicuro che non sarebbe stato bello incrociare il cammino di quella persona”

Dopo un breve silenzio, Kaori lo guardò.

“Ma che ci fai qui, comunque?” chiese la giovane donna accigliata, incrociando le braccia sul petto.

“Beh...cioè...ti ho vista lottare con la spazzatura e sono venuto per darti una mano” cercò di giustificarsi grattandosi la testa e ridendo stupidamente.

“No, no, no. I tuoi vecchi trucchi non funzionano più, Saeba” disse, scuotendo il dito indice in segno di negazione. “Eri preoccupato per me” concluse sorridendo.

“E allora, è una brutta cosa?” brontolò, allontanandosi da lei e mettendo il broncio.

“No...ma sei troppo carino!” disse lei, baciandolo sulla guancia e ridendo allegramente.

Con un gesto delicato, lui sfiorò l'impronta delle sue labbra sulla sua guancia mentre lei tornava verso l'edificio di mattoni rossi e la imitò, andandole dietro.

“È tutto quello che hai da dire...che sono carino?!”

Senza rispondere, lei gli offrì uno dei suoi sorrisi più radiosi e proseguì per la sua strada.

“Vedrai se sono carino!” sorrise lui maliziosamente.

Mentre la porta di ingresso si chiudeva dietro di loro, delle grida scherzose risuonarono nel corridoio, poi si sentirono dei passi frettolosi sui gradini per terminare quell'interludio birichino con lo sbattere di una porta d'appartamento.

 

 

Pochi minuti dopo, il veicolo entrò in una strada sterrata privata; le piccole pietre scricchiolavano sotto le gomme che ora procedevano lentamente. Spegnendo il motore, il passo veloce del conducente schiacciò a sua volta il terreno e con un gesto rapido aprì la portiera posteriore. Ancora una volta, un ampio sorriso apparve sulle sue labbra mentre sfiorava la guancia della 'addormentata' con la punta delle dita, per sistemare una ciocca chiara dietro l'orecchio.

Dirigendosi in fretta verso l'hangar non lontano da lì, riapparve con una sedia a rotelle che condusse, con eccessivo entusiasmo, lungo i pochi metri che lo separavano dal veicolo. Posando la sedia contro l'abitacolo e afferrando il corpo appesantito tra le braccia, trascinò la giovane donna priva di sensi che brutalmente posizionò sul 'carretto'.

Ancora una volta, con espressione gioiosa e fischiettando, si voltò per prendere un sentiero lastricato di pietre grigie chiazzate. La piccola vettura sussultò allegramente, soffrendo dell'implacabilità del suo guidatore, mentre quest'ultimo si infilava su uno stretto sentiero meno accogliente dove l'arredamento era molto meno caloroso.

Dopo alcuni istanti, smise di avanzare ai margini di un lungo labirinto di pareti rocciose. Con un gesto lento, quasi cerimoniale, aprì una porta accuratamente nascosta nella roccia che colpì la parete adiacente come al rallentatore; il suo sguardo e i suoi lineamenti riflettevano la sua malsana ammirazione o eccitazione di fronte allo strano decoro che si stendeva davanti. Quell'espressione inquietante poteva essere paragonata a quella di Ali Baba di fronte ai preziosi tesori contenuti nella grotta dei quaranta ladroni, eppure quel posto gli era famigliare, ma riscopriva con gioia non mascherata quel luogo che si era preso tanta cura di confezionare.

Immobilizzò rapidamente la sedia a rotelle nella stanza di un bianco immacolato e con qualche difficoltà sollevò il corpo gravoso della sua futura vittima.

Sotto i colpi della testa che urtava senza tante cerimonie sulla superficie trapuntata della barella, la giovane donna aprì lentamente gli occhi le cui pupille chiare vennero violentemente aggredite dalla luce abbagliante. Le palpebre svolazzanti si adattarono alla luce ma ben presto notò con paura che solo i suoi occhi sembravano in grado di muoversi.

Le sue pupille si affrettavano a vagare in quell'ambiente misterioso e sembravano essere l'unico modo per lei di cercare di comunicare con il suo rapitore.

Di schiena, non riusciva a vedere il suo viso ma il respiro ansimante e le folli risate che sfuggivano dalla sua gola non la rassicuravano. Un brivido attraversò tutto il suo corpo facendo rizzare ogni poro della sua pelle come un'onda che si infrange contro le rocce.

Con un movimento improvviso, che l'avrebbe sicuramente spaventata, il suo aggressore si voltò; il suo essere, come posseduto da una forza demoniaca, distorceva i suoi lineamenti ancora al limite dell'angelico.

Le pupille della giovane donna si dilatarono all'istante, riflettendo il suo panico per quella circostanza; il suo sguardo incontrò la lunga lama affilata del coltello da macellaio che lui teneva saldamente nel suo palmo. Con un movimento del polso, fece riflettere l'alone biancastro sulla lama perfettamente affilata che accarezzò meticolosamente ogni parte del corpo della sottomessa. In piedi sopra di lei, le mani giunte sul manico del coltello e lo stesso sorriso di soddisfazione sulle labbra, abbatté il coltello che trovò il suo fodero nel cuore della sua vittima.

Un alito di sgomento fuggì dalle labbra rosse della prostituta mentre un rigagnolo di sangue appariva all'angolo della sua bocca.

 

 

Sussultando nel letto, Kaori si raddrizzò urlando dal terrore; il letto, completamente in disordine, mostrava l'irrequietezza della dormiente. Allertato dalle urla della sua compagna, Ryo si precipitò fuori dal bagno e apparve nella loro stanza per sbrigarsi a raggiungerla.

“Kaori! Che succede?” la interrogò, accarezzando il viso della giovane donna dove brillavano gocce di sudore.

“Non lo so! Quella figura...” balbettò lei con difficoltà, mentre le sue pupille spalancate e i suoi spasmi violenti rivelavano il terrore della sua notte.

Prendendola delicatamente tra le braccia e cullandola teneramente contro di sé, lui cercò di rassicurare la giovane donna tremante. Sempre immersa nell'angoscia, Kaori lottò un po' prima di riuscire a lasciarsi andare in quel rifugio sicuro, riconoscendo finalmente il calore del suo amante.

Con gesti dolci, Ryo voleva calmarla come meglio poteva; baciandola sulla tempia e accarezzandole lentamente la schiena, il suo respiro divenne più caldo e cedette il passo a un ritmo rilassante e regolare. Il sonno la catturò di nuovo.

“Non permetterò mai a nessuno di farti del male!” sussurrò, baciandole i capelli corti.

Stringendo di più la sua fidanzata, lo sweeper venne condotto a sua volta nel mondo dei sogni, sempre tenendo amorevolmente la giovane donna contro di sé.

 

 

Ora che la vita sembrava essere sfuggita al corpo femminile attraverso la ferita aperta e sanguinante, lo sconosciuto si chinò sulla sua vittima per sussurrarle all'orecchio:

“Un giorno mi apparterrai...” confessò ironicamente.

Rimuovendo la lama luminosa dal petto contuso, iniziò a tagliare con cura ogni ciocca bionda per dare ai capelli un'apparenza più selvaggia e ribelle. Non poco soddisfatto del suo lavoro, il suo viso si illuminò.

“Le assomigli di più adesso” confessò, sfiorando con le dita guantate la 'addormentata'.

Sistemando con cura i lati di un sacco per cadaveri sulla sagoma esanime, spinse poi la barella dall'altra parte della stanza. Con un gesto improvviso, come qualcuno che getta via la spazzatura di casa, ne rovesciò il contenuto attraverso un portello che si apriva sulla scogliera sottostante. Battendo le mani, come orgoglioso di essersi sbarazzato del suo fardello, tornò nella stanza per spegnere le luci. Fermandosi sulla soglia, il suo sguardo si perse nella penombra.

“Tutto questo è per te” concluse visualizzando il volto della sua ambita vittima.

 

 

Il timido sole autunnale s'infilava attraverso le fessure e l'allegro cinguettio degli uccellini tirarono Kaori fuori dal suo sonno. Sospirando, si rese immediatamente conto di essere prigioniera tra le braccia del tenebroso sweeper che mostrava, in quel momento, un raro momento di tranquillità.

Con aria felice, osservò l'addormentato e lasciò un delicato bacio sulle sue labbra, dicendo:

“Grazie per essere sempre al mio fianco” sussurrò.

Con un sorrisino, l'uomo rimase tuttavia immerso nei meandri di un sonno profondo. Fuggendo con cautela dalla sua accogliente prigione, Kaori si diresse in bagno dove l'attendeva una tonificante doccia. Sotto il flusso rilassante, rivisse parzialmente le immagini del suo incubo e, scuotendo il capo, cercò di cancellare i frammenti di quel morboso ricordo.

“Smettila di pensarci, vecchia mia!” si rimproverò, asciugandosi vigorosamente.

Infilandosi gli abiti comodi scelti il giorno prima, un semplice paio di jeans blu e un maglioncino bianco, scese in cucina per preparare una ricca colazione che avrebbe aspettato pazientemente il suo orco.

Bevendo una tazza di the verde e sgranocchiando un toast imburrato, Kaori decise finalmente di andare alla stazione, sperando di trovare la richiesta di un potenziale cliente.

In fondo alle scale, lanciò un'ultima occhiata al piano superiore.

“Ti lascio dormire come preferisci stamattina, mio caro, ma non abituarti” sorrise maliziosamente. Prendendo la sua borsa e sistemandola sulla spalla, uscì dall'appartamento; saltellando, scese in fretta i vari gradini e si trovò sulla soglia dell'edificio. Proteggendosi dal sole splendente che spuntava nonostante le poche nuvole grigiastre, la giornata sembrava migliore di quella precedente. Ad un andatura più ritmata, si immerse nella strada dove i pochi passanti sembravano felici quanto lei del cambiamento del tempo.

Guardando a destra e a sinistra, attraversò il viale per camminare sul marciapiede dove si susseguivano attraenti boutique; proprio in quel momento, una grossa macchina si insinuò nel traffico mattutino. A velocità moderata, il veicolo sembrava scrutare i passanti, ma indugiò sulla progressione attenta della donna.

 

 

Nel frattempo, nell'appartamento, squillò con forza la suoneria di un telefono; ringhiando di scontentezza e piazzandosi il cuscino sopra la testa, Ryo cercò, come meglio poté, di reprimere quell'attacco mattutino.

“Kaori, per favore rispondi” brontolò. “Kaori!”

Non ottenendo risposta e sondando attentamente l'ambiente circostante, dovette arrendersi all'evidenza che la giovane donna se n'era andata.

Con un gesto lento, sollevò la cornetta.

“Saeba!”

“Bene, pensavo che non ci fossi!” sbuffò l'ispettrice.

“Anche io sono felice di sentirti!” disse lui beffardo, sedendosi sul bordo del letto.

“Scusami, ma stamattina sono in ballo con un caso complicato. Nel canale, un pescatore ha fatto una bizzarra scoperta...abbiamo recuperato il corpo di una giovane donna...e i miei superiori vogliono a tutti i costi che mi occupi io della faccenda, come se non avessi altro da fare!” si infuriò.

“Ma non sei la grande Saeko Nogami?” la stuzzicò, pulendosi le orecchie.

“Smettila di scherzare! È comunque un omicidio! Secondo le prime osservazioni e soprattutto visto il suo abbigliamento, sarebbe una giovane donna di trent'anni...certamente una prostituta. Quindi, visto che conosci bene il settore e soprattutto passerai più inosservato di un agente di polizia, dovresti raccogliere informazioni”

“E io cosa guadagno?” sospirò.

“Un appuntamento!”

“Sarei lusingato, ma mi dispiace! Sai bene che sono un uomo impegnato ora” disse con l'aria più seria del mondo.

“La mia infinita gratitudine?”

“Diciamo un servizio, se sarà necessario”

“Va bene” sospirò lei. “Ci vediamo tra due ore al Cat's Eye”

“Ok!”

Riagganciando il telefono, Ryo si alzò con calma dal letto e indossò i suoi soliti pantaloni scuri e istintivamente, con lo stomaco ruggente, scese in cucina dove lo richiamava l'inebriante profumo di una colazione pantagruelica. Afferrando una tazza di caffè e infilando grossolanamente un toast spalmato di marmellata tra i denti, si diresse verso la finestra spalancata.

I suoi occhi scuri impiegarono una frazione di secondo per individuare la familiare figura femminile. Sembrava in piena ammirazione davanti a una vetrina...forse di lingerie.

Sentiva già le premesse di una folle passione carnale per la notte successiva, cosa che gli provocò un sorriso accattivante e una risata gutturale.

Ma rapidamente le sue sopracciglia si corrugarono e, come un'aquila che sonda la sua preda, si affrettò a individuare il veicolo sospetto che si approcciava alla giovane donna.

“Kaori, non avvicinarti!” gridò suo malgrado dalla finestra.

Lasciò cadere la tazza che riversò il liquido marrone e fumante sulla moquette ben curata, prese la giacca al volo e corse giù per le scale.

 

 

Sentendo l'appello proveniente dalla lussuosa auto, Kaori si avvicinò, ma presto il passeggero posteriore l'afferrò per il polso e la spinse con forza nel veicolo.

“Ma cosa fa? Mi lasci!” ringhiò, lottando.

Ryo, arrivando di corsa, non poté fare a meno di ruggire rabbiosamente il nome della sua fidanzata, ma la giovane donna non riuscì ad avere la meglio sul suo avversario e gli lanciò uno sguardo sconvolto, per poi venire catturata all'interno del veicolo.

  
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