Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
Segui la storia  |       
Autore: Sarah_lilith    30/08/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
- - -
Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo

 

 

Non mi resi nemmeno conto di essermi diretta verso l’armadio. In preda ad un batticuore che mi pompava violentemente il sangue nelle vene, raccolsi una divisa viola con annessa sottoveste nella mia parte dell’armadio e lasciai che la vestaglia scivolasse via dalle mie spalle.

-Dobbiamo muoverci- mormorai infilandomi la biancheria e incominciando a indossare la veste interna, i movimenti ormai sicuri nonostante il buio che era nuovamente calato nella stanza. 

Era stato facile imparare la mia routine mattutina, ormai. Dato che erano passati poco meno di due mesi da quando ero arrivata a Yunmeng per la prima volta, mie era diventato familiare lo stile di vita semplice che mi ero imposta.

Mi svegliavo quasi all’alba, mi lavavo il viso nella ciotola fresca che si trovava sempre sul comodino, quindi mi coprivo coi vari strati di seta e lino pregiato che variavano dal viola al nero. Di solito a quel punto venivo raggiunta da Jiang Cheng che, sempre leggermente assonnato e fin troppo nudo, appoggiava il viso sulla mia spalla e mormorava degli improperi verso il mio stile di vita mattiniero.

Ridevo, il più delle volte. Poi lo costringevo ad indossare qualcosa e lo trascinavo a fare colazione.

Mi sto abituando a tutto questo, mi dissi mentre mi allacciavo la sottoveste, attraversata da quella preoccupazione come spesso accadeva, negli ultimi tempi. Non sembra neppure che io voglia tornare a casa. 

Le mie riflessioni vennero interrotte dalla voce del cultore che intanto era rimasto immobile alle mie spalle, il viso rivolto verso la finestra.

-Cosa stai facendo?- mi domandò con un sospiro stanco. Io gli lanciai un breve sguardo con la coda dell’occhio e mi infilai i pantaloni di pelle scura che mi aveva regalato Jin Ling per proteggermi le gambe durante gli allenamenti.

Erano i più comodi che avevo, nonché i più sicuri e resistenti.

-Mi sto vestendo, dovresti farlo anche tu- risposi afferrando alla cieca una delle sue divise e lanciandogliela, spingendo verso di lui il suo paio di stivali con un calcio. Quando mi accorsi della calma con cui si accingeva a indossarli, però, mi spazientii -Jiang Cheng, datti una mossa!- gridai esasperata.

Non sprecai nemmeno del tempo per mettermi le mani sui fianchi ed elargirgli un rimprovero coi fiocchi. Preferii invece inginocchiarmi a terra per allacciare i miei, di stivali, assicurandomi che fossero ben stretti.

Sentii i suoi passi avvicinarsi e vidi le sue gambe coperte dalla stoffa scura dei calzoni entrare nel mio campo visivo. Alzai di poco il viso per incrociare i suoi occhi, accorgendomi che aveva indossato solo parzialmente la divisa e che il suo petto era scoperto.

Sbuffai esasperata e ripresi il mio lavoro.

-Tu non verrai- asserì piegandosi al mio livello, in bilico sulle piante dei piedi e con i gomiti appoggiati sulle cosce. La sua espressione seria non variò nemmeno quando lo guardai sbattendo le palpebre confusa.

-É la tua frase preferita o cosa? La usi fin troppo- scherzai rialzandomi, seguita subito dal Capo Clan -Certo che vengo, a Gusu c’è Elisa- spiegai alzando le spalle.

In fondo era ovvio che mi sarei infilata in quella spedizione, quindi perché provava a fermarmi? Avrebbe dovuto sapere che non c’era verso di impedirtelo, se non quello di chiudermi a chiave nella stanza.

-Sarà diverso dall’ultima volta- mi avvertì con tono accondiscendente, incrociando le braccia al petto e mettendo in mostra i bicipiti, gonfi per via di quella posa -Non porto ragazzine in un combattimento aperto- specificò con un mezzo sorriso che fece sparire in fretta quando si rese conto di quanto male presi quell’insinuazione.

Ok, finora ho provato ad essere diplomatica, ma sta volta mi ha stancato.

Mi misi dritta e sollevai il mento, per nulla intimidita dalla differenza di altezza e potere che ci separava. Con i pugni chiusi sui fianchi, presi fiato per prepararmi alla lotta.

-Mi pare di averti già dimostrato che so cavarmela con l’arco- gli ricordai scuotendo il capo per spostarmi i capelli dietro la schiena. Poi sventolai una mano davanti al suo viso per farlo stare zitto ancora un po’ -Se mi verranno vicino, agiterò la spada finché i nemici non moriranno, ok?- detto ciò gli diedi le spalle e recuperai dalla mia borsa, ormai abbandonata sul mobile vicino all’armadio, un elastico ancora utilizzabile.

-No- fu la secca risposta che ricevetti davanti all’evidente diplomazia che stavo dimostrano nonostante le sue irragionevoli richieste. Spazientita, persi lil controllo per abbastanza da lanciargli un’occhiata furiosa da oltre la spalla.

-Jiang Cheng, non ho chiesto la tua opinione- sospirai scocciata mentre mi legavo le ciocche castane in una coda bassa e la stringevo più possibile, rendendola difficile da sciogliere.

-Già, perché la risposta rimarrebbe no- chiarì ancora una volta, questa volta con tono definitivo.

Questa sua idea secondo la quale poteva darmi ordini che avrei dovuto eseguire come un cane mi fece uscire del tutto dai gangheri. Lo fronteggiai, amareggiata dal suo comportamento.

-É della mia migliore amica che stiamo parlando! Non permetterò…- venni interrotta dalla sua mano che, artigliandomi il braccio con forza, mi portò più vicino a lui con uno strattone violento.

A pochi centimetri dal suo viso distorto dalla rabbia, trattenni il respiro mentre i suoi occhi violetti mi trafiggevano.

-Tu non sai nulla di com’è un vero scontro! Questa è guerra, Cristina, non si tratta di tirare qualche freccia al cielo sperando di colpire il bersaglio- ringhiò adirato scuotendomi quando provai a interromperlo -Abbiamo solo una vaga idea di chi abbiamo davanti, quindi non correrò rischi inutili. Non farò venire nemmeno Jin Ling, se ti fa sentire meglio- aggiunse, come se questo sistemasse tutto.

Io mi scrollai di dosso la sua mano e feci un passo indietro con gli occhi socchiusi, un sentimento oscuro che mi nasceva dentro e si gonfiava come una tempesta nel mio petto.

-Scherzi?! Pensi che paragonandomi ad un quindicenne tu mi abbia in qualche modo lusingato?- sbraitai incontrollata.

Normalmente non avrei rivolto alla leggera un insulto simile in direzione del ragazzino, ma la rabbia mi scuciva sempre la bocca più di quanto fosse lecito. Quando ero presa da un litigio troppo animato, solitamente la cosa finiva a pugni, però.

Non sarebbe stato questo il caso.

-Quel quindicenne almeno sa come non farsi ammazzare!- ribatté l’uomo davanti a me alzando gli occhi al cielo come se il paragone non andasse nemmeno preso in considerazione, talmente era assurdo.

-Non usare quel tono con me, ti avverto- lo ammonii al limite della pazienza, ormai praticamente urlando ad un volume tale che chiunque nella magione ci avrebbe potuto sentire -Verrò e basta, non hai nessun diritto di impedirmi qualcosa- spiegai poi con un’alzata di spalle.

Prova anche solo a tirare fuori la faccenda della consorte ed io giuro che… non completai il pensiero che Jiang Cheng aveva già preso fiato per parlare.

-Sei la mia consorte- dichiarò infatti gonfiando il petto e assumendo quella sua fastidiosissima posa da padre-padrone che detestavo con tutta me stessa. Se voleva buttarla sul maschilismo, aveva sbagliato persona.

-Vuoi che chieda il divorzio subito o quando torniamo?- sibilai inviperita con lo sguardo che lanciava lampi, a differenza dell’anello che l’uomo portava al dito, che per qualche motivo era rimasto di freddo acciaio e non brillava di fulmini -Non sono la tua schiava ne’ una tua prigioniera- dissi ancora.

Sperai di aver risolto la questione quando lo vidi coprirsi il viso con i palmi e lo sentii sospirare sconfitto. Purtroppo invece sembrava ancora molto determinato nel ribadire ciò che aveva ripetuto fino ad ora, nel momento in cui incrociò nuovamente il mio sguardo.

Se avesse continuato così avrei spanto il suo sangue sul pavimento nel giro di poco.

-Smettila di lamentarti, non cambierò idea- mi assicurò serio e anche un pochino scocciato, quasi fosse lui la vittima della situazione, quello che aveva ragione e invece veniva contradetto.

-Nemmeno io- asserii battagliera.

Jiang Cheng mi riservò un’occhiata rabbiosa e si massaggiò la radice del naso con le dita. Sembrava sull’orlo di una forte emicrania, e io sperai con tutto il cuore che la testa gli stesse scoppiando.

-Già- ammise ad evidente malincuore. Lasciò che le ciocche ancora scelte gli sfiorassero le spalle mentre scuoteva il capo amareggiato -Forse hai ragione- aggiunse facendo un passo avanti e venendomi incontro.

-Che cosa…?- tentai di domandare anticipando le sue mosse.

Non feci nemmeno in tempo a completare la frase che lo vidi alzare un braccio per coprirmi gli occhi con la mano, una smorfia quasi malinconica che gli piegava le labbra all’ingiù. Percepii un’ondata di potere spirituale investirmi e d’improvviso non fui più capace di tenere gli occhi aperti. 

Gli artigliai la carne del petto alla cieca cercando di ribellarmi stringendo le dita sulla sua spalla nuda e graffiandoli la pelle con le unghie. Non servì a molto, comunque, anche se il gemito di dolore che gli strappai mi soddisfò almeno un poco mentre perdevo conoscenza.

Sentii le sue braccia sorreggermi, impedendomi così di cadere a terra mentre il cultore mi sollevava come se fossi poco più pesante di una piuma.

Maledetto stronzo! fu il mio unico pensiero prima di svenire, gonfio di furia e risentimento. 

 

 

Aprii gli occhi con la rabbia che mi rendeva amara la saliva, la bocca impastata e la testa dolorante.

Mi ritrovai ad osservare il soffitto di legno della camera in cui mi ero abituata a dormire prima di trasferirmi negli appartamenti di Jiang Cheng. Non vedevo quella stanza da settimane, quindi impiegai qualche secondo a riconoscere le venature scure delle assi che mi sovrastavano.

Restai a fissare la struttura per lunghi minuti, cercando nel frattempo di sciogliere il nodo che mi stringeva la gola. Mi veniva da piangere a tal punto che mi morsi il labbro per non lasciar uscire i singhiozzi, ma non ero davvero triste.

Più che altro furiosa.

All’improvviso sentii un colpo di tosse al mio fianco e voltai la testa quel tanto che bastava per osservare Jin Ling, inginocchiato composto al mio capezzale. Chiusi gli occhi per qualche attimo e respirai profondamente prima di parlare.

-Ha chiuso qui anche te o sei il mio cane da guardia?- mormorai senza una particolare intonazione, pronta a qualunque cosa mi stesse per dire.

Nel primo caso l’avrei compatito, ma se, d’altra parte, avesse complottato con lo zio per tenermi prigioniera il suo destino sarebbe stato segnato. Per una cosa simile avrei potuto reagire in modo piuttosto violento.

C’era una finestra davanti al letto: sarebbe stato facile lanciarlo da lì direttamente dentro il lago, per vendetta.

-Mi ha ordinato di non andare con lui. Io ho obbedito- rispose il giovane, salvandosi dalla possibile defenestrazione -Ho saputo che eri qui e sono venuto a farti compagnia- aggiunse incrociando i gomiti sul materasso nello spazio libero vicino al mio busto e appoggiandovici sopra il mento.

Come premio per essermi stato fedele, alzai un braccio dalle lenzuola che mi circondavano e incominciai ad accarezzargli la testa dolcemente. Ritornai a fissare il soffitto della camera con sguardo vuoto.

-Quando torna lo ammazzo- promisi passando le dita sopra il segno rosso sulla fronte di Rulan, stando attenta a non premere troppo e cancellarlo.

Lui mi afferrò il polso e mi strinse la mano tra le sue per attirare la mia attenzione e prese a sproloquiare in difesa dello zio, gli occhi luminosi che brillavano disperati. Evidentemente non voleva assistere all’ennesimo litigio fra noi.

Ah, il migliore te lo sei perso.

-L’ha fatto per il tuo bene, per proteggerti da…- iniziò a giustificarlo, prima che io lo interrompessi con un ringhio rabbioso che mai gli avevo rivolto, non a lui.

-Tu avresti imprigionato tua madre qui dentro per salvarla?- sibilai scattando a sedere e fissandolo con astio. Mi pentii all’istante di ciò che mi era uscito di bocca, e l’espressione sofferente di Jin Ling non attenuò il senso di colpa.

A quelle parole infatti il ragazzo sussultò come se lo avessi schiaffeggiato e si tornò a sedere composto, le gambe piegate sotto di se’ e le mani chiuse a pugno sulle cosce. Abbassò lo sguardo sul pavimento difronte a lui reprimendo un singulto stringendo i denti.

-Scusa, è stato cattivo da parte mia- ammisi mordendomi le labbra a disagio -Sono arrabbiata, ma tu non centri- spiegai massaggiandomi la fronte e maledicendomi per essere stata così scortese.

Rulan scosse la testa davanti alle mie scuse, forse pensando che, essendo un’adulta, avessi tutto il diritto di rimproverarlo come più mi piaceva. Crescere con un carattere forte come Jiang Cheng non doveva essere stato facile.

Rialzò subito il capo con le labbra stirate in una linea sottile, le guance gonfie e rosse per le lacrime e i singhiozzi trattenuti. Quando provò a parlare gli scappò un versetto tremulo, ma non si arrese e ritentò un attimo dopo.

-Non importa- gemette con voce roca per il pianto imminente -Credo che la rabbia in realtà faccia essere più sincera la gente, comunque- aggiunse strofinandosi le maniche gialle sotto gli occhi per asciugare le lacrime che scappavano al suo controllo. 

Davanti a quell’immagine straziante mi sentii così male che scesi dal letto a gattoni, mettendomi in ginocchio davanti a lui per consolarlo con un sorriso forzato. Gli afferrai una mano e la strinsi forte per farlo calmare, sussurrandogli che mi dispiaceva un’infinità di volte.

-Non volevo dirti quelle cose- mi scusai ancora con il cuore pesante nel petto. 

Mi ci volle un po’ per calmarlo, ma quando ci riuscii gli presi il viso fra i palmi e gli asciugai le guance bagnate coi pollici. Non sapevo come, ma quel ragazzo ispirava un senso di premura e di protezione che mai avevo pensato di sperimentare.

Dato che solitamente mal sopportavo i ragazzini, questo smisurato affetto verso il giovane cultore mi era del tutto nuovo.

Per un poi restò a guardarmi in silenzio, lasciandosi coccolare come un cucciolo di cane ed emettendo anche delle lievi fusa che sicuramente avrebbe negato di aver prodotto, una volta passata l’instabilità emotiva del momento.

-L’avrei fatto, l’avrei rinchiusa se lei avesse voluto andare incontro al pericolo senza essere preparata- parlò ad un cero punto, per qualche motivo convinto di dover risponde alla mia inopportuna domanda.

Sospirando mesta, gli scostai le ciocche castane dalla fronte chiara con le punte delle dita mentre decidevo cosa dire.

-Ma io lo sono- mi lamentai con voce leggermente alterata, forse gelosa delle loro doti in combattimento che io non possedevo ancora e che probabilmente non avrei mai raggiunto.

-No, non lo sei- disse sorridendo tristemente ed annuendo con compassione -Ma capisco perché ti sei arrabbiata. Lo sono anche io- mi diede corda, adirato con lo zio per averlo estromesso.

-La rabbia non mi ha aiutato con Jiang Cheng- esclamai con voce esasperata, buttando indietro la testa per respirare profondamente -Ne’ con te- aggiunsi amara.

Lo sentii sospirare all’unisono con me e, curiosa, incrociai il suo sguardo per sapere cosa lo avesse spinto a perdonare con facilità la cattiveria che gli avevo detto.

Dopo un attimo di esitazione, prese ad arrotolarsi uno dei nastri rossi della sua tunica fra le dita e parlò chiaramente.

-Una volta litigai con Lan Sizhui perché mi parve troppo calmo davanti a… sai, non ricordo nemmeno cosa- ridacchiò facendosi aria con le mani e scuotendo la testa -Quando gli chiesi perdono dicendo che avevo esagerato per via della rabbia, lui mi disse una cosa importante… disse che magari siamo davvero sinceri solo quando perdiamo il controllo, anche se ci lasciamo scappare la verità più crudele e che solitamente teniamo per noi. Ma è questo il punto! Quando vuoi bene ad una persona le menti, nascondi le cose brutte che pensi di lei, i giudizi con cui criticheresti gli altri ma che con questa persona non puoi, perché le vuoi bene- mi spiegò con voce decisa.

Aveva messo così tanta passione nel suo monologo da essersi dimenticato di respirare, quindi arrivò a fine discorso senza fiato. Costretto ad ansimare per recuperare l’ossigeno necessario, divenne rosso come un pomodoro maturo e le lacrime tornarono ad illuminargli gli occhi chiari.

-Jin Ling…- provai a fermarlo con dolcezza, venendo però bloccata da un suo gesto che mi chiedeva di aspettare.

A quanto pareva, non aveva ancora finito.

-É questo che ti fa capire se ami o no qualcuno- mormorò una volta che ebbe ripreso fiato -Probabilmente lo ferisci di più, quando ti arrabbi e sei sincero, perché tieni così tanto a lui da non dirgli mai le cattiverie che riserveresti a tutti gli altri- sorrise, contento di essersi fatto ascoltare.

-Rulan- lo chiamai ancora, questa volta riuscendo a fargli alzare lo sguardo dalle proprie mani -Vieni qui- lo esortai spalancando le braccia e accogliendolo quando mi si lanciò addosso.

Lo strinsi forte a me e gli accarezzai i lunghi capelli con le mani che tremavano, facendo finta di non sentire i suoi singhiozzi e le sue lacrime che mi bagnavano la spalla in cui aveva affondato il viso.

-Non resterò qui a far nulla mentre Elisa è in pericolo- gli sussurrai baciandogli la testa -Mi dispiace, ma devo andarmene da questo posto e arrivare a Gusu il prima possibile- spiegai.

Non posso perdere altro tempo, mi dissi con il macigno dell’ansia che mi appesantiva il cuore a tal punto da far male. Non posso proprio.

Questa volta, la reazione di Jin Ling fu quella che avrei voluto ricevere per ben due volte, quel giorno. Piantò gli occhi su di me e sorrise con arrendevolezza, sapendo di non potermi dissuadere.

-Va bene- acconsentì abbandonando il mio abbraccio ed alzandosi in piedi con un leggero saltello -Ti accompagno- aggiunse porgendomi la mano per aiutarmi a tirarmi su’.

-Vieni con me perché non ti fidi?- ribattei sollevando gli occhi al cielo divertita, accettando la sua gentilezza e aggrappandomi a lui per alzarmi da terra. Una volta in piedi mi spolverai gli abiti e risistemai la coda che mi si era storta durante le ore che ero rimasta addormentata.

Jin Rulan scosse la testa con veemenza e si infilò l’arco in spalle, recuperandolo dall’angolo in cui l’aveva appoggiato. Controllò che la sua spada fosse ben fissata alla cintura e mi guardò divertito.

Mi stupii del fatto che suo zio gli avesse lasciato tenere le armi, ma subito mi resi conto che sarebbe stato difficile per lui immaginare che suo nipote mi avrebbe aiutato in un eventuale evasione.

-Vengo con te perché se ti capitasse qualcosa mio zio farebbe ben di peggio che spezzarmi le gambe- spiegò ironico il ragazzo, anche se potei leggere una punta di panico nella sua voce scherzosa.

Poi mi indicò la porta e mi fece cenno di avanzare, aprendola galantemente poco prima che lo facessi io. La finestra spalancata dietro di noi permise all’acqua di riflettere la luce esterna dentro la camera, illuminandoci la via.

Uscimmo dalla stanza insieme, lasciandoci il sole che sorgeva oltre l’orizzonte alle spalle.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Prima di tutto il titolo del capitolo: si tratta di un libro di Efraim Medina Reyes che sinceramente non ho letto, ma che mi ha colpito molto… ho riso leggendo questo titolo in libreria. Cristina apprezza sempre, quindi eccoci qui.
Lo so, lo so, ho aggiornato presto, ma ringraziate mia madre: ci ho litigato tipo poco fa e mi ha ispirato un sacco sto dialogo che non sapevo come scrivere ;) Ora abbiamo risolto, tranquilli -.-
Triste? Si, e mi piace così. A parte che adoro rendere Jin Ling un piccolo criceto che ha bisogno d’amore… ho avuto la possibilità di inserire un piccolo accenno della sua amicizia (seeee certo) con Lan SiZhui e ne sono entusiasta.
Credo di aver detto tutto: grazie per essere passati, alla prossima.

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi / Vai alla pagina dell'autore: Sarah_lilith