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Autore: Kimly    01/09/2020    1 recensioni
Gli anni ad Hogwarts di Fred, George ed Angelina.
Gli anni in cui hanno affrontato battaglie e prove difficili, riuscendo a superarle.
Ma anche gli anni dei cambiamenti e della nascita di sentimenti dapprima sconosciuti.
Questa è la loro storia, la storia del gruppo "F.A.G" e dei loro amici.
[Personaggi principali: Fred e George Weasley, Angelina Johnson, Alicia Spinnet, Lee Jordan, Oliver Baston e Katie Bell]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia Spinnet, Angelina Johnson, Fred Weasley, George Weasley, Katie Bell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 55
 
 
«Avete combattuto valorosamente. Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio».
George e Angelina si fermarono di colpo, quando sentirono quella voce nella loro testa. Si guardarono negli occhi, dandosi coraggio con lo sguardo, mentre ascoltavano le parole di Voldemort. Le mani ancora intrecciate, i due si avvicinarono ancora di più l’uno all’altro. George vide il disagio trasparire sul volto della ragazza e alzò la mano libera per accarezzarle il viso, facendola sorridere. Angelina rimaneva sempre stupida di quanto George riuscisse a tranquillizzarla in qualsiasi situazione.
«Andiamo nella Sala Grande» propose George, una volta che Voldemort terminò il suo discorso «Credo che tutti gli altri si riuniranno lì».
Angelina annuì e fece un sospiro profondo.
«Credi che Harry raggiungerà davvero Voldemort nella Foresta Proibita?»
George piegò le labbra e provò a farle un sorriso.
«Non preoccuparti, Angie. Harry saprà cavarsela, come sempre».
Angelina annuì ancora ed insieme al ragazzo si avviò verso la Sala Grande, nella speranza che, rivedendo il suo gruppo sano e salvo, quel groppo allo stomaco sarebbe svanito veloce com’era arrivato.
Camminando in silenzio, Angelina notò quanto la scuola avesse risentito di quella guerra. Ogni corridoio era distrutto e pullulava di cadaveri. Entrambi non ebbero la forza di scoprire a chi appartenessero quei corpi, si fermavano solo quando sembravano riconoscere qualche dettaglio dei loro amici: dei capelli rossi o biondi, della pelle scura o dei corpi particolarmente minuti. Tutte le volte che si accertavano che nessuno di quei corpi fosse di Fred, Alicia, Lee, Oliver o Katie, sospiravano di sollievo, sentendosi poi in colpa di fronte a quei cadaveri. Per qualcuno, quelle persone erano state – ed erano ancora – importanti.
«Weasley!»
George, che stava controllando un corpo che fisicamente ricordava Oliver, alzò di scatto la testa e si voltò verso la voce che chiamava il suo nome. Paul stava correndo nella sua direzione assieme a Finn, entrambi scossi, ma fortunatamente illesi.
«Avete sentito, vero?» domandò Paul, una volta che li ebbe raggiunti.
«Sì, stavamo andando verso la Sala Grande» spiegò George «Di solito è sempre quello il punto di raccolta».
Finn, che stava dando un’occhiata ai corpi intorno a loro, alzò poi lo sguardo verso gli altri tre, non lasciando trasparire alcuna emozione. George non sapeva cosa pensare: quel ragazzo era sempre ai margini di tutto e solo Paul e Suzanne riuscivano a capirlo davvero.
«Non eravate con Daphne voi due?» chiese poi Angelina, temendo la risposta.
«Ci hanno attaccati all’improvviso e l’abbiamo persa» disse Paul, abbassando gli occhi, e la ragazza capì che si sarebbe sentito responsabile se le fosse successo qualcosa.
«Andiamo».
Fu Finn a parlare e tutti si stupirono della cosa: non era uno di molte parole e, soprattutto in quella situazione, era strano che dicesse la sua.
«Prima arriviamo, prima sapremo cos’è successo ai nostri amici».
Nessuno replicò e i quattro ripresero a camminare in silenzio. George allungò nuovamente una mano verso Angelina, che la strinse con forza, quasi aggrappandosi al ragazzo.
Quando entrarono nella Sala Grande, George e Angelina dovettero stringere i denti per non cedere all’angoscia. Avevano spostato i tavoli delle Case e Madama Chips stava curando i feriti. Videro Jared ed altri aiutarla, e Angelina cercò con gli occhi nel gruppo di volontari, sperando di scorgere Alicia.
«Non c’è» le sussurrò George all’orecchio e lei deglutì a fatica. 
«Almeno sappiamo che Jared sta bene». Ma era una magra consolazione: per quanto Jared fosse un loro amico, George e Angelina sarebbero stati tranquilli solo dopo aver visto il loro gruppo sano e salvo.
«George, là c’è la tua famiglia!» urlò all’improvviso la ragazza e George fu sollevato nel vederli tutti illesi. I suoi genitori, Bill, Fleur e Ginny stavano bene.
«Dove diavolo è Fred!?» domandò George, provando ad usare un tono scherzoso, ma Angelina udì benissimo la nota disperata in quelle parole.
«Arriverà. Lo sai com’è fatto» provò a tranquillizzarlo lei «Deve sempre fare un’entrata scenica».
George provò a fare un mezzo sorriso e poi la guardò. Una muta domanda alla quale Angelina annuì. Il ragazzo le lasciò la mano e corse dai suoi familiari. Appena lo vide, la signora Weasley si fece largo per abbracciarlo stretto, commossa nel vederlo vivo. Ginny gli stringeva una mano, mentre Bill e il signor Weasley gli davano pacche e sorrisi affettuosi.
Angelina era felice di vederli così sereni e pensò alla sua famiglia, fortunatamente al sicuro in quel momento.
La ragazza continuò a cercare i suoi amici e sorrise a Daphne e a Leanne, che erano sedute a terra, vicino ad alcuni feriti.
«Ragazze, allora state bene!»
«Sì, noi sì» disse Daphne, abbassando poi lo sguardo «Ma Chris e Nolwenn sono stati gravemente feriti».
Leanne indicò i due amici e Angelina notò con orrore la gamba mancante di Chris e lo sfregio sul viso di Nolwenn. 
«Niente di mortale fortunatamente» ammise Leanne, guardando con amore Chris «Poteva andare molto peggio».
«Hai ragione» disse Angelina, avvicinandosi per darle un abbraccio «Paul e Finn stanno bene, Daphne. Siamo arrivati insieme». E la ragazza fece cenno ai due, alzando poi un braccio per attirare la loro attenzione. Quando videro Leanne e Daphne, Paul e Finn corsero da loro e Angelina preferì lasciarli soli. Erano un gruppo anche loro, in fondo, e meritavano di stare insieme in quel momento.
La ragazza percorse la Sala Grande in lungo e in largo, provando a chiedere dei suoi amici ogniqualvolta vedeva un volto familiare. Stava perdendo la testa. Perché non erano lì? Non potevano non aver sentito la tregua proposta da Voldemort. Angelina tentò di non pensare alla peggiore delle ipotesi, ma una parte di lei iniziava ad avere davvero paura. E se nessuno di loro ce l’avesse fatta? Se il suo gruppo fosse stato per sempre annientato? Se fossero rimasti solo lei e George?
No, non doveva pensarci. Era impossibile immaginare una cosa del genere.
Pianse quasi di gioia quando intravide, all’improvviso, Katie, Lee e Alicia sulla soglia della Sala Grande. Si tenevano tutti e tre per mano e sembravano stare bene.
Si precipitò da loro, ma a metà strada si bloccò di colpo. Furono le espressioni dei suoi amici a farla fermare, ma non ebbe il tempo di farsi domande, perché dietro di loro arrivò Oliver. 
Fra le braccia c’era il corpo di Fred.
Angelina smise di respirare. Era come se tutte le voci della Sala Grande fossero di colpo sparite, diventando via via sempre più ovattate. Non sentiva più nessuno, non vedeva più nessuno, tranne il cadavere del suo primo amore.
Fece alcuni passi in avanti, ma poi cadde sul pavimento della sala, perché non riusciva più a reggersi in piedi. Improvvisamente tutta l’angoscia della guerra si fece sentire e sembrava schiacciarla sempre più a terra.
“Fred è morto. Fred è morto. Fred è morto. Fred è morto” continuava a ripetere il suo cervello e le lacrime le pizzicavano gli occhi tanto da farle male.
Immagini di Fred le passarono davanti agli occhi velati di lacrime: il loro primo incontro sul treno, la prima volta che l’aveva fatta ridere, il loro primo sorriso insieme, il bacio che le aveva rubato al Ballo del Ceppo, i loro appuntamenti, la prima volta che avevano fatto l’amore… Ogni singola esperienza vissuta con Fred le sembrava ora così preziosa, così essenziale.
Non gli aveva mai detto quanto fosse stato importante per lei.
Non gli aveva mai detto quanto l’avesse amato, nonostante ora amasse un altro.
Non gli aveva mai detto quanto fosse grata di averlo incontrato, di essere stata parte della sua vita, di essere stata speciale per lui.
Il pensiero che George potesse provare lo stesso dolore che stava provando lei la fece rialzare in piedi. George non sarebbe sopravvissuto alla notizia. Non sarebbe mai più stato lo stesso e Angelina si voltò verso la famiglia Weasley, sperando che nessuno di loro si fosse accorto della presenza di Fred.
George, però, come se l’avesse sentita, alzò lo sguardo dalla sorella per posare gli occhi su Angelina e ci mise poco per raggiungerla, preoccupato.
«Angie, cosa…»
Non finì la frase. Aveva individuato i loro amici e Angelina notò lo sguardo spalancarsi leggermente alla vista del corpo di Fred. Fece per prendergli una mano, ma non ne ebbe il coraggio. A cosa sarebbe servito? Non ci sarebbe stato niente che avrebbe dato conforto a George, perché niente sarebbe mai stato importante quanto suo fratello Fred.
Oliver si avvicinò a loro e senza dire una parola depose delicatamente il cadavere ai loro piedi. Qualcuno urlò e Angelina fu spostata dalla signora Weasley, corsa da loro per avvicinarsi al corpo del figlio. Bill e Fleur piangevano in silenzio, così come Ginny, stretta dal padre. 
«Mi dispiace, mamma» disse Percy, e Angelina si chiese quando fosse arrivato lì «Non sono riuscito a proteggerlo».
Una confessione così spontanea da parte del fratello maggiore di Fred fu quasi un campanello per Angelina. Era come se fino a quel momento non avesse ben realizzato la morte del suo migliore amico. Un singulto le fuoriuscì dalla bocca e si mise a carponi, avvicinandosi al corpo del ragazzo per stringergli una mano.
«Fred…» sussurrò fra le lacrime, senza saper bene cosa dire.
Lee le toccò una spalla e le fece capire di lasciare sola la famiglia Weasley. Angelina si portò le mani alla bocca, quando vide George mormorare un “no” fra i denti, tra disperazione e rabbia. Avvicinando la fronte a quella del gemello, il ragazzo chiuse gli occhi, le lacrime che gli scorrevano lungo il viso.
«George…» fece Angelina, ma Lee l’aveva tirata su e la stava allontanando da lui e da Fred.
«Lasciali da soli, mamma. Lascia che gli dica addio» disse Lee, abbracciandola teneramente. Katie e Alicia si tenevano ancora per mano, entrambe avevano gli occhi vacui di chi sembra non provare più niente.
«Ci…» iniziò Oliver, le labbra ancora rosse dal troppo piangere «Ci sono altri corpi da recuperare… Io… Io vado a dare una mano».
Katie non fece obiezioni, ben sapendo quanto il ragazzo avesse il bisogno fisico di stare lontano da quella sala.
Alicia guardò Lee, provando a capire se anche lui avesse la necessità di fare lo stesso, ma lui scosse il capo e fece cenno a lei e a Katie di unirsi all’abbraccio.
«Voglio stare con voi» le mormorò una volta che si furono avvicinate, e le ragazze si bearono di quelle parole «Sempre».
 
 
 
 
Brad e Suzanne entrarono nella Sala Grande non sapendo bene cos’aspettarsi. L’unica cosa certa era che Tamara non c’era più e Suzanne avrebbe dovuto dare la notizia ai suoi amici, ma soprattutto dare la notizia a Paul.
Paul era sempre stato il suo migliore amico fin dal loro primo incontro, quando lei viveva in un orfanotrofio e lui nella grande casa di fronte.
Quando aveva ricevuto la lettera per Hogwarts, Paul le aveva confidato di essere lui stesso un mago, e avevano intrapreso il viaggio verso il castello carichi di felicità ed eccitazione. Suzanne aveva visto Paul innamorarsi di Tamara poco alla volta. Anzi, era stata lei a far capire al ragazzo quanto tenesse a Tamara.
Come avrebbe potuto dirgli che non l’avrebbe mai potuta rivedere? Come avrebbe potuto confidargli che non avrebbe avuto neanche un corpo su cui piangere?
«Ci sono io con te» le disse Brad, come se avesse percepito la sua preoccupazione. Suzanne non si seppe spiegare il perché, ma la sua mano si avvicinò per stringere quella del ragazzo che la prese non nascondendo un sorriso. Indicò le loro mani con gli occhi e Suzanne alzò gli occhi al cielo.
«Non dire niente».
Brad provò a fare una risatina, ma il suono era diverso dal solito. Quella battaglia aveva messo alla prova anche lui.
«Sue! Brad!»
La voce di Leanne li fece scattare. Videro la ragazza seduta accanto a Daphne, Paul e Finn. 
«Come state?» chiese Suzanne, spingendosi per abbracciare tutti e quattro. Brad strinse solo le ragazze e Paul, facendo solo un cenno con la testa a Finn, che lo ricambiò. Brad vide lo sguardo di Finn scendere verso le loro mani intrecciate e il ragazzo strinse la presa con Suzanne, che non badò alla cosa.
«Bene. Voi?» domandò Paul, scrutandoli con attenzione.
«Stanchi e con qualche ferita» ammise Brad «Ma nulla di grave».
«Chris?» soffiò Suzanne, preoccupata.
«Ci sta pensando Madama Chips» spiegò Leanne «Ha perso una gamba, ma si dovrebbe rimettere completamente».
«Ce la farà, è un vero soldato» disse Brad e Leanne gli fece il suo più bel sorriso.
«Anche Nolwenn è stata ferita pesantemente, ma sopravvivrà» continuò Leanne, provando a dare un quadro generale della situazione «Jared sta dando una mano con i feriti e abbiamo visto Angelina e George prima. Anche loro stanno bene, ma non sappiamo nulla degli altri».
«Né di Tamara» concluse Paul con tristezza.
Brad si scambiò uno sguardo con Suzanne e lei provò a farsi coraggio.
«Ragazzi…» iniziò lei, guardando poi verso Paul, che comprese subito i suoi occhi. Il ragazzo scosse il capo.
«No… Non è vero».
Suzanne si lasciò scappare una lacrima e si morse le labbra.
«Si è sacrificata per salvare alcuni studenti».
Paul continuava a scuotere il capo, le mani strette a pugno.
«È colpa mia» se ne uscì Brad e Suzanne lo guardò come se fosse pazzo «È stato Phil ad ucciderla ed è sempre stato lui ad uccidere Agnes. Per colpa mia avete perso due persone importanti». Si voltò verso Suzanne «Mi dispiace tanto, Sue».
«Non sei tu il responsabile, ma Phil» disse Paul con durezza «Non… Non incolparti di nulla».
«Ma Tamara… Sei sicura di averla vista… morire?» mormorò Daphne, mentre Leanne si passava una mano sul volto, incapace di credere a quelle parole.
Suzanne annuì e Finn le si avvicinò per stringerla a sé. Brad non poté ribattere nulla, le lasciò la mano e guardò impotente il ragazzo confortare Sue. Daphne e Leanne si abbracciarono strette, mentre Brad si mise accanto a Paul, che sembrava non voler cedere alle lacrime. Rimase lì, in silenzio, a guardare i suoi amici disperarsi per sua moglie, senza mostrare alcun tipo di emozione. Brad gli mise una mano sulla spalla e gliela strinse, facendogli capire che sarebbe stato lì per lui. Paul gli lanciò uno sguardo carico di gratitudine, chiudendosi poi nel suo dolore.
 
 
 
«Harry Potter è morto. È stato ucciso. Stava fuggendo».
Oliver, Katie, Alicia, Lee e Angelina si scambiarono sguardi terrorizzati, mentre Voldemort proseguiva con la sua arringa finale. Era finita. Avevano perso. 
Era stato tutto inutile: il piano di Alicia e Brad per salvare Suzanne, gli allenamenti per prepararsi alla battaglia, i duelli e gli scontri che avevano affrontato quella sera e non solo, la fine di tutte quelle persone.
La morte di Fred era stata vana, così come quella di Agnes, Henry e Tamara.
Oliver guardò verso il piccolo corpo di Colin Canon, che poco prima aveva trasportato lui stesso all’interno della Sala Grande. Poco più in là, la famiglia Weasley era ancora raccolta attorno al corpo di Fred, che giaceva a pochi metri da quelli di Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
I cinque ragazzi si chiesero come sarebbe stata la loro vita da quel momento in poi, con i Mangiamorte a spadroneggiare nel mondo magico e non. 
Leanne, Daphne, Paul e Finn, invece, fissarono Suzanne, l’unica Nata Babbana del loro gruppo. Cosa le avrebbero fatto? Brad la circondò con le braccia, una muta promessa che stava a significare che l’avrebbe protetta nonostante tutto.
La prima a muoversi fu la professoressa McGranitt, che si alzò in piedi per raggiungere l’ingresso del castello. Come sotto l’effetto di un incantesimo, tutti i presenti la imitarono. Era come se ognuno di loro volesse vedere con i propri occhi la fine del Prescelto.
Angelina notò che George ci mise qualche secondo di più per lasciare la Sala Grande, lo vide accarezzare la testa di Fred prima di mettersi in marcia con uno sguardo nuovo sul volto. Lo sguardo di chi non ha perso ancora la speranza. Lo sguardo di chi avrebbe combattuto fino alla fine, con o senza Harry Potter.
La ragazza decise di non raggiungerlo, ma di rimanere con gli altri, e Katie le si avvicinò per farle un piccolo sorriso incoraggiante. Uscirono tutti e cinque insieme, così come avevano fatto tante volte durante i loro anni ad Hogwarts, ma stavolta avevano un macigno sullo stomaco che li accompagnò per tutto il tragitto fino all’ingresso.
Un cordone di Mangiamorte si estendeva davanti a loro. Hagrid teneva fra le braccia il corpo di Harry, così come qualche ora prima Oliver aveva fatto con quello di Fred. Le voci di Ron, Hermione e Ginny erano piene di dolore. 
«SILENZIO!» l’urlo di Voldemort sembrò fendere l’aria «È finita! Posalo ai miei piedi, Hagrid, dov’è giusto che stia!»
Mentre Voldemort continuava a crogiolarsi nel suo furore, i cinque ragazzi si avvicinarono fra di loro, provando a non farsi sopraffare dalle sue parole. Quando Ron gli urlò di rimando, la paura di tutti sembrò sfumare sempre di più. Come durante una partita di Quidditch, sembrava di sentire le tifoserie gridare per il proprio campione. Prima che potessero capire chi stesse urlando e cosa fosse urlato, videro Neville Paciock lanciarsi contro Voldemort con tutta la rabbia che aveva in corpo. Katie trattenne il respiro, temendo per la vita di Neville, ma Voldemort non lo uccise. Lo scagliò a terra, disarmandolo. Poi domandò il suo nome, ma i cinque erano troppo lontani per capire cosa stessero dicendo. All'improvviso Neville urlò e le sue parole furono come pioggia fresca.
«ESERCITO DI SILENTE!»
Un boato di voci si sovrapposero l’una sull’altra e Lee si unì al coro con un sorriso, rammentando bene il suo ultimo anno ad Hogwarts, l’anno in cui lui e i suoi amici avevano, ancora una volta, infranto le regole per farla sotto al naso della Umbridge.
Tutta l’eccitazione svanì quando Voldemort, più inferocito che mai, posò il Cappello Parlante sulla testa di Neville e gli diede fuoco. Katie sobbalzò di terrore e Oliver se la portò dietro di sé, come a proteggerla da quella visione.
Poi accadde tutto di colpo. Centinaia di uomini stavano correndo in direzione del castello e il rumore di zoccoli interruppe le grida di Neville. Le frecce dei centauri vennero scagliate contro i Mangiamorte e Neville riuscì a liberarsi dalla trappola di fuoco. Poi non videro più nulla, la folla iniziò a spingere e i cinque ragazzi vennero divisi. 
«Lee!» urlò senza pensarci Alicia, ma la tregua era finita e i Mangiamorte tornarono alla carica. Il caos regnava sovrano, ovunque guardasse Alicia vedeva gente combattere: c’erano i giganti, i centauri e gli uomini che erano corsi ad aiutarli.
Vide tutti rientrare nel castello e lei fece lo stesso, scagliando a destra e a manca più incantesimi possibili. Si tuffò verso la Sala Grande, temendo per i feriti, e intravide Jared imitarla. Sorrise: erano Guaritori, la loro priorità sarebbe sempre stata per i più deboli.
Alicia si voltò quando vide una zazzera rossa e si stupì di vedere Charlie Weasley. Provò a raggiungerlo, sperando che la riconoscesse, ma non ne ebbe il tempo. La folla continuava a spingere ed era impossibile andare contro la corrente.
Entrò nella Sala Grande, provando a concentrarsi sui duelli, ma la testa era da un’altra parte. Lee e i suoi amici erano in mezzo a quella baraonda e non poteva rischiare di perdere qualcun altro.
Poi sentì altre urla, ma questa volta erano di gioia. Non ne capì il motivo, ma poi vide Harry Potter in piedi in mezzo alla sala. Un nuovo sentimento le crebbe nel petto: era la speranza vivida che ce l’avrebbero fatta. Harry Potter era vivo, pronto a combattere, così come tutti gli altri. Alicia fece un sorriso e poi udì il dialogo fra il ragazzo e Voldemort. Provò a stare dietro alle parole di entrambi. Lei e il suo gruppo conoscevano tutta la storia, ma alcuni punti non li potevano sapere ed era bello avere finalmente chiara la situazione degli Horcrux. Quando la ragazza sentì Voldemort dire di aver ucciso Piton, non seppe bene come reagire alla notizia. Nessun Grifondoro aveva mai provato troppa simpatia per l’insegnante e la cosa era stata reciproca, ma dal discorso di Harry era chiaro che Piton non era solo l’uomo burbero che aveva percorso i corridoi di Hogwarts. Sembrava essere stato molto di più.
«Avada Kedavra!»
«Expelliarmus!»
Lo scontro finale sembrò durare pochi secondi. Rimasero tutti con il fiato sospeso, incapaci di muovere un muscolo. E poi videro Lord Voldemort perire di fronte ai loro occhi.
Ci fu silenzio, un attimo in cui tutti provarono a capire se quello che avevano visto fosse vero, e poi esclamazioni di felicità si levarono in coro. La paura, il dolore, l’angoscia lasciarono posto al sollievo e alla gioia. Lee si fece largo tra la folla per raggiungere Alicia. La sollevò da terra, una mano fra i capelli biondi e l’altra stretta alla sua vita. Katie e Oliver furono accanto a loro in breve tempo e si strinsero in un abbraccio stretto, confortati di poterlo ancora fare. Angelina, che aveva cercato George in mezzo alla gente, lo trovò da solo al centro della sala. Guardava in alto, un sorriso sereno gli spuntava sul volto, un sorriso che era diretto a Fred e che sembrava dire “ce l’abbiamo fatta”. 
«George, è finita» gli disse Angelina, avvicinandosi a lui, ma non toccandolo.
«No» le rispose lui, continuando a fissare il soffitto «È finalmente iniziata».
Angelina fece per replicare, ma i loro amici li circondarono: Alicia e Katie abbracciarono George, che però rimase con le braccia lungo i fianchi, Lee e Oliver baciarono Angelina sulle guance. E la ragazza realizzò che qualsiasi altra prova avrebbero dovuto affrontare in futuro, ci sarebbero stati gli uni per gli altri. Per sempre.
   
 
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