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Autore: lapacechenonho    04/09/2020    0 recensioni
Una raccolta che racchiude i momenti in cui Harry e Ginny hanno conosciuto i loro bambini, i loro pensieri e le loro paure.
Ogni one-shot è ispirata ad una canzone.
Genere: Generale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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When Ginny Weasley met James Sirius Potter.

Ginny sentiva quel dolore lancinante partire dal suo ventre e diradarsi in tutto il corpo, era come se quel bambino che stava uscendo dal suo corpo le stesse portando via tutti gli organi. Le doleva ogni muscolo, sudava e gridava per sopportare il dolore. Stringeva la mano di sua madre mentre una Guaritrice osservava il bambino abbandonare il corpo della giovane donna.
«Signora Potter ancora un’ultima spinta e il bambino è fuori» cinguettò contenta. Ginny le lanciò un’occhiata di fuoco, dopotutto non era lei che stava facendo uscire un essere umano dal suo corpo.
«Non voglio più spingere, non ce la faccio» piagnucolò esausta.
«Ginny, tesoro, solo una piccola spinta ed è tutto finito» le disse la madre carezzandole la fronte umida.
«Non tanto piccola» la corresse la Guaritrice ricevendo stavolta due occhiatacce da parte delle due donne Wesaley.
Un’altra contrazione molto più forte delle altre obbligò Ginny a spingere più che poteva, aveva la sensazione che a breve tutto il suo corpo sarebbe esploso per il troppo sforzo. E poi improvvisamente nessun dolore. Tremava per la fatica appena compiuta ma non sentiva più alcun dolore.
Alzò la testa verso la Guaritrice che aveva il bambino in braccio, in una frazione quello iniziò a piangere, Ginny si girò verso Molly, che piangeva debolmente, una mano teneva ancora quella della figlia, l’altra si asciugava le lacrime che non era riuscita a trattenere. 
«È un maschietto» disse. Si spostò qualche metro più in là dove c’era l’occorrente per lavarlo a vestirlo.
«È un maschietto» mormorò ripetendo le parole della donna, ancora incredula di quello che aveva fatto. Molly si girò verso di lei lasciandole una carezza sul volto ancora imperlato di sudore.
«Sei stata così brava!» le disse stringendola dolcemente, mentre in Ginny tutte quelle paure che aveva cercato di nascondere in quei nove mesi crescevano prepotentemente.
Sarebbe stata una buona madre? Sarebbe stata all’altezza di Harry? Sarebbe stata troppo dura con lui o troppo permissiva? E se gli avesse fatto male accidentalmente? Sarebbe stato orgoglioso di essere il figlio di Ginny Weasley, la famosa giocatrice di Quidditch? E se avesse dedicato troppo tempo allo sport e troppo poco tempo al bambino? Come avrebbe potuto essere per quel bambino la madre che Molly era stata per lei? Come avrebbe potuto proteggere quel bambino da quel mondo che era stato così crudele da toglierli fratelli e amici? Come poteva crescere quel bambino senza il fardello del suo cognome?
Una raffica di domande nacque in Ginny, una più complicata dell’altra, ognuna più lontana dall’avere una risposta. Era contenta di aver avuto quel bambino, ma era inevitabilmente spaventata dall’idea di fallire. Si era considerata per anni la pecora nera della famiglia: l’unica femmina da generazioni, l’unica – insieme a Fred e George – a non essere stata né Prefetto, né Caposcuola, aveva scelto una carriera che molti definivano “maschile” e che sua madre disapprovava in parte, soprattutto ora che aveva avuto un bambino, sarebbe riuscita a non trasmettere quelle insicurezze a suo figlio? Sarebbe riuscita a fare in modo che suo figlio si sentisse sempre accettato, qualsiasi scelta avrebbe compiuto?
Come se la madre avesse percepito il suo dissidio interiore le strinse più forte una mano sulla spalla e Ginny alzò la testa incontrando quegli occhi così simili ai suoi. «Sarai una madre fantastica» disse solamente. Senza sapere bene cosa rispondere, Ginny sorrise.
La Guaritrice nel frattempo, si stava riavvicinando a loro. Il bambino adesso indossava un pigiamino verde con delle scope volanti. L’aveva scelto lei perché le sembrava abbastanza neutro sia per un maschietto che per una femminuccia. «Signora Potter, le presento suo figlio» disse dolcemente guardando prima il bambino e poi la madre.
Ginny sentì il cuore battere all’impazzata e come quando era piccola e suo padre portava le caramelle, allungò le braccia desiderose di accogliere quel fagotto starnazzante. Era sveglio, aveva i suoi occhi castani, i capelli tra il castano e il rossiccio e il naso del tutto uguale al suo. Era una meraviglia. Ginny non trovava le parole adatte per esprimere quello che sentiva per quel bambino di appena un paio di minuti. Il bambino muoveva le mani in aria, come a volerla toccare e Ginny sorrise facendosi stringere l’indice dalla mano paffuta del bambino.
«Ha già un nome?» chiese la donna. Ginny non alzò lo sguardo da suo figlio ma rispose senza battere ciglio.
«James» disse. «Si chiamerà James ma aspetti a scriverlo, vorrei parlare con mio marito per il secondo nome» aggiunse. Ginny non sapeva se era dovuto agli ormoni del parto che le causavano allucinazioni, ma le parve di vedere anche la Guaritrice commossa.
«Benvenuto James Potter» disse Molly al suo orecchio. «Lei è la tua mamma e io sono la tua nonna». Il bambino diede qualche calcetto e Ginny sorrise.
Adesso, guardandolo tra le sue braccia, mentre iniziava a reclamare cibo, Ginny non aveva più paura.
 
Portami via dai momenti,
da questi anni violenti,
da ogni angolo di tempo dove
io non trovo più energia,
amore mio, portami via.
(Portami via – Fabrizio Moro)
 
Angolo autrice:
Eccomi qua con un progetto del tutto nuovo e del tutto diverso (il pairing però non cambia mai ahahah).
Non so come siano i dolori del parto, le descrizioni riportate sono frutto di una ricerca tra i blog di internet che mi hanno fatto capire che piuttosto che partorire mi faccio mettere la cintura di castità ahah, scherzi a parte, scusate se le descrizioni sono imprecise.  
Riguardo la canzone: “Portami via” è un brano che Fabrizio Moro presenta al Festival di Sanremo del 2017, classificandosi settimo; è il secondo singolo estratto dall’album “Pace”. È dedicata alla figlia Anita che all’epoca aveva tre anni ed è una richiesta di aiuto del genitore per affrontare tutti quei momenti di incertezza che colpiscono ognuno di noi, anche i genitori che spesso, per i figli, sono dei supereroi. È proprio per questo che ho voluto inserirla con Ginny, che siamo sempre abituati a vederla forte e combattiva ma anche a lei è concesso essere fragile.
Spero vi sia piaciuta a spero vi piaccia la storia, cercherò di aggiornare una volta a settimana.
A presto,
Chiara.
   
 
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