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Autore: bridgetvonblanche    05/09/2020    2 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[14]

 

Malamente illuminato da una fioca lampada posta sulla scrivania dello studio, il volto di Jieun appariva ancora più pallido e smunto di quanto non lo fosse in realtà. I suoi lunghi capelli ondulati, fradici come il resto del suo abbigliamento, avevano già iniziato ad aderire contro la fronte e le gote del suo viso, quasi nel tentativo di provare a nascondere tutto ciò che ancora si celava dietro quello sguardo perso e ancora visibilmente scosso.

Le ci era voluto ben più di qualche minuto per capire effettivamente dove si trovasse e solo quando riprese coscienza di sè e dei propri sensi, Jieun si ricordò di aver già visto quelle mura spesse e ricche di quadri più o meno variopinti in ben più di un'occasione. Non seppe però rendersi effettivamente conto se tutto questo fosse solo un sogno o mera realtà almeno fino a quando, spostando leggermente il proprio sguardo di lato, la sua già labile attenzione non venne catturata proprio dal profilo scuro di Jungkook, seduto a pochi passi da lei su un'altrettanto comoda poltrona. La sua figura era illuminata solo per metà dal timido e vago chiarore di quell'unica lampada accesa, i gomiti di entrambe le braccia puntati contro i braccioli morbidi della sedia che gli avevano così permesso di tenere le mani giunte all'altezza del mento e di mostrare i solchi delle sue vene profonde farsi spazio lungo gli avambracci. Le sue iridi scurissime erano invece fisse su di lei, il respiro quasi del tutto impercettibile. Non vi era odore di tabacco né sigarette spente all'interno del posacenere di cristallo sulla scrivania, il che permise alla giovane di intuire che Jungkook doveva essere rimasto a lungo senza fumare. Nell'aria solo un leggerissimo aroma di caffè, chiaro sintomo di una notte trascorsa senza riposo o - più semplicemente - alba di un nuovo giorno.

Jieun si massaggiò piano gli occhi, scostando poi momentaneamente lo sguardo da Jungkook solo per provare a sollevarsi dalla poltrona, cercando di aiutarsi con entrambe le braccia. Un gesto azzardo il suo che le costò comunque un non indifferente giramento di testa, costringendola quindi a fare qualche passo in avanti e riuscire così ad appoggiare le mani sulla scrivania di legno lucidissimo e darsi così un pò di sostegno per provare a mantenersi in piedi.

— Me ne devo andare subito, — asserì poi con un filo di voce, i suoi occhi alla ricerca del proprio cappotto grigio che ritrovarono però solo qualche metro più in là, accatastato all'ingresso della porta dell'ufficio come merce da buttare, probabilmente ancora fradicio di pioggia.

Jieun provò ad avanzare in quella direzione, venendo però bloccata nei movimenti dal calore ben noto di una mano tatuata che improvvisamente avvertì circondarle il polso, trattenendola in quella posizione instabile.

— Non devi starmi vicino Jungkook, ti prego io-, — tentò in qualche modo di spiegarsi la giovane detective, cercando allo stesso tempo di liberarsi da quella presa serpentina senza dover per forza sollevare lo sguardo ed affrontare così Jungkook guardandolo negli occhi.

— Jieun ascoltami, —

— No, non voglio ascoltarti, — lo interruppe lei ancora una volta, — Sono un pericolo per te, è per colpa mia se sei in questa situazione, — confessò lei all'improvviso, nella vaga speranza di riuscire così a liberarsi di quella ferrea presa sul suo polso sottile, ottenendo invece come unico risultato quello di rendere il tono di voce del suo unico interlocutore ancora più preoccupato e nervoso.

— Jieun adesso ti devi calmare, — furono infatti le uniche parole che uscirono dalla bocca di Jungkook, prima che questi facesse ancora un passo verso di lei e liberasse così quel polso minuto con un gesto repentino solo per cingerle l'intera vita con ambedue le braccia, permettendole di infossare il proprio capo contro il suo petto e ai suoi lunghi capelli ancora umidi di solleticare e bagnare la sua inseparabile t-shirt nera.

— Jungkook ho paura che-, — la sentì pronunciare quelle parole con la voce nuovamente roca e spezzata di tanto in tanto da profondi ed irregolari singhiozzi, le piccole mani strette ed aggrappate con forza contro il retro della sua maglietta.

— Di cosa? — ebbe il coraggio di chiederle a quel punto, portando poi la mano destra contro il capo di lei, iniziando ad accarezzarle quella chioma folta con una delicatezza di cui lui stesso si sorprese.

— Il padre di Taehyung, lui-, —

Carezze, quelle di Jungkook, che si interruppero solo nel preciso istante in cui le parole uscite dalla bocca di Jieun non vennero elaborate dal suo cervello, risvegliando in lui quella rabbia e quel dolore che, fino a quel momento, era riuscito a tenere per sè.

— Cosa Jieun? Non posso aiutarti se non mi dici cosa ti sta succedendo, —

Se Jieun era ridotta in quello stato a causa di Taehyung, Jungkook era già pronto ad uscire dalla porta del suo studio, raggiungerlo dovunque egli fosse e piantargli personalmente una pallottola in testa. Ma vederla soffrire in quel modo e sapere di non essere lui - per una volta - la causa di tutto quel dolore in qualche modo lo fece sentire quasi sollevato. Decise comunque di sciogliere momentaneamente quel caldo e confortante abbraccio solo per accompagnare Jieun accanto alla poltrona e farla accomodare di nuovo per permetterle di riprendere fiato e di calmare il proprio pianto. Si inginocchiò poi di fronte a lei allungando la sua mano, marchiata indelebilmente da linee di nero inchiostro, solo per passare il polpastrello del suo pollice contro le gote del suo viso ed asciugare così le poche lacrime che si erano originate da quegli occhi ancora gonfi e troppo stanchi persino per piangere.

Un gesto istintivo che però gli permise di sorprendersi quando, invece che respingerlo, il giovane proprietario del Black Ink non osservò Jieun portare a propria volta la mano pallida contro la sua, ancora appoggiata sulla guancia, stringendola leggermente, forse per cercare di assorbirne tutto il calore e trovare così il coraggio per tornare a parlare.

— Ho paura che ci sia il padre di Tae dietro a tutto questo, — cercò di spiegarsi meglio questa volta, ricacciando indietro i singhiozzi con tutta forza che riuscì a trovare dentro di sè, aspettando solo che Jungkook dicesse qualcosa.

Avrebbe accettato qualunque tipo di risposta da parte sua, anche qualche imprecazione di troppo. E invece nulla uscì dalla bocca del ragazzo di fronte a lei che però, invece che interrompere quel timido contatto, le si fece ancora più vicino, costringendola a sollevare lo sguardo per incrociare finalmente quelle iridi scurissime.

Il fatto che Jieun ancora si ostinasse a nominare il suo ragazzo con quel nomignolo assurdo e smielato aveva provocato in Jungkook un vago senso di nausea, ma persino quel soprannome ridicolo non aveva più alcun significato o importanza se paragonato alla portata delle parole che la ragazza aveva appena pronunciato davanti a lui.

— Jieun aspetta, ti rendi conto di cosa stai dicendo vero? — non voleva crederci, non poteva pensare che tutto ciò che aveva appena sentito fosse realmente vero. Jieun era ancora visibilmente scossa certo, e probabilmente tra lei e Taehyung il rapporto si era in qualche modo incrinato, ma perchè osare avanzare accuse tanto gravi e pesanti nei confronti di colui che, dopotutto, rimaneva ancora una persona così importante per lei?

Non dovette però attendere molto per ricevere una risposta esaustiva alle domande che avevano iniziato a vorticargli nella testa e che avevano solamente incrementato il suo pesante voltastomaco. Come se fosse riuscita in qualche modo a leggergli nel pensiero o a captare qualche segnale interrogativo dall'espressione perplessa dipinta sul suo volto tirato, Jieun aveva quindi iniziato a raccontare di quando, proprio dopo il cortese invito del padre di Taehyung, era stata invitata a partecipare ad una festa durante la quale aveva avuto modo di disquisire piacevolmente con Kim Young in persona che, tra le altre cose, aveva cercato di minacciarla e di ricattare Jungkook allo stesso tempo, nella speranza di riuscire ad incutere paura e terrore. E, fino a quel momento, la sua non poi così nobile impresa sembrava aver dato i suoi frutti.

— Se dovesse vedermi ancora parlare con te potresti essere in pericolo e-, —

— Perchè non me ne hai parlato prima? —

Si alzò in piedi di scatto, lasciando Jieun immobile sulla poltrona in pelle ad attendere o provare a prevedere che tipo di reazione avrebbe seguito quelle dure parole. E così la sua mano che, fino a pochi istanti prima era rimasta ad accarezzare dolcemente la guancia di lei, era stata presto chiusa in un pugno e poi sbattuta con forza impetuosa contro la superficie del tavolo di legno della stanza. Persino la lampada e il posacenere di cristallo avevano tremato violentemente a quell'urto improvviso, costringendo Jieun a rimettersi in piedi ed avvicinarsi a Jungkook per provare a placare quella sua ira implacabile, ma forse più che giustificata.

— Io-, io credevo non ti sarebbe interessato davvero, — mormorò lei sottovoce, ritrovandosi per la seconda volta ad abbassare il proprio sguardo nei confronti della presenza piuttosto ingombrante di quello di Jungkook, che non l'aveva mai lasciata se non il tempo di quell'unico istante di cieca rabbia.

— Come diavolo può non interessarmi? — sbraitò quindi il ragazzo, non potendo più contenere quella frustrazione e quel senso di impotenza che si erano improvvisamente impossessati del suo corpo e della sua mente, — Come puoi dire una cosa simile? —

— L'ultima volta che sono venuta a parlarti di qualcosa mi hai ignorato totalmente, —

— Ero arrabbiato cazzo! Ero ancora furioso per la storia di mio fratello e poi scopro che sei addirittura entrata in polizia e sei diventata la promessa sposa del figlio del procuratore capo.. E poi un giorno ti presenti qui, nel mio studio, dopo anni di silenzi, e mi dici che stai indagando a quello stesso caso a cui io e miei uomini stiamo lavorando da anni, — esplicitò a quel punto Jungkook senza più fiato, non sapendo come riuscire a contenere oltre quel micidiale mix di emozioni che, sentiva, lo stavano pian piano soffocando.

— Taehyung sa di che cosa è capace suo padre? —

La vide scuotere silenziosamente la testa a quella domanda, forse davvero inopportuna. Perchè in fondo, nonostante tutto quello che gli aveva raccontato sulla sera della festa, Jieun si era comunque presentata davanti al Black Ink con un piccolo mazzo di fiori e, probabilmente, con le labbra già pronte a scusarsi con Taehyung per la discussione che aveva avuto origine tra loro a seguito dell'incontro con il padre di lui.

— Jungkook tutto questo comunque non cambia le cose, — Jieun interruppe così i suoi pensieri, nella vaga speranza che mettendo a tacere quelle sue cupe teorie, la situazione tra loro non sarebbe degenerata ancora una volta, — Se vuoi davvero risolvere le cose allora devi starmi lontano, dico sul serio, — aggiunse poi, lievemente spazientita.

Credette stupidamente di essere riuscita a persuaderlo delle sue convinzioni, a convincerlo che sarebbe davvero stato meglio lasciar perdere. Ma il cuore di Jieun quasi perse un battito quando, invece che rispondere a quella sua esplicita richiesta di maggiore spazio e più ampie distanze, Jungkook le si avvicinò senza un'ombra di paura ad impensierire quel suo sguardo sempre così limpido e sincero.

— No, — le comunicò perentorio, il tono più serio che mai, — Non voglio più giocare a questo gioco, — aggiunse subito dopo, tornando ad avvolgere e circondare la vita della ragazza di fronte a lui con entrambe le braccia.

— Quattro anni passati cosi, ad odiarci a vicenda, non lo voglio più fare, —

Ora che il respiro di Jungkook si era fatto più profondo e così tangibile, anche la mente di Jieun si era improvvisamente offuscata, rendendole meno chiare tutte quelle certezze che, fino anche solo a pochi istanti prima, le sembravano essere assolutamente fuori discussione.

— Pensi sia stato facile per me? — e, come se le sue labbra fossero state guidate da una forza molto più convincente che quella più razionale del suo cervello, Jieun decise improvvisamente di scoperchiare un vaso di Pandora troppo a lungo rimasto sigillato, — Tu non hai idea di quanto io mi sia sentita una sciocca a lasciarti all'epoca, ma non avevo la minima idea di ciò che stavo facendo! — aggiunse poi, come se il flusso delle sue parole fosse ormai incontrollabile, ma allo stesso tempo non volesse nuovamente apparire debole e sconfitta ai suoi occhi.

— Jieun, ho vissuto ogni giorno della mia vita provando ad odiarti, — questa volta fu Jungkook a prendere la parola, interrompendo così in un istante il monologo della ragazza, — Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me, — aggiunse solo un attimo dopo, gli occhi fissi su Jieun che questa volta scelse di non abbassare il proprio capo, mostrandogli così la sua espressione più sorpresa e scossa.

In quel preciso momento, la stretta intorno alla vita della ragazza si fece leggermente più stretta ma non per questo più dolorosa. Il volto di Jungkook, illuminato solo in parte dalla fioca luce della stanza, le si era fatto ancora più vicino, così vicino che Jieun credette davvero di poter avvertire sulle sue gote il respiro caldo del ragazzo che una volta ancora prese la parola, avanzando ancora di più verso di lei e costringendola così a schiacciare il peso del proprio corpo tra quello del giovane tatuatore e il grosso tavolo di legno massiccio dello studio.

— E vuoi sapere la verità? — chiese lui a quel punto, le labbra schiuse ormai a pochi centimetri da quelle più carnose di Jieun, immobile e ferma nella sua posizione, un pò meno nei suoi intenti.

— Perchè me lo stai chiedendo? — rispose lei con l'ultimo barlume di lucidità e coraggio che le erano rimasti, forse per provocarlo o, più semplicemente, per cercare in ogni modo di allontanare da sè la sensazione di piacevole calore che ormai aveva completamente inebriato i suoi sensi.

— Perchè poi non potrai più fare finta di niente, — le comunicò lui riacquistando il suo solito tono, perentorio ma stranamente agitato. Si prese poi ogni istante Jungkook, ogni secondo a sua disposizione per osservare il viso di Jieun con orgoglio, sicuro e per nulla sorpreso del fatto che una ragazza come lei avrebbe avuto il coraggio per fronteggiarlo con ogni sua arma, fino all'ultimo secondo. La loro era una battaglia che durava ormai da troppo tempo e a cui lui non vedeva l'ora di porre fine. 

Tutto questo era sbagliato. La loro relazione era sempre stata troppo difficile, troppo complicata e le circostanze di quel momento decisamente strane e assolutamente inopportune. Eppure, pur sapendo cosa sarebbe successo da lì a poco, Jieun si sentì come una sciocca ragazzina di quindici anni alle prese con gli ormoni della prima cotta: in quel momento, avvolta dal calore delle braccia di Jungkook, Kim Jieun si sentì nuovamente desiderata e amata come non si sentiva da tempo. Per quanto stesse provando con ogni cellula del suo corpo e massaggiandosi quell'anello di diamanti stretto ancora attorno al suo anulare sinistro per far tornare a galla, davanti ai propri occhi, l'immagine limpida di Taehyung, la giovane detective si scoprì presto impotente, sconfitta da quello stesso trasporto e fiume di emozioni che lei stessa aveva più volte cercato di soffocare.

I gesti successivi furono però rapidi ed irreversibili: Jungkook si prese giusto qualche secondo per lasciare andare la propria morsa intorno alla sottile vita di Jieun per poi portare entrambe le proprie mani sulle guance ancora arrossate della ragazza che, totalmente incapace di reagire, non potè fare altro che rimanere immobile ad ascoltare le parole, questa volta dal sapore dolcissimo, che presero forma dalla labbra del giovane proprietario di quel lussuoso studio di tatuaggi.

— Non ho mai smesso di provare qualcosa per te Jieun, —

Solo un secondo più tardi le labbra del ragazzo si posero su quelle di lei, certe di ritrovare quella delicatezza che Jungkook credeva scioccamente di essere stato in grado di dimenticare. Gli sarebbe quasi piaciuto poterla baciare e provare così a sè stesso di essere riuscito finalmente a togliersela dalla testa ma la verità, sempre più difficile da accettare, era che il calore e il sapore di quelle labbra tanto agognate lo avevano appena risvegliato da un torpore troppo a lungo assopito e controllato. E sapere, sentire, che Jieun stava ricambiando quella passione e quell'ardore lo stava lentamente portando all'estasi.

Era tutto troppo perfetto per essere vero e, come nei sogni migliori, anche Jungkook venne risvegliato all'improvviso proprio da quelle stesse mani che solo un attimo prima stavano giocando dolcemente tra i suoi folti capelli corvini. Jieun si staccò infatti da lui all'improvviso, appoggiando entrambi i palmi contro il suo petto e chiedendogli silenziosamente scusa per ciò che era appena successo tra loro.

— Jungkook ti prego, —

Davvero Jieun lo stava supplicando? Implorandolo di fare cosa? A questo punto non c'era nulla che lui non avrebbe fatto per cercare di riconquistarla e Jungkook voleva solo che lei ne fosse pienamente cosciente. Avrebbe sistemato tutto, ogni cosa, chiunque avrebbe ancora tentato di mettersi tra loro. Non l'avrebbe persa una seconda volta, non quando lei gli aveva appena dimostrato di provare ancora del sentimento nei suoi confronti, un sentimento difficilmente confondibile con l'amicizia o la mera attrazione.

— Devo tornare a casa, — la avvertì solamente asserire a denti stretti, guardandola aprirsi un piccolo varco per potersi allontanare il più velocemente possibile dal suo corpo ancora bollente e recuperare così il cappotto da terra prima di dirigersi a passo svelto verso la porta dell'ufficio, — Perdonami, — fu tutto quello che fu in grado di aggiungere poi, portandosi una mano su quelle labbra ancora colpevoli e aiutandosi con l'altra per aprire la pesante porta che, dall'ufficio di Jungkook, dava sul corridoio del Black Ink, ancora fiocamente illuminato. Jieun si incamminò così, senza voltarsi indietro nemmeno una volta, verso l'uscita di quello studio di tatuaggi, ormai completamente deserto se non per la innocua presenza di un tavolo da buffet da sparecchiare e qualche bicchiere semi vuoto appoggiato qua e là su un bancone improvvisato.

Nessuno avrebbe potuto immaginare però che, nei medesimi istanti ma dall'altra parte della città, ben al riparo dalla pioggia all'interno della volante della polizia prestatagli da Namjoon, Kim Taehyung aveva invece appena acceso il proprio cellulare dopo un'intera notte di ricerche senza successo per mandare un unico, veloce messaggio ad un destinatario ben preciso, certo che questi avrebbe sicuramente capito di cosa lui stesse parlando e quali fossero le sue intenzioni.

"Non ce la faccio più ad andare avanti così hyung, devo chiarire con Jieun e adesso so cosa fare. Lei merita di sapere la verità Hoseok, non aspetterò oltre, anche a costo di far saltare queste stramaledette indagini"



 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

sapete che cos'è il blocco dello scrittore? ecco, io ogni santa volta che decido di impegnarmi in una long finisco con l'inciampare in un momento di assoluta stasi. in più, l'aver avuto un agosto 'complicato' e l'essere poi stata in ferie aiuta solo a distendere i nervi, ma sicuramente aumenta di gran lunga il numero delle distrazioni lol
quindi mi rifaccio viva dopo quasi un mese con un aggiornamento che, perlomeno per me, sancisce veramente il "giro di boa" di questa fanfiction.

le cose tra tae e jieun si mettono veramente male ora.. non che il vento soffi a favore di jungkook (che dopo aver baciato jieun la lascia "andare via" ancora una volta senza inseguirla), però ecco.. ho il vago sentore che ora sia tutto nelle mani di jieun decidere con chi stare e cosa fare della sua vita amorosa o meglio, tutto sta in ciò che il mio cervello deciderà di elaborare prossimamente ;);););)

è difficile per me trovare le parole giuste per esprimere costantemente la mia gratitudine nei confronti di chi passa di qua a leggere e recensire la mia storia, ma voglio ringraziare con tutto il cuore Vavi_14, CrisBo, Calowphie e Blue_Wander per la pazienza che avete nei confronti della mia inesorabile lentezza (ad aggiornare e rispondere ai vostri commenti e alle vostre impressioni su queste vicende fittizie XD) 

ok, anche per questo capitolo le comunicazioni di servizio sono ufficialmente terminate: io vi bacio e vi purplo tutti, ci si sente alla prossima!

bvb

  
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