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Autore: heliodor    06/09/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un rischio da correre
 
Il corvo volò sopra la sua testa lanciando un richiamo. Mentre le percorreva la strada tra due ali di folla silenziosa che la fissava con ostilità.
Alzò la testa verso la piattaforma di legno che era stata eretta al centro della piazza che stava attraversando.
È un patibolo, pensò. Perché sono qui?
Il corvo lanciò un altro richiamo.
Quando alzò la testa, l’uccello dalle ali nere era sparito, sostituito da un cielo grigio che andava scurendosi. Nel frattempo era arrivata alle scale che portavano al patibolo.
Dalla folla si alzò il pianto di una bambina.
“Sono stata brava?” le chiese una voce rotta dalla sofferenza.
“Sì. Sei stata brava” rispose una seconda voce rotta dalla commozione.
Voleva piangere tale era la sofferenza che sentiva, ma c’era anche sollievo in tutto quello.
 
Shi’Larra aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare il soffitto. Era un bel soffitto di legno con le travi che si incrociavano a due alla volta per sostenere il tetto spiovente.
Ricordò che quella era una stalla e non una vera casa.
Sempre meglio di quella dannata prigione, si disse.
Gli uomini delle pianure non erano stati gentili con lei, ma la donna di nome Nimlothien lo sembrava ancora di meno, anche se a parole era amichevole.
E poi c’era quella ragazzina.
Dyna, era quello il suo nome.
Non parlava molto ma sapeva ascoltare. In qualche modo riusciva a capire se stesse mentendo o meno.
“Le tue parole puzzano” diceva ogni volta che mentiva, per quanto piccola fosse la bugia. Shi’Larra la trovava insopportabile e cercava di evitarla per quanto potesse, solo che lì al campo dell’orda era impossibile non incontrarsi almeno due o tre volte al giorno, se non di più.
L’orda.
Quello era il nome che i soldati prigionieri davano alle forze guidate da Nimlothien. La strega bianca la definiva armata di Malag quando ne parlava.
Malag.
Quello era un altro enigma che Shi’Larra si augurava di non risolvere mai.
Non l’aveva mai visto di persona ma una volta, quando si era sparsa la notizia che stesse per visitare quel campo, l’attività si era fatta febbrile. La gente aveva smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo e non aveva parlato d’altro per tutta la giornata e quella seguente.
Nimlothien aveva fatto frustare un paio di quelli che avevano diffuso la notizia e quello era bastato a far tornare tutti al lavoro.
Malag non si era visto, lasciando insoddisfatta la curiosità di Shi’Larra.
Si toccò lo stomaco. Sotto lo spesso tessuto della tunica di lana avvertì un brontolio sordo che le ricordò di dover mangiare qualcosa.
Condivideva la baracca con altre sette persone ma tutti i giacigli tranne il suo erano vuoti. Si alzò a fatica e guadagnò l’uscita.
Il campo non era cambiato molto dal giorno prima.
C’erano ancora le tende piantate tra le baracche, alcune delle quali erano ridotte in macerie o bruciate. Aveva saputo che c’era stata una battaglia sei o sette giorni prima e che i nemici si erano ritirati cercando di bruciare il villaggio.
Con tutti quelli che ci abitavano.
“E tutto solo per non lasciarci prendere i granai pieni” si era lamentato uno degli stregoni col mantello grigio. Aveva scosso la testa ed era andato via.
Nimlothien e una dozzina di mantelli, insieme a un centinaio di soldati armati con lance e scudi ammaccati e in cattive condizioni, erano sopraggiunti poco dopo la battaglia e avevano aiutato i sopravvissuti a spegnere gli incendi.
Ora metà degli abitanti era morta o fuggita via, mentre quelli che erano rimasti si erano uniti all’orda di Malag, compresa una ragazza dagli occhi scuri e penetranti che le aveva portato da mangiare la sera prima.
“Questa era la mia casa” aveva detto indicando la baracca ridotta a un cumulo di macerie.
Shi’Larra non aveva osato chiederle se fosse morto qualcuno lì dentro. “Come ti chiami?” le aveva invece domandato.
“Avalura” rispose lei. “Ma tutti mi chiamano Lura” aggiunse stringendosi nelle spalle.
“È un bel nome.”
“E tu come ti chiami?”
“Shi’Larra” aveva risposto. “Ma tutti mi chiamano Shi.”
Lura le aveva sorriso. Era la prima a farlo in maniera genuina da quando era lì. “Ora devo andare. Se hai bisogno di qualcosa vieni pure da me.”
Appena fuori dalla baracca dormitorio Dyna le venne incontro facendola trasalire per la sorpresa.
“Ti aspettavo” disse la ragazzina fissandola seria.
“Aspettavi me?”
Lei annuì sicura.
“Perché?”
“Me l’ha ordinato maestra Nimlothien.”
“Sei qui fuori da quanto?”
“Il sole non era ancora sorto.”
Shi’Larra la immaginò lì fuori al buio a fissare la porta del dormitorio. “Potevi entrare e svegliarmi se era così importante.”
“Maestra Nimlothien mi ha detto di non disturbarti mentre dormi e di aspettare che fossi sveglia.”
Shi’Larra annuì. “E ora?”
“Andiamo dalla maestra Nimlothien.”
“Speravo di poter mangiare qualcosa, prima.”
Dyna la fissò con sguardo intenso.
“Ho capito. Ordini della maestra Nimlothien. Portami da lei, allora.”
Dyna le fece strada fino all’edificio più alto del villaggio, che in quel caso aveva due livelli di cui uno, quello inferiore, era di pietre mentre quello superiore di tronchi di legno legati tra loro.
Le indicò l’ingresso sbarrato con una porta messa di traverso.
“È lì dentro?” chiese esitando sulla soglia.
“Ti aspetta” disse Dyna.
Shi’Larra si fece coraggio ed entrò.
L’interno era immerso nella penombra. Le finestre erano annerite dalla fuliggine e bloccavano la luce del sole. C’era puzza di bruciato e il pavimento scricchiolava sotto i suoi passi.
Nimlothien sedeva al buio, lo sguardo fisso verso una parete. Si fermò a cinque o sei passi di distanza e si schiarì la voce.
“Dyna dice che volevi vedermi.”
Nimlothien distolse lo sguardo e posò i suoi occhi brillanti su di lei.
“Hai dormito bene?”
Shi’Larra annuì. “Come non mi succedeva da parecchi giorni.”
O da prima che venissi accusata, processata ed esiliata, pensò.
Da allora le sue notti erano state fredde e scomode. Fino a quel momento.
Nimlothien annuì solenne. “E hai sognato, anche?”
“Io sogno sempre, anche se spesso non ricordo o non so interpretare ciò che vedo.”
La donna fece una smorfia. “Mi spiace sentirtelo dire. Speravo di contare su di te.”
Shi’Larra sentì crescere la tensione. “Se mi dicessi cosa ti serve, forse potrei servirti meglio.”
“Mi serve il tuo potere, se lo possiedi davvero.”
“Non è un potere. È più una maledizione.”
“Allora mi serve la tua maledizione, chiamala come ti pare.”
“Cosa te ne fai dei sogni?”
“Se i tuoi sogni prevedono il futuro, possono essere molto utili. Come l’ultima volta.”
Shi’Larra ricordò cosa fosse accaduto nove giorni prima, quando aveva sognato del fiume di fuoco e della montagna che sprofondava.
Aveva riferito il sogno a Nimlothien, come faceva da quando lei l’aveva accolta nell’orda.
“Tutto qui?” aveva domandato lei.
Shi’Larra si era stretta nelle spalle. “La visione era molto chiara.”
“Ma è lo stesso incomprensibile.”
Poi le pattuglie avevano riferito di un contingente nemico a mezza giornata di cammino da lì e Nimlothien e gli altri stregoni e guerrieri erano partiti.
Aveva saputo che c’era stata una battaglia e che un famoso stregone nemico era stato ucciso.
“Bryson la Montagna”, le aveva detto Nimlothien tornando con un sorriso trionfale sulle labbra sottili. “L’hanno tirato giù Garrik e Olsend da soli. Credo che dovrò premiarli.”
Shi’Larra si era limitata ad annuire.
“E tutto per merito tuo. Tu l’avevi visto. O per meglio dire, sognato.”
Lei si era accigliata.
“La montagna che sprofonda. Era Bryson, giusto?”
“Io ho visto una grossa montagna che spariva ingoiata dal terreno.”
“E un fiume di fuoco che le scorreva accanto” aveva detto Nimlothien. “L’incantesimo che l’ha distrutto.”
“Lo stai dicendo tu” aveva osservato prudente.
Nimlothien aveva sorriso. “Ti sei appena guadagnata un posto come mia consigliera” aveva detto.
Consigliera, pensò Shi’Larra. È una persona che consiglia. Ma Nimlothien non vuole consigli. Se me lo chiedesse, le direi di essere prudente e di non fidarsi delle mie visioni. Ma lei vuole conoscere il futuro. Per farci cosa, poi?
“L’ultima volta è stato un caso” disse prudente.
“Io non credo.” Nimlothien fece un cenno alla sua sinistra.
Dall’oscurità emerse la figura di un nomo di mezza età, i capelli radi e tendenti al grigio. Aveva le mani dietro la schiena e indossava un saio grigio chiuso in vita da una cintura marrone.
“Lui è Hallen” disse Nimlothien.
Hallen la salutò con un leggero inchino con la testa. “Io ti saluto, Shi’Larra.”
“Io invece non ti conosco” rispose diffidente.
“Non c’è bisogno di essere sgarbate” la rimproverò Nimlothien. “Hallen è qui per darci una mano. È un erudito piuttosto famoso ed è una fortuna che si sia unito all’orda.”
“Dopo che i Vigilanti avevano distrutto la mia accademia” disse Hallen. “Non potevo fare altro. Il mio era un imperativo morale.”
“Diciamo pure che non avevi altro posto dove andare. Che cosa studiavate alla vostra accademia, mio saggio amico?”
Hallen fece una smorfia. “Per un’antica e consolidata tradizione, le nostre ricerche volgevano soprattutto sulle erbe.”
“Non essere modesto” disse Nimlothien con tono divertito. “Avete creato alcuni dei migliori veleni del mondo conosciuto.”
“Creare veleni è l’unico modo per trovare gli antidoti. Le nostre pozioni sono altrettanto famose. O almeno lo erano” concluse con tono triste.
Nimlothien fece un gesto vago con la mano. “Quello che è, erudito. La nostra amica Shi’Larra ha bisogno del tuo consiglio e tu glielo darai.”
“Ne sarò lieto. Che genere di consiglio ti serve? Nimlothien mi ha parlato vagamente del tuo potere.”
“Non è un potere” iniziò a dire Shi.
“È una maledizione, sì” disse Nimlothien spazientita. “Lo hai già detto. Ora parla all’erudito dei tuoi sogni.”
“Che vuoi sapere?” fece Shi prudente.
Hallen socchiuse gli occhi dandole l’impressione di trovarsi di fronte a un serpente che stesse per morderla. “Da quanto hai questi sogni?”
“Da quando ero molto giovane” rispose prudente.
L’erudito annuì grave. “C’è un evento particolare accaduto prima che iniziassero i sogni?”
Scrollò le spalle. “Non ricordo. Ero solo una bambina.”
“Però ricordi che è da allora che sono iniziati i sogni.”
Per un attimo annaspò senza sapere che cosa rispondere. “Io credo” disse dopo un attimo di esitazione. “Che siano iniziati dopo la morte di mia madre.”
Hallen annuì di nuovo. “Come sospettavo. Per molti stregoni è lo stesso. Un evento decisivo provoca lo sbocciare dei loro poteri.”
“Io non sono una strega” disse Shi’Larra sulla difensiva.
“La divinazione è una forma di stregoneria” rispose l’erudito.
“Una forma proibita” disse Nimlothien. “È per questo che ti hanno esiliata. Se qualcun altro lo sapesse, potrebbero farti molto di peggio.”
Shi’Larra si accigliò
“Non temere. Finché resti con noi sei al sicuro” disse la donna. “Ma non devi mai allontanarti da qui o correrai il rischio di fare una brutta fine, lo capisci?”
Annuì con prudenza. Più che un consiglio, quello di Nimlothien sembrava una minaccia.
“Possiamo fare qualcosa per aiutarla, erudito? I sogni della nostra amica spesso sono confusi e difficili da interpretare.”
Hallen assunse un’aria grave. “Non posso migliorare il suo potere con una pozione” disse. “Ma posso aiutarla a liberare la sua mente dai pensieri che non riguardano i suoi sogni divinatori. Conosco molte pozioni utili allo scopo.”
“Hai detto che crei veleni” disse Shi’Larra preoccupata. “Chi mi assicura che non mi avvelenerai con una delle tue pozioni?”
“Non succederà” disse Nimlothien scattando in piedi. “Non è vero, erudito?”
“C’è sempre un minimo rischio da correre.”
“E lo correremo, ma alla nostra amica non deve succedere niente di grave.” Le rivolse un’occhiata penetrante. “La guerra non sta andando bene come speravamo. Anche con la resa di Nestorin, i nemici che dobbiamo fronteggiare sono tanti e una nuova alleanza sta sorgendo. Dobbiamo colpirli prima che loro colpiscano noi. Con il tuo potere, potremo ribaltare le sorti della guerra. Posso contare sul tuo aiuto, Shi?”
Voleva dirle che solo gli amici la chiamavano in quel modo e che lei non era affatto sua amica, ma si ritrovò ad annuire.
In che guaio mi sono infilata? Si chiese mentre Nimlothien l’accompagnava all’uscita della baracca.

Note
Ed eccomi di ritorno dalle meritate (?) vacanze con un nuovo capitolo come promesso.
Vi prometto che fino a natale non ci fermeremo più (ok, sembra più una minaccia ma è così :D )
Datemi il tempo di rassettare casa e riempire di nuovo i cassetti e poi sarò da voi.
Nel frattempo accomodatevi, pendete i biscotti e gustatevi la lettura.

Prossimo Capitolo Giovedì 10 Settembre

 
  
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