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Autore: Astry_1971    18/08/2009    6 recensioni
“Ce la faremo anche questa volta, lui non tornerà.” Lo rassicurò, poi fissò la macchia scura sulla parete, accanto al ritratto di Silente. Era ciò che restava della cornice d’argento che ospitava la sua effige, sparita magicamente dopo che Potter l’aveva riportato in vita.“E farò anche in modo che quella parete resti vuota ancora per molto tempo.” Affermò deciso.
Questa storia è il seguito di “Per amore di un figlio” ed è dedicata a tutti quelli che hanno storto il naso per finale di quella storia. Evidentemente non mi conoscono bene. A tutti gli altri è severamente sconsigliata la lettura, per il bene dell’autrice che non ama guardarsi le spalle.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Lucius Malfoy, Neville Paciock, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lily483 Grazie, spero che troverai interessanti anche i prossimi capitoli. La storia non è molto lunga comunque.
Chialla Wow! Hai letto tutto in una mattinata? Chissà che mal di testa. Menomale che le mie storie non sono lunghissime. ;-) Comunque grazie!
Piccola Vero Grazie spero che continuerai a seguirmi.
Alida No, in effetti non vuol per forza dire che Voldemort sia tornato. Ma cosa sarebbe la vita senza Tom e senza nutella?
Damnedmoon Sì, avevo promesso, ma è più forte di me. Non so scrivere di Severus che si gode la vita. Non c’è Piton senza guai. Sulla fine del topo… non garantisco.
Marty4ever Eh, il Marchio fa i capricci, ma per ora nemmeno Piton sa cosa succede.
Ernil Ehm, vediamo… come faccio a rispondere alle tue domande?
-Voldemort è tornato? No. Non ancora comunque.
- Come?- Lo scoprirai.
- Quando?- A questa è meglio se non rispondo.
- Perché?- Quando lo scoprirà Piton, lo saprai anche tu.
- E’ davvero lui? Sì? No?- Credo che un “NI” dovrebbe bastare.
- Che c’è per cena?- Mmmm! Spiedini. ;-DDD

Buona lettura!


Cap 3 Solo un incidente

Quando la porta dell’ufficio del preside si aprì, il mago seduto alla scrivania sollevò appena lo sguardo, osservando distrattamente l’uomo di fronte a lui: era alto, paludato in un elegante mantello nero, aveva i capelli chiari, resi opachi e un po’ stoppacciosi dalle molte striature biancastre. Anche il mento, una volta fiero e spigoloso, ora era nascosto da una corta barba, ben curata.
L’uomo fissò il suo ospite, studiandone l’aspetto con eccessivo interesse.
“Ti trovo bene, Severus.” Sbottò infine, piuttosto stizzito.
“Lucius!” Lo salutò l’altro, la voce era bassa e calma. Si drizzò sulla schiena, incrociando le mani davanti al mento, e lo fissò a sua volta.
“Vorrei poter dire altrettanto.” disse piegando leggermente la testa di lato.
“Beh, non sono qui per ricevere complimenti sul mio aspetto, mi pare evidente che non posso vantare più un fisico da quarantenne e non credo che tu mi abbia fatto chiamare solo per rinfacciarmelo. Cos’ha combinato Scorpius di così grave?”
“Cosa ti fa credere che lui abbia fatto qualcosa?” Chiese Piton, assumendo un tono più serio.
“Normalmente sono i genitori che vengono convocati a scuola, non i nonni. Qualunque cosa tu abbia da rimproverare a mio nipote, credo che dovrai riferirla a Draco, non ha me.”
“Dunque, devo pensare, che tu non abbia la minima idea del motivo per cui ho voluto parlarti?”
Malfoy avanzò di qualche passo.
“Dovrei?” chiese piuttosto alterato, mentre si guardava attorno con curiosità.
L’ufficio che era stato di Silente, poi di Vitius, non era stato modificato dal suo nuovo inquilino. Oggetti dalle forme bizzarre erano allineati ordinatamente sugli scaffali. Il vecchio trespolo di Fanny era ancora al suo posto racchiuso entro una campana di vetro.
Unico elemento insolito in quell’ambiente allegro e luminoso era costituito da una grande libreria in legno d’ebano, così alta da sfiorare il soffitto, e colma di libri vecchi e polverosi. Quasi una macchia nera in una stanza che pareva ancora sorridere come gli occhi del suo vecchio proprietario, la cui effige troneggiava solenne sulla parete dietro la scrivania.
Severus si alzò di scatto, girò intorno al massiccio tavolo facendo frusciare il mantello, e si avvicinò a Malfoy, il quale, abbandonato immediatamente il suo esame ambientale, tornò a rivolgere l’attenzione al preside di Hogwarts .
“Non vorrai farmi credere che non te ne sei accorto?” ringhiò Piton, sollevando la manica della tunica e mostrando all’altro mago il Marchio scuro e pulsante.
“No!” Lucius balzò indietro, come se fosse stato morso da un serpente. Poi fissò sbalordito gli occhi neri colmi di collera di Piton.
“No, non può, non è possibile” strappò con foga i bottoni dei suoi polsini e si arrotolò la manica della camicia fino a scoprire anche il proprio avambraccio.
Il cuore di Piton mancò un battito: sulla pelle diafana dell’amico non c’era nulla a parte una piccola ombra più scura, unico sbiadito ricordo del terribile Marchio Nero.
Com’era possibile? Era certo che qualche antico seguace di Voldemort stesse cercando di riportare in vita il suo padrone. Un’impresa che avrebbe definito impossibile, fino al giorno prima. Fino a quando il Marchio sul suo braccio non si era risvegliato precipitandolo nuovamente nel peggiore degli incubi.
Non si era preoccupato di capire come potesse essere successo, ma, piuttosto, di scoprire chi fosse l’artefice di un simile incantesimo.
Ora, però, non sapeva più cosa pensare. Possibile che Lucius avesse trovato qualche oscura formula magica capace di provocare un simile fenomeno? E poi a quale scopo? Se veramente qualcuno avesse voluto riportare in vita Voldemort, perché lasciare che fosse proprio il Marchio dell’uomo che lo aveva tradito per anni ad attivarsi, rivelandogli i suoi piani?
Ci fu un lungo silenzio, poi il mago più giovane si abbassò la manica e fece qualche passo indietro appoggiandosi alla scrivania.
“Cosa stai tramando Lucius?” domandò, tradendo un leggero tremito nella voce.
Le labbra di Malfoy si piegarono in una smorfia.
“Dovrei essere io a farti questa domanda, non è il mio Marchio che sta bruciando, Severus.”
Il mago bruno non rispose. Si voltò dando le spalle all’altro, e si avvicinò alla finestra.
Malfoy lo raggiunse, ed entrambi fissarono i giardini di Hogwarts.
“Non è opera mia, Lucius.” Mormorò.
“Lo spero per te.”
“Per me?” Piton si voltò lentamente e gli occhi si posarono per alcuni istanti sul profilo dell’amico, apparentemente intento ad osservare il prato. Per poi tornare a perdersi di nuovo tra gli alberi che circondavano la scuola. “Qualsiasi cosa stia succedendo, non sarò certo l’unico ad essere coinvolto.” Disse cupo.
Poi, all’improvviso scosse il capo, come per scacciare un insetto fastidioso: per un attimo, gli era parso di vedere quel lussureggiante paesaggio deturpato da terribili ferite. Così come lo aveva visto vent’anni prima. Un’immagine di Hogwarts che non avrebbe mai dimenticato. L’ultima prima di morire.
“Severus, io non voglio entrarci, anzi, non avresti dovuto chiamarmi, affatto.” Scattò Malfoy.
Piton si voltò, afferrò l’altro per il bavero della giacca con la rapidità di un serpente e lo tirò a sé.
“Tu avrai da perdere molto più di me in questa faccenda.” Sibilò, il volto a pochi centimetri da quello dell’amico.
“Lasciami!” Malfoy scansò Piton allontanandosi dalla finestra. “Io non l’ho tradito.”
“Ah no? A quanto mi hanno raccontato, tu non eri al suo fianco quando è morto. Pensi che lui accetterà le tue scuse e ti riaccoglierà a braccia aperte nella sua cerchia?”
“Lo farà.”
“Ne sei certo? Sei disposto a rischiare la vita di tuo figlio? Di tuo nipote? Sai bene che saranno loro a pagare per primi.”
Il volto del mago biondo s’irrigidì, e lui barcollò all’indietro lasciandosi cadere sulla poltrona.
Severus sollevò il mento, gli occhi ridotti a due fessure.
“Bene, vedo che sai anche essere ragionevole.”
“Cosa pensi di fare?” mugugnò Malfoy prendendosi la testa fra le mani.
Piton lo fissò in silenzio. Il volto sempre più cupo, mentre la comprensione cominciava a farsi strada nella sua mente.
“Spero di sbagliarmi, ma credo di aver capito quello che sta succedendo.” Mormorò con voce incrinata. “Se ho ragione…” Distolse lo sguardo, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro. “…avrò bisogno del tuo aiuto.”
“Non combatterò contro di lui. Come hai detto tu, ho troppo da perdere. Non ho intenzione di morire facendo l’eroe, né di mettere in pericolo la mia famiglia.”
“Se riuscirà a tornare, non avremo nessuna speranza di fermarlo. Non ci sarà un nuovo prescelto. La profezia si è avverata e non si ripeterà.” Lo riprese con decisione.
“Allora cosa vuoi da me?”
Piton, chiuse gli occhi scuotendo il capo.
“Non lo so ancora, devo fare delle ricerche.” Si voltò e tornò a sedersi alla scrivania. “Tuttavia devo potermi fidare di te.” Sollevò il braccio con la bacchetta e richiamò un grosso volume dallo scaffale. “Forse possiamo fermare tutto questo prima che sia troppo tardi, e prima che altri lo vengano a sapere. Voldemort potrebbe avere ancora dei sostenitori.”
Su volto di Malfoy un muscolo si contrasse impercettibilmente.
“E tu non credi che ci sia qualcuno di loro dietro questa faccenda?”
“No, lo credevo fino a qualche istante fa, ma ora oserei dire che ci troviamo di fronte ad uno spiacevole incidente.”
“Un incidente?”
“Esatto, un incidente, solo un maledettissimo incidente, tuttavia altri potrebbero approfittarne. Non ho intenzione di dare inizio ad un’altra guerra: il mondo magico non sopravvivrebbe. Il fatto che sia solo il mio Marchio ad essersi svegliato potrebbe essere un vantaggio: nessun’altro dovrà sapere”.
“Per quanto tempo pensi di poterlo tenere nascosto. Quando il bruciore diverrà insopportabile, qualcuno lo noterà.”
“Questo è un mio problema, Lucius.” Disse senza guardarlo, rivolgendo invece la sua attenzione al voluminoso libro. “Ho bisogno di un po’ di tempo, ho qualcosa da fare.” Continuò distrattamente, lasciando scorrere l’indice della mano sulla pagina ingiallita, come se cercasse qualcosa in una sorta di elenco. “Ti aspetto fra una settimana a casa mia.”
“A casa tua?”
“Sì, Lucius, a casa mia.” Severus sollevò improvvisamente la testa, e fissò l’amico, con aria seccata. “Immagino che ricordi ancora dove abito.” Disse senza nascondere una punta di acidità. Poi, tornando a guardare il libro: “Ti consiglierei, inoltre, di non coinvolgere Draco in questa storia, e tantomeno tuo nipote. Quel ragazzino è un insopportabile ficcanaso, ed è sempre appiccicato al figlio di Potter.”
“Decisamente non ha preso da me.” borbottò, Lucius, infastidito.
Il mago alla scrivania sollevò nuovamente lo sguardo, osservando in silenzio il suo interlocutore. Gli occhi neri ne percorsero l’intera figura registrando ogni dettaglio.
“Non fraintendermi.” disse poi con voce calma, quasi benevola. “Non mi interessa affatto sapere con chi trascorrono il loro tempo libero i miei alunni, ma l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento è un Potter fra i piedi.”
“Non ho l’abitudine di coinvolgere nei miei affari un ragazzino di dodici anni.”
Piton sorrise.
“E’ evidente, Lucius, che non sei mai stato un insegnante.” constatò, sottilmente divertito.
Malfoy fece una smorfia, si voltò e lasciò la stanza, mentre Piton lo accompagnava con uno sguardo malinconico.
Restò per diversi minuti a fissare la porta chiusa, finché una voce alle sue spalle, lo distolse dai suoi pensieri.
“Severus!”
Piton non si voltò, ma si prese la testa fra le mani.
“Cosa vuole?” sbuffò.
“So cosa stai pensando di fare.”
Piton arricciò le labbra e, poggiando mani sul tavolo, si rimise in piedi.
“Davvero?” chiese in tono provocatorio gettando un’occhiata sbieca al ritratto di Silente.
“Se ha un’idea migliore, le consiglio di tirarla fuori, perché io non ne ho”.
“Vorrei poterti aiutare, Severus.” Scosse il capo. “Mi dispiace”.
Piton abbassò lo sguardo, la sua era una provocazione, ma aveva quasi sperato che il vecchio mago potesse davvero indicargli una via d’uscita.
Poter parlare con lui, anche nei momenti più bui gli aveva sempre dato sicurezza. Quando tutto il mondo magico lo riteneva un assassino e un traditore, sarebbe di certo impazzito se non avesse avuto almeno il ritratto dell’uomo che considerava un maestro e un padre con il quale confidarsi. A lui si era affidato completamente, si era gettato nel baratro fidandosi solo della sua parola. Su quella parola aveva costruito la sua esistenza. Aveva una missione, uno scopo, e Silente aveva i suoi piani, e, anche se non gli aveva mai rivelato tutta la verità, quei piani erano diventati la sua sola ragione di vita.
“Non ha importanza.” Mormorò simulando un gelido di stacco, ma poi, di fronte allo sguardo colmo di tristezza di Silente, non poté fare a meno di sorridergli.
“Ce la faremo anche questa volta, lui non tornerà.” lo rassicurò, poi fissò la macchia scura sulla parete, accanto al ritratto di Silente. Era ciò che restava della cornice d’argento che ospitava la sua effige, sparita magicamente dopo che Potter l’aveva riportato in vita.
“E farò anche in modo che quella parete resti vuota ancora per molto tempo.” affermò deciso.
Il ritratto di Silente annuì, abbozzando un sorriso.
“Certo!” sussurrò, mentre l’altro aveva già lasciato la stanza portandosi dietro il voluminoso libro.



Continua…






  
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