Questo capitolo è stato decisamente
faticoso da scrivere e rimango ancora perplessa riguardo certi punti. Alla fine ho deciso comunque di pubblicarlo perché
ci stavo veramente rimuginando troppo. Il POV principale è quasi interamente
dedicato a Bam e alle sue paranoie. La mia paura
resta tuttavia Endorsi, non vorrei che risultasse
antipatica, snaturando il personaggio; ogni sua azione è dettata dal desiderio
di aiutare e attirare le attenzioni di Bam, per cui
sappiamo tutti ha un debole. Infine, premetto nuovamente che non ho la più
pallida idea di quale sia il ruolo del firefish e
come funzioni (non so nemmeno se effettivamente si chiami firefish)
quindi consideratelo come una creatura differente rispetto a quella presente nel
webtoon. Se qualcosa non fosse chiaro o se vi fossero
incongruenze vi chiedo di farmelo notare. Grazie e
buona lettura!
Capitolo
7: Firefish
Bam si mosse a disagio sul bordo del
letto. Sollevò la gamba appoggiando il ginocchio contro il petto nel tentativo
di trovare una posizione più comoda e far rilassare le spalle indolenzite. La
tuta violacea che gli aveva fornito Shibisu per
cambiarsi gli stava larga ed era ridicola, ma almeno era pulita e lo teneva al
caldo.
Era ormai notte fonda e la stanza era rimasta in penombra, con
solo la luce pallida della falsa luna che filtrava dalle finestre. La
temperatura era fresca, nonostante per tutto il giorno il sole di shinsu avesse battuto contro le pareti dell’edificio.
Khun, disteso alle sue spalle, non si
era ancora risvegliato.
L’amico era profondamente addormentato. Nel corso della
giornata si era rigirato più volte, mugugnando cose indistinte nel sonno e optando
infine per una posizione fetale, avvolto nelle coperte. Per quel che Bam riusciva a scorgere tra la matassa di lenzuola e la chioma
arruffata dei suoi capelli argentei, il volto dell’amico appariva finalmente
rilassato, ma le guance erano scavate e la sua carnagione innaturalmente
pallida.
Il debole alone dorato della sua barriera continuava ad
avvolgerlo da quando quella mattina lo aveva rincontrato: una volta agganciata
al lightbearer,
Bam non aveva problemi a mantenerla attiva e a
reprimere la pressione costante che il calore esercitava contro il suo shinsu, ma aveva
bisogno di essere sempre cosciente per tenerla salda.
Sospirò, cominciando a percepire la stanchezza appesantirgli
le palpebre e un lieve mal di testa pulsargli nelle tempie.
Stiracchiandosi, posò la fronte sul ginocchio piegato contro
di lui, tirando i tendini della nuca in cerca di sollievo. I lunghi ciuffi castani
gli caddero sul volto creando una tenda intorno a lui.
Nonostante tutto il tempo avuto a disposizione fino ad ora, Bam non era ancora riuscito a fare ordine nella sua testa e
nelle sue emozioni.
In realtà non aveva avuto molte possibilità per meditare in
solitudine: a turno tutti erano passati a far loro visita e per il resto del
tempo era stato troppo occupato a mostrarsi tranquillo e fiducioso, sorridendo
alle loro gentilezze e colloquiando in maniera pacata, per poter riflettere.
Shibisu e Hatz avevano
trascorso gran parte della giornata muovendosi tra la camera e la villa,
portando cibo, acqua, vestiti puliti e parole di conforto. Fra una visita e
l’altra si erano aggiornati reciprocamente sugli ultimi accadimenti,
discorrendo sommessamente per non svegliare il lightbearer.
Endorsi era invece rimasta con lui per
tutta la mattina, risistemandogli i lunghi e scompigliati capelli castani in
un'alta coda e approfittandone per districare con le sue dita sottili, ma
vigorose, anche quei fastidiosi nodi di tensione che gli dolevano fra le spalle.
La principessa lo aveva pure risparmiato da scomode domande ed
evitato qualsiasi discorso che potesse metterlo in apprensione. La conferma
alla sua insolita galanteria l’aveva avuta quando lo aveva persino aiutato a sistemare
Khun, rifacendo il letto e procurandogli qualche
coperta extra: nel mentre, entrambi avevano notato come la temperatura del lightbearer si fosse
abbassata notevolmente nel sonno; la sua pelle era fredda e, se possibile,
ancora più pallida. Bam non seppe dire se questo
risvolto fosse dovuto all'effetto della sua barriera o se fosse normale che,
privato del calore del firefish, il suo fisico reagisse in quel modo.
Tuttavia, era chiaro che la principessa fosse lì
principalmente per tenere sotto controllo il wave controller e, difatti, presto aveva riportato tutte le sue
attenzioni verso quest'ultimo.
Erano rimasti a discorrere tranquillamente ancora un poco e,
finiti gli argomenti, la ragazza era semplicemente rimasta in silenzio,
mostrando un tatto che Bam non avrebbe mai pensato
potesse possedere. Non seppe spiegarsi tutta quella premura da parte di Endorsi, ma il brunetto ammise a sé stesso che non sarebbe
stato in grado di reggere a lungo se avesse assunto la sua solita irruenza,
pertanto aveva accettato con sollievo quel cambio di atteggiamento.
“E’ faticoso?” gli aveva chiesto lei alla
fine, alludendo all’aura dorata che avvolgeva Khun e
non riuscendo a trattenere quella piccola curiosità. Gli occhi ambrati della
ragazza erano seri e velati da una lieve apprensione.
Bam le aveva sorriso inclinando un poco
la testa. “La parte più difficile è andata. Devo solo concentrarmi per
mantenerne il controllo.” Endorsi gli aveva stretto
la mano ed era rimasta in silenzio.
Portando via con sé il suo profumo di pesche e mandole, la
ragazza se ne era dovuta andare poiché anche il resto del loro gruppo aveva
raggiunto la valle ed era stato necessario placare l’animo adirato di Anaak: l’avevano praticamente abbandonata con la navicella
al villaggio insieme ai rimanenti membri del team, ma a differenza di Hwaryun o Laure, non aveva preso la cosa con filosofia.
La notte prima, appena erano atterrati nel piccolo
insediamento, Bam era letteralmente volato verso la
valle seguendo le coordinate di Shibisu e senza
aspettare nessuno. Il viaggio stesso fino a quel piano si era tramutato in una
corsa contro il tempo: Hockney e Hwaryun
avevano spinto i motori al massimo e ridotto le tappe al minimo permettendogli
di arrivare con almeno una settimana d’anticipo sul tempo previsto.
In ogni caso, nel primo pomeriggio Anaak,
Rak, Hockney e Laure avevano già iniziato a colonizzare
la villa o quantomeno era ciò che Hwaryun gli aveva
raccontato quando era passata a visitarlo. La rossa aveva lanciato una lunga
occhiata a Khun e, in un gesto che lo aveva sorpreso,
l’aveva vista scostargli in silenzio una ciocca di capelli dal volto,
sfiorandogli la fronte.
Il modo in cui lo aveva guardato e il fatto che per tutto il
resto della sua permanenza non avesse accennato al lightbearer gli causarono una
spiacevole sensazione di irrequietezza.
Nondimeno, la guida era stata l’unica che lo aveva
proiettato verso l’immediato futuro. Cosa aveva intenzione di fare ora? Come
pensava di gestire la cosa?
Bam si era rifiutato di rispondere.
Non era ancora in grado di darle una risposta, non senza
aver avuto prima la possibilità di confrontarsi con Khun:
non aveva più intenzione di prendere autonomamente decisioni che riguardassero
il loro futuro.
Quando anche Hwaryun se ne era
andata e pensava di poter finalmente godere di qualche minuto in tranquillità, Shibisu era tornato per l’ennesima volta, stavolta per
portargli la cena.
Sembrava che tutti i suoi amici si fossero accordati per non
lasciarlo un attimo da solo.
Avevano mangiato assieme sgranocchiando con poco entusiasmo
delle bruschette con bizzarri condimenti che Hatz
aveva preparato con l’aiuto di Rak.
“Hatz conosce tutte queste strambe
ricette.” Aveva esordito lo scout imbarazzato, quasi sentisse il dovere
di scusarsi per la cucina del moro.
Bam ridacchiò finendo in un sol boccone
l’ultimo pezzo di pane tostato. Shibisu gli aveva
allora allungato una bottiglia d’acqua che Bam aveva
subito accettato tracannandone un sorso dopo l’altro.
“Fa freddo qui dentro… vuoi che ti porti una coperta?”
Bam aveva scosso la testa mentre
appoggiava sul pavimento la bottiglietta ormai svuotata.
“Quanto pensi di restare ancora?” Rinunciando ai
convenevoli, Shibisu era andato subito al nodo del
discorso.
In risposta Bam lo aveva osservato
come se gli avesse appena chiesto di buttarsi dalla finestra. “Non penso
accadrà presto. Non almeno finché non si sarà risvegliato.” Si era scordato di
abbassare il tono di voce, così, rimediando, aveva proseguito sussurrando,
lanciando a Khun un’occhiata da oltre la spalla.
“Anche volendo, non posso sciogliere la barriera se prima lui non è cosciente,
è necessario che riprenda il controllo della sua temperatura.”
Shibisu aveva annuito sovrappensiero.
L’amico non si era preoccupato di nascondergli l’inquietudine che nutriva per
quella situazione e soprattutto per lo stato d’animo di Khun.
“E’ diverso.” Gli aveva detto ad un certo
punto, accigliandosi.
Bam lo aveva visto incupirsi e
stringersi nelle spalle. “E’ più cauto, meno spontaneo con noi rispetto ad un
tempo. C’è qualcosa che lo blocca e non credo sia solo il firefish…”
aveva fatto una pausa lanciando un’occhiata di sottecchi al lightbearer,
quasi temesse li stesse ascoltando “… ma quello che più mi preoccupa è che non
lo vedo reagire. Khun ha sempre un piano e se non
funziona ne tira fuori un secondo, un terzo e così via. Ora ho invece
l’impressione che non sappia nemmeno da dove iniziare.” Bam lo aveva osservato in silenzio accogliendo quasi con
sollievo quello sfogo da parte dell’amico.
Era grato di essere finalmente lui a poter dare conforto a
qualcuno, senza dover per forza ricevere le premure di tutti. Avere la
possibilità di essere di supporto, specialmente ad Isu che tanto lo aveva
sostenuto in quegli anni, nonostante la tragicità della situazione, lo fece
sentire meglio.
E’ vero, non poteva offrirgli granché:
conforto, solidarietà, una stretta sulla spalla, ma questo fu sufficiente,
perché anche lui, come Shibisu, aveva gli stessi
timori e cercava le medesime risposte. Entrambi sapevano che il loro obiettivo
coincideva e non erano da soli a combattere per ottenerlo.
Osservò per un istante Khun e poi
tornò a concentrarsi sullo scout. “Lo hai già resuscitato una volta, non
può essere peggio di allora.” Aveva concluso infine, guadagnandosi un timido
sorriso da parte di Isu.
Poco dopo, lo scout si era ritirato, rinunciando ai
suoi propositi di tenergli compagnia per il resto della serata e portando con
sé la richiesta per gli altri di lasciarlo solo. “Endorsi
andrà su tutte le furie, già non ha preso bene il fatto di non poter cenare con
te.”
Bam lo aveva salutato chinando il capo e
rivolgendogli un sorriso colpevole, consapevole delle sfuriate che certamente
avrebbero accolto l’amico al suo ritorno alla villa.
Finalmente era solo e sembrava che nessun altro sarebbe più
giunto a “disturbarlo”.
Risollevò la fronte di scatto colto da un pensiero: Rak,
realizzò Bam in quel momento, non si era fatto vivo.
Il brunetto sollevò la mano destra a massaggiarsi le tempie,
turbato da quel pensiero. Quello era un altro problema a cui non aveva ancora
trovato soluzione. Non era in grado di prevedere in quali modi il cacciatore sarebbe
insorto una volta messo faccia a faccia con il lightbearer: non aveva voglia di pensarci proprio in
quel momento.
La testa riprese a pulsargli per
la stanchezza e per lo sforzo di mantenere attiva la barriera.
Riabbassò la mano sul suo ventre e si soffermò ad
osservarla.
Ci aveva riflettuto parecchio e alla fine aveva deciso di
indossare un guanto nero per nascondere la cicatrice: non era certo di come Khun avrebbe reagito alla sua vista e non gli sembrava il
caso di palesarla così tranquillamente. Sperò solo che l'amico non
interpretasse quel gesto come una forma di ripudio o di vergogna.
Si voltò di poco, sforzandosi di lanciargli un’occhiata di
sottecchi: le sue spalle si muovevano lentamente mosse da lunghi e profondi
respiri, le ciglia argentee erano calate a sfiorare le guance incavate e la sua
mano, pallida e ossuta, era abbandonata sul cuscino vicino al volto. Così
raggomitolato e avvolto tra le lenzuola, il suo corpo ricordava piuttosto il
profilo gracile di un bambino che non quello di una persona ormai adulta.
Bam si mosse di nuovo a disagio,
incrociando le gambe sopra il bordo del letto.
Senza più nessuno a distrarlo, l’angoscia riprese ad attanagliargli
il petto.
Sono stato io a ridurti in questo
stato?
Sapeva che non doveva colpevolizzarsi, tutti continuavano a
ripeterglielo e lui stesso ci aveva quasi creduto, ma quanto poteva davvero
ritenersi innocente per quanto accaduto?
Ogni volta che provava a scavare nei suoi ricordi, trovava
solo nuove scuse per incolparsi: quando non era riuscito a fermalo,
lasciandogli incenerire la war ship; quando non si era reso conto di come il firefish lo
stesse corrompendo; quando aveva deciso di lasciarlo indietro e proseguire
senza di lui; oppure quando, in quello che sembrava un passato ormai troppo
remoto, aveva creato la situazione adatta affinché Rachel lo ferisse,
costringendoli a impiantare in lui quella creatura.
Qual era effettivamente il momento in cui tutte le sue
azioni passate perdevano di significato e lui risultava innocente come gli
altri sembravano sostenere, se non anche vittima delle azioni di Khun?
Bastava solo una cicatrice a renderlo innocente?
Se lo era meritato.
Lo sfregio che ricopriva parte del suo corpo non era altro
che la giusta punizione per non essere riuscito ad essere all’altezza
dell’incondizionata lealtà che Khun gli aveva sempre
dimostrato: era un monito, secondo lui anche troppo clemente, alla propria
superbia.
Non doveva raggiungere la cima della Torre sacrificando i propri
compagni, abbandonandoli quando non potevano più essergli d’aiuto: ciò avrebbe
significato solo sottostare alle leggi che la scalata imponeva e mettersi sullo
stesso livello di coloro contro cui stava combattendo. Non era così che avrebbe
portato il cambiamento che auspicava.
Non era così che avrebbe dovuto trattare il suo migliore
amico.
Si voltò sforzandosi, nonostante il proprio senso di colpa, di
osservare meglio Khun e con la mano guantata si
azzardò a sfiorargli la guancia. L’altro non ebbe alcuna reazione e continuò a
dormire profondamente.
Un dolore sordo gli si strinse nel petto.
“Mi dispiace…” sussurrò piegando la testa su di lui,
rasentando con la fronte la spalla del lightbearer.
"Hai un'aria afflitta, irregolare…"
Bam sobbalzò sentendo quella voce
eterea riecheggiare all'interno della sua testa. Si guardò attorno cercando di
comprenderne l’origine quando con la coda dell’occhio intravide una scintilla
alla sua destra.
La stanza si illuminò di una calda luce aranciata, come
rischiarata dalla fiamma di decine di candele. Prima ancora della creatura,
vide la propria ombra, nera e grottesca, proiettata contro la parete di fronte
e ne ebbe quasi timore.
Un piacevole tepore iniziò a pervadere la stanza portando
con sé anche un acre odore di cenere e carta bruciata.
Il firefish
ondeggiò placidamente di fronte a lui, fluttuando immerso nello shinsu e formando
dei piccoli cerchi fiammeggianti. Il suo corpo era piccolo e affusolato, dalla
pelle squamata e traslucida; da esso si diramavano le pinne e la lunga coda
ardenti di vive e luminose fiamme scarlatte.
Il wave controller trattenne inconsciamente il
respiro, rapito dall’eleganza e dalla solennità di quella creatura, ipnotizzato
da quei movimenti fluidi e aggraziati.
La bellezza di quell’essere era comparabile solo al senso di
pericolo che la sua vista generava, allo stesso modo in cui il bagliore del fuoco
attira la falena verso la fiamma. Bam fu sul punto di
allungare la mano per afferrare quell’essere, ma l’istinto glielo impedì.
“Non dovresti essere in grado di uscire oltre la mia
barriera.” Affermò allora, riprendendo a respirare.
“Non sei ancora abbastanza forte per
impedirmi di andare dove voglio.” La voce incorporea del firefish risuonò secca nella
mente di Bam procurandogli un brivido lungo la spina
dorsale.
"Immagino quindi sia troppo chiederti di lasciare in
pace Khun di tua iniziativa… " suggerì allora
senza preoccuparsi di apparire scontroso.
"Ho bisogno di un ospite per sopravvivere.” Fu la
sterile risposta che ottenne.
Bam avrebbe voluto controbattergli di
trovarsi qualcun altro, ma era consapevole di quanto ingenua sarebbe suonata
come replica. Senza contare che non sarebbe stato giusto far sobbarcare a un’altra
persona un simile fardello o almeno così si convinse: non avrebbe mai messo a
repentaglio la vita di qualcun altro pur di salvare Khun,
giusto? Rabbrividì.
“Devo ringraziarti per essere venuto
a salvarlo. Non sarebbe stato giusto lasciarlo deperire fino a spegnersi, devo
ammettere che ha avuto una forte determinazione a riguardo. Non fosse stato per
te, ci sarebbe anche riuscito.”
Il ragazzo si accigliò. “E’ per dirmi questo che ti sei fatto
vivo?”
Il pesce di fuoco si fermò di fronte al suo volto e Bam poté scorgere i due piccoli occhi color dell’ebano
scrutarlo e luccicare di una luce sinistra. “Avevo
bisogno di appurare che tu non potessi costituire una minaccia.”
Le guance di Bam avvamparono per il
risentimento e si dovette trattenere per non lasciarsi travolgere dalla
collera. Contò fino a tre mentre si impose di sostenere lo sguardo penetrante
della creatura.
“Hai manipolato il mio amico fino al punto da fargli
distruggere sé stesso e tutti i legami che aveva costruito.” Fu soddisfatto di
come la sua voce suonasse bassa e cupa, abbastanza da apparire minacciosa. Bam trasse un respiro facendo fluire un po’ della rabbia
che lo attanagliava nella sua voce. “Io per te non sono una semplice minaccia, sono
quello che userà le tue stesse fiamme per ridurti in cenere.”
La creatura rimase in silenzio, indugiando ancora un poco
sui suoi occhi dorati, resi ancora più vividi dal riflesso delle sue stesse
fiamme. “Tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto da solo. Io mi sono solo limitato
ad amplificare le sue emozioni; era già tutto dentro di lui.” La voce
risuonò nella sua testa fredda e distaccata, per nulla smossa dalle minacce del
wave controller. “Non sono io quello a cui
devi rivolgere la tua ira, giovane irregolare.” La sua pinna dorsale
aumentò d’intensità e si allontanò vorticando in direzione di Khun.
Nuove ombre si proiettarono sulla parete, ondeggiando per i
rapidi movimenti del firefish.
Bam provò un forte senso di ribrezzo
quando intuì che quell’essere sarebbe rientrato nel corpo del suo amico e,
ancora peggio, avvertì una fitta allo stomaco quando comprese che in quel
momento non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
“Aspetta!” Allungò la mano nella sua direzione, sapendo bene
quanto quel gesto sarebbe risultato inutile. Tuttavia, con sua sorpresa, il firefish si fermò a mezz’aria ruotando su sé
stesso.
"Il figlio di Khun non è una persona facile da manipolare.” La
creatura riprese ad avanzare verso di lui e, superato il momento di stupore, Bam si ricordò improvvisamente di quanto facevano male
quelle fiamme. “Ha una mente forte, è sveglio e ha
un fastidioso autocontrollo, ma, purtroppo per lui, anche i suoi sentimenti
sono ben radicati." Con
un fluido movimento delle pinne si portò ancora più vicino. "Non
puoi salvarlo irregolare, non è nato per portare queste fiamme, non è uno Yeon.”
Ormai gli era talmente vicino che il calore misto all’odore
di cenere e legno bruciato gli riempirono i polmoni smorzandogli il respiro;
cercò di reprimere l’istinto di allontanarsi per non dar allo sweetfish alcun motivo per dubitare della sua
fermezza, ignorando quanto in realtà il ricordo delle sue fiamme lo terrorizzasse.
“Lo dico perché provo rispetto nei vostri confronti: accontentati di stargli
vicino, non lasciare che si distrugga prima del tempo, non lasciargli affrontare
i suoi ultimi giorni nell’angoscia. Non è per questo che sei qui in fondo?”
“Sono qui per togliergli di dosso
un parassita fastidioso che non sa stare al suo posto.” Il puzzo acre di quelle
fiamme gli fece girare la testa già dolente per la stanchezza, ma si impose di
apparire più intimidatorio possibile.
Le fiamme del firefish divamparono e così anche
l’agitazione nel petto del wave
controller. "Parassita? Sono una creatura della Torre, esistevo
ancora prima che il vostro re mettesse piede in questo luogo. Possedevo un
Piano una volta, in un luogo in cui nessuno di voi ha mai messo piede.”
Un pensiero accese un campanello
di allarme nella mente del Bam. “Sei un Guardiano?”
Bisbigliò senza riuscire a trattenere lo stupore.
La creatura non confermò, né
smentì la sua supposizione. “Mi trovò Yeon
Hana quando la mia casa mi venne sottratta. Non posso
sopravvivere a lungo senza un luogo da cui attingere lo shinsu
e così facemmo un patto.” Fece
una pigra capovolta all'indietro facendo tremolare la luce nella stanza.
“Essendo troppo difficile da
contenere, il mio fuoco venne scisso in due, mentre io continuai a vivere nei
discendenti di Yeon. Solo quelli che condividono il
suo sangue sono in grado di gestire il mio potere, ma nemmeno loro resistono a
lungo. Quando ne vengono sopraffatti non mi resta che reincarnarmi nello Yeon successivo. Solitamente passano la loro intera vita
senza nemmeno accorgersi della mia presenza e la loro morte viene considerata semplice
inettitudine nel controllo del loro stesso shinsu.”
Dopo una pausa, la voce eterea
della creatura riprese a riecheggiare nella sua testa. “Le
ferite che curo, le vite che restituisco, così come quelle che incenerisco,
hanno un prezzo, generano un'energia: un debito che si accumula… e si accumula.”
Bam ripensò all’immenso calore
sprigionato dal corpo di Khun, allo sforzo che gli
era stato necessario per costringerlo all’interno della sua barriera, alla
forza devastante che lo aveva colpito quando il lightbearer
lo aveva
sopraffatto anni prima. Il battito del suo cuore iniziò
ad accelerare rimbombandogli nel petto, nelle tempie, nei polsi.
“Quando il mio ospite raggiunge il
suo limite semplicemente viene divorato dal mio fuoco trascinando con sé tutto
quello che lo circonda.” L’entità
fluttuò per un istante sopra Khun, illuminando con
una luce calda i lineamenti affilati del giovane e proiettando l’ombra del suo
profilo distorto sulla parete.
Bam ripensò
ad Ehwa e non ebbe difficoltà a comprendere la
portata di quelle parole. Ricordò come la ragazza gli avesse confidato di
essere stata allontanata per la sua incapacità nel controllare le proprie
fiamme. Evidentemente la paura per le disastrose conseguenze che ciò poteva
comportare, aveva reso i membri della famiglia Yeon
diffidenti verso qualsiasi loro membro che avesse manifestato delle
instabilità. Ripensò anche al modo in cui la sua amica era stata completamente
sopraffatta dal proprio potere nell’Hell
Train, esattamente come era accaduto a Khun cinque
anni prima. C’era qualcosa nel fuoco degli Yeon che
funzionava diversamente da qualsiasi altro shinsu
Bam avesse mai incontrato e per questo
motivo, nonostante ne fosse stato colpito, non era mai stato in grado di
riprodurlo come aveva già fatto in passato con altre tecniche.
“A cosa serve un
potere che distrugge tutto quello che ha prodotto… perché Yeon
Hana ha acconsentito che una cosa del genere
accadesse ai suoi discendenti? Che senso ha?” Bam non
poté celare una nota di orrore nella sua voce.
“Non sta a te decidere cosa abbia o
meno senso… è così che funziona, è così che deve finire. Non puoi evitarlo”. Così dicendo la creatura compì una
lenta giravolta attorno a Bam fermandosi a pochi
centimetri dalla sua guancia. Il calore improvviso lo costrinse a sopprimere un
gemito e gli spiacevoli ricordi che quelle fiamme portavano con sé.
"Sei riuscito a neutralizzare
tutto quel calore. Sei forte, te lo concedo, ma si tratta solo di un effetto
collaterale che l’uso del mio shinsu comporta, non
puoi immaginare cosa il mio fuoco sia in grado di fare… anche se ne hai già
avuto un assaggio...” ondeggiò
verso la sua mano destra illuminando lo spazio di pelle scoperto tra il guanto
e il polsino della camicia: la cicatrice esposta era spessa e grinzosa "... non sei in grado di sopraffare il
mio potere." Sentenziò infine.
Bam cedette e lo allontanò con la mano,
infastidito da quel calore soffocante e da quell’opprimente odore di fumo e
cenere. "Non sarà necessario. Khun non userà di
nuovo le tue fiamme. Non glielo permetterò. Troverò un modo per sbarazzarmi di
te."
Il fuoco della creatura si rifletté nei suoi occhi ambrati
rischiarando la determinazione che colmava il suo sguardo. Fendette l'aria con
un colpo della sua lunga coda fiammeggiante e questa volta Bam
non batté ciglio. "Accetto la
sfida." Nel momento in cui quelle parole risuonarono nella mente del wave controller, il firefish era già scomparso.
La stanza ripiombò nel buio.
Battito dopo battito, minuto dopo minuto, il suo cuore si
riassestò.
Era sfinito.
“Bam…?”
Gli occhi di Bam impiegarono
qualche secondo prima di focalizzare l’origine di quella voce e riabituarsi alla
tenue luce lunare, ma non ebbe problemi a riconoscerne il proprietario.
Khun si era già messo a sedere sul letto,
in penombra, lontano dal fascio di luce argentea che penetrava dalla finestra. Fortunatamente
la schermatura dorata che continuava ad attorniarlo gli permetteva ancora di
individuarlo fra le ombre della notte.
Il suo volto era una maschera indecifrabile, bianca come la
porcellana e dall’aria altrettanto fragile. Se non fosse stato per i suoi occhi
cobalto, guardinghi seppur ancora assonnati, avrebbe avuto la prova definitiva
che gli spettri esistessero realmente.
Bam sostenne quello sguardo e per un
lungo istante nessuno dei due disse nulla.
Il sollievo che provò a vederlo finalmente sveglio fu presto
sopraffatto da un senso di angoscia e smarrimento. Non era pronto ad affrontare
Khun senza nemmeno aver avuto il tempo di rielaborare
quanto aveva appena appreso. Nonostante l’audacia che aveva sfoggiato contro il
firefish, quanto detto lo aveva scosso nel
profondo lasciandogli un insopportabile senso di impotenza.
Avrebbe voluto riferirgli quanto il firefish
gli aveva svelato, chiedergli di formulare insieme un piano e porre così
fine a quella tortura, ma la fragilità che gli trasmetteva ora il suo amico gli
diede l’impressione che qualsiasi altro peso avesse gravato sulle sue spalle lo
avrebbe certamente spezzato.
Qualcosa dentro di lui lo incitava ad avvicinarsi a Khun, a stabilire un contatto, a colmare quella distanza
che quegli anni di lontananza avevano lasciato. Voleva sentirlo vicino e
credere che sarebbe tutto tornato come prima: se a spingerlo fosse un senso di
protezione nei confronti dell’amico o una sua personale ricerca di conforto non
seppe dirlo, probabilmente entrambi.
Tuttavia, rimase ancorato al bordo del letto mentre avvertiva
la tensione instaurarsi lentamente fra loro smorzando ogni sua iniziativa.
Non aveva pensato a cosa gli avrebbe detto una volta che si
fosse risvegliato. Non credeva nemmeno di doverlo fare. Era il suo migliore
amico, non c'era mai stata tensione fra loro, le parole sarebbero dovute uscire
da sole, eppure...
“Che ore sono?” Disse ad un certo punto Khun
con voce arrochita, rompendo quel silenzio ormai troppo opprimente.
Grato di poter approfittare di questa occasione, Bam distolse lo sguardo osservando fuori dalla finestra,
come se questo potesse dargli qualche indizio. “Non lo so…” rispose
onestamente. Non era un’informazione che lo interessava particolarmente: il
passare del tempo, in quella stancante giornata, era diventato qualcosa di
molto relativo per lui.
“Per quanto ho dormito?” Ritentò allora l’amico.
“Quasi un giorno intero.” Di questo ne era consapevole.
“Da quanto sei qui dentro?”
“Da ieri mattina…” Perché il tuo tono è così freddo?
“Hai mangiato?”
“Si.”
“Hai dormito?”
“No…” Bam lo guardò incerto da
oltre la propria spalla. "Khun…" Era il suo
migliore amico quello, eppure continuava a sentirsi a disagio.
L'altro socchiuse le palpebre, soppesando le informazioni
appena ottenute.
“In quanti siete arrivati?” continuò riportando lo sguardo
su di lui.
Bam rispose paziente, senza
preoccuparsi troppo di celare la propria stanchezza. “Siamo in sette: con me
sono arrivati Rak, Endorsi, Anaak,
Laurel, Hockney e Hwaryun.”
“Dove sono ora?”
“Alla villa.” Riusciva quasi a sentire il suono degli
ingranaggi muoversi nella testa di Khun. Lo conosceva
bene, sapeva che aveva sempre bisogno di avere un quadro chiaro della situazione,
ma tutte quelle domande cominciavano a indisporlo.
“Non dovreste essere qui.” Disse infine con risolutezza il lightbearer. Bam sospirò,
avvertendo la testa pulsare e le spalle farsi sempre più pesanti. Allungò una
mano ad afferrare la spalla dell’amico, ma questi la respinse con un gesto
della propria. “Non sto scherzando.”
Questo servì un poco a riscuoterlo. Stupito da quella reazione
e sentendo mancare quel contatto che ormai era già concreto nella sua mente, Bam si innervosì e afferrò al volo la mano che lo aveva
scacciato. Le dita di Khun erano ora calde e sottili
contro il tessuto leggero del suo guanto.
“Possiamo prima parlare?” Il suo tono era gentile,
velato dalla stanchezza, ma irremovibile.
L’altro si zittì e resse il suo sguardo. Parve concordare
con Bam poiché i suoi lineamenti si addolcirono e la
tensione fra loro parve alleggerirsi un poco.
“Sei pallido. Come stai?” disse allora Khun,
ammorbidendo il tono di voce.
Cogliendo l’ironia di quelle parole, pronunciate proprio da
quello che sembrava lo spettro di Khun, Bam sorrise debolmente senza mollare la presa sulla sua
mano, intrecciando le dita fra loro. Quel cambio di tono e il fatto che l’altro
non lo respinse lo rincuorò. “Meglio di te…” ironizzò lanciandogli un’occhiata
eloquente.
Vide l’altro trattenere una smorfia e scuotere la testa.
“Non dormivo così bene da mesi.” Sussurrò socchiudendo gli
occhi in un’espressione chiaramente compiaciuta.
“Non c’è di che.” Allargò il sorriso, ma rimase amareggiato
quando Khun si fece serio.
“Grazie, Bam.” I suoi occhi erano
calmi e limpidi, incorniciati da alcuni ciuffi azzurrini. "Non credere che
non comprenda quanto ti è costato venire fino a qui…"
“Khun, questo è davvero… è davvero
il minimo che io possa fare per te.” Strinse le dita dell’amico per rimarcare
le sue parole, l’altro non si ritrasse, ma nemmeno reagì al suo tocco.
Il lightbearer abbassò lo
sguardo mimando un composto disinteresse e si passò la mano libera tra i
capelli arruffati, gesto che tradì comunque la sua agitazione. "Bam, è stato il firefish a fare in
modo che vi facessi arrivare fin qui. Non è sicuro per te… per voi rimanere.
Non conosco le sue intenzioni."
Bam ripensò alla conversazione appena
avuta con la creatura e scosse il capo cercando di camuffare il brivido che gli
percorse la schiena. "Non ti lascio. Se vuoi che me ne vada, dovrai venire
con me. Qualsiasi cosa voglia, lo affronteremo insieme." Quelle parole
potevano suonarono ingenue persino a lui: una serie di frasi fatte messe in
fila una dopo l’altra, ma non poteva evitarlo, credeva in ogni singola sillaba
pronunciata.
L’altro lo scrutò serio per qualche istante, poi un accenno
di sorriso gli incurvò le labbra.
"Non sei cambiato." Alzò la mano libera ad
arruffargli i capelli, ritraendola velocemente, quasi pentendosene. “Quando mi
sei venuto incontro stamattina con quello sguardo deciso, per un istante ho
temuto che volessi prendermi a pugni.”
Bam ridacchiò, avvertendo con rammarico
il calore della mano di Khun allontanarsi da lui. “Mi
dispiace di averti spaventato.”
“Oh, hai fatto molto peggio…” ma qui Khun
non proseguì, inclinò lievemente il capo e gli lanciò un’occhiata di sottecchi,
aspettandosi una spiegazione che Bam non tardò a
fornirgli.
“Evankhell ha detto che, preso alla
sprovvista, avresti facilmente perso il controllo e avrei potuto incanalare il
tuo potere.” Un sorrisino nervoso gli comparve sul volto mentre il senso di
colpa si insinuava nella sua mente. “Non eravamo certi che mi avresti permesso
di avvicinarmi a te o quantomeno provare ad aiutarti.” Non ebbe il coraggio di
ammettere che l’intenzione era proprio sfruttare la concitazione che sicuramente
il lightbearer avrebbe provato con un
contatto così ravvicinato con lui: nessuno si aspettava che, dopo averlo
attaccato in quel modo, cinque anni prima, sarebbe stato in grado di mantenere
il sangue freddo ritrovandosi in una situazione analoga. Era stata una
mossa meschina, crudele e che sicuramente avrebbe risvegliato in entrami brutti
ricordi, ma era la via più rapida e, sicuramente, più efficace.
Bam si sentiva comunque colpevole: gli aveva
di nuovo imposto la sua volontà e non era di certo questo il modo in cui aveva
immaginato il loro incontro dopo tutti quegli anni. Se fosse stato questo il
motivo per cui ora Khun appariva così sfuggente con
lui, non lo avrebbe biasimato. Si aspettava che l’amico avrebbe preso a male un
simile approccio ed era pronto a prendersene la responsabilità, ma non sembrava
che fosse questa la causa del suo distacco.
Khun lo fissò senza rivelare alcuna
emozione. I suoi occhi sembrarono cercare di leggere i suoi pensieri e, con
stupore, Bam trovò difficile non distogliere lo
sguardo. Per sua fortuna, fu l’altro a staccarsi, spostando l’attenzione su un
punto indistinto alla sua destra. Vide il suo profilo imbronciarsi e trattenere
un’espressione contrariata. “Su questo non vi do torto, non ti avrei mai
permesso di avvicinarti…” Un sospiro sfuggì dalle sue labbra tese. “.. ma hai
già dimostrato come non avrei nemmeno avuto la forza per impedirtelo.”
Inclinò la testa all’indietro e gli lanciò uno sguardo di
sbieco. “Sei diventato ancora più forte di quanto pensassi.” Pronunciò quelle
parole con lentezza, quasi gli costassero fatica. Un flebile sorriso gli
incurvò le labbra, ma non raggiunse i suoi occhi. Quella constatazione sembrava
infatti più amareggialo che non sollevarlo.
Fu allora che Bam si rese conto di
non riuscire più a capire il suo amico. Khun non era
una persona completamente distaccata, quando si trattava di condividere le sue
emozioni con loro non si era mai particolarmente trattenuto: che fosse
disappunto nei confronti di Hatz, ilarità alle constatazioni
sciocche di Shibisu, collera nei litigi con Rak o anche
solo l’affetto che costantemente gli rivolgeva; Khun
aveva già mostrato loro una serie piuttosto variegata delle sfaccettature che
lo caratterizzavano.
Era quando qualcosa lo smuoveva nel profondo che allora si
controllava e nascondeva tutto dietro una facciata di indifferenza impedendo a
chiunque di raggiungerlo, persino a lui. Era proprio quello l’atteggiamento che
l’altro stava assumendo ora. Una reazione che aveva visto solo occasionalmente
e che Khun non aveva mai mantenuto a lungo. In
aggiunta, quelle poche emozioni che finora era riuscito a cogliere attraverso
la maschera d’indifferenza dell’amico contrastavano con quanto Bam si sarebbe aspettato di vedere e poi… c’era quella
tensione, quel distacco che sembrava impedire all’uno e all’altro di entrare
effettivamente in contatto.
Nonostante il loro reciproco rispetto e affetto, sentiva che
c’era molto che ancora non era stato detto, se non volutamente taciuto. Tanto
era ancora lasciato in sospeso e non risultava più semplice dialogare con la
stessa leggerezza e intimità di un tempo. Entrambi stavano nascondendo
sentimenti e preoccupazioni per non ferirsi reciprocamente, per difendersi
l’uno dall’altro, ma proprio tale atteggiamento, comprese Bam,
era ciò che li stava allontanando.
Non era questo che aveva auspicato: ingenuamente, aveva
creduto che tutto sarebbe tornato come prima, che non avrebbero avuto problemi
a passare sopra a quanto accaduto. Era convinto sarebbe stato semplice
riportarlo indietro, ma qualcosa nel loro rapporto si era fortemente incrinato.
Questa realizzazione lo gravò come se qualcuno gli avesse
appena posato un macigno sulle spalle, più di quanto non avessero fatto le
parole del firefish. Rivoleva indietro il suo
migliore amico, non poteva accettare una situazione del genere dopo averlo
appena ritrovato.
Cosa doveva fare? Come doveva comportarsi per ripristinare
la loro amicizia? Qual era la mossa giusta questa volta?
Forse non avrebbe dovuto ascoltare Evankhell.
Se il loro incontro fosse avvenuto in termini più pacati, meno irruenti, forse
ora la situazione sarebbe stata diversa. Avrebbe tuttavia avuto altrettanto
successo nell’aiutare il lightbearer?
Approfittando del suo silenzio, Khun
abbassò lo sguardo sulla propria mano e finalmente guardò quella
guantata di Bam che per tutto quel tempo era rimasta
intrecciata alla sua.
Poté vedere le pupille del lightbearer
restringersi mentre il suo sguardo si spegneva, incupendosi.
Il wave controller comprese
di aver commesso un altro errore.
Sembrava che niente gli avrebbe dato tregua quel giorno.
Bam restò in silenzio trattenendo il fiato, con un crescente
senso di allarme che squillava come un campanello impazzito nella sua testa. Nel
mentre, le iridi oltremare risalirono il suo polso, il braccio, la spalla e
infine si posavano sul colletto abbottonato della camicia da cui sporgeva
traditore un sottile lembo di pelle cicatrizzata.
Khun si liberò dalla sua presa e alzò
istintivamente le mani verso la lesione esposta.
Il brunetto gli afferrò i polsi prima che riuscisse nel suo
intento. Erano così sottili che temette di spezzarli; con una fitta di angoscia
si rese conto di quanto fu facile bloccarli.
“Khun…”
Il lightbearer esitò. Alcuni ciuffi gli erano ricaduti
sul volto a nascondere la sua espressione.
“Posso curarla…” Disse l’altro pacatamente. Non era una
domanda.
“Non voglio che tu lo faccia.”
“Lasciami almeno questo.”
“Non voglio.” Ribadì seccamente con la stanchezza e
l’angoscia che gli premevano sulle spalle e gli pulsavano nelle tempie.
L’altro alzò lo sguardo su di lui e Bam
vi colse un velo di delusione.
“Khun-ssi, non voglio che usi il firefish. Sai
meglio di me che non devi assolutamente farlo.”
Il lightbearer indurì la mascella, ma non insistette.
Con un groppo alla gola, Bam sentì
la distanza fra loro aggravarsi e gli sembrò quasi di aver appena fatto un
passo nel vuoto.
Khun ritirò le mani quando il brunetto
alleggerì la presa sui suoi polsi, portò braccia e gambe più vicino al corpo e
rimase in silenzio a osservare l’aura dorata che ancora lo avvolgeva.
“Puoi fermare anche il fuoco degli Yeon
con questa?” chiese all’improvviso pensieroso.
La mente di Bam reagì d’istinto.
“Certo.” Mentì.
Khun rialzò lo sguardo su di lui e
scrutò i suoi occhi in cerca di una qualche esitazione. Bam
sapeva bene di avere qualche difficoltà nel nascondere la verità, ma l’amico
non lo mise in discussione.
Non sapeva se fosse realmente capace di impedire alle fiamme
di propagarsi e il recente incontro con il firefish gli aveva in realtà
fatto dubitare di esserne in grado. Eppure, Evankhell
sembrava convinta che lui non avrebbe incontrato problemi a riguardo. Dove
stava sbagliando? Cosa mancava ancora?
"Bam, hai bisogno di dormire.”
Sussurrò Khun con una nota di preoccupazione nella
voce, leggendo evidentemente la stanchezza sul suo volto. “Togli la
schermatura, posso mantenere da solo il controllo sul mio corpo."
Bam si sentì un poco deluso da
quell'affermazione; probabilmente era solo una sua impressione, ma non poteva
impedirsi di interpretare quella richiesta come un rifiuto all’aiuto che gli
stava offrendo. Dovette tuttavia riconoscere di essere stanco e di non poter
reggere ancora a lungo.
Sperava di poter continuare a discorrere con lui, per provare
ancora a dissolvere quel clima di tensione instauratasi o anche solamente per trascorrere
altro tempo insieme all'amico.
"Toglimi una curiosità prima…" disse allora
tentando di guadagnare tempo, rifiutando l’idea di chiudere il discorso in quel
modo.
Khun alzò un sopracciglio, ma gli fece
un cenno di assenso con il capo.
"Da quando vai in giro a piedi scalzi?"
Vi fu un breve momento di sospensione, poi un misto di
imbarazzo, sorpresa e diffidenza colorarono il volto di Khun,
evidentemente colto alla sprovvista. Il volto gli si tinse di una sfumatura
scarlatta e a Bam ricordò molto un bambino sorpreso
con le mani nella scatola dei biscotti.
Anche se non si aspettava una simile reazione, ne fu
piacevolmente colpito: se pure non avesse conosciuto la risposta alla sua
domanda, lo slayer nominee
si sarebbe sentito soddisfatto anche solo per quel risultato; si trattava
forse della prima reazione spontanea che Khun gli
aveva rivolto finora.
Sei ancora lì dentro quindi, da qualche parte.
Il lightbearer guardò ovunque tranne che nella sua
direzione, sforzandosi di riapparire distaccato e riacquisire contegno, ma il
modo in cui strinse nervosamente le lenzuola tra le dita tradì il suo disagio.
"Io… " sempre più incuriosito, Bam
temette con un pizzico di delusione che avrebbe sviato la sua domanda, ma poi
l'altro continuò "... anche provando con scarpe aperte, traspiranti o
resistenti al calore, diventa difficile che i piedi non sudino nelle mie
condizioni… ".
Bam spalancò gli occhi e li richiuse
altrettanto rapidamente in una smorfia contrita, cercando di nasconderla con le
mani: ci provò veramente, per rispetto nei confronti del suo amico, riuscì a
resistere per ben due secondi. Poi si piegò su sé stesso e scoppiò in una
fragorosa risata.
"Intendi dire che… allo spietato Khun
Aguero Agnes puzzano i piedi?"
La risata di Bam risuonò
cristallina riempiendo tutta la stanza.
Fu così liberatorio che Bam sentì
gli occhi pizzicargli e il proprio cuore alleggerirsi di qualche grammo.
Continuò a ridere e a ridere, incurante dell'espressione
indignata e imbarazzata dell'amico e delle sue vaghe giustificazioni.
"Se provo a immaginarti… con la tua faccia seria mentre
ti levi le scar-" Un'altra crisi lo pervase e
non riuscì a finire la frase.
Nel frattempo, era ricaduto di fianco sul letto e rigirandosi
sulla schiena si afferrò l'addome scosso dai crampi. Le risate gli uscivano
direttamente dalla gola, sconquassandogli il petto e smorzandogli il respiro.
Non seppe dire in realtà quanto ciò fosse scatenato dalla “disgrazia”
dell’amico, dalla stanchezza o dalla tensione nel suo corpo che aveva trovato
finalmente una valvola di sfogo.
"Ma certo, continua pure… " Khun
gli diede impettito un buffetto sulla testa.
Bam si sforzò di soffocare le risate,
riprendendo fiato e asciugandosi una lacrima che gli scorreva ora lungo la
tempia.
Guardò il soffitto affondando la testa sul cuscino. Un
piccolo tremito lo percosse ancora, ma si trattenne. Trasse altri profondi
respiri.
Khun lo sovrastava, seduto con le gambe
incrociate alla sua destra.
"Hai finito?" Il lightbearer si sporse sopra di lui fissandolo accigliato, con ancora una punta
di disappunto negli occhi color cobalto. “Ridi troppo per uno che sta
indossando una di quelle ridicole tute di Isu…” Fece una pausa.
Bam incassò il colpo, ma non si sentì
comunque in dovere di scusarsi. Ridacchiò un’ultima volta, ricambiando lo
sguardo di Khun.
“Non ricordo l’ultima volta che ti ho sentito ridere a
questo modo.” Sussurrò l’amico sovrappensiero. La sua voce suonò vellutata e
per nulla alterata.
Una ciocca di capelli azzurro-argentei scivolò oltre la
spalla dello stratega e sfiorò la guancia di Bam.
Quest'ultimo alzò d'istinto la mano e con un gesto rapido e preciso l'afferrò
al volo fra le dita guantate, accompagnandola con un gesto automatico al suo
posto, dietro l’orecchio dell’amico.
"Mi permetterai di accorciarli?" un sorriso scaltro
gli increspò le labbra, poi aggiunse facendosi serio: “Mi permetterai di
aiutarti? Lo sai che per te ci sarò sempre.” Non era più ai suoi capelli che si
stava riferendo, ma questo non fu necessario precisarlo.
Due occhi cobalto lo scrutarono in silenzio a una ventina di
centimetri dal suo volto. Un’emozione che non riuscì bene a cogliere increspò
la fronte del lightbearer non appena udì le
sue ultime parole: rammarico? Afflizione? Timore? Tristezza? Non riuscì a
capirlo, ma percepì nettamente, seppur brevemente, la pressione sulla sua
barriera aumentare e, difatti, l’alone dorato che circondava Khun lampeggiò un instante, prima di riassestarsi.
L’altro non parve accorgersene. "Prima hai bisogno di
dormire." Khun gli sorrise accondiscendente,
privandolo di una reale risposta, ma questa volta il sorriso raggiunse anche il
suo sguardo.
Cosa mi stai nascondendo Khun?
Infine, il lightbearer fece
qualcosa che Bam non si sarebbe mai aspettato e che involontariamente
smosse qualcosa dentro di lui: Khun allontanò una
ciocca di capelli dal suo volto e con cautela si chinò, posandogli le labbra
sulla fronte. Fu un contatto fugace e leggero. Ancora prima che potesse realizzare
si trattasse di un bacio, l’altro era già tornato alla posizione iniziale quasi
ad aspettare la sua reazione.
Non era la prima volta che accadeva, Endorsi
ed anche Yuri gli avevano già rivolto simili attenzioni e comprendeva la
sincera premura che si celava dietro quelle innocenti dimostrazioni di affetto,
ma Khun? Non lo aveva mai fatto prima e comprendeva
essere un qualcosa di insolito fra
amici.
Si trattenne dal toccarsi la fronte nel punto in cui
avvertiva ancora il calore di quel contatto pizzicargli la pelle. Gli occhi
dorati di Bam indugiarono per ancora qualche secondo
sul volto scavato dell'amico e, per la prima volta dal suo arrivo, vide oltre
la fragilità che quel viso manifestava: percepì il vigore intenso e confortante
che Khun aveva sempre saputo trasmettergli. Solo
allora un piacevole torpore iniziò a diffondersi nel suo petto. Il suo stomaco
sembrò aggrovigliarsi e non seppe più come reagire.
Pensava di essere maturato in tutti quegli anni, di aver
meglio compreso quali fossero le dinamiche sociali che intercorrevano fra
amici, uomini, donne, amanti… Capiva meglio quei gesti tipici dei rapporti
interpersonali che anni prima lo avevano reso un po’ ingenuo e forse anche
eccessivamente spontaneo di fronte a determinate situazioni. Eppure, ora si
sentiva così confuso, piacevolmente confuso.
Era bastato un sorriso e un lieve contatto delle labbra di Khun e le parole del firefish,
il suo senso di colpa, l’insofferenza di Rak, le preoccupazioni verso il
futuro, la lotta contro Zahad, tutto quello che lo
aveva tormentato in quella lunga giornata era ormai stato accantonato in un
remoto angolo della sua mente. Tutte le ultime energie rimastegli dopo quella
interminabile giornata erano ora rivolte a decifrare quelle vorticose emozioni scatenate
da quei semplici gesti.
Probabilmente Khun comprese il suo
smarrimento perché si limitò a scompigliargli i capelli, quasi a dirgli di non
crucciarsi troppo, e si allontanò, ponendo fine a quel momento con un decoroso
silenzio.
Alla fine, Bam fece come il lightbearer gli aveva chiesto: dissolse lo shinsu dorato
che lo attorniava e per un istante la temperatura nella stanza aumentò,
ma il lightbearer
riacquisì presto il controllo.
Quest'ultimo si voltò a scrutare fuori dalla finestra e Bam girò il capo ancora posato sul cuscino, seguendo il suo
sguardo: nella luce fioca della notte, riuscì a scorgere dei fiocchi di neve
cadere pigramente. La temperatura nella stanza si riabbassò.
"Tutto nella norma… " disse Khun
posando lo sguardo su di lui e sorridendogli di nuovo.
Bam si sentì improvvisamente
impacciato.
Si mise meglio disteso dandogli le spalle e affondando il
viso nel morbido cuscino.
L'amico si accomodò sollevando un secondo guanciale contro
lo schienale del letto e vi appoggiò la schiena restando seduto al suo fianco.
"Parleremo ancora quando ti sarai riposato."
"Mmh…" assentì Bam mentre concedeva alla propria stanchezza di sopraffarlo.
Sentì una mano posarsi sulla sua testa e ordinargli
gentilmente le folte ciocche di capelli castani. Quel tocco lo rilassò al punto
da lasciarsi completamente trascinare da quella confortante sensazione, così,
fra i tocchi leggeri di Khun e il suono soffocato
della neve, non si accorse nemmeno di essersi addormentato.
Al suo fianco, il lightbearer
inspirò profondamente, trattenendo una smorfia quando l’ormai debole odore
di cenere e fumo rimasto nella stanza raggiunse le sue narici.
…
Era da poco sorta la luminosa sfera di shinsu quando un dolce profumo di
mandorle e pesche invase l’ambiente. Endorsi entrò
silenziosamente nella stanza.
Dopo una breve esitazione, la giovane si fermò di fronte al
letto e scorse Khun seduto con la schiena contro la
testiera; aveva gli occhi chiusi, ma il modo in cui gli si aggrottarono le
sopracciglia le fece capire che fosse vigile e sveglio. La mano sinistra era
abbandonata con fare protettivo sul capo di Bam,
addormentato al suo fianco.
La ragazza spostò il peso da un piede all'altro, incrociando
le braccia al petto.
Lentamente Khun aprì gli occhi e
ruotò la testa nella sua direzione.
Forse era dovuto al clima freddo della stanza o alla luce
spettrale dell'alba che filtrava oltre le finestre, ma un brivido le corse
lungo la schiena. Quell'individuo pallido, dai lunghi capelli azzurro-argentei
e dal volto scavato, sembrava quasi uno spettro e il modo in cui incombeva sul
brunetto, con le lunghe dita scheletriche posate sul capo di Bam, non le piacque per nulla; a Endorsi
ricordò una di quelle inquietanti immagini che aveva talvolta scorto su libri o
manifesti, quelle raffiguranti i mietitori giunti a reclamare le anime dei
defunti.
Un mietitore decisamente più affascinante del dovuto, ma pur
sempre un divoratore di anime.
Endorsi sperò vivamente si trattasse solo della
sua mente suggestionabile e non di una qualche sorta di presagio.
Istintivamente si avvicinò a loro e si accomodò sul bordo
del letto, nello stesso punto in cui il wave controller aveva
trascorso quasi tutta la giornata precedente.
"Pensavo lo avresti tenuto sveglio tutta la
notte." Sussurrò allungando una mano a carezzare quella del ragazzo
addormentato e rivolto verso di lei.
"Eri venuta a portarlo via?" Rispose pacato il lightbearer.
Non sei tu quello che è giunto a portarmelo via? Pensò.
“Con la forza, se necessario…” Rispose invece senza
esitazione. "Non puoi nemmeno immaginare le notti insonni che ha passato a
causa tua… e questa è solo la parte migliore rispetto a come ha trascorso il
resto di questi anni." Bisbigliando per non svegliare Bam,
Endorsi non si preoccupò comunque di celare
l'avversione che provava in quel momento.
Scrollò le spalle e lanciò una seconda occhiata al wave controller, focalizzandosi sul suo viso,
rasserenato in un modo in cui non lo vedeva da anni. Si accigliò. "Non ho
intenzione di raccogliere di nuovo i pezzi quando deciderai di spezzargli di
nuovo il cuore, piuttosto ti ridurrò io stessa in briciole, prima che
accada."
Khun abbassò lo sguardo sull'amico, le
sue dita si mossero a carezzagli le ciocche castane, ma poi allontanò la mano
che ricadde inerme sul suo ventre. Un sorriso amaro gli incurvò le labbra.
"Ti ringrazio Endorsi. Hatz, Shibisu, per non parlare di
Bam, sono stati anche troppo gentili nei miei
confronti. Finalmente qualcuno che sembra dire le cose come stanno."
Endorsi arricciò le labbra in una smorfia
seccata. "Non fraintendermi. Questo non significa che ti disprezzi o che
non mi importi nulla di quello che ti accade, ma Bam
resterà sempre in primo piano rispetto a te."
Khun acconsentì con un cenno del capo.
"Ed è giusto che sia così."
"Sei diventato più mansueto in questi ultimi
anni…" constatò la principessa con voce incerta.
"Sono solo stanco…" Khun si alzò dal letto, scendendo lentamente dal lato
opposto per non svegliare Bam. Nel movimento la
casacca gli cadde su un lato mettendo a nudo la scapola ossuta e sporgente. Endosi lo osservò risistemarla e riordinarsi alla meglio i
capelli arruffati. Quell’uomo sta veramente per morire di stenti.
“Dimmi solo che hai un piano e che questa storia non finirà
nel peggiore dei modi.” Chiese ad un certo punto. Dimmi che Bam non ne uscirà nuovamente distrutto.
Khun le lanciò uno sguardo penetrante da
oltre la spalla, ma non le rispose.
Gli occhi ambrati di Endorsi si
assottigliarono; essere ignorata la innervosì non poco.
Lo vide raggiungere silenzioso l'altro estremo della stanza
e afferrare una veste pulita dall'armadio.
"Vieni con me a fare un bagno?" disse l'altro,
voltandosi verso di lei con le labbra piegate in un sorriso canzonatorio.
La ragazza ignorò la provocazione sforzandosi di non
lasciarsi trascinare dal suo gioco, ma non ci riuscì.
"Preferisco restare qui ancora un altro po'."
Sussurrò. Risistemandosi meglio sul bordo del letto, si chinò su Bam, gli spostò le frange dalla fronte e gli stampò cautamente
un bacio sulla guancia.
Quando si voltò verso la porta, vide Khun
esitare sulla soglia guardandola di sottecchi da sopra la spalla. I suoi occhi
color cobalto la trapassarono da parte a parte, ma non vi riconobbe alcuna
emozione.
Endorsi sentiva ancora il calore di Bam sulle labbra, quando le piegò in un sorriso
provocatorio.