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Autore: Nikita Danaan    09/09/2020    2 recensioni
[La Bella e la Bestia AU!]
"C’era una volta, tanto tempo fa, uno splendido castello in cui viveva un principe di bell’aspetto. Aveva i capelli neri come le ali dei corvi, occhi profondi e scuri, ma era terribilmente egoista e senza cuore, tanto che una notte una vecchia chiese asilo nel suo castello. Inuyasha – questo era il nome del principe crudele – glielo negò, inorridito dal suo aspetto.
Quest’ultima, adirata, rivelò il suo vero aspetto, ovvero quello di una sacerdotessa nera che aveva venduto l’anima ai demoni per poter acquistare la bellezza e la vita eterna.
Tsubaki, la sacerdotessa, gli disse “Non bisogna mai giudicare una persona dall’aspetto esteriore”."
***
Kagome è una ragazza molto bella che adora leggere. Immergersi nei libri è l'unico modo che conosce per vivere una vita piena di avventure. Un giorno il nonno, mentre si reca ad una esposizione sulla scienza, si perde e finisce prigioniero in un castello. La ragazza lo andrà a cercare ma si imbatterà in una creatura, che tutti definiscono una bestia.
[GLI AGGIORNAMENTI SARANNO LENTI]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Kagome uscì di casa per dirigersi verso la libreria. Le era sempre piaciuto leggere fin da quando era piccola.
Non avendo la possibilità di spostarsi dal suo paesino, immergendosi nei libri viveva mille avventure in mondi fantastici, sognava di essere un giorno una principessa di una terra lontana, il giorno dopo una piratessa che solcava i mari alla ricerca di tesori.
Si spostò una ciocca di capelli corvini che era sfuggita dalla sua coda, mentre era persa nei suoi pensieri, ripensando all’ultimo libro letto.
L’aveva divorato in un giorno, poiché l’aveva entusiasmata! Parlava di una storia di avventura, come piaceva a lei, ma soprattutto aveva adorato la storia d’amore che si era creato tra la protagonista, un’eroina di un regno assediato da una guerra contro degli invasori, e il principe del regno che andava salvato.
Il loro legame era così puro e vero che Kagome avrebbe dato qualunque cosa per vivere anche lei una storia d’amore così.
Al villaggio veniva considerata la più bella: capelli lunghi e corvini, occhi a mandorla e color nocciola, corpo ben proporzionato, viso ovale e pelle che pareva di porcellana.
C’era solo un piccolo inconveniente. Era anche considerata la strana del villaggio, per via di questa sua malsana voglia di leggere, insieme a suo nonno, un bizzarro ed eccentrico inventore, quindi non era molto avvezza alla corte di qualcuno.
Anzi qualcuno c’era eccome, solo che non era di suo gradimento.
“Kagome!” tuonò una voce.
‘Parli del diavolo’ pensò tra sé e sé la ragazza.
Si avvicinò a lei, con fare baldanzoso, un ragazzo, che chiunque altro avrebbe ritenuto bellissimo, ma non Kagome.
Era alto. Aveva lunghi e lisci capelli neri raccolti in una coda, occhi azzurro ghiaccio. Era pure ben messo fisicamente. Braccia muscolose, pettorali e gambe tornite, vestito con una camicia rossa aperta quasi del tutto, pantaloni neri e stivali. Portava con sé un fucile. Sorrideva come se avesse il mondo intero tra le sue mani e al suo seguito vi erano due tipi, uno dai capelli bianchi pettinati a cresta e l’altro con un ciuffo di capelli nero che svettava tra gli altri grigi. Anch’essi erano vestiti simili a quello che si poteva intuire come il loro capo, ma i loro vestiti erano di fattura meno pregiata.
“Come sta oggi la mia donna?”. Il giovane si avvicinò a Kagome, troneggiando su di lei, come ad intimidirla.
La ragazza sbuffò e disse, nel modo più pacato possibile “Ciao, Koga. Mi staresti intralciando. Dovrei andare dritto”.
Si trattenne dal dirgli "sei in mezzo ai piedi, levati!".
In fondo, le era sempre stata insegnata l’educazione dal nonno e non voleva essere scortese. Ma Koga metteva seriamente a dura prova la sua pazienza.
“Hai ragione, che maleducato! Prego” si spostò e con gesto plateale, porgendo le braccia in avanti con i due palmi delle mani aperti, le fece segno di continuare a camminare.
“Se vuoi ti posso scortare” riprese a parlare, avvicinandosi col viso a quello di Kagome, ammiccandole.
“No grazie, sei gentilissimo. Devo andare in libreria, e visto che è qua dietro l’angolo, non mi ci vorrà molto”.
Koga fece una smorfia schifata, incrociando le braccia al petto “Ancora con questi maledetti libri? Kagome, dovresti pensare a cose più importanti, tipo…” alzò le sopracciglia, sorridendole più ampiamente “…me”.
Kagome fece un passo indietro e decise di fare una sorta di piroetta attorno al suo ostacolo, lasciandolo basito. I due tizi che erano con Koga la guardarono sbalorditi. Non si erano accorti subito di questo suo movimento.
“Sorella Kagome, sei proprio ganza!” disse quello con la cresta.
“Vero, ha ragione Hakkaku!” gli fece eco l’altro, di nome Ginta.
Kagome sorrise nervosamente. Ancora non capiva perché la continuassero a chiamare “sorella”.
Loro sostenevano che, essendo la donna di Koga, dovevano chiamarla così, ma lei si era sempre rifiutata categoricamente di essere definita come la donna di Koga, tuttavia il ragazzo insisteva su questa sua idea e tutti al villaggio pensavano che fossero prossimi al matrimonio, causando immenso dispiacere alle ragazze del villaggio.
Infatti, tre ragazze, avendo sentito i due battibeccare, si erano avvicinate, sperando che Koga la lasciasse perdere, così avrebbero potuto provarci loro con lui.
“Ora se volete scusarmi devo scappare. Ciao!” e, mossa una mano come gesto di saluto, la ragazza svoltò a sinistra, correndo più veloce che poté.
“Koga, hai visto? Sorella Kagome è anche una corritrice eccezionale!” esclamò Ginta.
“Sì” annuì soddisfatto Koga, sempre più euforico “Quella ragazza è la sposa perfetta per me!”.
Le tre ragazze, sentita questa sua frase, sospirarono affrante e se ne andarono deluse. Non si capacitavano del perché, la figlia dell’inventore pazzo, non comprendesse la fortuna di essere desiderata da Koga.
 
Kagome sospirò, assicurandosi di aver seminato Koga e i suoi due...tirapiedi. Non sapeva nemmeno lei come chiamarli.
Guardò la vetrina della libreria e si sentì subito meglio. Spinse la porta del negozio ed entrò “Permesso”.
Era un edificio piccolo, pieno di scaffali completamente in legno. Ogni scaffale traboccava di libri, messi in preciso ordine e con cura maniacale. Si vedeva che era gestito da qualcuno che ci teneva ai libri. Al centro della stanza vi era una scala a pioli, dove si trovava un anziano che sistemava alcuni volumi.
La ragazza vide la scala traballare leggermente, così corse verso di essa e la resse con entrambe le mani. La scala si riassestò e il vecchietto per fortuna non cadde.
Egli abbassò lo sguardo sulla ragazza “Oh, sei tu Kagome? È un piacere rivederti, mia cara”.
Il signore scese dalla scala e si mise di fronte alla giovane. Portava i capelli canuti legati in un codino, gli occhi tondi come biglie, e stava ricurvo sulla schiena.
“Anche per me, signor Totosai. Le ho riportato indietro il libro che ho preso ieri”. Estrasse un libro dalla rilegatura blu dal cestino di vimini, che teneva sul braccio.
L’uomo spalancò ancora di più gli occhi, già di per sé molto grandi. “L’hai già letto tutto?”.
La ragazza annuì energicamente, per poi guardarsi attorno estasiata. “Per caso ha altri libri da consigliarmi?”.
Quel posto le appariva magico. Era quasi pronta a scommettere che nemmeno un castello le sarebbe apparso così meraviglioso.
“A dire il vero sì, ho un nuovo arrivo” disse Totosai e avanzò verso una grossa scrivania in legno, che si trovava attaccata alla parete destra del negozio. Sopra vi erano tre pile di libri piuttosto alte, ma non abbastanza per far sì che i tomi cadessero tutti, una accanto all’altra. Da una delle pile prese il primo libro che si trovava sulla sommità, alzandosi in punta di piedi per raggiungerlo, porgendolo poi a Kagome.
“Questo secondo me ti piacerà”.
La ragazza lo prese delicatamente tra le mani e guardò la rilegatura in pelle rossa del libro. Il titolo era scritto in un corsivo elegante e in oro sulla parte alta. Guardò il retro, ma non vi era scritto nulla. Lo aprì per vedere come erano le pagine e da esse sentì provenire odore di carta stampata.
Osservò i caratteri impressi sulle pagine e le sfogliò, stando attenta a non strapparle per sbaglio. Lesse di sfuggita e le saltarono all’occhio parole come “draghi”, “castello”, “magia” e “avventura”.
Totosai ormai la conosceva bene!
“Sembra perfetto per me, signor Totosai! La ringrazio, glielo riporterò il prima possibile” esclamò sorridente.
Il vecchio mosse la mano davanti al volto “No, prendilo pure. Te lo regalo”.
“Davvero?”.
“Certo, anzi d’ora in poi, perché non vieni a prendere tutti i libri che hai letto e li porti a casa? Così li hai sempre con te e non devi fare avanti e indietro”.
La ragazza sbottò “Ma a me fa piacere venire qua da lei!”.
Totosai le sorrise “E a me farebbe più piacere che li avessi tu”.
Kagome era felicissima. Avrebbe potuto tenere in casa tutti i libri che amava!
“D’accordo, però ad una condizione. Acquisterò i libri che intendo prendere”.
L’anziano sembrò voler ribattere, ma Kagome insistette. Alla fine egli accettò e la ragazza, prima di uscire, gli lasciò cinque monete d’oro sulla scrivania.
Tornò a casa fischiettando dalla contentezza. Nemmeno quel beota di Koga le avrebbe potuto rovinare il buon umore!
   
 
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