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Autore: heliodor    11/09/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La figlia dell’infame
 
“Il nostro accordo non prevedeva tutto questo” si lamentò Gryf per l’ennesima volta e per l’ennesima volta si beccò un’occhiata di rimprovero da parte di Lathias.
Lo stregone camminava al suo fianco, appena un passo indietro, il mantello che gli sfiorava le caviglie. Accanto a lui, c’era una figura più bassa e col viso nascosto da un cappuccio.
A Gryf sembrava un trucco stupido.
Così attirerà l’attenzione di tutte le guardie da qui al passaggio orientale, si era detto.
E quella era l’ultima cosa da fare. Attirare l’attenzione poteva costar loro caro, su questo Lathias era stato chiaro.
“Smettila di lamentarti e fai quello per cui sei stato pagato.”
“Devo ancora vedere una moneta di quelle che mi avete promesso” si lamentò. “Per ora sto solo correndo dei rischi per voi due. Mi spieghi perché non potete passare da una delle porte cittadine per andarvene via?”
“Quante volte dovrò spiegarti che vogliamo andarcene senza essere visti?” rispose lo stregone con tono esasperato.
“Dovrai farlo finché non mi dirai il motivo.”
“A che ti servirebbe?”
“Sarei più tranquillo. E lavorerei meglio.”
“Vuoi dire che ora non stai facendo un buon lavoro? Di proposito?” Lo sguardo di Lathias si indurì.
“No, no” si affrettò a dire. “Penso solo che se mi diceste da cosa o chi state scappando…”
Lathias lo afferrò per il bavero e lo spinse contro il muro. La botta fu così forte da togliergli il fiato.
“Chi ti ha detto che stiamo scappando?” gli chiese lo stregone stringendogli le mani attorno al collo.
Gryf cercò di rispondere ma dalla gola uscì un gorgoglio incomprensibile.
“Chi?” fece Lathias digrignando i denti. “Parla.”
La figura nascosta dal cappuccio gli mise una mano sulla spalla. “Lascialo, Lat. Stiamo attirando troppo l’attenzione.”
Lathias emise un grugnito e allentò la stretta sul collo di Gryf.
“Il tuo amico ha ragione” disse con voce roca. “Se non ti dai una calmata le guardie si insospettiranno.”
La strada era ancora vuota a quell’ora ma si sarebbe riempita presto. Si stavano dirigendo verso i mercati, ma non si sarebbero fermati lì a lungo. Gryf voleva evitare le zone presidiate dagli uomini di Quintis.
Se l’avessero riconosciuto…
“Smettila di fare domande e andrà tutto bene” disse lo stregone.
Gryf sistemò il colletto. “Lasciami spiegare” disse con tono calmo. “Stavo solo cercando di dirti che se sapessi che cosa avete combinato voi due, potrei aiutarvi.”
Lathias gli lanciò un’occhiata feroce.
“Senti, è chiaro che state scappando dalla città per qualche motivo” disse con prudenza. “Non mi interessa perché volete andarvene, anzi, ti dirò la verità: anche io ne ho abbastanza di Talmist. L’aria è cattiva e la gente poco ospitale. Sono sicuro che ci siano posti migliori di questo lì fuori.”
“Noi non stiamo scappando” disse la figura incappucciata.
“Scusa amico, ma a me sembra proprio una fuga, la vostra.”
“Stiamo cercando una persona.”
“Chi?” chiese Gryf.
“Non dovresti dirgli troppe cose” disse Lathias. “Non possiamo fidarci di lui.”
“Ci stiamo fidando abbastanza da consentirgli di farci da guida” disse la figura. “Penso sia arrivato il momento di soddisfare almeno in parte la curiosità di Manidolci.”
Gryf cercò di non mostrare il suo disappunto per quel soprannome. Non gli era mai piaciuto ma gli era stato dato fin da quando, poco più di un ragazzo, aveva lasciato l’orfanotrofio per avventurarsi in strada.
“Solo se la smetterà di farci troppe domande” disse Lathias severo.
“Sul mio onore.”
“L’onore di un ladro” disse lo stregone.
“Se ti riferisci alle voci che girano su di me…”
“Vuoi ascoltare o no la nostra storia, Manidolci?”
Gryf strinse le labbra e annuì.
“Bene” fece il tizio incappucciato con tono calmo. “La persona che stiamo cercando potrebbe aiutarci nella guerra che è appena iniziata.”
“Di che guerra parli?”
“Quella contro l’orda dell’arcistregone.”
Gryf ne aveva sentito parlare, era una voce che girava tra i vicoli da qualche giorno, ma era stato così impegnato a nascondersi e far perdere le proprie tracce che non vi aveva prestato troppa attenzione. “Una guerra, sì” disse per non sembrare impreparato. “Ne ho sentito parlare.”
“Per ora non è arrivata ancora qui” disse il tizio incappucciato. “Ma prima di quanto pensiamo sarà alle nostre porte, è inevitabile.”
“Io non voglio partire per la guerra” disse sulla difensiva.
“Non ascolti quando ti spiegano le cose, Gryf?” fece Lathias con tono canzonatorio. “Che tu lo voglia o meno, presto dovrai combattere. Tutti dovremo farlo, per l’una o l’altra parte.”
“E voi per quale parte combatterete?” domandò sulla difensiva.
“Non da quella che ti aspetteresti” rispose il tizio col cappuccio.
“Ci capisco meno di prima” ammise. “Hai detto che dovete cercare una persona. Chi?”
“Mio padre” rispose il tizio. Spostò appena il cappuccio per rivelargli il viso e Gryf trasalì.
Occhi di un verde acceso lo fissarono per qualche istante, prima che una ciocca di capelli gialli come il grano li nascondessero. Ebbe la fugace visione di due labbra piene e di un rosso accesso e un naso dalla curva delicata ricoperto di lentiggini.
“Tu sei” iniziò a dire.
Lathias gli coprì la bocca con la mano. “Qualunque nome tu stia per pronunciare, non farlo.”
Gryf lottò per allontanare la mano dello stregone. “Io ti conosco, non di persona, ma ti ho vista.”
Il tizio col cappuccio, che a questo punto poteva anche chiamare tizia col cappuccio, tornò a ascondere il viso ed ebbe l’impressione che stesse sorridendo.
“Sono piuttosto famosa” disse.
“Famigerata è la parola che stavo per usare” disse prima di rendersi conto che quella frase poteva suonare come un’offesa. “Chiedo scusa. Non volevo offenderti, ma girano delle voci sul tuo conto.”
“Lo so che voci girano e so come mi chiamano. La figlia dell’infame, del voltagabbana. Sangue del traditore e così via. Ci sono abituata.”
“Io non ho mai usato quelle parole” si affrettò a dire.
“Buon per te” disse Lathias divertito. “O ti avrei rotto il naso.”
“Quindi tu sei la sua guardia del corpo?”
“Sono più una guida” disse lo stregone.
Gryf scosse la testa. “Scusa se te lo dico ma, tutti sanno che tuo padre è morto nella guerra contro Vulkath.”
“Lui è vivo” disse la tizia incappucciata.
“Come fai a dirlo?”
“Mi ha mandato un messaggio.”
“Non dovresti dirgli troppe cose. Non possiamo fidarci di lui.”
“Ormai sa troppo” disse la sua protetta.
“Non dovevi dirgli troppo.”
“Meritava di sapere. Adesso anche lui è coinvolto.”
“Io non voglio saperne niente” disse subito Gryf. “Vi porterò fuori città e poi le nostre strade si divideranno.”
Era pentito di aver chiesto a quei due di dirgli il motivo per cui volevano lasciare la città.
Meno cose so di questa storia e meglio sarà per me, si disse.
 
Attraversarono la zona dei mercati senza incontrare guardie e quando giunsero alla piazza circolare dove i carretti pieni di mercanzie sparivano e con essi gli avventori, lasciando il posto agli sbandati che vivevano nella parte più povera della città, si sentì più sicuro.
Lì era nella zona che conosceva meglio, quella dove era cresciuto dopo aver lasciato l’orfanotrofio. Lì aveva fatto a botte la prima volta, aveva borseggiato un passante per la prima volta ed era stato inseguito dalle guardie la prima volta.
Lì si era guadagnato il rispetto di quelli che vivevano nei bassifondi, i ratti di Talmist come si facevano chiamare. E anche l’odio di un paio di loro.
“Dove?” chiese Lathias nervoso.
“Qui vicino” rispose tenendosi sul vago.
“È da mezza giornata che dici che siamo vicini” si lamentò lo stregone. “Inizio a pensare che tu non sappia dove stiamo andando. Ci stai facendo fare un sacco di giri inutili.”
“È per disorientare chi ci sta seguendo.”
“Chi ti dice che ci stanno seguendo?” chiese la tizia col cappuccio.
“Nessuno. Ho una sensazione.”
“Hai per caso qualche potere?”
Scosse la testa con vigore. “No, no. Sono solo cresciuto per strada e…” Si interruppe e guardò in alto, dove si ergeva una torre spezzata in due. La metà superiore giaceva in macerie vicino alla base. “Siamo arrivati” disse.
“La Vecchia Torre” disse Lathias guardando in alto. “Perché ci hai portati qui?”
“Qui c’è uno degli ingressi al quartiere sotterraneo” disse con noncuranza. “Sai di cosa sto parlando?”
“Quello che tu chiami quartiere sotterraneo, io lo chiamo rifugio di rinnegati e malfattori.”
Gryf scrollò le spalle. “Quello che è.” Indicò l’ingresso, un’apertura circolare scavata nelle pietre della torre. “Da quella parte.”
Lathias esitò.
“Che c’è ancora? Non volevi uscire dalla città?”
“Sai perché la torre non è mai stata ricostruita?” gli chiese lo stregone.
Gryf ghignò. “Ti riferisci alla leggenda?”
“Non è una leggenda” rispose l’altro. “La maledizione è reale.”
“Ho usato parecchie volte questo ingresso e ti posso assicurare che è sicuro” disse.
In realtà non ne era affatto certo. Aveva scelto l’ingresso della torre perché era quello meno usato. Tutti i ratti parlavano della maledizione che aleggiava su quel posto e si diceva in giro che fossero morti una dozzina di contrabbandieri che avevano usato quei condotti negli ultimi due anni.
Gryf stesso aveva usato solo due volte l’ingresso della torre e lo conosceva a malapena, ma aveva troppa paura di usare gli altri passaggi. Gli uomini che Quintis aveva messo sulle sue tracce conoscevano quei posti e l’avrebbero atteso al varco se fosse passato di lì.
Superarono l’apertura e si inoltrarono nella torre, arrampicandosi sulle macerie disseminate in giro. Da quel punto di intravedevano le fondamenta che affondavano nel terreno e proseguivano nel buio.
Proprio lì vicino c’erano delle scale scavate nella roccia che scendevano verso il basso.
“Da questa parte” disse rivolgendosi alla tizia incappucciata.
“Ora che sai chi sono” rispose lei. “Puoi anche chiamarmi col mio nome.”
Gryf fece per aprire la bocca e in quel momento il mondo sembrò esplodere. Una forza irresistibile lo sollevò scagliandolo via per una decina di passi facendolo sbattere con la schiena contro la parete di roccia.
Gridò per il dolore e la sorpresa mentre ricadeva al suolo e sbatteva con le natiche sul pavimento di pietra. Appena a terra tentò di rimettersi in piedi ma una mano lo trattenne.
“Se ti alzi adesso ti colpiranno” disse una voce sopra di lui.
“Chi?” riuscì a dire.
“Le persone che ci stavano seguendo” rispose la voce di prima.
Gryf aprì gli occhi e nella foschia grigiastra dei detriti sollevati dall’esplosione intravide il viso dai lineamenti dolci di una ragazza. Il cappuccio che le aveva coperto gli occhi di un verde brillante adesso era sollevato e le ricadeva sulle spalle strette. “Avevo ragione io” disse tossendo.
La ragazza annuì. “Dovevamo fidarci di te, Manidolci. In fondo sei tu quello esperto in questo gioco.”
“Di che gioco parli?” domandò cercando di schiarirsi la vista e la mente.
Attorno alla ragazza l’aria sembrò incresparsi. Scintille piovvero sul suo fianco e la schiena.
“Ci hanno visti” esclamò lei, la voce rotta dalla tensione e dalla fatica. “Non riuscirò a bloccare a lungo i loro incantesimi. Devi mostrarmi la strada per andare via.”
Gryf indicò le scale sotto di loro. Nella voragine aperta dall’esplosione si vedevano solo i bordi frastagliati. “È quella l’unica via.”
“Passeremo di lì” disse la ragazza sicura.
“È un salto di almeno cento passi. Moriremo.”
La ragazza lo afferrò per la spalla sollevandolo senza alcuno sforzo apparente.
È forte, pensò Gryf. Più di quanto pensassi. Come farà a…
Scintille esplosero attorno a loro ricordandogli che qualcuno li stava attaccando.
“Chi sono?”
“Mio cugino, credo” rispose la ragazza.
Lathias apparve come dal nulla, il viso coperto di sangue e il mantello strappato in più punti. Respirava a fatica, l’espressione stravolta.
“È Jurev” disse, come se quello spiegasse ogni cosa.
La ragazza annuì.
“Ne ho uccisi due, ma saranno almeno in dieci” aggiunse lo stregone. “Devi andare.”
“Andremo insieme” disse lei.
“Solo voi due, Phelia” rispose Lathias. “Io li terrò a bada più che posso.”
La ragazza strinse le labbra. “Dimmi che ti salverai.”
Lathias annuì solenne. “Tornerò a prenderti. Voi andate.”
Phelia si sporse oltre la voragine. “Aggrappati alle mie spalle” disse rivolta a Gryf.
Lui esitò.
Attorno a loro esplosero di nuovo le scintille e stavolta Gryf vide il punto da cui erano stati lanciati i dardi magici. Ognuno di quei proiettili poteva ucciderlo, se chi li aveva lanciati era abbastanza vicino e preciso.
“Che aspetti? Vai” lo incalzò Lathias. “Porta la principessa Phelia fuori di qui, al sicuro. È un ordine.”
“Io” disse Gryf. “Non mi pagate abbastanza per questo. Ora che ci penso, non mi avete pagato affatto.”
Lathias lo spinse verso Phelia e lui d’istinto afferrò le spalle della ragazza.
“Aspetta” esclamò, ma Phelia si era già spinta oltre la voragine e stavano precipitando nel buio.

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