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Autore: ONLYKORINE    11/09/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 - Rupert Rootweet

In una soleggiata mattina d'aprile, dove il caldo e il freddo sono ancora in contesa su chi debba avere il predominio sul resto della giornata, Rupert aprì gli occhi: si ritrovò nel letto della sua piccola casa in collina. I raggi solari colpivano in pieno il suo viso non più tanto giovane ma nemmeno tanto vecchio. Le rughe iniziavano a farsi strada accanto ai suoi occhi, sulle guance e un po' sulla fronte. Ma a pensarci bene, in realtà, molte di quelle rughe erano causa del suo carattere non propriamente piacevole. Forse perché lui non era nato in quel paese come tutti gli altri: ma a Maple nessuno, almeno secondo lui, sapeva di questa verità. Quella mattina, Rupert si svegliò di cattivo umore: aveva avuto una piccola discussione con una signora del paese, Judith.

«Accidenti al suo stupidissimo tic!» brontolò alzandosi dal letto, in un tono che non faceva presagire niente di amichevole.

Rupert si alzò dal letto, aprì le finestre, in modo da far circolare l'aria nella sua stanza, e abbassò leggermente l'avvolgibile. Infilò i piedi nelle ciabatte e trascinò il suo corpo in bagno: non amava particolarmente quella fase della giornata, era il momento in cui doveva lavarsi e vestirsi. Non che odiasse il proprio aspetto, ma quelle piccole azioni di routine lo distraevano da ciò che, per lui, era particolarmente importante: il suo lavoro. Rupert aveva un negozio d'antiquariato situato al primo piano della sua casa, gli era stato lasciato in eredità dal  padre e non aveva nessuna intenzione di venderlo o di cambiarlo in alcun modo. Rupert era fatto così: un bastardo, burbero e per di più tradizionalista. Amava quella parte del suo carattere? Sì. Avrebbe voluto cambiarlo? Forse. Ma non per i paesani di Maple Town, ma per una persona in particolare. Rupert sorrise al quel pensiero, poi osservò il suo viso allo specchio e iniziò a mettere in ordine la sua folta barba nera. Si lavò il viso, con un prodotto consigliato dall'unica donna che gli facesse battere il cuore e poi si pettinò i capelli. Dopo aver terminato quella fastidiosissima fase della giornata, scese in cucina deciso a prepararsi una colazione con i fiocchi. Adorava mangiare, ma amava anche fare un po' di movimento fisico per iniziare al meglio la giornata. Per un uomo della sua età, tenersi in forma era una delle cose che lo avrebbe salvato da una vecchiaia rapida e pungente. Preparò cinque fette biscottate con una copiosa dose di sciroppo d'acero, una bella tazza di caffè, che lui considerava la fonte della giovinezza, e poi si sedette a tavola per mangiare; successivamente avrebbe fatto i suoi esercizi di ginnastica.

Qualche ora dopo, Rupert era finalmente pronto ad aprire il negozio al pubblico. L'orario d'apertura era dalle dieci di mattina fino alle sette di sera, il suo poteva dirsi uno dei pochi negozi che non risentiva della crisi dello stato. «Colpa del Governo» rispondeva Rupert alle solite domande dei clienti quando gli domandavano  di chi fosse la colpa dell'incessante crisi economica. In realtà, a Rupert non importava  affatto della politica, era una parte della vita che non si era mai preoccupato di considerare. A Rupert interessavano poche cose: il suo negozio, i vecchi orologi che amava restaurare e la tranquillità della sua casa in collina. Non era il tipo di persona che si isolava dagli altri, aveva anche una ristretta cerchia di amici, ma conosceva il suo carattere e sapeva bene che non era facile da sopportare. Proprio per quel motivo, quasi tutte le sere dopo il lavoro, ordinava d'asporto dal suo locale vegetariano preferito, si sedeva davanti alla tv e guardava una delle sue serie preferite.

Quando Rupert aprì le porte del suo negozio, respirò la fresca aria mattutina del paese. Le foglie degli alberi, accanto al negozio, dondolavano tranquille in balia della leggera brezza primaverile. I suoi capelli castani, con qualche sprazzo di grigio, iniziarono a imitare il placido movimento delle foglie. Rupert sorrise e riempì i polmoni d'aria fresca, amava la primavera a Maple, ma adorava ancor di più l'avvicinarsi della stagione estiva. L'uomo alzò gli occhi al cielo e colse le varie sfumature d'azzurro. I suoi occhi color nocciola indagarono il vasto manto celeste per alcuni minuti: le nuvole correvano in cielo sospinte dal vento e Rupert pensò che la vita, così come le nuvole, corre inevitabilmente verso qualcosa, sospinta da una forza alla quale non ci si può opporre. L'unica differenza era solo una: il vento, prima o poi, si placa, ma il tempo non ha mai fine. Ma Rupert non si fece rattristare da quel pensiero, abbassò gli occhi sul paese e cominciò a coglierne i movimenti: troppi, per gli standard giornalieri. Mentre richiudeva le porte del suo negozio, Rupert tentò di ricordare qualche evento particolare avvenuto nel corso della settimana, ma non gli sovvenne in mente nulla di particolare.

Non passarono nemmeno dieci minuti che Rupert, dimentico di ciò che aveva visto dall'alto della sua collina, cominciò a passare in rassegna le riparazioni richieste dai suoi clienti. Ricurvo sul piano da lavoro, con gli occhiali ben posizionati sul naso, Rupert lucidava il preferito tra gli aggeggi che aveva in consegna: un bellissimo orologio da tavolo risalente all'epoca di Napoleone III. Rupert stava incerando con attenzione il bronzo e gli intarsi in boulle, ne revisionò con attenzione il meccanismo e pulì con precisione  le lancette della scocca anteriore. Ma, mentre stava per ultimare la riparazione, la fastidiosissima presenza di Judith invase l'ingresso della bottega. Rupert si girò e tentò in tutti i modi di non concentrarsi su quel dannatissimo movimento degli occhi. "Vorrei riempirti il viso di scotch, almeno riusciresti a stare ferma per più di trenta fottutissimi secondi" pensò Rupert, mentre tentava di nascondere la voglia di cacciarla a pedate.

«Buongiorno, Judith» disse Rupert, con tutta la gentilezza che riusciva a mostrare.

«B-buongiorno Rupert. Vedo che sei già indaffarato di prima mattina» esclamò Judith, indicando gli orologi sul banco da lavoro.

«Sì, cosa ti porta al mio negozio?» Rupert avrebbe voluto sbatterla fuori, ma Judith poteva essere una potenziale acquirente, quindi era meglio trattenere i bollenti spiriti.

«Quindi mi stai dicendo che non sai nulla?»

«No... saresti così gentile da illuminarmi?» Rupert iniziò a sudare, non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso della donna. Avrebbe voluto concentrarsi su qualsiasi altra cosa, ma non ci riusciva. Avrebbe potuto fissare il bancone e analizzare la polvere che non toglieva da almeno quattro giorni, avrebbe anche potuto girarsi di schiena, fingere di lavorare e ascoltare la conversazione. Ma non lo fece, restò fisso e immobile davanti agli occhi della donna che continuavano a strizzarsi come vestiti ricolmi d'acqua.

«Il sindaco Cook ci vuole tutti riuniti nel fienile, adesso.»

Gli occhi di Judith iniziarono ad accelerare notevolmente il loro movimento. Evidentemente doveva trovarsi in uno stato d'eccitazione particolare.

«Ok, vorrà dire che verrò con te. Ma, ti prego, metti un freno ai tuoi occhi. Mi stai facendo venire il mal di mare... e ci troviamo in collina.»

«Scusa...» ammise Judith sorridendo.

Qualche minuto dopo, entrambi si ritrovarono nel fienile della città. Sul palco del piccolo fienile Simon e Mr. White stavano discutendo del ritrovamento dell'antica targa della città. Erano più di cento anni che quella targa era scomparsa e ora, chissà come mai, era magicamente ricomparsa. Rupert sapeva che l'argomento "Targa Scomparsa" era strettamente collegato allla cittadina di Sapville: cittadina che lui odiava profondamente. Bloccato insieme a quell'inutile ammasso di gentaglia, Rupert sentì la rabbia crescere all'interno del suo corpo: voleva scappare via da quel luogo e tornare ai suoi orologi. Poi, all'improvviso e approfittando di un attimo di silenzio da parte del sindaco, Rupert si sentì in dovere di alzarsi e salire sul palco: qualcosa aveva attirato la sua attenzione. L'uomo si fece strada calpestando i piedi e divincolandosi tra la gente che gli si parava davanti. Quando arrivò sul palco, afferrò il pezzo di pergamena ingiallito, indossò gli occhiali e iniziò ad analizzare le scritture. Non c'era alcun dubbio, quella era la firma originale di William O' Moore. Ne era più che sicuro, a casa aveva centinaia di carte che riportavano quella stessa identica firma. Purtroppo Omar, il lattaio del paese si permise di dissentire davanti a tutti la precedente affermazione di Rupert. Se c'era una cosa che Rupert odiava, ancor più di Sapville, era chi metteva in dubbio le sue doti. "Stupido venditore ambulante, come osa mettermi in dubbio?" pensò Rupert, mentre camminava per le vie del paese. La riunione era terminata dopo esser durata qualche ora e, a quanto pareva, di lì a poco ci sarebbe stata una gara di cucina. Rupert non ne capiva l'utilità. Avrebbero dovuto trovare il ladro  della targa, in fine restituirla a chi  aveva il diritto di possederla e terminare la questione. Era l'unico modo per mettere fine a tutta la faccenda. Niente inutili gare di cucina e niente convenevoli forzati, almeno da parte sua, con quei rubagalline di Sapville.

«Stupido lattaio da quattro soldi. Torna dalle tue stupide mucche.» Rupert stava risalendo la collina che l'avrebbe riportato a casa, e ci sarebbe tornato davvero se solo non avesse incontrato l'unica donna capace di allietare le sue giornate.

«Ehi, Rupert» salutò una donna, timidamente.

«Buonasera, Rachel.»

«Cosa ci fai qui, tutto solo?» domandò lei, avvicinandosi.

«Stavo tornando a casa.»

«Ancora arrabbiato per le parole di Omar?»

Rupert rimase scioccato dalle parole della donna, non sapeva come, ma ogni volta riusciva a comprendere il suo stato d'animo. Agli occhi del paese, Rupert poteva sembrare il solito burbero senza peli sulla lingua, ma sapeva che Rachel non lo vedeva così.

«Sì... e no.»

«Ti va di andare a prendere qualcosa da bere?» domandò la donna, avvicinandosi in maniera sinuosa ed elegante.

«Ma il mio nego...» Rachel poggiò un dito sulla bocca di Rupert che si zittì immediatamente ammaliato dal profumo e dal morbido tocco della donna.

«Per oggi, può aspettare» Rachel sorrise e sfiorò la guancia dell'uomo con un bacio.  «Vieni, ti faccio strada.»

Rupert batté gli occhi per mettere a fuoco l'immagine di Rachel, poi la seguì. Immediatamente si rilassò e abbandonò tutti i pensieri della giornata. Dimenticò l'affronto di Omar e si concentrò su Rachel. Non sapeva in che maniera avrebbe potuto contribuire a quella specie di competizione, a pensarci bene, lui non avrebbe nemmeno voluto parteciparvi. Ma non era il momento di pensarci. Si lasciò trascinare dal desiderio di passare un paio d'ore di tranquillità in compagnia di una cara e vecchia conoscente.

*** Grazie a P4rziv4l97 per questo bellissimo capitolo! Allora, vi ha sorpreso il nostro Rupert o lo immaginavate proprio così?


   
 
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