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Autore: vannagio    18/08/2009    4 recensioni
Albus ha appena conosciuto Scorpius. Suo zio Ron gli ha consigliato di non frequentarlo. Perchè? Perchè tutti sembrano sapere qualcosa che ha a che fare con suo padre e di cui lui, invece, non è a conoscenza?
Spero di avervi incuriosito...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Serpeverde o Grifondoro? Questo e il problema!



Era arrivato il momento tanto temuto.
Suo padre lo aveva rassicurato, ma Albus non poteva fare a meno di tremare, mentre aspettava in fila di essere smistato. Anche gli altri bambini sembravano preoccupati. Rose era così nervosa che si era mangiata tutte le unghie della mano destra e si apprestava a consumare anche quelle della mano sinistra. Suo padre, lo zio Ron, non avrebbe apprezzato qualcosa di diverso da una figlia Grifondoro.
L’insegnante stava chiamando i nuovi arrivati in ordine alfabetico. Era giunta alla “L”.
Adesso Albus era impaziente.
Perché non si sbrigavano? Voleva porre fine a questo supplizio una volta per tutte. Inoltre aveva molta fame e il viaggio in barca con Hagrid non aveva migliorato il suo stato d’animo. Era bagnato fradicio e l’umidità era penetrata fin dentro le ossa.
<< Malfoy Scorpius >> chiamò l’insegnante.
Albus riemerse dai suoi pensieri. Chissà in quale casa sarebbe stato mandato!
Osservò attentamente il ragazzo che si avviava verso il cappello parlante.
Scorpius aveva un atteggiamento strano: da un lato cercava di assumere un’aria spavalda, mentre camminava; dall’altro lato, però, tentava di risultare il più invisibile possibile agli occhi degli altri studenti che lo fissavano bisbigliando. Si comportava come se dentro di lui ci fossero due entità in lotta per emergere una a discapito dell’altra.
Quando Scorpius raggiunse lo sgabello, il suo viso era diventato bianco come un lenzuolo. L’insegnante lasciò cadere il cappello sulla testa del ragazzo. L’antico copricapo era così largo, che ricoprì completamente la faccia del ragazzo.
Albus si aspettava che il cappello urlasse immediatamente il nome della casa, com’era capitato con gli altri ragazzini, ma invece non fu così.
Passarono cinque minuti: silenzio totale.
Passarono dieci minuti: leggeri mormori provenivano dai tavoli.
Passarono quindici minuti: i bisbigli si erano fatti più forti e animati.
Proprio mentre Albus iniziava a considerare l’idea che il capello avesse perso la voce, questo urlò: << GRIFONDORO! >>.
Improvvisamente la Sala Grande venne attraversata da un vento gelido ed un silenzio innaturale si propagò velocemente. Tutti gli occhi erano puntati sul piccolo Scorpius il quale, se possibile, era diventato ancora più pallido di prima.
Il ragazzo si alzò dallo sgabello, porse il capello all’insegnante e lentamente, a ritmo di marcia funebre, raggiunse il tavolo di Grifondoro.
Si sedette nel punto più isolato e come se la distanza non fosse abbastanza, gli altri Grifondoro si allontanarono da lui il più possibile, neanche fosse affetto dal Vaiolo di Drago o da qualche grave forma di Spruzzolosi.
Albus notò che i ragazzi più sbalorditi e arrabbiati erano quelli appartenenti alle case di Grifondoro e di Serpeverde. Per la prima volta a memoria d’uomo, gli eterni rivali avevano trovato un punto di accordo. Gli occhi dei Grifondoro lanciavano sguardi assassini in direzione di Scorpius, che aveva deciso di porre tutta la sua attenzione ai lacci delle scarpe.
Albus era scioccato da quelle strane reazioni, ma prima che provasse a dargli una spiegazione, l’insegnante richiamò l’attenzione di tutti, tossicchiando per schiarirsi la voce.
Fu la volta di un’altra studentessa – Maurin Lara – che venne assegnata a Tassorosso. L’atmosfera ritornò calda e serena nella Sala Grande.
Finalmente arrivarono alla lettera “P”.
<< Paciok Frank >>.
Non appena sfiorò il capo di Frank, il cappello urlò: << GRIFONDORO >>.
Dal tavolo degli insegnanti, il padre di Frank, Neville Paciok, gonfiò il petto per l’orgoglio, lanciando un largo sorriso al figlio. Frank non poteva essere più felice. Correndo, raggiunse il tavolo di Grifondoro, evitando accuratamente di sedersi accanto a Scorpius. Il ragazzo in questione era passato dal guardarsi i lacci delle scarpe, al contemplare il piatto d’oro massiccio, che giaceva vuoto di fronte a lui.
<< Potter Albus Severus >>, chiamò l’insegnante.
Il cuore di Albus si fermò per circa dieci secondi. Solo quando Rose gli pestò il piede, Albus avvertì nuovamente il battito del suo cuore rimbombare nel petto. Si sedette sullo sgabello e la vista gli venne oscurata dal capello. Subito una vocina cominciò a parlargli nell’orecchio.
<< Ah! Un altro Potter! Come sta tuo padre? Spero bene. Ma bando alle ciance… dove ti metto? Con tuo fratello non ho avuto alcun dubbio, ma tu? La tua testa è molto simile a quella di tuo padre… come ho detto a lui, Serpeverde non sarebbe male per te… >>.
A quel punto il cuore di Albus si arrestò di nuovo.
<< … ma ho il sospetto che, come tuo padre, anche tu preferiresti un’altra casa. Dico bene? >>, chiese il capello che forse aveva intuito i pensieri del ragazzo.
Albus non sapeva se parlare o aspettare il verdetto. Poi ricordò le parole di suo padre e pensò: << Si, voglio andare a Grifondoro >>.
<< Sei sicuro? >>, domandò la vocina. << Si! >>, pensò Albus.
<< Contento tu! >>, e subito dopo il cappellò urlò, << GRIFONDORO! >>.
La Sala Grande esplose in un applauso sincero.
Quando si tolse il cappello, Albus vide tante facce felici e sorridenti, tra cui quelle di suo fratello e dei suoi cugini. Nonostante l’emozione che gli impediva di mettere un piede dietro l’altro senza inciampare, si diresse verso il tavolo dei Grifondoro.
Passando vicino a Scorpius, lo colse un dubbio: sedersi accanto a ragazzo biondo che era rimasto solo, o raggiungere suo fratello?
Guardò prima i suoi parenti allegri, che a gesti e sorrisi gli facevano segno di sedersi con loro, poi volse lo sguardo a Scorpius: stava nuovamente fissando i lacci delle scarpe.
Ripensò a tutto quello che aveva sentito dire durante quella giornata: le parole dello zio Ron, di Frank, le reazioni degli altri studenti…
Cosa avrebbe fatto suo padre?
Suo padre gli dava sempre ottimi consigli.
In quel caso non gli aveva vietato di frequentare Scorpius…
Così tra la sorpresa generale, Albus andò a sedersi accanto al ragazzino biondo platino. Scorpius sembrava il più stupito tra gli studenti. Il piccolo Potter gli sorrise per tranquillizzarlo. E dopo qualche minuto, anche sul viso di Scorpius comparve un sorriso timido e impercettibile.
Nel frattempo altri ragazzi erano stati smistati.
Fu il momento di Rose.
<< CORVONERO! >>.
Anche in questo caso ci fu un attimo di silenzio.
Albus pensò di aver capito male.
Rose divenne rossa come un pomodoro.
Poi, all’improvviso, un altro applauso inondò la Sala Grande.
Rose, ancora incerta sulle gambe, ma apparentemente più tranquilla, si diresse verso il tavolo della sua casa. Una volta seduta, salutò Albus con la mano e un’alzata di spalle. Lui ricambiò il saluto e le lanciò il sorriso più rassicurante del suo repertorio.
<< Lo zio la ucciderà! >>, pensò Albus ad alta voce.
<< Sapessi mio padre… >>, disse Scorpius tristemente.
<< Cosa hai detto? >>, chiese Albus, che non aveva sentito nulla per il baccano.
<< Niente… >>, rispose Scorpius più a se stesso che ad altri.

   
 
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