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Autore: WhiteDespair    12/09/2020    0 recensioni
Due Cuori destinati a ricontrarsi.
Due Cuori, uno avvolto dalla luce ed uno dal nulla più assoluto, entrambi, accecati dal passato e persi nel futuro.
Un Nessuno destinato a riscoprire se stesso e il proprio passato, alla ricerca, delle proprie convinzioni.
Un Custode del Keyblade destinato a sudare e a penarsi per colmare la propria determinazione.
Chi dei due riuscirà a ritrovare la strada per il proprio cuore?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Le strade di quella città, di quel posto, gli riportavano alla mente una tranquillità ormai abbandonata da tempo, un senso di quiete che sapeva di voler riavere, ma che, nell'intimo, non sentiva il bisogno di rispettare.

Ora che ci rifletteva, ora che stava provando ad esprimersi, parlando goffamente da solo, si era ben presto accorto che non sentiva nulla, tutto ciò che lo portava a colmare quella vuotezza era un senso di pura nostalgia, ricordi offuscati legati a qualcuno o qualcosa che lo portavano a muoversi e a parlare in determinati modi, come, un burattino alla mercé delle sue stringhe.
Quella apatia, quella amnesia, che stesse male?che fosse un sogno?Che fosse morto?Non lo sapeva per certo, eppure, la sua condizione lo spavanteva, o almeno, lo confondeva: ecco, si, la confusione era ciò che la sua psiche sentiva più fortemente, per non dire, che fosse l'unica cosa che sentiva in generale.

Come se il suo corpo e la sua mente fossero entità sconnesse, prima che potesse accorgersene, fece un passo nel vuoto, nel cielo, in un baratro. Qualcosa, o per meglio dire, qualcuno, per sua fortuna, fu in grado, con una certa velocità, di afferrarlo per la spalla, limitandosi, a costringergli il corpo nudo fermo sul posto.

- Pensi un po' troppo per quelli della nostra risma, non trovi? - La voce dell'individuo che l'aveva appena salvato era decisamente grave e pacata, quasi come se ogni cosa che dicesse fosse stata impregnata dall'essenza stessa della saccenza.

- Chi sei? - Chiese spento il ragazzo, come se, anche la paura, non gli appartenesse più.

- Un amico - Affermò l'individuo di fianco a lui, per poi, trascinarlo lentamente all'indietro.

Ora che non rischiava la vita, ora che poteva guardarsi intorno, finalmente aveva capito dove si trovava : era sulla cima della torre con le campane, la stessa, che aveva visto dalla lontana piazza, stesso luogo, che ora riusciva a riconoscere nella distanza a quella altezza.

Come ci era arrivato lì?

Deglutì, più per abitudine che per altro, per poi, girare il volto verso quello del suo nuovo interlocutore.

- Mi sembrate confuso, Dottor Nixal - affermò l'individuo, andando a sedersi sul bordo della torre.

- è così che mi chiamo? - chiese perplesso il giovane, sedendosi vicino a lui.

- Oh...non te lo ricordi proprio quindi? - chiese la misteriosa voce maschile, spostando, confuso, il busto all'indietro.

- No - si limitò a rispondere secco il giovane.

- Bene... - affermò l'uomo, per poi, percorrere il corpo spoglio del giovane davanti a lui con le iridi - Tieni, indossa questo -

La strana voce maschile che lo aveva approcciato era completamente nascosta da una lunga tunica nera, decorata, da un paio di guanti in pelle e dei lunghi stivali, questo stesso outfit, ora, gli stava venendo offerto dal misterioso individuo, il quale, si era limitato a tirare fuori quegli oggetti da uno strano varco nero che si era aperto, vicino a lui, nel cielo.

- Si...grazie - si limitò a rispondere il ragazzo dagli occhi bruni.

Una volta che ebbe indossato quello strano vestiario, facendo uso dell'esiguo ma sufficiente spazio nel quale potevano muoversi, tornò seduto vicino alla voce misteriosa, limitandosi, ad abbassare il cappuccio e a sistemarsi i guanti.

- Allora, facciamo le presentazioni - continuò poi lo sconosciuto, girando il volto verso di lui - Io sono Xenmo, tu, invece, sei il noto...dottor Nixal- gli spiegò.

- E come fai a saperlo? - Chieste stoico.

A quel punto, lo strano figuro incappucciato e dal volto completamente oscurato, si fece marmoreo sul posto, per poi, tirare fuori, dall'interno della lunga tunica, un diario, o meglio, un taccuino. 

Aprì velocemente la piccola agenda, sfogliandone le pagine gialle e vuote, per poi, fermarsi più o meno nel mezzo di quel blocco di fogli, indicandogli, con l'indice, il nome "Nixal" cerchiato da una penna rossa.

- Qualcuno, qualcuno lo sa - Si limitò a dire Xenmo, rimettendo, poi, via il taccuino.

- E come mai ti fidi tanto di quel taccuino?Per quanto mi riguarda potresti averlo scritto tu -

- Perché mi ha descritto chi avrei incontrato in questo mondo dormiente - Gli disse, squadrandolo  di nuovo con lo sguardo - Occhi bruni, capelli castani racchiusi in un codino, pelle come porcellana...ci sei -

A quella spiegazione, a quella accurata descrizione, Nixal non poté far altro che annuire, per poi, abbassare il volto verso il baratro sotto le loro gambe.

- E...come mai ci troviamo qui? -

- Perché i nostri cuori sono stati rubati, dottore - affermò secco Xenmo, sbuffando sonoramente.

- Secondo quel che dici...dovremmo essere morti -constatò perplesso Nixal, portando la mano al petto di riflesso.

- Infatti lo siamo, io e te... - gli disse, puntandogli il petto con l'indice - Siamo dei Nessuno, dei gusci vuoti. - continuò, per poi, indicarsi da solo.

- Quindi...quella sensazione di smarrimento...-

-Si, è la mancanza di un cuore a provocarla -

- Beh...dimmi dove possiamo riprenderci i nostri cuori, allora -

- Non lo so, non so dove si trovano - concluse sconsolato Xenmo, chiudendo il discorso con quelle parole amare.

Tra i due cadde il silenzio, un velo pietoso sulla loro morente speranza.

Nixal non ricordava nulla, eppure, dal profondo della sua psiche, del suo essere, sentiva la mancanza di tutto ciò che aveva provato, di tutto ciò che aveva fatto, di tutti coloro che conosceva : sentiva perfettamente la nostalgia di una identità persa, qualcosa che, istintivamente, lo portò a raccogliere il tessuto sopra alla zona del cuore tra i polpastrelli, come, a racchiudere una ferita aperta contro il palmo.

- Ah, una cosa - Si limitò a dire Nixal, interrompendo quel silenzio tombale.

- Dimmi - Ribatté secco Xenmo, girando il volto verso di lui.

- Perché...siamo soli?Nel senso, non ho visto nessun altro venendo qui -

- Beh, caro dottore, questo mondo è in una brutta situazione al momento -

- Che intendi? -

- Mh...vedi - Iniziò, puntando il crepuscolo con l'indice ricoperto dal guanto in pelle. - Questo mondo, questa esistenza, è sorretta sia da oscurità che da luce, questo, ovviamente, lo rende un posto molto speciale -

- Però? - Chiese prontamente il giovane, girando anche lui gli in occhi in direzione dell'orizzonte.

- Però vaga su una sottile linea che divide oscurità e luce, un equilibrio che, ultimamente, ha iniziato a vacillare, facendolo cadere in una sorta di...sonno -

- E i suoi abitanti? -

- Beh i loro cuori si trovano nella stessa situazione: la loro essenza sta combattendo per tenersi lontana dalle tenebre ma anche per non sparire nella luce -

- Capisco... - Si limitò a tagliare corto Nixal, prendendo un profondo respiro. - C'è qualcosa che possiamo fare? - continuò.

- E che dovremmo fare? - gli rispose Xenmo, lasciandosi sfuggire una risata. - Lasceremo che siano i custodi del keyblade ad occuparsi della cosa -

- I custodi del Keyblade... - Si ripete tra se e se Nixal, abbassando gli occhi sulle punte dei propri piedi.

- Se sei curioso, puoi andare a controllare - Gli disse Xenmo.

Il giovane, attratto dalla propria ritrovata curiosità, non poté che guardare perplesso l'uomo vicino a se, non avendo, effettivamente, la più pallida idea di come avrebbero fatto.

Xenmo, notando la perplessità di Nixal, si lasciò sfuggire un ghigno, per poi, tornare in piedi, perfettamente, in bilico sul bordo della torre. Il figuro incappucciato stese il braccio davanti  a se, prendendo un profondo respiro, e poi lo trascinò lentamente verso destra con un gesto lento e scorrevole della mano.
Per qualche secondo non successe nulla, ma poi, quando Xenmo impose la mano, contraendo le dita verso l'interno, lo spazio davanti a lui sembro contorcersi, per poi, dopo essersi crepato come un pezzo di vetro, aprirsi perfettamente a metà, lasciando, uscire dal varco nero appena creato, un vento gelido ed un rumore rimbombante. 

- Oh...come funziona? - Chiese Nixal, mettendosi in piedi vicino a lui.

- è un varco, ti basta attraversarlo - Gli rispose Xenmo, per poi, farsi da parte.

- Ok...allora vado? -

- Devi dirmelo tu - Rispose divertito l'uomo, mettendo le braccia conserte.

- Una cosa -

- Dimmi -

- Se volessi contattarti... -

- Tranquillo per quello, ho i miei mezzi -

Tra i due cadde il silenzio.

Nixal spostò un'ultima volta gli occhi su Xenmo, mimandogli un deciso gesto del capo, il quale, venne ricambiato dal Nessuno davanti a lui seduta stante.
A quel punto, il giovane dottore riprese a guardare il portale, o meglio, il varco davanti a se, limitandosi, a deglutire e a stringere i pugni delle mani.

-Ricordati soltanto di farti guidare dall'oscurità, Nixal. -

E a quelle parole, il giovane si gettò nel varco: non sapeva dove era diretto, non sapeva chi stava cercando, eppure, come gli aveva detto Xenmo, il caldo abbraccio dell'oscurità sembrava guidarlo tra il buio della sua mente, stesso buio, nel quale il barlume di un ricordo stava iniziando a nascere, nel particolare, memorie malinconiche di un posto ben preciso.
   
 
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