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Autore: Eevaa    13/09/2020    10 recensioni
A due anni dalla conclusione della Seconda Guerra Magica, Harry Potter decide di prendersi una pausa dalla vita frenetica dell'eroe. A sua insaputa troverà qualcuno che, come lui, sta fuggendo da un passato colmo di orrori.
Un viaggio. Una strada. Due persone che, per la prima volta nella loro vita, si ritrovano a camminare nella stessa direzione.
In un momento storico in cui viaggiare sembra solo un ricordo lontano, voglio portarvi in viaggio in una terra che tanto ho amato e che porto sempre nel cuore.
L'Irlanda.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.

 
 
–THE WILD ROVER–

CAPITOLO 6
All the roads that lead you there were winding



 
 

Non si videro per due giorni.
O meglio, Harry era a conoscenza di dove Draco si trovasse, ma non lo aveva mai più forzato alla sua presenza.
In quei due giorni Harry era spesso tornato al quartiere magico e, sotto mentite spoglie di tale Julian, aveva colto l'occasione anche di fare qualche scorta di pozioni e ingredienti. Nel quartiere Babbano, invece, aveva provveduto a procurarsi una piccola spesa per una settimana. Non sapeva ancora quanto si sarebbe fermato lì, ma era un bel posto. Tanto valeva rimanere a riposare un poco, dopo due mesi di cammino.
C'era la baia, il porto, posti da visitare, una buona vita sociale, una bella comunità magica – folletti ubriaconi a parte – e... beh, c'era Malfoy.
Harry si rese conto fin troppo in fretta che la sua compagnia gli mancasse. Avevano trascorso meno di una settimana l'uno attaccato all'altro, eppure già poteva avvertire la sua assenza. Era stato così facile affezionarsi a quel maledetto bastardo! Quel suo modo di alzare gli occhi al cielo, l'ironia pungente, i silenzi densi, il suo modo di chiamarlo "Potter" con quell'accento così schifosamente del Wiltshire. "Pottah, non essere ridicolo", "Pottah, cos'hai da fissarmi?", "Pottah, sei una causa persa!" e una lunga serie di frasi a ripetizione.
Possibile che stesse sentendo la mancanza di Draco Malfoy? Possibile, sì. Specialmente da quando aveva appreso che Draco Malfoy fosse ben diverso da colui che ricordava.
Si era aperto con lui, gli aveva confidato dei segreti, avevano riso e scherzato insieme, avevano bevuto insieme. Avevano persino dormito nello stesso letto, dannazione! Era ovvio che sentisse la sua mancanza... no?
Ma non voleva forzarlo, non dopo l'ultima amara discussione. Draco gli aveva detto che preferiva tenersi alla larga da tutto ciò che gli ricordasse la magia e, beh, lui era l'Eroe del Mondo Magico. Non voleva farlo soffrire, non voleva che la sua presenza gli ricordasse ciò che aveva perso in ogni dannato momento. "Smettila di tentare di essermi amico. Non me ne faccio niente" gli aveva detto, e aveva fatto male. Sperava non lo pensasse sul serio.
Tuttavia, Harry era più che intenzionato a fargli capire che, se mai avesse voluto, avrebbe comunque potuto contare su di lui. Perciò la seconda sera era passato al pub nel quale suonava, era entrato, aveva ascoltato una canzone – casualmente, la sua preferita - ed era uscito di nuovo. Giusto per fargli capire che fosse ancora lì, che c'era. O forse era davvero diventato uno stalker.

 

Draco l'aveva notato eccome, l'aveva guardato negli occhi e aveva corrucciato lo sguardo come solo lui sapeva fare, poi l'aveva deviato altrove. Così Harry se ne era andato, era uscito ma era rimasto nelle vicinanze, al porto.
Vi era tanta gente, lì, alcuni ragazzi stavano bevendo birra d'asporto in tarda serata. La schiera delle casette sulla costa era illuminata dalle luci del porto e la musica dei locali risuonava dalla lontananza. Harry, seduto a penzoloni sul muretto, osservò il riflesso della luna nella baia. Era grande, luminosa, portatrice di ricordi e nostalgia.
Per un momento si ricordò di quando, a scuola, prendeva il Mantello dell'Invisibilità e si recava al Lago Nero di notte, per guardare la luna. E pensava, pensava, pensava. Si perdeva nei sogni di un futuro migliore, di un ipotetico mondo senza Voldemort.
E ora che in quel mondo avrebbe potuto starci con entrambe le scarpe e una bella coccarda da eroe, aveva preferito fuggire. Ritirarsi. Perché non sapeva più in che posto stare.
Sbuffò e si passò una mano tra i capelli già scompigliati ma, immerso in un bagno di elucubrazioni mentali, non si accorse di una presenza giunta alle sue spalle di soppiatto. Solo quando egli tossì, Harry si voltò colto di sorpresa.
E che sorpresa!
«Che ci fai qui?» domandò, con gli occhi sgranati e il cuore impegnato in danze irlandesi.
Draco, in piedi con due bottiglie di Porterhouse ghiacciate in mano, lo guardò da sotto il ciuffo di capelli biondissimi, con due occhi grandi come la luna in cielo.
«Ti dovevo una birra» rispose stringendosi nelle spalle, porgendogli poi con riluttanza una delle due bottiglie. Il suo personalissimo modo di dimostrargli che no, non era affatto vero che non se ne facesse nulla di lui, dei suoi tentativi di essergli amico.
Harry la prese e gli diede così un sottinteso invito a sedersi accanto a lui. Iniziò a giochicchiare a staccare con l'unghia l'etichetta, poi fece un sorso.
«Non... non eri obbligato, Draco» disse poi, dopo qualche secondo. Non realizzò se si stesse riferendo al fatto di avergli offerto una birra, o che non fosse obbligato a parlare di nuovo con lui, se la cosa lo faceva stare male.
Poco importava, dato che Draco sorrise.
«Lo so» si limitò a rispondere.
Forse non importava. Forse, se Draco era lì, era perché anche lui aveva sentito un po' quell'assurda malinconia. O forse stava sorridendo perché lo aveva chiamato per nome, e non lo faceva praticamente mai.
«Allora,» continuò Malfoy, «hai trovato te stesso, in questa città, o ripartirai presto a vagabondare?»
Harry sorseggiò la sua birra, giusto per togliersi quella secchezza dalla lingua.
«Credo mi fermerò ancora un poco. E credo che non troverò me stesso tanto facilmente» commentò infine, in un mesto sorriso.
«Oh, naturale! Visto che ancora non riesci a trovare un pettine per poterti sistemare la testa!» azzardò Draco. Ed ecco quelle battute da Serpeverde.
Harry rise e aggiunse mentalmente "Pottah". Se l'era dimenticato, quella volta.
Stettero in silenzio ancora un poco ma poi, inevitabile, Harry decise che fosse giunto il momento di svelare un piccolo pezzo di sé. Draco si era confidato, ma lui non aveva raccontato pressoché nulla. Magari non gliene sarebbe neanche importato, ma decise di rivelarsi ugualmente, visto che già avevano introdotto il discorso di "ritrovare se stessi".
«Sai, tutti si aspettavano grandi cose da me, dopo la Guerra. Che recuperassi a pieni voti i M.A.G.O, che diventassi un Auror, che mi sposassi con Ginny e mettessi su famiglia. E invece, dopo un anno e mezzo dalla battaglia, non ho combinato niente di tutto ciò. Si aspettavano che io fossi forte, tanto forte da dare speranza a tutte le famiglie che hanno perso qualcuno. Ma non ce l'ho fatta. Mi sentivo rotto, sgretolato, annientato... come avrei potuto essere una luce? È morta così tanta gente... così tante persone a me care! Mi inseguivano per interviste, convegni, conferenze, inaugurazioni, cerimonie. Tutto ciò che volevo era un po' di pace per ricostruirmi, per riprendermi. Mi sentivo schiacciato».
Harry concluse quel discorso con un peso opprimente a livello del petto, come se qualcosa stesse cercando di uscirgli dalle costole ma non trovasse la via. Era da tanto tempo che non capitava, ma si sentiva sull'orlo di un attacco di panico. Il grande Eroe del Mondo Magico che non sa affrontare la realtà, che grande smacco!
«Hai salvato il mondo, ma non hai pensato molto a salvare te stesso, no?» domandò Draco, guardando dritto di fronte a sé.
Harry ne rimase quasi scioccato. Non avrebbe mai immaginato che Draco potesse dare voce a qualcosa che egli percepiva e non aveva parole adatte per descrivere. Si sentiva esattamente come se non si fosse mai salvato per davvero, da quella Guerra.
«È... è così» confermò Harry. «Hermione ha ipotizzato che fosse la mancanza di un obiettivo da perseguire o qualcosa da salvare, come se la mia fosse una sorta di "sindrome dell'eroe". No, dannazione, quello non mi manca in nessun modo! E Ron... Ron non ha preso molto bene il fatto che ho lasciato sua sorella. Non abbiamo litigato, ma ho letto troppa delusione nei suoi occhi. La stessa delusione di qualsiasi altra persona che si aspettava qualcosa da me. Quella di partire è stata l'unica scelta, per avere pace.
Per anni sono sempre stato al centro di tutto, dei drammi, della sofferenza, con una fama che non ho mai voluto. Mentre ora voglio essere solo... solo Harry. Solo che non so neanche cosa sia solo Harry!Ho vissuto con una parte di Voldemort dentro di me per diciotto anni e, in qualche modo, mi ha sempre condizionato. Adesso quella parte non c'è più e a volte... beh, semplicemente mi sento cambiato e non ho ancora imparato a conoscermi» rivelò infine Harry, avvertendo quel peso farsi meno opprimente. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce. Se l'avesse detto a qualcun altro, probabilmente, si sarebbe allarmato e avrebbe mal interpretato fino a insinuare che gli mancasse Voldemort. Che stronzata! Ma Draco... Harry era certo che non avrebbe capito male.
E fu davvero, davvero felice di non essersi sbagliato, perché il suo sguardo fu tutt'altro che allarmato, spaventato, irritato o sconvolto. Era comprensivo.
«Quest'ultima sensazione non mi è nuova. Ad ogni modo, Potter, mi costa molto dirtelo ma credo che tu abbia fatto una scelta davvero giusta. Sicuramente c'è chi ti dirà che scappare dai problemi non è la soluzione. Ma, secondo me, allontanarsi un po' da essi serve anche per poterli guardare dalla giusta distanza, analizzarli dall'esterno e con meno pressione» disse Malfoy, convinto. «Ergo, prenditi il tempo che ti serve».
Harry avvertì un forte bisogno di piangere, ma non lo fece. Non lo avrebbe fatto di certo davanti a lui - che aveva problemi ben più grandi dei suoi, che sapeva avesse vissuto qualcosa di ben peggiore. Ma era contento che lo avesse ascoltato, che lo avesse compreso e, persino, che avesse detto la sua.
Aveva ragione. Aveva detto qualcosa di saggio, qualcosa che lo stava spronando a continuare in quella direzione.
Era dalla sua parte.
«Grazie, Draco...»
Scoprì che era bello chiamarlo per nome. Egli sorrise di nuovo.

Sorseggiarono in silenzio le loro birre fino a che non rimasero solo i fondi di bottiglia. Guardarono la luna, stettero l'uno vicino all'altro serenamente, senza più alcun segreto.
«Sai qual è la mia canzone preferita, di quelle che suoni?» domandò a un certo punto Harry. Era notte fonda oramai, tempo di andare a dormire.
Draco lo guardò, curioso.
«Sentiamo».
«Wonderwall». Tanti, troppi significati di quella canzone lo portavano con la mente a zonzo tra passato, presente e futuro. E, chissà come, in ognuno di essi c'erano un paio di occhi grigi.
Draco sogghignò.
«Ti facevo esattamente il tipo da Oasis» commentò a metà tra l'annoiato e il compiaciuto, poi si alzò dal muretto e si stiracchiò un poco. Era il momento di andare a dormire. «Buonanotte, Potter».
E, detto ciò, si allontanò a passi lenti verso le luci soffuse della città. Harry lo guardò, i capelli argentei che scintillavano, la postura elegante, silenziosa.
Si sentì felice. Felice senza una vera e propria motivazione. Felice, ma anche curioso. C'erano tante altre cose che avrebbe voluto scoprire di Draco.
«Mamphies!» lo chiamò, dalla lontananza. Egli si voltò con uno sguardo interrogativo. «E la tua preferita, qual è?»
Draco scrollò le spalle con un sorrisetto.
«Wonderwall».
Poi, s'allontanò.


 

 

Harry trascorse i successivi due giorni a zonzo per la città e si beò di tutte quelle piccole cose, di quei dettagli che rendono le vie europee così interessanti. Inoltre spese parecchio tempo a sorseggiare caffè in una pasticceria in centro, così da poter studiare il successivo itinerario del suo percorso in direzione sud.
C'erano così tante cose da vedere! Le scogliere di Moher, in primis, poi Limerick, il Ring of Kerry e Cork per concludere quella seconda parte di viaggio.
Ma non aveva alcuna intenzione di lasciare la baia di Galway tanto presto. Vi erano ancora tante cose da scoprire, lì intorno. Prime tra tutti, le isole Aran e i loro tramonti magici, raggiungibili dal porto della città tramite traghetto.
Eppure, il sol pensiero di lasciare la città e compiere quella gita da solo, fece sentire Harry in difetto. Quelle isole erano famose per lo spettacolo che avevano da offrire e... beh, che c'era di male a voler condividere la meraviglia con qualcuno? Qualcuno con cui valeva la pena farlo.
Ancora Harry non sapeva quanto sarebbe rimasto nei paraggi della baia. E, soprattutto, non sapeva quanto ci sarebbe rimasto Draco e che strade avrebbe intrapreso dopo.
Forse valeva la pena godersi quel tempo che restava per stare insieme, per consolidare quella bizzarra e inaspettata amicizia.
Chissà quanto tempo sarebbe passato, prima di rivedersi. Chissà se si sarebbero mai rivisti in vita loro.
Harry deglutì nel realizzarlo. Ma non seppe dire se l'amaro che avvertiva in bocca fosse colpa del caffè, o semplicemente di quel pensiero.
Ignorò la sensazione e, risoluto, si avvicinò alla biglietteria del porto.



 

 

La scritta bianca "Sunday live show - Drew Mamphies - 21.30" era stata messa talmente tanto in bella vista che Harry non dovette faticare a trovare il locale in cui Draco avrebbe suonato quella sera.
E, puntuale come un orologio svizzero, l'Eroe del Mondo Magico si addentrò al Quay's Bar all'inizio dell'esibizione.
Il locale era talmente gremito di gente che Draco non lo notò almeno fino al quinto brano, durante il quale lo deliziò di un sorrisetto così beffardo che Harry ebbe l'irrefrenabile tentazione di tirargli un pugno in piena faccia. O limonarselo duro su quel palchetto.
Quasi si strozzò con la Guinness all'idea. Decisamente il pugno era un'idea più saggia.
La serata fu un successone, per il Quay's. Drew Mamphies, in meno di una settimana di permanenza, si era creato un discreto gruppo di seguaci. Donne, soprattutto. Harry aveva sempre pensato che Draco fosse un ragazzo dall'aspetto gradevole, sin dai tempi della scuola. Solo che, ai tempi della scuola, il suo bel faccino era sempre arricciato in una smorfia da snob aristocratico o qualche manifestazione spontanea di disprezzo.
L'uomo che aveva davanti in quel momento, invece - seppur di un'eleganza fuori dal comune - mostrava solo un bel paio di occhi grigi misteriosi e un'espressione da copertina di giornaletti patinati.
Un angioletto tenebroso, pensò Harry, poco prima di scolarsi la sua pinta nel tentativo di deconcentrarsi dal decantare le lodi di Malfoy.
Tutto inutile, specialmente quando – sulle prime note di Wonderwall – Draco riservò lui un sorriso molto meno beffardo di prima. Quel rossore sulle gote, due fossette sulle guance.
Da quando aveva imparato a sorridere in quel modo? Era al limite della legalità. E anche il biondo argenteo dei suoi capelli, secondo Harry, poteva essere considerato illegale. Per non parlare di quel naso così dritto. Non aveva mai visto un naso così dritto. Gliel'avevano forse disegnato in faccia con una squadra?
Tra assurde congetture sul naso aristocratico di Malfoy e una protesta mentale sull'ordine innaturale dei suoi capelli, la prima parte della serata si concluse in uno scrosciare di applausi.
Draco approfittò della sua pausa per raggiungere Harry e piazzarsi di fronte a lui con espressione soddisfatta.
«Sei stato bravo» si complimentò Harry. Era la verità, sebbene avesse trascorso gli ultimi quattro brani solamente a fissargli il naso.
«Lo sono sempre!» argomentò Draco, ostentandosi vanesio almeno quanto i tempi scolastici.
Harry ridacchiò e annuì, ricordandosi però del motivo reale per cui era andato a cercarlo quella sera. Che non era affatto per fargli la radiografia.
«Hai concerti in programma nei prossimi due giorni?» domandò quindi Harry, prendendola molto, molto alla larga.
«No, solo buskering[1] a zonzo per le strade, presumibilmente. Come mai?»
«Ehm... domani prenderò il traghetto per le isole Aran. Starò lì una notte» annunciò Harry. Si passò una mano tra i capelli per stemperare la tensione. Fu un tentativo malriuscito.
Draco sollevò un sopracciglio, probabilmente interrogandosi sulla vastità del cavolo che gliene fregasse di quell'informazione.
«... buon per te?»
Harry roteò gli occhi. Si domandò se il bastardo stesse facendo apposta il finto tonto o lo fosse sul serio. Beh, del resto nessuno di loro due era stato smistato in Corvonero, ai tempi.
«Ti va di venire? Ho saputo che, ehm... c'è un pub che cerca un musicista» spiegò Harry, con un sorrisetto. Gli occhi di Malfoy si spalancarono e, se le sue pupille avessero avuto le corde vocali, sicuramente avrebbero gridato un poco elegante ma sempreverde "ma che cazzo?!".
«Hai saputo che... Potter, che diavolo fai!? Non sei il mio fottuto agente!» sibilò Draco, costernato.
«Niente, credo solo che le isole Aran abbiano bisogno di buona musica!» Harry non si arrese, più che intenzionato a non lasciargli la Pluffa in mano. Quella sera Malfoy non avrebbe avuto l'ultima parola, nossignore.
Draco lo guardò sottecchi, poi scosse la testa, risoluto.
«Non ho soldi per prendere il traghetto».
«Il lunedì c'è il prezzo ridotto sul secondo biglietto quindi beh, l'ho preso anche per te».
Le pupille di Malfoy si esibirono nuovamente in un coro di volgari imprecazioni ma, sul suo viso, non vi era alcuna traccia di rabbia. Solo... sconcerto?
«Cosa... cosa diamine te lo fa fare di essere così gentile, Potter? Ti ricordi chi sono, o hai battuto forte la testa?» borbottò, incredulo.
Il barista gli porse una nuova pinta per potersi dissetare a metà serata e Draco ne trangugiò metà alla goccia, forse per poter affrontare meglio quel bizzarro discorso.
«Ti ho già spiegato come la penso. E poi a conoscerti meglio non sei così male, sai?» disse Harry, beccandosi di tutta risposta una gelida occhiataccia. «Ad ogni modo, il pub ha davvero bisogno del musicista. Il lunedì non trova mai nessuno!»
«Sei... argh!» sbottò quindi Draco, afferrandosi i capelli. «Non ho parole!»
«Torna a cantare, allora, che sono stufo di sentirti parlare a vanvera. Ci vediamo domani alle otto al porto. Non tardare!» concluse con un largo sorriso.
Draco lo fissò con tanto d'occhi mentre Harry, beffardo, si allontanò fino all'uscita lasciandolo lì come uno stoccafisso.
A dirla tutta a Harry avrebbe fatto piacere restare lì ad ascoltare la seconda parte del concerto ma, beh, un'uscita di scena così non gli sarebbe più venuta, neanche in un milione di anni.


 


 

Un gran vociare di gabbiani era tutto ciò che si poteva udire al porto di Galway al mattino presto. La città, ancora dormiente dopo l'ennesima serata brava, stava ancora riposando al caldo di un tetto di nuvole grigie.
Aveva piovuto quella notte ma, in lontananza sul mare, si potevano già scorgere i primi raggi di sole.
Harry, con le braccia conserte e i due biglietti per il traghetto che uscivano dalla tasca del giaccone, si perse con lo sguardo su un gabbiano particolarmente vivace. O rompiscatole, che dir si voglia.
Una scena così interessante che non si accorse della presenza di Draco dietro di sé.
«Ti stai ricongiungendo ai tuoi starnazzanti simili, Potter?»
Harry sussultò, poi si voltò tanto per osservare il bel volto di Draco, incorniciato dal cappuccio del parka verde.
«Sei venuto» esordì Harry, con un gran sorriso dipinto in volto per ignorare la provocazione. Draco fece spallucce.
«Non posso lasciare le isole Aran senza la meravigliosa voce di Drew Mamphies, no?» annunciò, ammiccando con le sopracciglia. I suoi occhi erano dello stesso colore del cielo.
Non aveva tutti i torti.
Si avviarono insieme verso la banchina che conduceva al traghetto. Era strano, molto strano camminare di nuovo fianco a fianco con lo zaino in spalla, come i due vagabondi che si erano ritrovati per puro caso a Clifden. Bizzarro, ma al contempo emozionante.
Scelsero di risalire fino al ponte più alto del traghetto, ove la vista sarebbe senz'altro stata più godibile. Alla faccia del freddo e del vento.
Salutarono il porto di Galway nel giro di una ventina di minuti, con i gomiti appoggiati alla ringhiera verniciata di bianco e i capelli scompigliati da vento e salsedine dell'Oceano Atlantico.
Stettero in silenzio e in contemplazione e finalmente, dopo venticinque minuti, scorsero le tre isole in lontananza. Draco sembrava felice.
Così felice e così perso ad ammirare oltre il mare che Harry non riuscì a resistere dal tirare fuori la sua Polaroid per immortalare quel momento. Il momento in cui Draco Malfoy non aveva la faccia da nobile aristocratico, ma gli occhi curiosi di un bambino e il volto di un vagabondo che si perde nelle brughiere irlandesi.
Il click della macchina fotografica lo fece destare.
«Ehi, ma che fai?» domandò lui, corrugando la fronte.
Harry strinse le spalle ed estrasse dalla saccoccia una manciata di fotografie scattate durante il suo viaggio.
«Sei un bel soggetto. Estremamente fotogenico! Beato te, io non vengo mai bene...» ammise, porgendogli alcuni scatti che lo ritraevano mentre suonava.
Draco lo guardò storto e prese tra le mani le foto, stando bene attento a non farle scappare via nel vento. Le osservò con attenzione, poi montò un'espressione  soddisfatta.
«Estremamente affascinante, in effetti. Questa mi piace!» ammise, indicando una fotografia scattata sul pontile di Costelloe - quel postaccio - quando avevano intavolato un party non autorizzato fuori dal locale insieme alle ragazze francesi.
Draco, nello scatto, era ritratto nel pieno di un acuto, probabilmente roba da Aerosmith.
«Tienila» propose Harry, quando fece per ridargliela.
Draco sorrise per ringraziarlo, poi la mise in tasca. Non riusciva più a nascondergli una certa gratitudine, nonostante gli sforzi di apparire freddo, quando tentava di non sorridere e quelle dannate fossette gli comparivano sulle guance.
«Scommetto che se te la facessi io una foto, verresti bene» ghignò poi Draco, mimando con le dita una sorta di campo fotografico in direzione del soggetto, fingendosi un esperto.
«Oh, già, perché tu sei bravo a fare tutto, vero?» gli diede corda Harry.
«Tutto ciò che è arte. Da' qua» asserì Draco. Allungò una mano verso la macchina fotografica, invano.
«Levatelo dalla testa!»
Harry se la portò dietro la schiena ma, naturalmente, la caparbietà Serpeverde emerse come un'eruzione vulcanica. E la cocciutaggine Grifondoro, anche.
Si contendettero la macchina fotografica come si sarebbero contesi un boccino d'oro e Draco, pur di prenderla, si ritrovò a placcare il prescelto in un goffissimo abbraccio con tanto di solletico.
In quel momento Harry realizzò che Malfoy profumava di iris.
«NO, MALEDETTO!» gridò Harry, senza però riuscire a rimanere serio. Ridacchiò e arrossì a tal punto da abbassare la guardia.
Un grave errore che gli costò la Polaroid e, probabilmente, anche la dignità.
«NO, MAL... MAMPHIES, RIDAMMELA!» continuò, inseguendolo lungo il ponte del traghetto. Oh, se solo fossero stati soli avrebbe sfoderato la bacchetta. Non in quel senso. O forse sì.
Una coppietta li osservò divertita accanto alle scale.
«Te la ridarò quando avrò immortalato il momento giusto» puntualizzò Draco, insaccandosi la Polaroid con lo stesso ghigno di quando si era insaccato la Ricordella di Neville.
Harry allungò la mano verso la tasca del giaccone, ma Draco gli rifilò una sberletta, come si fa con i bambini che vogliono rubare la torta. Aveva preferito l'abbraccio col solletico.
Harry non si sarebbe arreso così facilmente, se non fosse che il traghetto stesse per attraccare al porto e non era proprio il caso di dare spettacolo davanti a tutti. Gliela diede vinta.
Gli piaceva l'iris.


 

La meraviglia dell'isola Inishmore li colse non appena posarono le piante dei piedi sulla terraferma.
L'isola in sé non era tanto grande e, con un passo spedito, si poteva visitare in poco più di mezza giornata. Vagarono per i sentieri tra i gigli irlandesi e i vasti prati di erba calderina. Il canto dei gabbiani li accompagnò lungo il tragitto, così come la scia luminosa del sole che, intorno a mezzodì, riuscì finalmente a farsi breccia tra le dense nuvole.
I colori pastello, man mano che risalivano verso la costa nord dell'isola, vennero sostituiti da paesaggi brulli e rocce calcaree dalle geometrie bizzarre.
Lo sferzare del vento sui loro volti li accompagnò sino alle scogliere sull'oceano che offrirono loro uno spettacolo oltre l'immaginabile.
«È bello, qui. Ho portato dei panini. Ti va di mangiare?» domandò Harry, dopo aver fatto scivolare dalla spalla il proprio zaino.
Draco, con una mano sopra la fronte per ripararsi dal sole, squadrò Harry con un occhio chiuso. La luce era forte.
«Una sorta di picnic?» domandò, scrollando le spalle. Harry annuì e, dopo essersi guardato bene intorno per accertassi che fossero soli, evocò dallo zaino una coperta in flanella e la stese sull'erba ancora umida. Draco gli si sedette accanto senza mostrare alcuna riluttanza. Il che – ripensando alla situazione dei primi giorni – sembrava quasi un miracolo.
Mangiarono con il vento tra i capelli e i sorrisi dipinti in volto. Non erano di molte parole ma, Harry lo sapeva, dentro lo sguardo grigio di Malfoy brillava una scintilla di gratitudine. Si stava rivelando una piacevolissima giornata.
Dopo pranzo, prima di rimettersi in cammino in direzione sud, si concessero una breve pennichella al sole. La temperatura, nonostante fosse solo aprile, era più che piacevole. Draco lo redarguì più volte per non aver portato una crema solare poiché la sua pelle aristocratica – cadaverica, a detta di Harry – si sarebbe riempita di lentiggini.
Si punzecchiarono un poco, come di consueto, poi Harry decise di perdersi nella lettura di un libro Babbano che raccontava di un anello magico e di una grande avventura con elfi, gnomi e mezzuomini. Rimase assorto nella propria lettura per chissà quanti minuti, fino a quando non udì il click della macchina fotografica seguito dai conseguenti rumori di stampa.
«Ti odio!» esordì Harry. Si voltò verso Draco il quale, con espressione vittoriosa e soddisfatta, iniziò a sventolare la fotografia per farla sviluppare più velocemente.
«Aww, anche io, Potter» rispose egli, raggiante.
Harry sbuffò, ma finalmente riuscì a riprendersi la macchina fotografica.
«Guarda!» trillò Draco con voce entusiasta, dopo due minuti di attesa. «Guarda, sono un fotografo! Lode a me, sembri quasi carino» continuò a decantare le proprie abilità.
Harry gli strappò di mano la foto, squadrandola con fare altezzoso. In effetti non era uscito male, il che era il secondo autentico miracolo della giornata.
«Io sono carino» puntualizzò poi Harry, elargendogli un ammiccante sorriso.
Draco storse il naso e si riprese la foto.
«Meh!»
«Malfoy!» lo redarguì Harry, piccato, spintonandolo per fargli perdere l'equilibrio sulla coperta.
«Scherzavo, scherzavo!» si difese lui, ridacchiando. «Non penserai mica che sei circondato da donne e uomini solo perché hai salvato il mondo».
Harry si illuminò in volto.
«... era un complimento?»
Draco arrossì. Forse era il sole cocente, forse era il vento. O forse quello era il primo vero complimento che gli faceva, e Harry si sentì lusingato. E in imbarazzo, naturalmente.
«Forse» decretò infine Draco, alzandosi.
Era giunto il momento di incamminarsi. In quel pomeriggio, il sorriso non abbandonò mai il volto di Harry.

 

Camminarono fino alla punta sud dell'isola e raggiunsero il villaggio poco prima del tramonto. L'oste li accolse con una cordialità tutta irlandese, ossia con due pinte ghiacciate e uno spezzatino alla Guinness con patate.
L'ostello era piccolo, ma con una vista mozzafiato sull'oceano e l'isola Inishmaan in lontananza. E sebbene la serata iniziò presto e si concluse ben prima di mezzanotte, il pubblico – costituito perlopiù da turisti - fu come al solito entusiasta della performance di Drew Mamphies. Harry, spronato anche dal paio di pinte, si concesse anche di saltellare sugli sgabelli insieme a un gruppetto di italiani, sulle note di "I'll Tell Me Ma".[2]
Draco si lasciò sfuggire una risata al microfono quando caddero tutti a terra come birilli.
Fu un successone, esattamente come il resto di quella giornata. L'oste fu così contento che concesse loro l'unica camera doppia con bagno privato dell'ostello, così da non dover dormire in quella con dodici persone.
Così, dopo un'intera giornata, entrambi riuscirono a farsi una lunga doccia riposante e dormire in due materassi comodi senza l'incessante russare degli ubriaconi.
Quando entrambi si ritrovarono faccia a faccia, ognuno nel proprio letto, si concessero una bella manciata di allegre chiacchiere su ricordi passati della scuola, aneddoti, progetti, idee. Parlarono come se il loro burrascoso passato fosse stato rinchiuso a chiave in un baule.
Le due del mattino giunsero senza che se ne accorgessero, e Harry si ritrovò a spegnere la luce della lampada senza avere davvero sonno.
«Buonanotte, Draco» mormorò, poggiando la testa sul proprio cuscino.
Egli non rispose subito, ma il suo sorriso brillava anche nel buio della notte.
«Buonanotte, Harry».

 




 
Continua...
 
[0] Il titolo del capitolo è una frase presa dalla canzone Wonderwall degli Oasis. Credo non ci sia bisogno di mettere il link :D
[1] Da “busker”, tradotto dall'inglese “artista di strada”
[2] "I'll Tell Me Ma", un altro brano tradizionale irlandese che non manca mai nei concerti nei pub. Ecco il link: 
https://www.youtube.com/watch?v=FzhAp_5F7RY

ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, amici!
Che dire, che dire... Harry si sta rendendo bene conto che c'è qualcosa di Malfoy che lo intriga molto di più di quanto si aspettasse. E finalmente! Noi, qui, l'avevamo già realizzato dal primo capitolo. 
Ha preso la pluffa in mano ed ha fatto qualcosa di concreto per passare del tempo insieme a lui, una volta che hanno fatto pace. 
Ah, avete gradito anche il paragrafo sul dopoguerra di Harry? Ho pensato che comunque potesse essere credibile che uno che ha vissuto con una parte di qualcuno dentro di sé per anni, una volta che essa muore, si ritrovi un po' confuso. 
Oggi vi ho portato sulle straordinarie isole Aran, per la precisione su Inishmore. Vi è piaciuta? Nel prossimo capitolo la scopriremo ancora un pochetto. Il prossimo, forse, è uno dei capitoli che più ho preferito scrivere di tutta la storia. Spero piaccia anche a voi :) oh, sarà già il penultimo. 
Ma voi oramai già lo sapete, che non vi lascerò a bocca asciutta! XD nelle prossime settimane seguiranno maggiori dettagli.
A domenica!
Eevaa

Inishmore


Inishmaan


Inisheer
  
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