Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    13/09/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ordini della Governatrice
 
“Questo vestito” protestò Valya. “È troppo stretto.”
Olethe fece una smorfia disgustata. “Il vestito è della taglia giusta. Indossalo senza fare troppe storie.”
Valya infilò le mani nel corpetto che le stringeva il petto e tentò di allargarlo, ma senza riuscirci. “Lo vedi? Mi sta appena.”
“Devi dargli il tempo di adattarsi al tuo corpo” rispose la donna. “Izora. Sistemale i capelli.”
Valya le rivolse un’occhiata torva. Da tre giorni Olethe e le due ancelle la costringevano a vestirsi in quel modo ridicolo. Lei avrebbe voluto indossare i vecchi vestiti che aveva portato da Cambolt, il pantalone largo e comodo e la tunica che le consentiva di muoversi libera invece di sembrare un manichino.
Olethe era stata irremovibile. “Ho fatto bruciare quella robaccia.”
“Non puoi” aveva protestato Valya. “Sono i miei vestiti.”
“Ora ne hai altri e migliori.”
Valya strinse i denti. “Quanto ci vorrà per abituarmi?”
“Giorni. Lune. Chi può dirlo?”
“Lune?” chiese trasalendo.
Olethe annuì decisa. “Ascoltami bene, figlia del fabbro.”
“Mi chiamo Valya.”
La donna fece una smorfia. “Sua eccellenza la governatrice mi ha ordinato di renderti presentabile e io lo farò, che tu lo voglia o meno.”
“Perché?”
“Non ne ho idea. Io eseguo solo gli ordini, non li discuto. Domandalo a sua eccellenza se vuoi saperlo.”
Valya fece per dirigersi alla porta. “Ci vado subito.”
“Adesso non è possibile” disse Olethe. “Sua eccellenza è in riunione e non può essere disturbata.”
“Quando allora?”
La donna sospirò. “Manderò un valletto e te lo farò sapere.”
“Mi troverai da mio padre. Alla forgia” disse avviandosi alla porta.
Olethe le sbarrò il passo. “Mi spiace, ma la forgia non è il luogo adatto per una ragazza.”
“Voglio vedere mio padre. Sono tre giorni che glielo impedite.”
“Nessuno ha impedito al fabbro di vederti” disse Olethe.
“Ma lui non è mai venuto a trovarmi.”
“Se non lo ha fatto è stato per sua scelta” rispose Olethe.
Valya voleva gridarle contro e colpirla, ma si trattenne. Stare lì, anche se doveva sopportare quella donna odiosa, poteva essere utile a suo padre.
Per lo stesso motivo aveva accettato che le facessero tutto quello. Temeva che disubbidendo li scacciassero dal castello, costringendoli a tornare a Cambolt, dove li attendeva una casa distrutta e quegli odiosi Chernin.
“Izora” disse Olethe col solito tono che usava quando terminava una discussione. “Accompagna Valya alla sua stanza.”
La mia stanza, pensò Valya mentre seguiva in silenzio l’ancella.
A Cambolt aveva una piccola stanza ricavata da suo padre tagliando dei pannelli di legno che aveva attaccato alle mura.
Lì aveva ricevuto una stanza che era grande il triplo della vecchia casa. All’interno c’erano un letto – un vero letto, si era sorpreso trovandolo – due armadi, tre bauli che traboccavano di vestiti e altre cianfrusaglie a cui aveva dato un’occhiata veloce e un tavolo con uno scrittoio e persino delle mensole piene di libri dai titoli complicati.
Li aveva letti di sfuggita senza soffermarsi troppo sui caratteri d’oro e d’argento impressi sulle coste, ma sembravano preziosi.
Quanto può valere uno di questi? Si era chiesta.
“Sei interessata ai libri?” aveva osservato Olethe con tono di sufficienza. “Questo sì che mi sorprenderebbe.”
“Certo” fece Valya orgogliosa. Prese uno dei libri e lo sfogliò. “A casa leggo sempre molto.”
Olethe sollevò un sopracciglio. “Davvero? E cosa ti piace leggere?”
“Un po’ di tutto” mentì. A Cambolt avevano tre libri ridotti in pessime condizioni e a malapena leggibili. Uno lo avevano usato per raddrizzare un tavolo e gli altri due erano serviti per poggiarci sopra un paio di vasi.
Valya non li aveva mai letti anche se sapeva leggere e scrivere e fare di conto. Suo padre aveva pagato il figlio di un commerciante di Cambolt, il quale teneva i conti dell’attività del padre, perché le insegnasse quelle cose.
Olethe aveva annuito grave. “Qui potrai leggere quanto vuoi. E ogni tanto, se la governatrice ti darà il permesso, anche frequentare Doryon.
Doryon era il figlio della governatrice. Era un ragazzino dall’aria tranquilla e malaticcia che se ne stava sempre nelle sue stanze a giocare da solo. Valya l’aveva visto una sola volta, per caso, quando Olethe l’aveva costretta a visitare quel livello della fortezza.
“Non devi mai andare al livello superiore o a quello inferiore” le aveva raccomandato la donna col solito tono perentorio.
“Perché?” aveva chiesto Valya con fare irriverente. “Cosa c’è di interessante da vedere lì?”
“Niente. Non puoi andarci e basta.”
“Perché non posso?”
“Ordini della governatrice.”
“La governatrice non vuole che veda qualcosa?”
“Quei livelli sono proibiti a tutti” aveva risposto Olethe spazientita.
“Anche a te?”
La donna aveva fatto una smorfia. “Andiamo.”
Allora era apparso Doryon. Era magro e dal viso smunto e gli occhi cerchiati rendevano il suo sguardo profondo e triste.
Le osservava da dietro un angolo, come timoroso di farsi avanti. Olethe l’aveva intravisto a sua volta ed era sobbalzata.
“Signorino. Perché non è nelle sue stanze? Sa che non può uscire.”
Doryon aveva indicato Valya con l’indice. “Chi è lei? Non l’ho mai vista.”
“È un’ospite di vostra madre.”
“Non me ne ha parlato.”
“Ora torni nelle sue stanze” disse Olethe. “Più tardi verrò a controllarvi.”
Doryon aveva abbassato gli occhi. “Avevo dolori allo stomaco. La medicina non sembra aver fatto effetto.”
“Farò chiamare subito i guaritori. Ci penseranno loro a farla stare meglio.” Olethe si era guardata attorno. “Perché il vostro valletto non è con voi? Dov’è andato quello sfaccendato?”
“Ho detto a Liven di andare da mia madre per avvertirla.”
“Lo sa che non deve lasciarvi solo. Dovrò riferire alla governatrice il suo comportamento.”
“Ma non è colpa sua” aveva protestato Doryon. I suoi occhi avevano vagato a caso prima di incontrare quelli di Valya. “Come ti chiami?”
Lei aveva deglutito a vuoto. “Valya” aveva risposto.
“Io sono Doryon. Piacere d conoscerti.”
Olethe lo aveva costretto a girarsi. “Vi accompagno io nelle vostre stanze. Tu” aveva aggiunto rivolta a lei. “Trova Izora e dille che cosa è accaduto. Dille di riferire alla governatrice.”
Valya era tornata nella sua stanza senza incontrare Izora e senza riferirle gli ordini di Olethe. Il giorno dopo la donna era tornata da lei.
“Come sta Doryon?” le aveva chiesto.
“Male. Quel povero ragazzo non sembra trovare pace.”
“È malato? Che malattia ha?”
“Chi ti dice che è malato?”
Valya si era stretta nelle spalle. “Hai detto che avresti chiamato i guaritori.”
L’espressione di Olethe si era rilassata un poco. “Nessuno sa che cosa abbia, ma lui lamenta sempre di avere dei dolori.”
Qualcuno bussò alla porta riportandola al presente. Prima ancora che le dicesse di entrare, Olethe aprì la porta, l’espressione contrariata in viso.
“Ti sembrerà incredibile” disse. “E per me lo è, ma la governatrice vuole vederti.”
“Quando?” chiese speranzosa.
“Ora. Vieni con me.”
 
Lo studio di Hylana Abrekir era lungo e stretto e immerso nel buio per via delle tende scure che coprivano l’unica finestra che affacciava verso l’esterno.
Per raggiungerlo erano saliti al secondo livello della fortezza, quello che Olethe le aveva proibito.
Si vede che il divieto non vale in sua presenza, si disse Valya varcando la soglia dello studio.
“La figlia del fabbro è qui” disse Olethe con tono ossequioso. “Come mi avevi chiesto.”
Hylana le scoccò un’occhiata in tralice. “La figlia di Simm Keltel è una ospite gradita alla fortezza” disse la donna alzandosi. Con quel gesto agitò il mantello grigio e azzurro che le scendeva fin quasi alle caviglie.
Anche lei è una strega, pensò Valya.
Ormai aveva iniziato a capire quando ne aveva di fronte una. O uno stregone, come le era capitato a Cambolt quando si era imbattuta in Falgan e Ryde.
“Gradirei che la chiamassi con il suo nome” aggiunse la governatrice.
Olethe storse la bocca. “Come chiedi.”
“Non te lo sto chiedendo” disse Hylana con tono fermo. “È un ordine.”
Olethe rispose con un leggero inchino. “Col tuo permesso” disse voltandosi verso la porta.
Hylana attese che si fosse chiusa prima di dire: “Ancora non ti ho potuta dare il benvenuto, figlia di Simm Keltel.”
“Mi chiamo Valya” disse.
La donna annuì grave. “Un nome simile a quello della Dea Valja” disse accennando un leggero sorriso.
Valya si accigliò.
“È un vecchio culto che una volta era molto diffuso in questa parte del continente maggiore. I valjani adoravano le divinità dei boschi e Valja era quella principale. O qualcosa del genere” concluse facendo un gesto vago con la mano.
“Interessante” disse Valya cercando di essere cortese.
“Dunque” disse la donna. “Come ti trovi qui alla fortezza? Ho fatto in modo che non ti mancasse niente.”
Valya fece spallucce. “Mi manca mio padre” disse. “Vorrei vederlo.”
“Lo vedrai. Dopo il tramonto, terminato il lavoro alla forgia, gli ho detto di venire a cena da me.”
“Cena?”
“Saremo solo in quattro. Tu e tuo padre e io e mio figlio.”
“Doryon?”
Hylana annuì. “Lo conosci già?”
“L’ho visto una volta sola” disse cercando le parole giuste.
“È un ragazzino adorabile. Ti piacerà, vedrai. Ora che ti sei ambientata potrete frequentarvi, qualche volta.”
Valya annuì per pura cortesia di nuovo. Non voleva dire alla donna che non aveva alcuna intenzione di frequentare suo figlio o chiunque altro alla fortezza.
Hylana sospirò. “C’è qualcosa che vuoi chiedermi, Valya?”
“Non saprei” rispose sentendosi colta di sorpresa da quella domanda.
“Ci sarà pure qualcosa che desideri. Pensaci bene.”
Valya esitò. “Vorrei che qualcuno mi insegnasse a usare la spada.”
Hylana la guardò sorpresa. “La figlia di Simm Keltel vorrebbe delle lezioni? Sul serio?”
“Mio padre non vuole che usi le sue spade” disse Valya accigliandosi. “Ma ormai sono adulta e posso scegliere da sola, no?”
“Mi sembra giusto” assentì Hylana. “Posso farti dare lezioni da Abbylan. È anziano e molto esperto.”
“Il cavaliere che ha preso in custodia Bel?”
Hylana si accigliò. “Non so chi sia Bel, ma penso tu ti riferissi a Zebith, il comandante della milizia cittadina.”
“Parlavo proprio di lui” disse Valya illuminandosi. Se fosse stato davvero un comandante, allora avrebbe dovuto essere davvero abile come guerriero.
“Mi riferivo a suo fratello” disse Hylana spegnendo i suoi entusiasmi. “Quando siete arrivati è stato lui ad avvertirmi per primo.”
Valya non ricordava che avessero incontrato un guerriero quando erano arrivati. Ricordava Tannisk e il tizio con la spada dal pomello a forma di lupo dal nome che non ricordava e l’inserviente e poi c’era stato…
“Il cavaliere con quei ridicoli baffi?” Chiese ricordando il viso dell’uomo e la testa pelata. Valya si pentì subito di aver usato quelle parole.
La donna sorrise. “Proprio lui, ma non dirgli dei baffi. Ci tiene molto.”
“Starò attenta a non offenderlo.”
“Gli dirò di darti delle lezioni già da domani se per te non è un problema.”
“Niente affatto” esclamò entusiasta.
“Bene. Ora fatti riaccompagnare nella tua stanza da Olethe e preparati per la cena di stasera. Sorprenderemo tuo padre” concluse sorridendole.
“Io” disse Valya esitando. “Ti saluto. Col tuo permesso.”
“Vai pure” rispose Hylana.
Fuori dalla porta Olethe l’attendeva con le braccia incrociate sul petto.
“Devi riaccompagnarmi alla mia stanza” disse Valya con tono deciso. “Ordini della governatrice.”
La donna la guardò in cagnesco. “Da questa parte.”

Prossimo Capitolo Giovedì 17 Settembre
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor