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Autore: Aya88    14/09/2020    0 recensioni
Le relazioni umane possono essere caratterizzate da luci ed ombre.
Sarà questo il tema di una raccolta di drabble, flashfic e one-shot su vari paring con Sakura al centro.
Paring principali: KakaSaku, NaruSaku, KibaSaku
Partecipa in parte alla "Corsa delle 24 ore - VIII edizione" e alla Hurt/Comfort Time organizzate dal forum la "Torre di carta".
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nuovi arrivi Il prompt a cui si ispira questa storia è ricavato dall'iniziativa Hurt/Comfort Time indetta dal forum Torre di Carta.


Prompt: Gemito di dolore

Paring: KakaSakuNaru

Sakura impiegò buona parte delle sue energie per spingere di nuovo e un altro gemito di dolore risuonò nella sala operatoria.
Il suo viso era contratto in un’espressione sofferente e i suoi occhi erano chiusi per lo sforzo, mentre con la mano stringeva il polso di Kakashi, rischiando a ogni spinta di stritolarlo.
Il jounin credeva che a conclusione del parto avrebbe avuto qualche seria difficoltà a muoverlo, tuttavia allontanò subito quel pensiero e tornò a concentrarsi totalmente sulla donna al suo fianco, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte sudata.    
Quando gli aveva telefonato avvisandolo con tono concitato che le acque si erano rotte e gli aveva chiesto timidamente di accompagnarla in ospedale, non aveva immaginato che si sarebbe ritrovato vicino a lei in quel momento delicato e importante.
Per qualche istante, si era sentito profondamente in colpa verso Naruto, però alla fine il desiderio di starle accanto e supportarla aveva avuto la meglio, così come molti mesi prima alla scoperta che era incinta.
Aprì bocca per pronunciare altre parole di incoraggiamento, ma la kunoichi lo anticipò scoccandogli un’occhiataccia, smorzata dalla smorfia di dolore che deformava i suoi bei lineamenti.
“Non dirmi anche tu di continuare a spingere…” ansimò col fiato corto, soffocando poi un lamento nel palmo della mano premuta sulla sua guancia.
“No, suppongo che tu lo sappia benissimo, “ le rispose con tono gentile.
Anche se non lo vedeva, Sakura era sicura che stesse sorridendo sotto la maschera e immaginare quel sorriso nascosto sembrò alleggerire un po’ l’inquietudine che provava.  
Appena erano arrivati in ospedale, una nuova infermiera aveva frainteso la situazione, chiedendo a Kakashi se voleva assistere al parto di sua moglie, e si era sentita subito sballotta tra l’imbarazzo, la sofferenza fisica causata dalle doglie e quella più profonda dovuta all’impossibilità del vero padre di essere lì con lei.
Una lacrima silenziosa scese lungo il suo viso, confondendosi fortunatamente con quelle legate al travaglio: Naruto non avrebbe potuto vedere suo figlio nascere, né tanto meno avrebbe mai potuto osservarlo mentre cresceva.
L’amarezza di quella certezza la accompagnava dal primo giorno e probabilmente non l’avrebbe mai abbandonata, tuttavia la presenza di Kakashi riusciva in qualche modo a confortarla, come sempre negli ultimi nove mesi. Dopo l’iniziale disorientamento, aveva infatti assentito alla proposta dell’infermiera, afferrando d’istinto la mano dell’uomo e suscitandogli un evidente stupore.
Le sempre più fitte contrazioni la costrinsero a spingere ancora e a urlare per contrastare il dolore.
Le parole di Shizune le arrivarono confuse, però le dita di Kakashi che si posarono sulle sue, liberando il polso dalla sua presa e stringendo poi la sua mano con un gesto fermo ma delicato, le confermarono che doveva mancare poco.
Anche se aveva assistito diverse volte al parto di altre pazienti, ora che era arrivato il suo turno sembrava tutto più complicato e la sua soglia di sopportazione era arrivata al limite. Allontanò ogni pensiero razionale e si concentrò sui momenti finali, desiderando che finisse in fretta.
Non si rese conto di quanto tempo trascorse prima che udisse il pianto del bambino echeggiare nella stanza e provasse un’immediata sensazione di sollievo: se piangeva, non significava solamente che i suoi sforzi erano giunti al termine ma anche che suo figlio stava bene.
A quel punto, non riuscì più a controllarsi e scoppiò a piangere, lasciandosi andare a una felicità che per la prima volta non era incerta e titubante; strinse ancora di più la mano di Kakashi, poi ricadde lentamente indietro sul letto, con le lacrime che le rigavano il volto, e chiuse gli occhi.
“Piange…” disse in un sussurro, incapace di esprimere il resto dei suoi pensieri.
Accanto a lei, il jounin la osservava in silenzio, sforzandosi di rallentare il battito cardiaco: avrebbe voluto dire qualcosa per calmarla, incerto su come interpretare il suo pianto, ma senza accorgersene aveva trattenuto il fiato, in attesa che il corpo del bambino comparisse tra le mani di Shizune e la testolina bionda si muovesse annunciando la vita con un grido. 
“E si agita abbastanza, come la madre,” continuò non appena si sentì in grado di respirare normalmente, alludendo alle abituali intemperanze di Sakura.
Anche crescendo, quel lato del suo carattere non era cambiato del tutto e, negli ultimi mesi, ne aveva insolitamente sentito la mancanza, temendo che la morte di Naruto avesse compromesso per sempre la sua spontaneità.
Due occhi verdi si posarono su di lui con una luce di lieve disappunto.
“Non è quello che intendevo,” mormorò, il capo reclinato sul cuscino.
“Certamente no,” rispose Kakashi, ricambiando il suo sguardo e piegando le labbra in un sorriso.
Le lasciò la mano solo quando un’infermiera si avvicinò per metterle il bambino tra le braccia.
Tiratasi su a sedere con un piccolo sforzo, Sakura si asciugò gli occhi prima di stringere al suo corpo un piccolo fagotto che si muoveva leggermente, forse tranquillizzato in modo istintivo dalla sua vicinanza fisica.
Quando incrociò le iridi azzurre di suo figlio che la scrutava curioso, un’emozione improvvisa la invase avvolgendo il suo cuore in un abbraccio rassicurante.
“Gli somiglia,” disse sommessamente, sorpresa di non provare l’angoscia che aveva temuto potesse assalirla di fronte a quella concreta eventualità.
Kakashi esitò un istante, poi allungò una mano per scompigliarle affettuosamente i capelli.
“Non poteva essere altrimenti,” le rispose, pensando che la sua serenità fosse l’unica cosa davvero importante.
                          

Note dell'autrice

Come pensa sia evidente, questa storia è il seguito della precedente.
Un grazie a chi segue la raccolta^^



  
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