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Autore: lmpaoli94    15/09/2020    1 recensioni
Anni ’70.
In un piccolo orfanotrofio di una piccola città toscana, s’intrecciano le vite Lamberto, un maestro di 31 anni, e di alcuni bambini che hanno il bisogno di riscoprir la voglia di vivere dopo che sono stati abbandonati a causa della morte dei loro genitori.
Diverse storia ma con un obiettivo comune: ritrovare il sorriso in un piccolo edificio dove la tristezza ricopre un’esistenza troppo breve per essere sprecata in un modo ignobile e rancoroso.
Toccherà al giovane maestro riportare un sorriso a questi bambini dove hanno perso la speranza di vivere una vita che all’apparenza gli ha tolto tutto, ma non i sogni.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lamberto fissava gli sguardi dei bambini come se un groppo al cuore potesse arrivare dritto nella sua mente.
La tristezza paradossale mischiata alla perdita di persone care, rendevano l’esistenza di quei bambini un supplizio che sembrava non avere fine.
Avvicinandosi al alcune bambine che stavano giocando tra di loro, intravide un sorriso nascosto e mascherato che sapeva di una flebile speranza di un destino che lì ha colpiti in maniera ignobile.
< Ciao piccoline > fece Lamberto con tono felice e spensierato < Che cosa state facendo? >
< Stiamo giocando alle bambole > rispose una di loro < Bello. E come si chiamano? >
< Non gli abbiamo dato nessun nome. Anzi, non riescono nemmeno a parlare. >
< E allora come fanno a capirsi? >
< Non si capiscono. Passano le loro giornate insieme senza mai parlarsi. Come facciamo noi, del resto. >
Nel sentire simili parole, Lamberto non poteva credere che nemmeno tra di loro potessero parlarsi.
< E’ la rettrice che vi ha detto di non parlarvi? >
Ma le bambine, che avevano uno sguardo spaventato, evitarono di rispondere.
< State tranquille. A me potete dirlo. >
< Abbiamo troppa paura di lei e di quello che potrebbe farci. Noi cerchiamo di rispettare le sue regole, ma talvolta è molto difficile. >
< Che cosa vi dice di fare? Ditemelo. >
Lamberto, che sentiva il suo nervosismo crescere all’interno della sua mente, non poteva credere che gli anni di terrore della Rettrice potessero durare in maniera incondizionata.
< Perché tu e gli altri bambini non provate a conoscervi meglio? >
< Perché non è una buona idea, maestro. >
< Io invece penso che non dovreste preoccuparvi di lei… Anzi, facciamo così: sono io a darvi il permesso per conoscervi meglio. >
Ma le bambine, fissandosi a vicenda con sguardo smarrito, sembrava non avere intenzione di ascoltare le parole del loro maestro.
< Noi veramente… >
< Vi prometto che la Rettrice Guarini non verrà mai a conoscenza di questo. Questo sarà il nostro segreto. >
< Davvero riuscirà a farlo? >
< Certo. Avete la mia parola. >
Intravedendo ancora quel sorriso mascherato, questa volta Lamberto si sentiva più sollevato che mai.
Aver aiutato due bambini nel conoscere meglio i loro compagni era il primo passo vers una felicità che se inizialmente era impossibile, adesso poteva essere alla portata di chiunque.
 
 
Ma tra di loro c’era un bambino che di essere felice non ne voleva sapere.
Se ne stava la maggio parte del tempo a fissare quella quercia secolare che stava nel grade giardino dell’orfanotrofio.
Appena una di quelle bambine si avvicinò a Lucio, il bambino in questione non aveva nessuna intenzione di conoscerle meglio.
< Ciao. Come ti chiami? >
< Lucio. >
< Piacere, Lucio. Io mi chiamo Arianna. >
< Perché mi stai parlando? Non ti è bastato la ramanzina che la Rettrice ci ha fatto qualche mese fa’? >
< Il maestro ci ha detto… >
< Di quale ramanzina stai parlando, Lucio? >
Vedendo che il maestro li aveva ascoltati per tutto il tempo, Lucio tornò a quello che stava facendo prima.
< Lasciatemi in pace. Ho bisogno di stare da solo. >
< Lucio, perché tratti così male Arianna? Lei è stata così gentile con te. >
< E con questo? Nessuno gli ha chiesto di farlo. >
Vedendo che la bambina era rimasta ferita dalle parole del suo compagno, Lamberto cercò di sistemare la situazione dicendogli di andare a conoscere gli altri suoi compagni.
< Ma se anche gli altri mi trattano così male come Lucio? >
< Lucio è triste perché nessuno riesce a comprenderlo. Vedrai che con gli altri tuoi compagni sarà molto diverso. >
< Lo pensa davvero? >
< Hai la mia parola. >
Prima che la bambina se ne potesse andare, ringraziò i finitamente il suo maestro per tutto il coraggio che era riuscito ad imprimere nella sua mente.
< Sei una bambina molto coraggiosa, Arianna. Vedrai che non sarà un problema farti molti amici. >
< Lo pensa davvero, maestro? >
< Ne sono estremamente certo. >
< Urrà! >
< Adesso vai dai tuoi compagni e dirgli di abbandonare i loro sguardi tristi. La vita è troppo breve per essere infelici. >
< Vedrò cosa posso fare. >
Il primo sorriso sincero di quella bambina sembrava un sintomo di rinascita per Lamberto.
In quel momento aveva capito che era impossibile che un bambino di quell’età potesse essere infelice per sempre.
Aveva solo bisogno delle giuste motivazioni, grazie anche all’aiuto di un maestro che con i bambini ci sapeva fare.
Ma appena tornò a concentrarsi sull’irascibilità di Lucio, Lamberto sapeva che con lui era molto più complicato farlo ragionare.
< Pensi che rimanere a fissare quella quercia possa cambiare qualcosa? >
< Devo esorcizzare le mie paure, maestro. Per questo ho bisogno di essere lasciato da solo. >
< E come pensi di fare rimanendo a fissare questo albero? Vuoi affrontare le tue paure? Perché non ti porti un tuo compagno e rimanere qui al fresco cercando di pensare ad altro? >
< Perché voglio farlo da solo. Senza l’aiuto di nessuno. >
< Non capisco perché vuoi fare l’irriverente solitario… >
< Perché sono nato da solo e morirò da solo! È questo il mio destino. >
Sentendo lo sfogo di quel bambino, Lamberto capì che la solitudine lo stava distruggendo molto velocemente.
< Lucio, se ti fai aiutare dai tuoi compagni o da me, vedrai che forse… >
< Mi lasci in pace maestro, altrimenti dirò tutto alla Rettrice. >
< Hai intenzione di minacciarmi? >
< Non vorrei mai arrivare a questo, ma se me ne da’ l’occasione… >
< D’accordo, ti lascerò in pace. Ma ricordati una cosa: non sarai mai da solo. C’è sempre q2ualcuno che in questo mondo ti aiuterà. Devi solo cogliere l’attimo. Non fare attendere l’imprevedibile > disse infine il maestro prima di andare a giocare con gli altri bambini.
 
 
Non riuscendo a capire perché Lucio rimaneva sempre in disparte, alla fine Lamberto aveva deciso di controllarlo di nascosto.
Non avrebbe mai voluto arrivare a tanto ma per aiutare i suoi alunni avrebbe fatto qualsiasi cosa.
< Maestro, perché Lucio non vuole venire a giocare con me e gli altri bambini? >
L’innocenza della piccola Arianna era disarmante per il giovane maestro.
< Non lo so, Arianna. Forse gli è accaduto qualcosa di grave che si sta tenendo dentro… >
< Tutti noi siamo tristi. Ma se ci facciamo forza l’un l’altro, ne potremmo uscire assieme. Perché lucio invece vuole continuare ad essere triste? >
< Non riesco a capirlo… E’ forse colpa della rettrice? Ha subito delle sgridate che hanno intaccato il suo animo buono e gentile? >
< No. non ha ricevuto nessun trattamento… Ma è successa una cosa molto strana qualche sera fa’. >
< Sul serio? Di che si tratta? >
Arianna, che da sorriso sincero e tranquillo si era trasformato in serio e lugubre, non aveva nessuna intenzione di confessare un segreto tanto scottante che avrebbe potuto cambiare le sorti del rapporto tra Lucio e il suo maestro.
< Arianna, devi parlarmene. Solo così potrò aiutare il povero Lucio. >
< Sono gli incubi che l’attanagliano ogni notte. Alcuni ragazzi che dormono con lui mi hanno detto che urla nel sonno senza un apparente motivo. Ma sembra che alla fine non sembrano solo dei comuni incubi… C’è qualcosa in questo edificio che lo spaventa molto. >
Venendogli in mente l’immensa quercia che sovrastava il giardino, Lamberto sapeva che non poteva rimanere in disparte e fare finta di nulla.
< Gli altri bambini ti hanno detto che cosa dice Lucio nel sonno? >
< No, non ne hanno voluto parlare. Ma credo che sia qualcosa di terribile se quel bambino si comporta così > replicò Arianna con tono flebile.
< Va bene. Vedrò che posso fare per lui. >
> Maestro la prego: non gli dica che ho parlato di questa cosa. Lucio ci rimarrebbe molto male. >
< Tranquilla, piccolina. Il nostro segreto è al sicuro > replicò il maestro facendo il solletico alla piccolina.
< Dai! La smetta! >
< Che ne dici se ti spingo un po’ sull’altalena? >
< Mi piacerebbe. Ma ho paura di cadere. >
< Non devi avere paura. Basta che tu ti regga alle corde e io non ti spingerò molto forte. Ti fidi di me? >
Fissando il sorriso sincero del suo maestro, alla fine Arianna voleva fidarsi d. domani lui perché sapeva che era una persona diversa.
Era una persona molto speciale per tutti quei bambini.
< Maestro, lei è un dono dal cielo, non è così? >
< Lo sai quale è il mio più grande desiderio? Vedervi tutti felici. Perché la felicità di un bambino e tutto nell’infanzia, soprattutto perché in questo modo riuscirete a lasciarvi alle spalle dei brutti momenti che hanno condizionato la vostra vita. >
< Oltre ad essere molto intelligente, lei sa anche usare le parole giuste. Non vedo l’ora di assistere alle sue lezioni. >
< Non dovrai aspettare molto, Arianna > rispose il maestro mentre teneva per mano colei che era stata prima a dare fiducia a quello sconosciuto che agli occhi dei bambinoi era il salvatore delle loro anime.
   
 
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