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Autore: Yuphie_96    17/09/2020    2 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
L’ultima cosa che aveva colpito il biondo Kaiser era il nome.
Il nome del ristorante era Vienna.
Come la capitale austriaca… e servivano piatti bavaresi… non dovevano avere tanto le idee chiare, ma Karl ci aveva mangiato bene e quindi aveva continuato ad andarci, soprattutto quando il suo frigo era desolatamente vuoto, come quel mezzogiorno.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Buonasera a tutti/e ♥.
Eccoci arrivati al secondo aggiornamento della mia Saph, vi dico già che se nel primo capitolo l'avete trovata stramba... in questo secondo tale pensiero si rafforzerà (!), perchè uscirà fuori una certa sua caratteristica che... niente spoiler, leggete u.u xD, spero - comunque e di nuovo - che possa piacervi ♥.
Su Karl invece... sappiate che in un certo momento, mentre stavo scrivendo... sono scoppiata a ridere, immaginandomi la sua faccia xD, ormai lo sapete che non sono contenta se non combino almeno qualcosina ai miei pargoletti u.u, voi provate ad indovinare in quale pezzo mi è successo xD.
Altro? Altro niente, non ho avvertimenti strani o precisioni su questo capitolo perchè è abbastanza tranquillo, s'iniziano a conoscere piano piano ecco ♥.
Buona lettura a tutti/e ♥.


Ps: Ma solo io faccio tutta questa fatica a trovare dei titoli decenti ai capitoli? No ditemelo, perchè ci sto uscendo pazza e mi sto portando dietro pure Serè ò.ò .




 

Edmund non era tanto grande, aveva solo sedici anni e andava ancora a scuola.
Era stato assunto part-time da Saphira l’estate prima, quando lui aveva avuto bisogno di un lavoretto per potersi mettere da parte qualcosa, così da poter andare in vacanza con gli amici senza l’aiuto dei genitori – che gli avevano tagliato i fondi dopo averlo beccato ubriaco una sera -, e quando lei aveva avuto bisogno di un paio di mani in più per aiutare quella povera anima pia di Cordula, d’estate anche un ristorante piccolo come lo era il Vienna si riempiva di turisti, e la rosa non riusciva a star dietro a tutti i tavoli da sola, era troppo anche per lei.
Si erano trovati e si erano aiutati.
Finita la stagione, Saph gli aveva detto che potevano provare ad allungare il contratto, adattando gli orari per i suoi impegni scolastici, e lui aveva accettato.
Non si era mai pentito di averlo fatto dato che così riusciva a mettersi sempre da parte qualche soldo, figurarsi poi quando il Kaiser aveva iniziato a frequentare il ristorante, quale dei suoi amici poteva vantarsi di poter osservare e servire la grande stella del Bayern Monaco da vicino?!

Ma fu proprio Karl a metterlo in difficoltà, quel mezzogiorno.

“C-Come?”
Chiese, balbettando un poco e sbattendo le palpebre sorpreso.
“Vorrei sapere cosa consiglia Saph oggi”
Ripeté Karl sorridendo tranquillo, con le braccia incrociate sul bancone.
Edmund boccheggiò un attimo.
Il Kaiser conosceva il nome del suo capo, la chiamava addirittura Saph!
Saph… Saphira! Quella che, quando c’era una partita in tv, si guardava un dvd!
Com’era possibile?! Che doveva fare?!
“Cordula!”
Urlò, richiamando la rosa, in preda al panico.
Sentendo il tono disperato del suo pulcino, la cameriera sorrise gentilmente al cliente davanti a lei e si congedò, promettendo di tornare dopo poco, per correre – o meglio, camminare velocemente,  dati i tacchi – da lui al bancone.
“Che succede pulcino?”
Gli chiese, mettendogli un braccio intorno al collo per rassicurarlo con la sua presenza.
“Ecco…”
“Gli ho chiesto cosa consiglia Saph dal menù oggi, tutto qui”
Disse di nuovo il calciatore, non più così tanto tranquillo come prima.
Era così strano che chiedesse il consiglio della cuoca?
Guardando gli occhi sgranati di Cordula – era la prima volta che vedeva la rosa con un’espressione diversa da quella maliziosa -, evidentemente sì.
“Saph”
Disse la rosa, facendolo annuire.
“Saph”
“Tu conosci Saph”
“Già”
“Lei conosce te?”
“Possiamo dire di sì”
I due camerieri si guardarono negli occhi, poi la rosa lasciò andare il suo pulcino per scattare verso la cucina, lasciando i due nuovamente da soli, a guardarsi negli occhi, uno – l’attaccante – perplesso e confuso, l’altro – il sedicenne – nel panico.
“Senti, ma-“
“Mi faresti l’autografo?”
Lo interruppe Edmund.
Doveva pur trovare un modo per dare del tempo a Cordula… che poi fosse un modo in cui ci guadagnava… beh, erano dettagli.

“Tu!”
Esclamò Cordula, entrando a passo di carica in cucina, facendo sobbalzare i due cuochi.
“Ti ho lasciata ieri notte che eri ancora una piccola e tenera ignorante, quindi, mi spieghi com’è possibile che oggi a mezzogiorno Karl Heinz Schneider mi viene a chiedere il tuo consiglio, dicendomi pure che vi conoscete?! Mi devi una proprio una bella spiegazione, signorinella!”
Urlò la rosa, puntando un dito indice verso la rossa e portando l’altra mano al fianco, entrando in modalità ‘mamma’.
Anche se non si vedeva, era più grande di Saphira ed Axel di un paio di anni, e quando succedeva qualcosa a uno di loro, prendeva subito in mano la situazione.
“Quindi il suo cognome è Schneider? Dici che non ha voluto dirmelo perché è parente di Romy*?!”
Chiese Saph, illuminandosi all’idea di aver conosciuto un parente della famosa attrice che aveva interpretato Sissi, smettendo d’impiattare per potersi girare verso l’amica.
Amica a cui caddero – letteralmente – le braccia, mentre l’aiuto cuoco sgranava gli occhi.
“E’ il capitano della nazionale tedesca Saph!”
Urlò Axel, distogliendo qualche secondo l’attenzione dalle pentole.
“Ma chi?”
Domandò la rossa, girandosi verso di lui, facendo una faccia buffa nel mentre che poneva la domanda.
No, Saphira non conosceva davvero Karl, come invece aveva detto il biondo poco prima.
Cordula giurò che gliel’avrebbe fatta pagare al calciatore per quella bugia, decidendo anche che era giunto il momento di tirare fuori la sua piccola rossa dall’ignoranza calcistica in cui versava praticamente da sempre.
Uscì dalla cucina, tornando subito dopo pochi minuti con in mano una rivista – presa dallo zaino di Axel, posto nell’ufficio insieme alle borse di Saph, Cordula ed allo zaino di Edmund –, che aprì davanti agli occhi azzurri della cuoca.
Sulla pagina spiccava una foto del ragazzo che aveva conosciuto la notte prima con indosso una maglia rossa e nera, sorriso in volto e braccio alzato al cielo.
“Questo è Karl…”
Iniziò Saph, non capendo dove stesse andando quel discorso.
“Heinz”
Continuò Axel, dietro di lei.
“Schneider”
Finì Cordula, girando pagina per poterle mostrare una nuova foto del biondo, stavolta con articolo affianco.
“Calciatore famoso”
Disse, poi, la rosa.
“Soprannominato il Kaiser”
Aggiunse il castano.
“Stella del Bayern Monaco”
Seguì Cordula.
“Capitano della nazionale tedesca”
Ripeté Axel.
“Karl Heinz Schneider”
Dissero – infine – in coro i due, per imprimere meglio il concetto alla rossa.
Rossa che, non appena finì di leggere l’articolo sul calciatore, lasciò la presa sulla padella che aveva in mano tanto era scioccata… adesso capiva come aveva fatto – Karl – ad indovinare che non seguisse il calcio…
Per fortuna, la padella venne recuperata prontamente da Cordula, che scattò, lanciando in aria la rivista, altrimenti il discorso ‘conosci il calciatore più famoso della Germania’ sarebbe stato messo in secondo piano da ‘muoviti Axel, dobbiamo rifare il gulasch’.
“Saph… ma tu cosa guardi in tv, quando ci sono i mondiali?”
Domandò l’aiuto cuoco con voce flebile, intanto che si riprendeva dall’infarto che lo aveva colto non appena aveva visto la padella iniziare a cadere.
“I dvd della Disney”
Rispose Saphira, con lo stesso tono.
“Beh, congratulazioni bimba, da adesso hai un buon motivo per seguire le partite”
Le disse la cameriera, dopo aver appoggiato al sicuro la pentola con il gulasch.
“Motivo che, vorrei ricordarti, sta ancora aspettando un tuo consiglio sul menù”
“Stai scherzando spero!”
Urlò rossa, riprendendosi tutto d’un botto.
“Potrei mai scherzare in un momento del genere?”
Le chiese – retoricamente – la rosa, alzando un sopracciglio.
“Fallo consigliare da Axel!”
Urlò, ancora, Saphira.
“Da lui?!”
“Ehi, cos’è quel tono schifato?! Guarda che lo conosco anch’io il menù!”
“Ahn ah, peccato che Schneider ha chiesto di Saph, non di te!”
Specificò Cordula, andando dietro l’amica per iniziare a spingerla verso la porta che collegava la cucina alla sala.
Era grande – a malapena un’anta -… scura – il legno aveva un tono molto più chiaro rispetto al bancone e ai tavoli -… cattiva – era una porta -… Saph l’aveva sempre considerata la porta per il suo piccolo paradiso, ma ora, in quel preciso momento… le sembrò l’entrata dell’inferno.
“No! No, non posso, no!”
Urlò, piantando i piedi per terra.
“Sì, che puoi!”
Insistette la rosa, spingendo aiutata dai tacchi.
“No! Non dopo quella figura, non posso, io non… Dio che imbarazzooooo!”
“Saphira Heinrich contegno! Non ti azzardare a- no, no, Saph torna subito qui!”
Urlò Cordula, ma ormai era troppo tardi.
La cuoca era sfuggita dalla sua presa e, rossa in volto tanto da poterlo confondere con i suoi capelli, si era chinata per terra ed aveva iniziato a gattonare via – come sempre faceva quando sentiva che la situazione stava diventando troppo imbarazzante per lei -, in direzione della dispensa.
“Aiutami a riprenderla!”
Urlò la rosa al castano, che boccheggiò qualche secondo.
“E chi cucina?!”

“Cos’è stato?”
Chiese Karl, girando il volto verso la porta della cucina e rovinando così il selfie che Edmund si stava facendo con lui.
Il ventesimo, per essere precisi… non era colpa del sedicenne, se le cose in cucina stavano andando per le lunghe…
“Cos’è stato cosa?”
Domandò Edmund, facendo lo gnorri e proteggendo Saph e gli altri – era la rossa che lo pagava, non poteva fare mica altrimenti! -.
Il Kaiser lo guardò come per chiedergli se lo stesse prendendo per scemo, andiamo, non era stato l’unico a sentire quel rumore, visto che anche gli altri clienti si erano girati a guardare la porta, non poteva davvero credere che sarebbe cascato in un trucco come quello.
Il ragazzo non ci credeva, ma ci sperava.
Prima che potesse inventarsi qualcos’altro, un nuovo urlo proveniente dalla cucina attirò tutta la loro attenzione.
“Fai la donna ed esci fuori di qui!”
Quella era decisamente la voce di Cordula, pensò Edmund, sospettando che si stesse rivolgendo al loro capo.
Questo dovette intuirlo anche Schneider che, stufo di quella situazione – ma anche affamato, se proprio vogliamo dire la verità -, si alzò e si diresse verso la cucina, ignorando i tentativi di richiamo da parte del cameriere.
Il Vienna – appena entrò nella stanza - gli riservò una nuova scena bizzarra.
Saphira era per terra, aggrappata disperatamente alle gambe di un ragazzo con i capelli castani e gli occhi verdi che ancora non conosceva, e la cameriera era in equilibrio precario mentre la stava tirando per la vita nel tentativo di staccarla da esse.
“… Tutto bene?”
Chiese, non sapendo bene cos’altro dire o chiedere.
“No!”
“Sì!”
Urlarono in coro i tre, le due del ‘no’ disperate – Saph – e incavolate – Cordula -, quello del sì in brodo di giuggiole e con gli occhi a cuoricino – non si capiva che Axel era tifoso del Bayern e di Karl, proprio no -.
“Posso aiutare in qualche modo?”
Si azzardò a domandare, il biondo, facendo qualche passo verso il trio.
“Potevi farlo dicendo chiaramente chi eri alla nostra cuoca”
Gli rinfacciò Cordula, guardandolo male.
Gli avrebbe fatto assaggiare la punta dei suoi tacchi per quella bugia, una volta finito con la rossa, anche a rischio di venir denunciata dalla società del Bayern Monaco per aver rovinato la loro punta di diamante.
“E’ un problema?”
Chiese – allora – Karl, concentrando la sua attenzione tutta sulla cuoca, che si ritrovò ad arrossire ancora di più sotto quello sguardo azzurro.
“No! No, ovviamente… no!”
Lo rassicurò Saphira, nascondendosi – però – un po’ di più dietro alle gambe di Axel.
“Ne sei sicura?”
Domandò il calciatore, alzando un sopracciglio perplesso.
“Sì! Perché, non si vede?!”
“Meglio per te non sapere la risposta”
Rispose Cordula, facendo ridacchiare il biondo – la cameriera si girò a guardare scioccata l’aiuto cuoco, aveva sentito male lei o aveva sospirato guardando il Kaiser ridere?! -.
L’attaccante del Bayern avanzò a passo deciso verso il trio, arrivato davanti a loro si chinò e porse la mano alla rossa che, dopo aver tentennato qualche secondo, l’afferrò, lasciandosi tirare nuovamente in piedi.
“Scusa se non te l’ho detto ma… beh, all’inizio pensavo non ce ne fosse bisogno”
“Chi è che non conosce il grande Kaiser”
Mormorò Axel, guardando incantato il suo mito, guadagnandosi un colpo di tacco sul piede da parte di Cordula.
“Eh già… chi è il cretino che non ti conosce…”
Bisbigliò Saph, intanto che il castano iniziava a saltare per il dolore, puntando lo sguardo per terra, sentendosi una stupida ignorante.
Karl, davanti a quegli occhi dispiaciuti, le strinse la mano che ancora non aveva lasciato andare e le sorrise, una volta che i loro sguardi limpidi s’incrociarono ancora – le due ragazze pensarono in contemporanea che assomigliasse ad un angelo, con quel sorriso, gli occhi azzurri e i capelli biondi -.
“Adesso che lo sai, che ne dici di venire a vedere la mia prossima partita? Sai, per ringraziarti della cena fuori orario di ieri”
Le propose, dando una nuova stretta a quella mano molto più piccola e veloce della sua.
Saphira sussultò, riprendendo il colore dei suoi capelli in volto e sgranando gli occhi per la sorpresa, la vide – Schneider – pensarci velocemente ed aprire la bocca per rispondergli mentre lui allargava il sorriso, sicuro di quello che stava per udire.


Rifiutato.
Era stato rifiutato.
Saph gli aveva detto di no, non sarebbe andata a vederlo alla prossima partita del Bayern Monaco.
Non gli capitava spesso di essere rifiutato dalle donne, anzi, ad essere sinceri non capitava praticamente mai – non era presunzione la sua, era una semplice verità -, quella era una delle prime volte… che aveva fatto, per farla capitare?
Si chiedeva, guardando crucciato il pallone con cui stava facendo dei palleggi.
Non l’aveva trattata male, di questo ne era più che sicuro, e di certo non l’aveva offesa in qualche modo, al contrario, aveva anche cercato di consolarla quando l’aveva vista incupirsi dopo l’uscita dell’aiuto cuoco, quindi… perché non voleva andare a vederlo? Che odiasse così visceralmente il calcio da non voler mettere piede neanche allo stadio?... Che in quell’odio fosse finito anche lui, ora che sapeva chi era davvero?
Ma, esattamente, cosa gliene importava alla fine? La conosceva da neanche un giorno! Lei non voleva venire? Amen! Ci sarebbe stato un fan del Bayern al suo posto, che problema c’era?
“Troppo facile così!”
Urlò una voce che gli era, ormai, diventata famigliare.
Il pallone gli sparì – improvvisamente – da davanti gli occhi e lui si ritrovò con solo il piede alzato, in una posa che doveva essere estremamente comica visto i risolini che lanciò Levin, arrivatogli vicino insieme a Sho – colui che gli aveva rubato il pallone -.
“Quando sei distratto o sovrappensiero, la palla non la vedi neanche!”
Rise quest’ultimo, iniziando a palleggiare come aveva fatto lui fino a poco prima.
Ecco, qual era il problema.
Non riusciva a smettere di pensare a quel rifiuto e, arrovellandosi su quello, aveva finito per non prestare attenzione agli allenamenti per il secondo giorno di fila, una cosa imperdonabile per lui che era il figlio dell’allenatore e regista della squadra.
“Mi disp-“
“Va tutto bene?”
Le sue scuse – pensava che fosse doveroso farle – furono interrotte dalla domanda che gli fece il biondo svedese.
Si bloccò, preso in contropiede da quella e anche dal sorriso leggero che indossò Levin, e sussultò quando sentì il braccio di Sho abbracciargli le spalle.
“Siamo compagni di squadra, se c’è qualcosa che possiamo fare per te, non esitare a chiedere”
Gli disse il cinese, facendogli un occhiolino.
Era da un po’ che quei due gli si erano avvicinati, avevano iniziato a farlo dopo la famosa partita contro l’Amburgo dove Kaltz gli aveva sputato addosso tutto il suo rancore - e dove Wakabayashi aveva fatto di testa sua, contro il parere del mister -, al principio erano state piccole cose e accortezze, ma poi Sho aveva iniziato ad insistere per uscire delle sere solo loro tre, in modo da rafforzare la loro intesa per quando sarebbero scesi in campo, e il Kaiser aveva dovuto capitolare davanti alla sua insistenza.
Doveva ammettere, Karl, di non essersi mai pentito di averlo fatto… a parte quando Shunko aveva deciso di far ubriacare Stefan, vedere lo svedese iniziare a spogliarsi, convinto di essere in una sauna, lo aveva quasi fatto strozzare con la birra, e il cinese non era stato d’aiuto visto che, invece di frenarlo, lo aveva incoraggiato urlando allo spogliarello – menomale che avevano deciso di passare la serata da Sho -.
Quella non era stata decisamente una serata all’insegna del… come dire, contegno (?)… ma era stata divertente, lo doveva ammettere… da allora, comunque, aveva vietato all’altro biondo di andare oltre alle due birre – minacciava il cinese di non farlo giocare nelle partite, quando lo vedeva che tentava di allungargli la terza -.
Ricordando quella famosa serata, la sua attenzione si concentrò tutta sul cavaliere del sole di mezzanotte.
Levin era stato insieme alla sua fidanzata per tanto tempo, prima che questa morisse tragicamente, quindi doveva conoscere – almeno un pochino – il modo di ragionare delle donne, forse poteva spiegargli il motivo del rifiuto di Saphira… però avrebbe potuto ferire il compagno, con quella domanda che poteva diventare indelicata e inopportuna, dato il dolore che Stefan provava al ricordo di Karen e dei momenti passati insieme a lei.
Che fare? Continuare a rodersi dentro per capire il motivo del rifiuto o rischiare di ferire quello che era diventato – a tutti gli effetti – un suo caro amico?
Guardando il sorriso dello svedese, decise di giocarsela.
“Posso chiederti un parere, Levin?”

Non era andata male, il biondo non si era perso in ricordi dolorosi come aveva avuto paura che facesse, lo aveva ascoltato e gli aveva risposto sinceramente, dandogli il suo consiglio.
Consiglio che era quello di…
“Parlale, non avere paura di chiedergli perché non vuole venire, la sincerità viene sempre ripagata in un rapporto”
Ma quale rapporto?! Erano al massimo al livello di semplici conoscenti!
Quando l’aveva fatto presente ai due, questi erano scoppiati a ridere, ‘Il Kaiser che si cruccia per un rifiuto di una semplice conoscente?’ gli aveva chiesto Sho, scompigliandogli i capelli.
Eppure era quello che erano lui e Saph, semplici conoscenti, un cliente e una cuoca, nulla di più e nulla di meno, che fosse per quello che la rossa lo aveva rifiutato? Perché non erano in confidenza? Perché lei non voleva entrare in confidenza con lui, non voleva conoscerlo? Se doveva dire la verità, Karl avrebbe voluto conoscerla di più, lo incuriosiva quella stramba ragazza dai capelli rossi - proprietaria di un ristorante altrettanto strambo – che cucinava dei piatti davvero deliziosi.
Per questo si ritrovò di nuovo fuori dal Vienna dopo l'orario di chiusura… anche per cenare, ma questo poteva passare in secondo piano, se il suo stomaco collaborava.
Stavolta, come suggeritogli dalla cuoca, andò sul retro e passò dalla porta della cucina per entrare… ma trovò la stanza vuota, buia, senza neanche una traccia di Saph, decise – allora – di andare a dare un’occhiata in sala, e lì trovò la ragazza.
Che puliva.
Cantando.
Niente di male, anche sua sorella Marie a volte sentiva la musica con gli auricolari mentre puliva la sua stanza, se non fosse stato per il testo della canzone che la rossa stava cantando.

~ This is what I wanna do
   Let's have some fun
   What I want is me and you
   Boom boom boom boom
   I want you in my room
   Let's spend the night together
   From now until forever ~*

Karl scoppiò a ridere, mettendosi una mano davanti alla bocca per non farsi sentire o notare da Saph, la canzone sembrava un vero e proprio invito a una notte di passione, ma lei la stava cantando in un modo così buffo – agitando lo straccio e i fianchi a ritmo – che faticava a trattenere le risate.
Decise di farle uno scherzo – doveva farglielo vista la colonna sonora (?!) -
Si avvicinò di soppiatto, attento ai suoi movimenti, e si posizionò dietro di lei, mosse velocemente la mano e le tolse un auricolare dall’orecchio, scostandole un poco anche i lunghi capelli rossi.
“E’ per caso un invito questo, Saph?”
Le sussurrò all’orecchio maliziosamente, ovviamente scherzando, il suo intento era solo farla ridere, anche se si aspettava che arrossisse come infatti fece.
… Non si aspettava che, dopo essersi girata a guardarlo sconvolta e bordeaux in viso, gli svenisse davanti agli occhi…
“Saphira!”

“Grazie per avermi presa al volo…”
Bisbigliò Saph, accettando volentieri il bicchiere d’acqua che il biondo le porse.
Dopo averla presa tra le braccia, Karl l’aveva portata in cucina e l’aveva posta su una sedia, aveva pensato di chiamare l’ambulanza, stava per prendere il cellulare per farlo, quando la rossa si era ripresa da sola e glielo aveva impedito.
“Sicura che non vuoi andare in ospedale? Svenire così all’improvviso non è normale!”
Si preoccupò Karl, accucciandosi vicino a lei per osservarla bene, cercando di captare un qualcosa che non andasse.
“Ti farà strano, ma mi capita molto più di quanto pensi”
Ridacchiò nervosamente la rossa, rigirandosi il bicchiere tra le mani dopo aver bevuto.
All’occhiata interrogativa di Schneider, lei alzò le spalle, sorridendogli piano.
“Non riesco a gestire l’imbarazzo, quando è troppo… svengo, ma solo per poco”
“Oh”
“Già, bell’affare eh?”
“Scusa, ad averlo saputo non avrei fatto quell’uscita”
Mormorò il Kaiser, passandosi una mano sulla nuca, dispiaciuto di quello che aveva combinato.
Non ne faceva una giusta in quei giorni, sia agli allenamenti, sia nella vita privata.
“Come potevi saperlo, visto che non ci conosciamo?”
Lo riprese, gentilmente, Saph.
“E poi, volevi farmi solo uno scherzo no? L’intento era buono, sono io che sono fatta strana”
Rise per far ridere anche lui, ma Karl stava pensando ad altro.
Non volendo, la rossa aveva fatto la domanda giusta al momento giusto, e lui poteva approfittarne.
“A te va di conoscerci?”
Le chiese, facendo incrociare i loro occhi azzurri.
Guardandoli da vicina distanza, notò che quelli della cuoca avevano una tonalità leggermente più scura dei suoi, risaltavano sul viso circondato dai capelli rossi – una strana tonalità per una ragazza tedesca -.
“Non ti avrei detto di poter continuare a venire oltre orario, altrimenti”
Bisbigliò lei, resistendo dall’interrompere il contatto, ma il volto le si stava nuovamente arrossando.
“Allora, perché non vuoi venire a vedermi giocare?”
“Perché non so niente di calcio!”
Esclamò Saphira, infiammandosi e mettendosi in piedi di scatto.
“Immaginati la scena! Non conosco il calcio, non conosco le sue regole, non conosco i giocatori, so a malapena com’è fatto il pallone, il fatto di sapere chi sei si può definire un vero e proprio miracolo e tutto dovuto a Cordula, perché se fosse stato solo per me non ti avrei mai riconosciuto, come faccio a venire allo stadio? In mezzo a tutti quei tifosi?! Sverrei all’istante per la vergogna, non avrei via d’uscita, sarebbe la mia morte!”
Mentre lei rabbrividiva al solo pensarci, l’attaccante si sforzò di trattenere le risate – intanto che si rimetteva in piedi -.
Dunque era quello il motivo? Si era fatto tutti quei fumi mentali… per niente?
“Guarda che ti vedo che stai ridendo, non c’è niente da ridere! Pensa anche alla figura che faresti tu! Inviti allo stadio una che non sa niente di calcio! Sarebbe una figura mica da poco per il… il… com’è il tuo soprannome?”
“Kaiser, mi chiamano Kaiser”
Le rispose, sempre ridendo.
“Uhm… preferisco chiamarti Karl”
Borbottò Saph, andando a lavare velocemente il bicchiere usato.
Quel soprannome le sembrava freddo, impersonale, poteva essere adatto al giocatore, ma non al ragazzo che aveva davanti, quello che voleva conoscere, che aveva destato la sua attenzione entrando di colpo nella sua bolla fatta di pentole e piatti.
Voleva conoscere Karl, non il Kaiser.
Schneider smise di ridere per sorriderle, quella ragazza era davvero stramba… ma le piaceva.
“Allora… che mi cucini di buono stasera?”
Le chiese, cambiando argomento e andandole vicino.
Saphira s’illuminò e corse a prendere un vecchio ricettario vicino ai fornelli, accarezzò la copertina con delicatezza e poi lo aprì, iniziando ad elencargli i suoi patti preferiti che poteva fargli.
“Comunque, io non mi vergognerei mai, se tu venissi a vedermi allo stadio”
“Perché non mi hai mai vista gattonare via, fatti mostrare le foto da Cordula e poi ne riparliamo”


Il giorno dopo, Karl fu servito direttamente da Saph, la ragazza gli aveva preparato un piatto speciale del ricettario e glielo stava spiegando – sorridendo – intanto che lui mangiava ed ascoltava.
Il tutto si svolgeva sotto gli occhi attenti e maliziosi di Cordula, che osservava la scena appoggiata contro lo stipite della porta aperta della cucina.
“Sento odore di qualcosa di nuovo ~♥”
Cantilenò, rigirandosi una ciocca rosa tra le dita.
“Soffiati il naso per stapparlo, io sento solo l’odore del cavolo”
“Che delicatezza!”
Axel non ascoltò il rimprovero e continuò a concentrarsi sull’impiattamento, questo fece sbuffare la rosa – non c’era gusto a stuzzicarlo, se non le dava troppo corda – che tornò a guardare i due in sala.
“Sono davvero carini insieme”
Commentò, sorridendo dolcemente intanto che osservava la sua piccola rossa.
Il castano sbatté la pentola sui fornelli, quando la sentì.
A lui non sembrava.




 


*
Per chi non la conoscesse... e credo che siate in tanti O.o... Romy Schneider è stata un'attrice che ha interpretato il ruolo di Sissi nei film 'La Principessa Sissi', 'Sissi - La Giovane Imperatrice' e 'Sissi - Il Destino di un' Imperatrice', sappiate che ogni volta che in tv capita uno di questi tre film io e mia madre siamo sempre sedute in prima linea con tanto di poc corn perchè è/era una delle nostre attrici preferite ♥.
*
La canzone è 'Boom Boom Boom Boom' dei Vengaboys ^^.

   
 
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