Capitolo
29: Una ragazzina
che corre
Il
mago dall’aspetto
trasandato e coi capelli rossicci fece un sorriso soddisfatto, mentre
camminava
nel fitto del bosco.
Quella
notte era stata
davvero proficua… non solo era riuscito a rubare un intero
set di calderoni di
quarta mano, ma li aveva anche rivenduti a quello scemo a cui li aveva
presi!
Quell’allocco
non si era
nemmeno accorto che i calderoni che li aveva dato per restituire quelli
rubati
erano proprio quelli… quando adorava quei tipi di
affari…
Era
così contento che si mise
a fischiettare un motivetto.
Adesso,
doveva soltanto
trovare il centro di quella foresta e aspettare un tizio che gli doveva
dare
dei frisbee zannuti stregati… per quell’affare,
avevano deciso d’incontrarsi
nel bosco attorno ad un paese di vecchi matusalemme babbani dimenticato
da tutti.
Per
quegli affari, era sempre
meglio trovare un vecchio paese di babbani, onde evitare quei maledetti
segugi
del Ministero che sembravano avere occhi e orecchie ovunque…
e pensare che era
stato dalla parte di Potter e di quell’Ordine della Fenice
durante la seconda
venuta di Tu-sai-chi… bel ringraziamento da parte loro!
Non
gli avevano nemmeno dato
una misera medaglia… l'ingratitudine dei potenti era davvero
straordinaria,
anche se era vero che era scappato in alcune piccoli
occasioni…
Ad
un tratto, sentì uno
strano rumore, alla sua destra, come se qualcuno si fosse
tuffato…
Il
mago si fermò, incredulo.
Che
lui sapesse, non c’erano
piscine babbane nei dintorni… inoltre, chi diamine si
sarebbe fatto una nuotata
alle tre di notte?!
Doveva
essere stanco… in
fondo, era da una settimana che stava in piedi tutta la notte per
portare a
termine i suoi affari… adesso, cominciava persino a sentire
strani rumori…
Fece
per allontanarsi, ma
continuò a sentire dell’acqua che veniva mossa e
capì, che non era frutto della
sua immaginazione.
C’era
davvero qualcuno da
quella parte… e quel qualcuno, si stava facendo sul serio
una nuotata!
Doveva
essere un pazzo… vero
che era il 12 di Luglio, ma erano in Gran Bretagna e, come al solito,
faceva un
bel freschino e, inoltre, era notte fonda, con le temperature che
calavano
drasticamente… chiunque fosse quel tizio, doveva essere un
autentico suonato
che si sarebbe, di sicuro, beccato un bel raffreddore… non
lo riguardava per
niente un individuo del genere…
Ad
un tratto, si bloccò.
E
se il tipo che si stava
facendo una nuotata alle tre di notte fosse quello che doveva dargli i
frisbee?
In
fondo, aveva avuto
l’impressione a Notturn Alley che fosse un po’
toccato… non si sarebbe meravigliato
che fosse lui.
Con
un sospiro di sconforto,
il povero truffatore si diresse verso quei rumori e, ad un tratto, si
accorse
che non si sentiva più qualcuno che nuotava, ma come se ci
si stesse
strofinando con un asciugamano… inoltre, quei suoni si
facevano sempre più
vicini…
Ad
un tratto, l’uomo sbucò in
una piccola radura dove c’era un piccolo lago con
un’altura, ideale per fare un
tuffo.
Ma
la sua attenzione fu
attirata dalla figura vicina al lago, completamente illuminata dalla
luce della
luna con indosso un enorme e vecchio maglione grigio, dei jeans rotti
alle
ginocchia e consumate scarpe da ginnastica.
Anche
se non riuscì a vedere
la testa, la quale era coperta da un asciugamano che muoveva a tutta
velocità,
come se si stesse asciugando i capelli, l’uomo
poté notare che doveva trattarsi
di un ragazzino tra i dieci e i tredici anni.
Quella
storia era davvero
strana… che diamine ci faceva un ragazzino in mezzo ad un
bosco in piena
notte?! E da solo, per giunta!
Ma,
prima che potesse dire o
fare qualunque cosa, sentì qualcosa di freddo e viscido sul
piede, che gli fece
venire un brivido di freddo.
Pertanto,
abbassò la testa e
vide una cosa che lo fece rabbrividire ancora di più.
Infatti,
un grosso serpente,
il più grande che avesse mai visto, stava strisciando
tranquillamente sui suoi
piedi.
“Argh!!!
Va via, brutta
bestiaccia!!!!” urlò il mago, scattando indietro
per lo spavento e cadendo
rumorosamente per terra, in quanto non si era accorto di una radice che
spuntava da terra.
Mentre
si alzava, vide che la
figura davanti al lago si era tolta l’asciugamano dalla testa
e che lo stava
guardando, in silenzio, con due grandi e profondi occhi neri come il
carbone.
Aveva
capelli bianchi mossi
sciolti, tanto che alcune ciocche coprivano il viso, ma si capiva che
quella
davanti a lui era una ragazza molto giovane e con un bel
viso… anche se
sembrava familiare… forse l’aveva vista a Notturn
Alley, in quel posto girava
sempre gente molto poco raccomandabile… o magari in un
manifesto dei ricercati…
Ad
un tratto, l’uomo
impallidì.
Adesso
ricordava dove diamine
l’aveva vista… era impossibile sbagliarsi, la
forma del viso era identica,
anche se i capelli erano bianchi, mentre, nella foto mostrata sulla
‘Gazzetta
del Profeta’ quand’era evasa e nel manifesto dei
ricercati erano neri, anche se
i suoi occhi gli sembravano molto più scuri di quelli che
aveva visto sul
giornale…
Era
praticamente fregato… non
poteva assolutamente competere con quella pazza…
l’avrebbe ammazzato…
La
giovane rimase un attimo a
fissarlo, immobile, mentre un’espressione di puro sgomento e
paura si formava
sul suo bel viso, come se avesse appena visto la cosa più
spaventosa del mondo.
Prima
che il mago avesse il
tempo di dire o fare qualunque cosa, la giovane afferrò
velocemente uno zaino a
pochi passi da lei con la mano che non teneva l’asciugamano
con cui si era
asciugata i capelli, e cominciare a correre a perdifiato nel fondo
della
foresta, seguita dall’enorme serpente.
Il
mago respirò profondamente
per alcuni secondi, in modo da calmarsi un attimo, per poi
smaterializzarsi a
tutta velocità il più lontano possibile da quel
villaggio dimenticato da tutti.
Per
una volta, avrebbe
lasciato perdere gli affari!
C’era
la sua vita in gioco e
non l’avrebbe di certo rischiata per una pazza omicida che
tutti credevano
morta da quasi dodici anni!
“Io
dico che è una pessima
idea, Jack!” dichiarò il ragazzino coi capelli
biondi, al quattordicenne coi
capelli neri e l’aria arrogante.
“Finiscila,
tonto! Se hai
paura, va a frignare dalla mamma!” lo prese in giro Jack e
l’altro rispose:
“Dico sul serio! Non mi sembra per niente una buona idea fare
un’escursione
notturna nella foresta! Rischiamo di perderci qui dentro o di venire
beccati
dai nostri genitori! Oppure, potremmo imbatterci nei fantasmi dei
Riddle…”
“Non
dirmi che credi sul
serio a quella storia ridicola…”
“Guarda
che nessuno ha ancora
capito come sono morti quei tre… nemmeno la tecnologia
moderna ha scoperto
cos’è successo… e poi, hai sentito le
storie che circolano sulla loro casa?”
“Quella
in cui hanno trovato
i cadaveri?”
“Sì!
Pare che i loro inquieti
fantasmi continuino ad infestarla… e, poi, devi ammettere
che quella casa ha
qualcosa di sinistro… così come la tomba dei
Riddle… ogni volta che mi avvicino
ad una delle due, sento i brividi alla schiena… è
come se… ci fosse una forte
energia malvagia attorno a quella famiglia…”
“Tu
leggi troppi fumetti,
amico! Non ci succederà niente, vedrai! Inoltre, noi non
siamo diretti al
cimitero o alla loro casa, ma da tutt’altra parte! Arriviamo
al laghetto e poi
ce ne torniamo a casa! Vedrai, non ci beccherà nessuno e,
soprattutto, non
incontreremo nessun fantasma!”
Mentre
Jack rideva, si sentì
un fruscio davanti a loro.
“Cos’è
stato?” domandò,
spaventato, il ragazzino, mentre l’altro ridacchiava:
“Il fantasma di Tom
Riddle che è venuto per portarti
all’inferno.”
“Finiscila,
Jack! Non è
affatto divertente!”
“Scusa,
ma è che trovo troppo
buffo il fatto che tu creda sul serio a queste assurde storie nel
Ventunesimo
secolo! Inoltre, questa storia è avvenuta
nell’estate del 1943, ben sessantatré
anni fa!”
“Beh,
quando mio nonno mi
racconta della morte dei Riddle, si capisce che è
spaventato… gli trema la voce
e sussulta al minimo rumore…”
“Che
bella coppia di fifoni…”
Proprio
in quel momento,
qualche metro davanti ai due e, proprio davanti ai loro occhi, apparve
una
figura femminile molto minuta che sembrava una ragazzina che corse
trafelata
davanti a loro e con un’espressione di puro terrore sul bel
viso giovanile,
come se fosse inseguita da qualcuno o da qualcosa di molto pericoloso,
sbarrando la strada ai due ragazzi.
La
figura aveva la pelle
pallida e i capelli bianchi sciolti più lunghi che si
fossero mai visti, i
quali si muovevano con grazia ed eleganza nel freddo vento notturno.
Sia
la pelle che i capelli
parevano brillare sotto i riflessi della luna, dal tanto che erano
lucenti.
La
ragazzina continuò a
correre, ignorandoli completamente, per poi svanire nel fitto del
bosco,
proprio com’era apparsa.
Per
qualche secondo, i due
ragazzini rimasero in silenzio e a bocca aperta, finché Jack
non domandò, con
un sussurro: “L’hai… l’hai
vista anche tu, vero?”
“Sì…”
“Secondo
te chi diavolo era?”
“Te
lo dico io, chi era!
Quello era il fantasma di Mary Riddle, la moglie di Thomas Riddle e la
madre di
Tom Riddle!”
“Non…
non dire sciocchezze…
perché dovrebbe infestare una foresta, invece che casa
sua?”
“Mio
nonno mi ha raccontato
che a suo figlio piaceva tanto cavalcare… starà
cercando lo spirito di Tom!”
“Sì…
un fantasma… che si fa
una cavalcata… che stupidaggine…”
“Credimi,
il mondo occulto è
molto strano e complesso…”
“In…
in ogni caso… come fai
ad essere sicuro che… che si trattava di Mary
Riddle?”
“Perché
aveva i capelli
bianchi! Mary Riddle era molto anziana quand’è
morta! Inoltre, quell’essere
aveva un profilo molto nobile e antico… e la signora Riddle
era di origine
nobile!”
“S-secondo
te… da cosa stava
scappando con così tanta paura?”
“Ma
dall’inferno, no?! Mio
nonno mi ha raccontato che i Riddle non era per niente amati a Little
Hangleton… erano ricchi, snob e molto sgarbati, soprattutto
il figlio Tom! Pare
che quand’era vivo era molto insolente e dava innumerevoli
problemi alla gente
del villaggio! Anzi, ti dirò di più…
secondo mio nonno, ha scandalizzato per un
anno intero il villaggio scappando con una donna! Non mi
meraviglierebbe
scoprire che è finito
all’inferno…”
“E
io non intendo finirci a
quattordici anni!” urlò Jack, voltandosi e
cominciando a correre a tutta
velocità, con l’obiettivo di uscire da quella
foresta maledetta e piena di
fantasma, mentre il suo amico lo inseguiva, gridando: “Ehi,
Jack, aspettami!
Guarda che neanch’io voglio essere mandato
all’inferno da dei fantasmi!!!!”
La
figura minuta e coi lunghi
capelli bianchi, la pelle pallida e profondi occhi neri spaventati
continuò a
correre trafelata, ma conservando una grazia degna di una creatura
mistica e
magica, evitando senza alcun problema i sassi, i rami e le radici che
le
intralciavano la corsa.
Era
tesa, nervosa, spaventata
e stanca per la lunga corsa… ma non aveva alcuna intenzione
di fermarsi a riposare
o sarebbe stata la fine!
Loro
erano alle sue spalle,
lo sentiva!
Sentiva
i loro lamenti alle
sue spalle, i loro occhi vuoti pieni di odio e rancore e le loro fredde
dita
che cercavano di nuovo di afferrarla per portarla via con loro,
così da
punirla.
Punirla
per essere nata.
Continuò
a correre finché non
vide una lugubre catapecchia dall’aspetto spettrale e
così malridotta che
sarebbe bastato un semplice e debole soffio di vento per farla crollare.
Nonostante
l’aspetto poco
raccomandabile, il viso della ragazzina s’illuminò
di gioia, come se avesse
trovato un rifugio sicuro dove nascondersi.
Accelerò
la corsa e si
diresse a tutta velocità verso l’abitazione e, una
volta che fu davanti alla
porta di legno ormai marcio, aprì la porta, per poi
chiuderla con violenza alle
sue spalle.
La
giovane, ansimante, rimase
in attesa, ascoltando i rumori dall’altra parte della porta.
Le
voci si fecero sempre più
ovattate, finché non svanirono del tutto, venendo sostituite
da un silenzio di
tomba, interrotto solo dal verso di qualche gufo a caccia o dal fruscio
di una
volpe nei dintorni.
Una
volta che tutto fu di
nuovo calmo, essa si lasciò scivolare, lentamente, a terra,
mentre lacrime di
disperazione le rigavano le guance pallide.
Continuò
a piangere in
silenzio, mentre il grosso serpente che aveva continuato a seguirla,
senza
fermarsi, entrava da una finestra col vetro rotto.
Non
appena vide la ragazzina
coi capelli bianchi seduta per terra che continuava a piangere, il
serpente
strisciò verso di lei, per poi arrampicarsi sul suo braccio,
finché non giunse
proprio di fianco al suo viso e, allungando la lingua biforcuta,
cominciò,
dolcemente, a leccarle le lacrime salate.