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Autore: Fuffy91    18/08/2009    1 recensioni
Come Bella aveva supposto, era una motocicletta da corsa, ultimo modello, nera e lucente, con fiamme rosse sul parabrezza, molto caratteristica. Alla guida, c’era un vampiro, a giudicare dalla leggiadra con cui smontò, il cuore muto e l’odore dolciastro che emanava. Aveva il viso coperto da un casco rosso da corsa e il corpo sottile e sinuoso, nonostante l’altezza, sottolineata da stivali a spillo dodici centimetri, superflui, a dir poco, fasciato da un’aderente tuta in pelle nera lucida, con la zip sul davanti che evidenziava un abbondante decoltè. Togliendosi il casco inutile, una cascata di ricci stretti, color rosso brace cadde sulle sue spalle e sulla schiena, incorniciando un viso dai tratti delicati, con una bocca di rosa che rivelò un sorriso abbagliante, non appena i suoi occhi neri come la pece e grandi incontrarono i loro dorati e crucciati. “ Salve!” Questa è la mia nuova storia su Twilight, con un nuovo personaggio uno stravolgere la vita tranquilla della famiglia Cullen! Che succederà? Scopritelo, cliccando sul titolo! Baci baci Fuffy91! ^__________________^
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di donne...di vampire!^^'
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Capitolo7

Celine.

 

 

Ormai era da più di un’ora che stavo seduta su quel letto, immobile e con la mente rivolta a quel vampiro egocentrico e strafottente, pronto a condizionarmi l’esistenza.

Ma perché era tornato? Cosa voleva ancora da me? Proprio ora che avevo trovato un giusto equilibro, eccolo che si ripresentava nella sua fiammata di fierezza a stravolgere il mio volubile stato d’animo. Rincorsi con la memoria a quelle poche ore passate a parlare con lui, in quello spiazzo verde smeraldo, entrambi avvolti dalla luce evanescente della luna, che sorrideva beffarda, lassù, sul suo volto vellutato ed oscuro, prendendosi gioco di me. Fortuna che il sole stava sorgendo, dietro le brune montagne, in un cielo rosato ed azzurro. Il contrario dei miei sentimenti, ostili e turbati. Povero biondino. Chissà come dovevo stressarlo. Beh, pazienza. La bambolina lo avrebbe consolato con il suo vivace amore. Sospirai, ripensando ai loro delicati e discreti slanci di affetto. Perché non poteva essere come il loro, il rapporto tra me ed Alex? Senza sotterfugi, compromessi, segreti, risentimenti…solo semplice e sano affetto e fiducia reciproca. Ma del resto, c’era da dire che loro partivano avvantaggiati. Con la bambolina che vedeva il futuro e il biondino che sentiva ogni suo turbamento, come potevano non risolvere tutto o evitare danni irreparabili, soffocandoli sul nascere e preservando il loro amore? Si, decisamente erano fortunati.

Decisi di sgranchirmi le gambe. Non aveva senso rimanere impassibili. Diamine, non ero mica Luca! Mi bloccai ripensando alle sue parole. Quel italo – americano, a volte era veramente odioso. Mi aveva colpito soprattutto con una frase:

Lui si è subito innamorato di te, anche se non te lo dirà nemmeno sotto tortura…Ti dice << Mi piaci>> quando, invece, vorrebbe dirti << Ti amo>>. In realtà non sa nemmeno lui cosa provare. È confuso, e tu non lo aiuti con le tue tattiche fredde e distaccate.”

Confuso? Innamorato? Lui? Ripensando a quelle parole, che all’inizio mi avevano colpito, spaccai la lampada sul comodino con un pugno ben assestato, mandandola in mille pezzi. Ma al momento, non me preoccupai, visto che la sua forma ovale mi ricordò molto il viso imperturbabile di Luca.

Ma che diavolo diceva? Ora era lui la vittima? E certo! Povero, indifeso Alex! Era lui ad essere stato tradito -anche se in parte era vero, ma d’altronde che altro avrei potuto fare? Piangermi addosso? Non sia mai detto! E poi, erano stati solo baci, nulla di più. Ma era meglio che lui credesse qualcos’altro.- illuso, soggiogato, mandato alla deriva con ogni sorta di insidie emotive. Ma cosa potevo pretendere, da quell’insopportabile amichetto fedele? Era logico che lo difendesse. Erano inseparabili a New York. Povera, caramella! Chissà quante cose le aveva tenuto nascosto, quel ex-filibustiere,  figlio di buona donna. Conoscendo i soggetti, si saranno dati alla pazza gioia.

Al pensiero, non potei reprimere un sorriso. Scrollai le spalle. Dopotutto, ormai, per Luca apparteneva tutto al passato. Era partito per il felice e spensierato mondo dei vampiri innamorati. Violet, con la sua dolcezza innata, aveva saputo conquistarlo, mettendo finalmente un guinzaglio allo scalpitante, ora scodinzolante, segugio incattivito. Risi della mia stessa metafora.

Ma la risata si spense in fretta, al ricordo vivido del volto di Alex. Mi toccai istintivamente la spalla, sfiorando con le dita i petali del giglio rosso. Rammentavo alla perfezione, il giorno in cui me lo feci incidere. Tornai tutta contenta da una lunga passeggiata di shopping, per le vie frenetiche di New York. Quel giorno, il cielo era ricoperto da una lunga e soffice coperta di nuvole grigie, e non curante della pioggia che iniziava a scendere, con i capelli e i vestiti bagnati, mi buttai tra le braccia di Alex, appena tornato dalla caccia mattutina.

<< Ehi, dolcezza! Quanto entusiasmo! A cosa devo questa calorosa accoglienza?>>

Ed io, tutta contenta, gli mostrai il tatuaggio.

<< Visto? Non è bellissimo? L’ho fatto poco fa!>>

Alex ci mise un po’ per capire, ma alla fine, sbigottito e quasi distrattamente, disegnò con il dito indice i contorni del fiore sbocciato sulla mia pelle pallida. Poi, mi trascinò sul suo petto, accarezzandomi i capelli, arruffandomeli dispettoso.

<< Perché lo hai fatto? Ora ti rimarrà per sempre. Stupida!>>

Ignorandolo e sorridendo, lo abbracciai.

<< Non importa. L’ho fatto proprio per questo. Questo fiore mi ricorda te e me. Siamo gigli selvatici, ma a differenza degli altri, siamo unici, perché i nostri petali sono rossi.>>

Lo osservai emozionata, mentre gli accarezzavo il viso, e lui incatenò le nostre iridi rosso rubino, senza alcuno sforzo.

<< Capisci. Siamo vampiri come gli altri, forse nell’aspetto gelido e pallido, ma dentro bruciamo di un fuoco indomabile, che nessun cuore fermo potrà mai spegnere.>>

Alex mi guardò con uno sguardo abbagliante di un’emozione che non riuscii a comprendere. Tuttavia le sue iridi brillanti si accesero, mentre mi stringeva a sé con forza, baciandomi la radice dei capelli ed intrecciando i ricci fra le dita. Lo sentii sorridere, mentre mi sussurrava, respirando aria con il mio odore.

<< Hai ragione. Il  rosso mi piace. Ed anche tu.>>

E poi mi baciò con le labbra che sapevano di pioggia.

Strinsi le dita sulla mia pelle, sul viso un’espressione lontana e nella gola un nodo difficile da sciogliere. Lo nascosi tra le mie ginocchia, racchiudendole tra le mie braccia, seduta ai piedi del letto. Ma perché? Perché quei ricordi non mi abbandonavano e riaffioravano incontrollabili sulla superficie limpida della mia mente? Ma soprattutto, cos’era questa sensazione di vuoto, di dolore che li accompagnava, travolgendoli con la loro ondata instabile? Lo odiavo, odiavo tutto questo, perché sapevo che la fonte di tutto era a chilometri di distanza da me e che, soprattutto, mi aveva detto per sempre addio. E la cosa più odiosa, e che ero stata io a volerlo. Accidenti, che pasticcio!

Trasalii sentendo la porta aprirsi ed Edward fare il suo ingresso. Mi guardò stupito, ancora sulla soglia della porta. Forse era indeciso se andarsene o meno.

“ Scusami. Non volevo spaventarti. Ho bussato. Non hai risposto.”

Mi disse con la sua voce vellutata, velata di preoccupazione. Ora capivo perché Bella lo amasse così tanto. Era così premuroso. Mi alzai, sorridendo.

“ No, non preoccuparti. Scusami, ero soprappensiero.”

Mi studiò attentamente in volto. Forse era scettico sulla mia spontaneità forzata e titubante, visto che la sua mano era ancora stretta alla maniglia dorata della porta in legno d’ebano.

“ Su, entra pasticcino. Non ti mangio, sai.”

Scherzai, ora di buon umore. Ero sincera e sperai che lo capisse. Le mie preghiere vennero esaudite, visto che entrò sorridendo, lasciando la porta socchiusa, come un cavaliere nelle stanze di una dama sola. Il suo era un omaggio al decoro. Che personaggio! Mi divertiva questo bel gentiluomo di altri tempi. Se fossimo stati ancora nel 1918, non me lo sarei fatto scappare. O magari avrebbe comunque incontrato Bella  e le avrebbe subito chiesto la mano, dato il suo carattere. Ed io, cosa avrei fatto? Di sicuro avrei incontrato Alex, forse di qualche anno più di me, ma che importanza avrebbe avuto?! Cosa sarebbe stato? Di certo non un Lord, non ce lo vedevo nei panni del nobiluomo. Forse un bracconiere, o un mercenario, o un pirata, o un ladro. Mi avrebbe sicuramente rapita e chiesto un riscatto ai miei poveri genitori, conoscendolo. Le mie bislacche fantasie vennero interrotte da Edward, che cominciò a parlare, schiarendosi la voce, come per riportarmi sulla terra dei vivi o su per giù, data la mia natura.

“ Perdonami. So che infrango le regole così, ma Bella è occupata con Renesmee e mi ha chiesto, su insistenza di Alice, di informarti che stiamo andando a caccia. Oggi è una giornata ideale e pensavamo di approfittarne.”

Mi disse, con un tono quasi di scusa. Gli sorrisi incoraggiante.

“ Bene, divertitevi. Io rimarrò ancora un po’ qui.”

Dissi allegra, e sedendomi sul letto, facendo cigolare le molle, forse per la troppa veemenza.

Lui mi guardò ancora come prima, soppesando la mia espressione. Poi si avvicinò al letto.

“ Posso?”

Con un cenno della mano e un sorriso, cercando di reprimere un risolino, lo invitai ad accomodarsi. Notai una nota di leggero imbarazzo nella sua espressione e mi costrinsi ad osservare il mio abbigliamento. In effetti, ero un po’ troppo provocante. Avevo indossato una sottoveste trasparente, rosata e con ghirigori di cotone sul decoltè, tipo conchiglie di sirena, mentre il cotone sottostante era trasparente, celando a mala pena gli slip bianchi con un fiocchetto rosa sul davanti. Molto bambolina con boccoli biondi. Decisamente il mio stile di lingerie, ma forse un po’ troppo per lui. Con un sorrisino, mi diressi all’armadio estraendone una vestaglia dello stesso colore, legandola alla vita con un fiocco di cotone azzurro. Feci una giravolta, ancora sorridente, davanti ai suoi occhi.

“ Voilà. Ora va meglio, vero?”

Dissi, risedendomi accanto a lui, che sghignazzò, ora più rilassato.

“ Si, va benissimo.”

“ Devi perdonarmi, ma a volte non mi accorgo di essere troppo sexy nel vestire. Sono cosciente di mettere in suggestione gli uomini, e non ti nascondo che la cosa mi diverte, ma non si può dire lo stesso di quando esagero. In questo, pecco di ingenuità.”

Edward scosse la testa.

“ Non importa, davvero. Lo avevo capito. Non c’è nulla di malizioso in te.”

Risi contenta, abbracciandolo di slancio.

“ Sei incredibile, pasticcino. Mi sei simpatico, sai?”

Edward rise, per poi tornare serio.

“ Celine, dimmi la verità. Sei triste?”

Il sorriso scomparve per poi riapparire nuovamente.

“ No, sono solo un po’ giù.”

Ammisi, scrollando le spalle.

“ Ma credo sia normale, dopo ciò che è successo.”

Edward annuì.

“ Si, ma non deve essere per forza così.”

Ci guardammo a lungo e il suo sguardo ambrato mi costrinse ad abbassare gli occhi.

“ Sei proprio sicura della scelta che hai fatto?”

Mi chiese, gentile e con la sua voce morbida più del velluto. Cavolo, quel vampiro sapeva tirarti fuori la verità peggio di Carlisle. Lo avevo sottovalutato. Era proprio il suo degno figlio primogenito.

“ Non del tutto, ma mi è sembrata la più giusta da prendere.”

Lui sospirò, osservando un luogo lontano, assente e meditabondo. Stava ricordando.

“ A volte, non sempre le scelte che ci sembrano giuste, lo sono davvero. Io, ad esempio, ho commesso un’infinità di errori per un mio ideale di ragione che credevo fondata ed immutabile.”

“ Ti riferisci a quando hai lasciato Bella?”

Edward mi osservò sorpreso. Io ammiccai, sorridendo:

“ Confidenze fra donne.”

Lo informai e lui rise sommessamente.

“ Si, a quella volta e a tante altre che ne sono seguite, che hanno finito solo per provocare dolore e dispiaceri a tutti.”

Lo osservai, seria e sbattendo le palpebre incredula. Ma avevamo davvero la stessa età? Sembrava avere cento anni in più di me, tanto era la sua maturità. Al confronto, mi sentivo una ragazzina senza esperienza e che cercava il conforto di un adulto per affrontare le insidie della vita.

“ E alla fine, sei tornato sui tuoi passi?”

Lui annuì.

“ Si, ho dovuto ricredermi, infine. Ma ne è valsa la pena. Ora ho tutto quello che avrei mai potuto desiderare.”

Concluse sorridendomi, e non potei fare a meno di ricambiare quel sorriso brillante di felicità.

“ Celine, non riesco a leggerti della mente, per il tuo potere Specchio. Ma ciò non vuol dire che la tua espressione mi sia del tutto illeggibile. Dopo tanti anni di allenamento con Bella, mi permetto di affermare di aver affinato la mia tecnica di comprensione emotiva e il tuo stato d’animo, perdonami, non è dei migliori.”

Sorrisi amara.

“ Si, hai ragione pasticcino. Ma vedi, il fatto è che, mi sento così sovrastata da questi sentimenti contrastanti. Da una parte, sono convinta di aver fatto la scelta migliore, ma dall’altra non posso fare a meno di sentirmi…non so…”

“ Incompleta?”

Lo guardai, sgranando gli occhi, mormorando:

“ Si, esattamente.”

M osservò ancora come se volesse leggermi l’animo e a quel punto, non potei fare a meno di chiedergli, impacciata:

“ Senti, Edward.”

“ Dimmi.”

Abbassai gli occhi, mordendomi il labbro inferiore.

“ Secondo te, lo zuccherino si ingelosirebbe se ti chiedessi di abbracciami?”

Chiesi titubante. Lo sentii ridere.

“ Forse, ma a me non dispiacerebbe. Adoro farla ingelosire. Ma, nel tuo caso, credo non se la prenderà.”

Detto questo, allargò le braccia, sorridendomi.

“ Vieni qui, riccia.”

Ridendo, lo abbracciai stretto, mentre lui faceva lo stesso. Mi sentivo così protetta fra quelle braccia forti, anche se non completamente, perché non erano quelle che desideravo pienamente. Non c’era nulla di malizioso in quell’abbraccio. Anzi, era molto fraterno. Se mai ne avessi avuto uno, avrei voluto fosse Edward. Lo sentii ridere di qualcosa che non capii, mentre scioglieva la stretta.

“ Ora devo andare. Renesmee è impaziente di cacciare con noi e Jacob. Come se non l’avesse visto tutta la notte.”

Disse, portando gli occhi al cielo.

“ Sei sicura di non voler venire con noi?”

Mi chiese, con un passo già fuori dalla porta.

“ No, grazie pasticcino. Sono sazia per il momento.”

Gli feci l’occhiolino e lui rise.

“ D’accordo. Ci vediamo fra qualche ora.”

“ Si, salutami gli altri e dì alla tua Bella di non preoccuparsi. Sto bene.”

“ Va bene.”

Prima di chiudersi la porta alle spalle, mi disse:

“ Stammi bene, Celine.”

Io gli mandai un bacio e lui, con l’eco dell’increspatura del suo sorriso, svanì.

Appena la porta si richiuse con un debole tonfo, mi sciolsi la vestaglia e mi gettai sul letto, sprofondando fra i cuscini bianchi e soffici.

Forse il pasticcino non aveva tutti i torti. Magari, potevo ancora ricucire i brandelli del mio cuore. Non era ancora tutto perduto. Già, ma come potevo presentarmi al cospetto di Alex, dopo tutto quello che gli avevo detto? Non mi avrebbe mai perdonato.

Mi misi di lato, giocando con i ricci tra le dita, angosciata da questi pensieri, finché non sentii un tonfo leggero provenire dalla finestra. Mi voltai di scatto, incontrando gli occhi accesi dell’unica persona che non avrei mai creduto di rivedere. Era Alex, il vampiro seduto sul bordo in legno e in pietra levigata del davanzale, con indosso un jeans blu scuro, stracciato sulle ginocchia, una t-shirt a maniche corte, con scollo a V, che metteva in evidenza una catenina con una croce d’argento che scompariva nell’insenatura del petto, unico ricordo di famiglia che avesse, color blu notte, che metteva in evidenza il colorito pallido della sua pelle di ghiaccio.

I folti e corti capelli scossi dal venticello profumato, spirato dagli alberi del bosco, i cui ciuffi ribelli e disordinato gli ricadevano sulla fronte, la mascella squadrata contratta e gli occhi socchiusi mentre, con la gamba destra a penzoloni e il piede sul suo ginocchio, si accendeva la prima sigaretta di quella giornata, visto il pacchetto nuovo di zecca.

Dopo aver emesso dalle sue labbra fini e straordinariamente rosse, una folata di fumo grigiastro e dolciastro, si decise finalmente a parlare, mentre la tenda color avorio e trasparente ai raggi del sole, che brillavano sul suo profilo scoperto, in milioni di piccoli diamanti.

“ Carino qui. Si trattano bene i tuoi amichetti.”

Costatò impassibile, guardandosi intorno, sinceramente interessato. Lo osservai sconcertata, con un cipiglio a turbare le mie sopracciglia scarlatte.

“ Alex…che ci fai qui?”

Lui si alzò dal davanzale e atterrò aggraziato sul pavimento, con le mani in tasca e la sigaretta fumante fra le labbra. Mi guardò di sbieco e un brivido lungo la schiena mi fece fremere. Fortuna che ero brava a reprimere le emozioni e a simulare un tranquillità che non avevo.

“ Passavo di qui e ho deciso di farti una visitina.”

Disse, riflettendo la sua immagine nello specchio broccato della specchiera, giocando con una boccetta di profumo alla vaniglia. Poi incatenò il mio sguardo di topazio con il suo di rubino dal riflesso levigato e luminoso dello specchio.

“ Ti dispiace?”

Mi sussurrò, attento ad ogni mia reazione.

Non seppi cosa rispondere, ma alla fine alzandomi dal letto aggraziata e lisciandomi la gonna ridotta della sottoveste, stringendomi nella vestaglia, scrollai le spalle.

“ Tu cosa dici?”

Gli domandai di rimando, guardandolo mentre si voltava e si appoggiava al ripiano marmoreo della specchiera, le mani affusolate ancora nascoste nelle tasche del jeans, le gambe incrociate.

“ Io credo di no.”

Mormorò, studiando la mia espressione. Sbuffai irritata, anche se non potevo dire che quella che aveva affermato non fosse la verità. Maledizione! Era fin troppo perspicace.

“ Puoi credere quel che vuoi. Non mi riguarda.”

Affermai, palesemente irritata. Non tanto per le sue parole, ma per la sua capacità di stravolgere ogni mia certezza. Era chiaro. Quel uomo era pericoloso.

Lo sentii ridere sommessamente.

“ Chissà perché, ma immaginavo che avresti detto una cosa del genere.”

“ Te lo ripeto ancora una volta. Cosa ci fai qui?”

Gli chiesi, ora alterata. Lui mi osservò serio.

“ Te l’ho detto. Passavo da queste parti e ho avuto l’impulso irresistibile di vederti.”

“ E non potevi trattenerlo questo irresistibile impulso?”

Gli chiesi sarcastico. Alex mi sorrise sfrontato.

“ No.”

Sbuffai di nuovo, dirigendomi verso la finestra e spalancando le tende, indicandogliela.

“ Bene, ora mi hai vista. Puoi anche andartene. Non c’è più nulla che ti trattenga.”

Gli dissi, cercando di mantenere la calma.

Alex sbuffò l’ultimo nuvoletta di fumo grigio perla., per poi depositare il mozzicone di sigaretta consumato nell’apposito portacenere a forma di conchiglia e, con tutta la tranquillità di cui era dotato, avvicinarsi a me, che mi imposi di non indietreggiare, nonostante l’ imponenza della sua virilità mi sconvolse, come il suo odore dolce amaro.

Non mi sottrassi al suo sguardo impassibile, finché non mi prese per le spalle e mi immobilizzò alla parete, mentre un lembo della tenda si attorcigliava attorno alle mie caviglie, per poi sciogliersi fluidamente.

Ci fissammo per un po’, senza che nessuno dei due proferisse una solo sillaba. Poi, inaspettatamente, mi baciò sulle labbra. Mi ribellai, strattonando la sua maglietta e spingendo le braccia contro le sue spalle forti. In seguito, cambiai comportamento e rimasi immobile, cercando di pensare ad altro. Non capivo cosa volesse dimostrare con quel bacio, ma decisi di non approfondire, limitandomi a giocare d’astuzia.

“ Cosa fai? La statuina?”

Mi sussurrò con la sua voce morbida e calda, sorridendo sulla pelle della mia guancia.

“ E tu, allora? Giochi a fare il violento?”

Gli bisbigliai, con voce sorprendentemente ferma. Alex si distaccò di poco, baciandomi lievemente l’angolo sinistro della bocca sigillata.

“ Solo se ti piace.”

Prima che potessi controbattere, coprì nuovamente la mia bocca con la propria, modellandola a suo piacimento. Non so dire precisamente quando smisi di lottare, fatto sta che cominciai a corrisponderlo, affondando entrambe le mani nei suoi capelli, saggiandone la morbidezza, e attirandolo maggiormente a me.

Lui rispose al mio trasporto con un ringhio entusiasta e trionfante, staccandomi dalla parete e conducendomi dolcemente sul morbido materasso del letto ampio. Continuò a baciarmi insistentemente, non dandomi un attimo di respiro, accarezzandomi il viso e il busto morbidamente e senza fretta.

“ Celine.”

Mormorò il mio nome con quella nota ipnotica e melodiosa che tanto mi piaceva, provocandomi un fremito languido lungo la schiena. Lo abbracciai, mentre Alex continuava a regalarmi dolce carezze, ora sulle spalle e sulle braccia. Notò il mio mutamento, visto che subito dopo un mio sospiro, cercò i miei occhi, costringendoli ad incontrare i suoi, ora più scuri di prima, ma non certo per la sete.

“ Cosa c’è?”

Mi mormorò, baciandomi la tempia, incapace di trattenersi. Io chiusi gli occhi, spingendo una mano sul suo petto. Lui capì e rotolò con un movimento fluido su un fianco, sciogliendo il nostro abbraccio, delicato, sfiorandomi il braccio destro, quasi distratto.

“ Perché mi fai questo?”

Gli chiesi, guardandolo quasi dispiaciuta.

Lui non capì all’inizio, ma poi sospirò, passandosi una mano fra i capelli, facendo cadere un ciuffo ribelle al lato destro della fronte.

“ Scusami, è che…”

Ma non continuò, visto che mi alzai, dirigendomi verso la porta. Lui, mi imitò, afferrandomi un polso. Ma io non mi voltai a fronteggiarlo. Ero stanca, stanca dei suoi continui cambiamenti d’umore. Prima non mi sopportava, poi mi cercava, mi baciava, mi chiedeva scusa, e infine mi abbandonava, come sempre. Non volevo che finisse così, di nuovo. Piuttosto preferivo andarmene io questa volta.

“ Ti prego, Celine, aspetta. Ascoltami.”

“ Per sentirti ripetere le stesse parole di addio di sempre? Perdonami, ma non mi và. Ormai le conosco a memoria.”

Detto questo, mi staccai dalla sua presa con uno strattone, ma lui fu veloce e mi trattenne per le spalle.

“ Per favore, ti chiedo solo di ascoltarmi. Poi, se vorrai, potrai andartene dove vorrai. Io ti lascerò andare.”

Mi disse, con le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio. Io sospirai e, sconfitta, mi voltai proprio nel momento in cui abbandonava la sua presa.

“ Allora? Ti ascolto.”

Lui si mordicchiò il labbro inferiore, poi intrecciò la mia mano con la sua e mi invitò a sedermi accanto a lui, sul letto trapuntato di oro e lino bianco.

Per un po’ rimase in silenzio, osservando un punto indefinito della parete, mentre io lo osservavo afferrare il suo pacchetto di sigarette, estraendone una nuova, intatta.

La sorresse fra le labbra, mentre faceva scaturire una fiammella violacea e giallastra, con uno schiocco secco, dal suo accendino. Ma prima che potesse accostarla all’estremità friabile della sigaretta, gliela sottrassi, come anche il pacchetto, in cui la riposi accuratamente, nascondendolo nell’incavo fra i seni, coperti da un reggiseno coordinato con gli slip che, fortunatamente, erano nascosti dal leggero tessuto della sottoveste. Alex seguì i miei movimenti, accondiscendente ed attento, senza ancora proferire parola. Lo feci io per lui, almeno per rompere il glaciale silenzio che si era insidiato, come un’invisibile nebbiolina impalpabile, tra di noi.

“ è meglio che la smetti di fumare così tanto. Stai diventando peggio di un drogato. Senza contare che il fumo attivo ti rende nervoso, invece di sfogare la tua tensione.”

Sussurrai, sfiorando con le dita i laccietti che tenevano legati i lembi della mia veste, in due delicati fiocchi sulle punte delle spalle.

Con la coda nell’occhio, lo vidi sorridere, osservandomi da capo a piedi, molto intensamente.

“ E tu dovresti smetterla di andare in giro vestita così. Potresti suscitare strane fantasie nella mente degli uomini.”

Lo guardai, gli occhi e il viso accesi di sfida.

“ Anche in te?”

Lui accentuò il suo sorriso e le sue iridi rosse si incupirono leggermente.

“ Soprattutto in me.”

Istintivamente, mi portai più lontano da lui, distogliendo volontariamente lo sguardo, ora imbarazzato, dal suo troppo rovente per essere sostenuto. Lo sentii sghignazzare e ringhiai indignata da me stessa. Trasalii quando sentii le dita della sua mano destra accarezzarmi la guancia che, senza volerlo, gli porgevo.

“ Passeranno gli anni, ma tu rimarrai sempre la mia piccola e ingenua Celine.”

Mi sussurrò, morbidamente, accarezzandomi la spalla ed intrecciando fra il pollice e l’indice il fiocco rosato. Quando capii le sue vere intenzioni, mi scostai alzandomi e guardandolo truce.

“ Non è vero e ti pregherei di smetterla di mettermi le mani addosso ogni volta che ti si presenta l’occasione.”

“ Non mi pare ti infastidiscano così tanto, le mie carezze.”

Disse, alzandosi ed avvicinandosi pericolosamente a me. Odiavo quando faceva il prepotente.

“ Quelle no, lo ammetto. Ma il tuo modo insistente di cercare di spogliarmi, si.”

Lui corrugò la fronte, arrestandosi.

“ Ma non è vero.”

Sbuffai, irritata dal suo comportamento ostinato e il suo modo schietto di negare l’evidenza.

“ Si invece.”

“ No.”

“ Si.”

“ No.”

“ Si.”

“ Si.”

“ No.”

Mi interruppi, rimanendo a labbra socchiuse, come se avessi perso il filo del discorso, mentre lui mi sorrideva affabile.

“ Visto? Lo hai ammesso.”

Gli ringhiai contro, al limite della pazienza. Era riuscito ancora ad imbrogliarmi. Era peggio di quei bambini viziati ed incontentabili, che non avrebbero mai smesso di piangere finché non avessero ricevuto in dono il loro giocattolo preferito.

“ Vattene. Non voglio più starti a sentire.”

Gli sibilai, mentre il sorrisino che gli increspava la labbra non scomparve dal suo viso. Non credevo che mi sarebbe così mancato, una volta calato il sipario sulla sua spontanea ed ironica sfrontatezza.

“ No, non posso. Io devo parlarti.”

“ Devi? Guarda che non sei obbligato. Se non sbaglio mi hai detto addio, l’altra notte.”

Gli ricordai, mentre lui si risedeva sul letto, affondando le mani nei suoi capelli color cioccolato al latte, rimanendo immobile in quella posizione.

“ Non l’ho mai voluto.”

Mormorò, quasi come un fantasma nella notte. Mi sentii percorrere da fremiti di piacere a quelle parole, ma non volevo ancora cedere alla speranza. Eppure, non potei impedire alle mie gambe di raggiungerlo, alle mie braccia di circondare il suo collo e alle mie mani di affondate nei suoi ciuffi setosi e dai riflessi di miele, attirandolo al mio petto. Ben presto, sentii le sue mani abbandonare la presa spasmodica dei suoi capelli e rifugiarsi attorno alla mia schiena, mentre le sue braccia forti e levigate come il marmo più pregiato, mi stringessero come se non volessero più lasciarmi andare.

Si, non potevo mentire a me stessa. Io ero perdutamente ed irrimediabilmente innamorata di Alexander Water. Lo dimostrava la mia incapacità di allontanarmi da lui, di respingerlo, di negarmi al suo bisogno indiscusso di conforto da sé stesso.

Ma io sarei mai riuscita a sopravvivere a questo amore dilaniato? Una volta credevo di essere abbastanza forte da sopportare ogni singola intemperie, sia nell’animo che nel corpo.

Ma Alex era riuscito con una sua sola lieve carezza o un suo singolo sorriso beffardo a far crollare la muraglia impenetrabile che con tanti affanni avevo cercato di erigere attorno a me, nel corso dei miei lunghi anni erranti. Ognuno di loro corrispondeva ad un piccolo mattone, che Alex aveva disintegrato con la potenza devastante di un bacio appassionato o con la tenerezza di un abbraccio eterno come l’immortalità che ero stata costretta a vivere. Non potevo dire di avere rimpianti, perché solo ordinando al mio cuore di cessare di battere, avrei potuto entrare in quel locale jazz di New York, sedere a quel bancone consunto ed incrociare gli occhi innaturalmente rossi ed ammalianti dell’uomo che ora stringevo al mio petto muto.

Sospirai, combattuta.

“ Alex.”

Iniziai, mormorando quasi impotente il suo nome. ma lui mi sorprese, rovesciandomi sui cuscini immacolati e morbidi con un solo movimento improvviso e fulmineo. Sorpresa, lo osservai zittirmi con le dita della mano destra, mentre  con la sinistra mi accarezzava i capelli. Nel suo improvviso movimento, il pacchetto di sigarette di marca era scivolato sul pavimento, aprendosi e mostrando vanitoso il suo contenuto mezzo consumato.

“ Non dire nulla, ti prego.”

Mi mormorò, poggiando la sua fronte sulla mia, e i suoi capelli mi solleticarono la pelle sensibile.

“ Celine. Io non sono bravo con le parole, lo sai. Ma tu…”

Si interruppe, accarezzandomi il contorno delle labbra socchiuse e il profilo sinistro del mio viso, delicato e straordinariamente tenero.

“ Sei terribilmente bella e io non riesco a resisterti.”

E detto questo, con una voce caldissima e rotta da un’emozione che identificai come desiderio, lo stesso che mi stava avvolgendo in vampate insistente, mi sigillò le labbra in un altro torrido bacio. Fu più lungo dei precedenti e molto più sconvolgente, tanto che quando si staccò con tre sfioramenti delicati, non riuscii a trattenere un ansito agitato.

“ Alex.”

Bisbigliai a mezza voce.

“ Celine. Perdonami, ma…questo è l’unico modo che ho per…”

Ma si interruppe bruscamente, alzandosi in piedi e trascinandomi dietro di sé, digrignando i denti e ringhiando furioso, le membra irrigidite, i muscoli guizzanti da ogni singolo spasmo.

Cerci di sbirciare la causa della sua rabbia improvvisa nell’incavo fra la sua spalla e il mento e quello che vidi, mi sgomentò ed irritò a col tempo.

Una coppia di vampiri, un maschio ed una femmina fecero il loro ingresso, entrambi dai tratti scuri e lo stesso sorriso iroso e trionfante stampato sul viso sprezzante. Non li conoscevo, ma lo odiai all’istante, pregustando il momento in cui avrei fatto sparire quelle smorfie di compiacimento da quei volti pallidi ed affilati.

Regola numero uno: mai interrompere un momento importante come quello fra me ed Alex su quel morbido letto che ora, rimpiangevo come un’isola al largo.

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Grazie per il vostro sostegno e le vostre letture appassionate e sempre seguite!!! Mi conforta sapere che almeno voi leggete con passione!!!! Peccato che non ci sia nemmeno un commentino!!! Ma non importa!!! Ringrazio lidiacullen per aver aggiuntio la mia storia ai preferiti!!! Vi aspetto alla prossima!!! Ora le cose cominciano a farsi roventi!!! Baci baci Fuffy91!!

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