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Autore: Sarah_lilith    20/09/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
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Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fuga da Yunmeng grazie ad improbabili aiuti 

 

 

Ancor prima di mettere il piedi fuori dalla camera, un suono di passi veloci che ci venivano incontro ci fece esitare. 

Jin Ling si sporse oltre lo spiraglio della porta socchiusa e sbirciò l’esterno per controllare di persona se qualcuno si stesse aggirando lì vicino. Io dietro di lui gli sussurrai che era una pessima idea e che avremmo dovuto aspettare che ci fosse silenzio, ma non mi diede retta.

Fu quasi comico vedere i suoi occhi spalancarsi quando dovette alzare lo sguardo per guardare in faccia colui che, evidentemente in piedi davanti alla soglia, lo squadrava dall’alto.

Ecco, mi dissi esasperata, come volevasi dimostrare.

Dato che ormai ci avevano scoperti, spalancai la porta e diedi un’occhiata a chi aveva impedito la nostra fuga clandestina, scoprendo che non era altri che Bao. Vestito con la divisa scura delle guardie, a cui il viola era consentito solo nei finimenti della cintura e del colletto, piegò la testa di lato, riconoscendomi.

-Ehi- lo salutai con indifferenza, facendo finta di non avere niente da nascondere. 

L’uomo sollevò un sopracciglio davanti a quel mio comportamento informale, lasciandosi sfuggire una smorfia imbarazzata. Nonostante tutte le volte che gli avevo parlato con estrema confidenza, era ancora a disagio col mio essere così alla mano.

Sopportò in silenzio, però, rilassando le spalle dalla tensione che manteneva i muscoli del suo collo e delle sue braccia contratti. Allo stesso tempo fece scivolare lentamente le dita lontano dall’elsa della spada, ormai certo di non dover affrontare dei nemici. 

Ci aveva messo un po’ a tornare in se’, per qualche ragione. Per i miei gusti fin troppo, se devo dirlo. Ha rischiato di sguainare l’arma davanti a me.

-Dovreste essere nella vostra stanza, Giovane Signora- ricambiò il saluto con un rigido inchino e non mi permise di avanzare oltre la soglia, bloccando l’uscita a me e Jin Ling col suo corpo.

-Già, dovrei- lo assecondai mentre provavo a scivolare verso destra senza darlo troppo a vedere, tentando di infilarmi fra lui e lo stipite. Il suo braccio fasciato da lacci scuri mi fermò prima che potessi superarlo, però.

-Allora perché mi sembra state tentando di uscire?- mi domandò piantandomi addosso le iridi castane, coperte da una patina gelida che esprimeva un freddo rimprovero.

-Stiamo andando a fare una passeggiata- mentii incrociando le mani dietro alla schiena, facendo un passo avanti -Non serve che ci accompagni- aggiunsi con una risatina, afferrando il giovane cultore al mio fianco e prendendolo a braccetto.

L’espressione severa del viso di Bao non mutò, facendo traballare il mio sorriso per l’incertezza. 

Probabilmente non mi crede, pensai amareggiata, e come dargli torto.

-Vi accompagnerò, invece- obbiettò annuendo quando io iniziai a scuotere il capo -Non voglio imporvi la mia presenza, ma necessitate di una scorta- spiegò davanti alla mia evidente riluttanza, determinato sulla sua decisione. 

Lanciai un’occhiata a Jin Ling, che in risposta mi strinse il braccio fino a piantarmi le dita nella carne. Insisti, sembrava dire.

Notai distrattamente che si era allacciato qualcosa sulla schiena, mentre ero impegnata a parlare con il soldato. Ma non mi parve il momento adatto per chiedergli cosa nascondesse sotto quella stoffa rossa.

-C’è già Rulan con me, basta e avanza per fare un giro- continuai invece a negare, facendo ancora un passo avanti e costringendo la guardia ad indietreggiare per non finirmi addosso.

Non poteva farmi del male ne’ toccarmi, se questi erano gli ordini del suo Capo Clan.

Quando però feci per superarlo ed incamminarmi lungo il corridoio con il ragazzo al fianco, fui fermata da un suo sospiro. Il soldato mi richiamò con voce stanca, le mani che andavano a massaggiarsi le tempie.

-Gusu è abbastanza lontana, Giovane Signora- mi informò sollevando lo sguardo -Siete diretti là. Sbaglio?- proseguì, prendendo il mio silenzio come una confessione di colpevolezza.

Indecisa su come comportarmi, mi voltai verso di lui, dando le spalle a Rulan. Lo osservai per un po’ senza dire nulla, muta nel mio riflettere su quale sarebbe stata la decisione migliore.

Aveva già capito cosa stessimo andando a fare, quindi negare sarebbe servito a poco. L’unica opzione era convincerlo che la mia era la scelta giusta.

-Non provare a fermarmi- lo avvertii con un sorriso triste, alzando solo l’angolo destro della bocca in una smorfia che sapeva di scuse.

Bao mi guardò con le sopracciglia aggrottate, probabilmente riflettendo sulla possibilità di acciuffarmi e rinchiudermi nuovamente in camera, questa volta sigillando l’uscita.

Valutò attentamente le due opzioni che si trovava davanti: lasciarmi andare o svolgere il suo lavoro da guardia. 

Arrivò però ad una conclusione che mai avrei immaginato. 

-Verrò con voi- annunciò facendo un passo avanti e raggiungendoci -Sono stato lasciato qui perché serviva qualcuno che pattugliasse il corridoio davanti a camera vostra, evitando a chiunque di entrare o uscire, ma se voi non ci sarete più…- spiegò lasciando la frase in sospeso.

Un sorriso iniziò a farsi largo sul mio volto, capendo finalmente a cosa stava alludendo la guardia.

-…non avrebbe senso controllare una stanza vuota- completai al suo posto. 

Dietro di me, Jin Ling artigliò i bordi della mia manica e mi incitò a proseguire, ricordandomi che avevamo poche ore a disposizione, se non meno. A quel richiamo, distolsi lo sguardo da Bao, facendogli cenno di seguirci.

Lui scosse la testa e ci superò, i piedi che non producevano rumore mentre camminava sul pavimento dei legno. 

-Se vogliamo evitare che i miei compagni vi scoprano dovrete seguirmi- ci avvertì fermandoci con un gesto prima che avanzassimo oltre -Per di qua- disse indicando il corridoio a destra.

Se anche fosse la strada più lunga, pensai, mi basta arrivare prima che la battaglia finisca.

 

 

La nostra fuga fu accompagnata dai tiepidi raggi del sole appena sorto. 

Appena usciti dai cancelli di Approdo del Loto, Bao e Rulan sfoderarono le spade e, aiutandomi a salire su quella del più grande, partirono in direzione dei Meandri della Nuvola. 

Il vento che mi scompigliò i capelli durante il volo era freddo, ma l’aria intorno a noi stava già iniziando a scaldarsi, nonostante fossero solo le sei del mattino, con tutta probabilità.

Impaziente, mi sporsi in avanti per attirare l’attenzione del cultore a cui mi stavo aggrappando per non cadere. Lui si abbassò leggermente per facilitarmi, anche se dovetti comunque mettermi sulle punte per raggiungere il suo orecchio.

-Quanto ci vorrà?- gridai per sovrastare il rumore del vento.

Bao scosse la testa come a dire che non lo sapeva, concentrandosi sul percorso e aumentando la velocità con cui governava la spada.

Davanti a quella vaga risposta non potei far altro che sospirare, chiudendo gli occhi per pensare. Non avrei voluto farlo, perché riflettere su quello che stavo vivendo mi avrebbe reso le cose più difficili da gestire, ma in quel silenzio innaturale movimentato solo dall’aria che mi si arricciava fra i capelli non avevo altra scelta.

Pensai a come avrei fatto a recuperare Elisa, alle grida che mi avrebbe rivolto Jiang Cheng quando mi avrebbe visto in battaglia e ai pugni che gli avrei tirato per avermi rinchiuso in una stanza come un cane aggressivo e ribelle. 

Pensai a quanto mi mancava casa, in fondo al cuore. Alla modernità in cui ero cresciuta, alle regole diverse a cui mi aggrappavo per non crollare, in un mondo estraneo.

Pensai a quello che avrei dovuto combattere, zombie o umani che fossero. L’idea di uccidere non mi era indifferente, nonostante avessi rimuginato spesso sull’argomento.

Avevo avuto modo di trovarmi nella situazione in cui era necessario decidere se salvare me stessa o il mio avversario, ed ora il contrabbandiere ed il suo cadavere-schiavo erano ridotti in cenere. 

Ero perciò un’assassina? E se lo ero, questo voleva dire che avrei potuto uccidere indistintamente chiunque si mettesse fra me e la mia sopravvivenza, o quella dei miei amici?

Forse la risposta era sì, ma non fu quello il motivo del mio turbamento.

Lo fu piuttosto il fatto che, pur avendo praticamente ammesso a me stessa che l’omicidio non mi sconvolgeva, non fossi per nulla tormentata dalla cosa. Come una valanga, i miei pensieri continuarono ad ammassarsi senza che il turbamento li frenasse almeno un poco.

-Ecco Gusu- la voce melodiosa di Jin Ling interruppe i miei lugubri pensieri, facendomi spalancare gli occhi davanti alla luce accecante di mezzogiorno -Siamo vicini- mi disse vedendo che avevo ripreso contatto con la realtà.

Io gli rivolsi un’occhiata fra le palpebre socchiuse per la troppa luminosità e, attraverso le ciglia, diedi un veloce sguardo alla sede della Scuola di Coltivazione che si trovava davanti a noi.

Anche da così lontano riuscii ad intravedere gli edifici candidi che sovrastavano la montagna. 

Non potevo esserne sicura, ma da due di essi mi sembrò di scorgere due colonne di fumo che salivano lente verso il cielo, seppur da quella distanza non potessi vedere le fiamme che li avvolgevano.

Un brivido mi attraversò la schiena, costringendomi ad aggrapparmi con più forza al mio compagno per non rischiare di scivolare dalla lama che ci sorreggeva. Bao decise propio in quel momento di iniziare la discesa, planando verso terra con velocità e precisione.

Ed è ora che iniziano i problemi.

 

 

Ad accoglierci sul campo di battaglia, perché di questo si trattava, fu un mezzogiorno di fuoco.

Appena atterrati, sentii il bisogno di alzare lo sguardo al cielo per controllare a che punto del tragitto fosse il sole. Dato che si trovava esattamente sopra di noi, scottandoci la pelle per l’intensità dei suoi raggi diretti, dedussi fosse circa ora di pranzo.

L’afa che inumidiva l’aria mi fece sudare quasi all’istante, ora che non c’era più il vento a rinfrescarmi. Mi legai alla svelta i capelli per evitare di svenire per il caldo.

Non mi ero ancora guardata attorno, ma dai rumori che sentivo potevo dire che lo scontro diretto era a parecchi metri da noi, dietro le alte rocce che formavano il perimetro di Gusu.

-Mamma!- gridò d’improvviso Jin Ling prima di tirarmi indietro in fretta per evitare un fendente di energia spirituale che mi passò a un soffio dal viso.

Solo a quel punto mi resi conto di quanto potesse essere pericoloso un combattimento fra cultori, anche a distanza non propriamente ravvicinata.

Sussurrai un ringraziamento e strinsi fra le dita Thanatos, sfilando una freccia dalla faretra per essere pronta in caso di nemici vicini. Fortunatamente quella che mi aveva mancato di poco pareva essere stata una spada lanciata a gran velocità da qualcuno che l’aveva richiamata subito dopo.

Non volevo certo fare la fine di YanLi. Per quanto mi dispiacesse per lei l’avevo sempre trovato stupido, quel modo di morire.

-Stammi vicino- mi ordinò il giovane ragazzo, facendo cenno a Bao di precederci e controllare come procedesse la battaglia -Non buttarti nella mischia come farebbe quello stupido di Lan YingJi, voglio averti sempre a portata d’orecchio, e magari anche di più- continuò ad ammonirmi, immergendosi totalmente nel ruolo di figlio iperprotettivo.

-Cercherò nel frattempo anche di colpire qualcosa, magari- gli risposi alzando gli occhi al cielo terso, privo di nuvole e fin troppo azzurro.

C’era qualcosa di sbagliato, nel andare a combattere con quel tempo così limpido. Come se l’assenza di perturbazioni determinasse anche l’andamento della giornata.

Nei film piove sempre, quando sta per morire qualcuno, mi dissi.

Pensiero romantico, ma erroneo, dato che spesso le guerre erano svolte in pieno giorno. Probabilmente il sole mi stava cuocendo il cervello.

Scrollando il capo per tornare alla realtà, seguii Jin Ling verso il sentiero impervio che ci avrebbe condotti nel vivo dello scontro. 

Seguimmo la voce di Bao, per trovare la strada, e quando arrivammo in cima alla scalinata scolpita nella pietra della montagna lo trovammo appostato dietro un cespuglio di mirto, in attesa del nostro arrivo.

Lo raggiungemmo, accucciandoci silenziosi al suo fianco e dando un’occhiata sommaria alla situazione.

A Gusu regnava il caos.

Oltre le fronde verdi della pianta vidi almeno una decina di cultori vestiti di bianco che, con spade e strumenti musicali, respingevano a forza un gran numero di cadaveri ambulanti.

Alle loro spalle uno dei maestri più anziani, accompagnato da tre giovani discepole armate di archi, si stava staccando dal gruppo principale per dirigersi in aiuto di altri allievi che, in evidente difficoltà, stavano soccombendo all’avanzata dei non morti.

Poco distante uno degli edifici principali, forse la biblioteca, bruciava innalzando verso il cielo il fumo grigio che avevamo visto arrivando. 

Non avevo mai visto un’orda di zombie così grande e ben organizzata. Ogni fronte era occupato da almeno trenta cadaveri che, inarrestabili, si facevano avanti senza paura di essere colpiti. 

Quando uno di loro cadeva, un altro prendeva subito il suo posto. Sembravano non finire mai.

Come se questo non bastasse, intravidi per ben due volte degli altri cultori, al comando delle armate di quei non morti. Vestiti di nero e con dei cappucci calati sul viso per non essere riconosciuti, si muovevano come ombre nelle retrovie, usando talismani e fendenti di spada per direzionare le truppe a loro volere.

Scossa, voltai il capo prima in direzione di Jin Ling, che pareva altrettanto turbato, e poi verso Bao, che invece manteneva una fredda espressione concentrata, le sopracciglia contratte e gli occhi che scattavano di qua e di là.

Ci fissammo per qualche attimo in silenzio, l’adrenalina che dentro di noi si mischiava alla paura dello scontro e alla sensazione di intorpidimento che precedeva ogni battaglia, a dire di Rulan. Poi, ci buttammo senza esitare nella mischia.

Combattei sotto il sole con tutte le mie energie, non risparmiandomi mai nemmeno un singolo colpo. 

L’energia spirituale che ormai mi scorreva impetuosa nelle vene sembrava essersi adattata all’afflusso dei non morti. Non si fermava mai, infiammandomi il sangue. 

Sentivo caldo e freddo allo stesso tempo. La schiena mi bruciava sotto i raggi aggressivi che scaldavano la terra ai miei piedi, illuminando sangue e cadaveri.

Fino a quel momento avevo contato fra i caduti solo tre allievi di Gusu, le divise bianche macchiate di rosso e i visi candidi sporchi di terriccio. Mi ero piegata ogni volta a controllare se avessero ancora battito, se respirassero ancora o dessero il minimo segno di vita, ma ero rimasta sempre delusa.

Rulan non aveva lasciato il mio fianco nemmeno per un secondo, uccidendo la maggior parte dei nemici che ci si avvicinavano e lasciandomi quindi il compito di colpire solo ciò che ci stava a più di dieci metri.

-Ma quanti sono, si può sapere?- gridai ad un certo punto, stiracchiandomi le braccia indolenzite -Ho finito le frecce, cazzo- imprecai quando afferrai il vuoto infilando le mani nella faretra.

A quelle parole, Jin Ling mi comparve davanti con un’elegante giravolta dorata, la veste che gli si arricciava fra le gambe e i capelli scuri che ondeggiavano trattenuti dalla stretta coda di cavallo.

-Tieni, me ne sono rimaste alcune- disse porgendomi le sue frecce dal piumaggio d’oro, poi si fermò e si guardò intorno pulendosi il viso con una manica -Quando le avrai esaurite, usa questa- aggiunse agganciandomi alla cintura una spada che non avevo mai visto.

Il lungo fodero violetto mi batté sulla gamba quando feci un passo indietro per sfoderarla, ammirando la lama lucida che risplendeva sotto il sole.

Sembrava più una sciabola che una vera e propria spada, anche se era sottile, dato che la punta era asimmetrica. Non aveva scanalature ed il metallo era uniforme, di un acceso color argentato privo di venature.

L’impugnatura era evidentemente troppo corta per essere afferrata a due mani, quindi esclusi definitivamente l’idea di una sciabola. La stoffa viola che la ricopriva sembrava morbida, la guardia ovale semplice e arrotondata. 

Il pendaglio di giada rossa che oscillava all’estremità aveva la forma di un loto stilizzato, evidentemente scolpita a mano da qualcuno di inesperto e non commissionata ad un artigiano. Sembrava l’unica parte della lama che non era stata fatta per la battaglia.

-E cosa dovrei farci?- domandai scettica -Non ho finito l’addestramento- gli rammentai con un sospiro, accarezzando la spada con le dita che mi tremavano.

Jin Ling prese un respiro profondo, poi mi rubò una freccia dalla faretra che aveva riempito e la scoccò verso uno zombie che si stava avvicinando. I suoi movimenti furono così veloci che ebbi difficoltà a seguirli.

Si voltò nuovamente verso di me solo quando si fu assicurato che nessuno ci stesse puntando.

-É un regalo. L’ho commissionata al nostro armaiolo quando hai iniziato ad allenarti con me. Ha la punta come quella di una sciabola, però è leggera e va impugnata ad una mano, per facilitarti il compito… il pendaglio l’ho fatto io- arrossì come un bambino confessandomi quel dettaglio, portando lo sguardo alla battaglia per evitare i miei occhi -No, non è il momento- mi anticipò quando apri bocca per ringraziarlo, agitando le mani perché mi fermassi. 

Imbarazzata, mi bloccai. Non potevo abbracciarlo proprio lì, nel pieno dello scontro, eppure avevo così tanta gratitudine in corpo che abbi difficoltà a respirare.

Decisi di incanalare tutte le emozioni che mi scuotevano nella furia che necessitavo per continuare a combattere, non scordandomi però di dirigerne un po’ verso Rulan.

D’altro canto, ha comunque rifiutato una delle mie rare dimostrazioni d’affetto, pensai reprimendo un sorriso.

-E me la dai solo ora? Dove te la sei tenuta fino ad adesso?- lo rimproverai divertita allora, ricordandomi però solo mentre parlavo che per tutto il tragitto aveva avuto qualcosa agganciato alla schiena.

-Speravo non ti servisse, va bene?- si giustificò con un alzata di spalle. Poi aggirò l’argomento ricordandomi che eravamo nell’occhio del ciclone al momento -Restami vicino e cerca di non colpire gli allievi di Gusu per errore. Non stai andando male, per ora- mi lodò con un mezzo sorriso.

Quel ghigno baldanzoso lo aveva ereditato tutto dagli zii, ne ero certa.

Gli risposi con una penetrante occhiata di disappunto e non reagii alla battuta, limitandomi a rifoderare la spada e riprendere in mano l’arco, pronta a colpire. Non avevamo molti nemici vicino, ma se ci fossimo spostati di qualche metro saremmo tornati nel pieno della battaglia.

Avevamo però il nostro bel da fare anche così, a dire il vero.

-Hai visto SiZhui da qualche parte?- mi gridò Jin Ling colpendo con un montante il primo non morto che gli si avventò contro con un ringhio aggressivo.

La sua lama percorse la traiettoria prefissata da colui che la maneggiava con un movimento fluido, squarciando con la sua energia spirituale il petto del cadavere fino in fondo, trapassandolo senza sforzo.

Io ammirai le sue movenze con la coda dell’occhio, concentrata com’era a cercare un bersaglio per le mie frecce. Non potei fare a meno di notare la preoccupazione nella sua voce, però. 

-Sinceramente ho altro da fare che cercare il tuo fidanzato fra la folla- scherzai con leggerezza, cercando di rassicurarlo e allo stesso tempo di sdrammatizzare.

-Mamma!- fu l’immediato grido di risposta, più acuto di qualche ottava e indignato fin nel profondo.

Risi, guardando il suo viso prendere fuoco e le sue labbra imbronciarsi davanti al mio divertimento. Poi scossi la testa e incoccai l’ultima freccia che avevo, puntandola verso un nemico poco lontano.

La mia preda fu però abbattuta prima che potessi scoccare. 

Venne sbalzata via da un lampo viola che attraverso l’aria e sgretolò la terra intorno allo zombie, colpendolo in pieno petto con un’esplosione di energia spirituale. Le mille scintille che piovvero sul corpo senza vita insieme alla polvere erano impossibili da confondere. 

Con un brivido che mi percorreva le ossa, abbassai l’arco e mi guardai intorno frenetica. La freccia mi cadde ai piedi, silenziosa.

Cercai fra la folla un viso familiare, una divisa scura o una spada dalla forma nota che mandava lampi porpora. Mi sforzai di veder anche attraverso il fumo, la folla e la terra secca che si sollevava ad ogni passo dei cultori.

E fu allora che intravidi una figura ammantata di viola destreggiarsi fra i nemici, abbattendone anche più di due per ogni fendente diretto verso gli invasori. 

Muovendosi veloce e preciso, abbatteva qualunque cosa gli si parasse davanti e proseguiva come una furia, non fermandosi nemmeno per riprendere fiato. Anche da così lontano, potei giurare che non avesse neppure il respiro affannato.

Sarei potuta rimanere a guardarlo per ore, se non si fosse voltato nella mia direzione, bloccandosi con Sandu ancora affondata nel cranio di un cadavere ambulante.

Incrociai lo sguardo di Jiang Cheng per un solo secondo, incantando entrambi fermi nel mezzo del caos, prima che un nemico si mettesse fra noi e mi costringesse ad indietreggiare.

Feci tre passi indietro e portai la mano alla faretra, mentre la sensazione di vuoto allo stomaco mi faceva gelare il sangue nelle vene. Era vuota, ovviamente.

L’ultima mia freccia giaceva abbandonata ai piedi del non morto, troppo lontana perché la incoccassi prima di essere uccisa. 

Buttai a terra l’arco e sfoderai d’impulso la spada, cercando anche nel panico di ricordarmi tutto ciò che Jin Ling mi aveva insegnato nelle settimane precedenti. Avevo qualche secondo prima di dover contrattaccare, e dovevo sfruttarlo al meglio.

Piantai i piedi a terra e strinsi le dita attorno all’impugnatura, sollevando l’arma davanti a me all’altezza dello stomaco e puntandola verso l’avversario. Rilassai le spalle, irrigidii il busto e abbassai lievemente le ginocchia, spostando i piedi come rammentavo.

Quando lo zombie mi si lanciò addosso, mi mossi di lato per sfruttare la poca destrezza dei loro corpi e lo colpii al collo mentre mi caricava, troncandogli la testa di netto con un suono raccapricciante.

Rotolò lontano da me nella sabbia, lasciando indietro il resto del corpo che sanguinò poco, a dispetto di quanto mi fossi immaginata.

Anche così, uno schizzo di sangue rappreso e scuro, denso come crema data la condizione dei mio nemico, mi macchiò la guancia, facendomi socchiudere le palpebre per un attimo. Una volta riaperte, avevo già deciso dove dirigere l’attenzione.

Fissai gli occhi su Jiang Cheng, mentre abbassavo la spada con lentezza, restando immobile sotto il suo sguardo spiritato.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Lo so, lo so, sono in ritardo. Vi ricompenso con un capitolo un po’ più lungo ed un sacco di combattimenti. Vi basta come risarcimento?
Spero di non aver usato un linguaccia troppo "tecnico" per quanto riguarda i colpi o le spade, perché orami è un’abitudine. Ho fatto scherma per troppo per non avere la testa piena di ste cose. (Per chiarire l’unica cosa che credo sia difficile da intuire da soli: il montante è come il fendente, ma dal basso verso l’alto e non viceversa)
Prego che vi sia piaciuto, perché lo scontro non è ancora finito e nel prossimo su Cristina ne vedrete delle belle. Sono emozionata.

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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