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Autore: Nemesis01    21/09/2020    1 recensioni
Il primo settembre del 1892, salire sul treno per Hogwarts non era stato facile per Albus Percival Wulfric Brian Silente. I Nati Babbani avevano paura del cognome inciso sul suo baule mentre i maghi appartenenti alle grandi famiglie magiche da generazioni si dividevano in due fazioni: da un lato c'erano quelli che volevano stargli alla larga per il crimine commesso da suo padre, dall'altro quelli che volavano avvicinarlo pensando che avesse le sue stesse idee sulla purezza del sangue.
{ Questa storia partecipa al contest “La prima volta al primo anno” indetto da Artnifa sul forum di EFP. }
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elphias Doge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Questa storia partecipa al contest “La prima volta al primo anno” indetto da Artnifa sul forum di EFP.





UN MAGO NORMALE…………………….………

 

 

 


PERCIVAL SILENTE FINISCE AD AZKABAN!

 

 

Non ha gradito gli scherzi fatti alla figlia. Questa è la giustificazione che Percival Silente ha mosso durante il suo processo di fronte all'intero Wizengamot. Vendetta, dunque, o un forte credo alla supremazia dei Maghi?

Noi de La Gazzetta del Profeta non lo sappiamo per certo, ma quello che possiamo dire è che uno scherzo non dovrebbe portare alla morte. La nostra solidarietà va alle famiglie dei tre ragazzi babbani, brutalmente assassinati da Percival Silente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 


 

 

La sua nuova camera da letto era brutta e rumorosa.

Albus ci aveva messo piede la mattina di un ancora troppo afoso 31 Agosto (era davvero impossibile che in Inghilterra facesse ancora così caldo dopo la fine di luglio) e non ne era uscito più, nemmeno quando era stato chiamato per pranzo o cena. Aveva trascorso l’intera giornata steso sul pavimento impolverato e puzzolente, alternando lo sguardo tra il soffitto che perdeva pezzi d’intonaco e i bauli ancora da disfare.

Solo quando il cielo era diventato scuro e il resto della sua famiglia era andata a letto (lo poteva capire dall’insolito silenzio che piombava in casa), Albus si era messo in piedi svogliatamente per preparare il baule per il suo primo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria più prestigiosa del mondo.

Aveva ricevuto la lettera d’ammissione all’inizio del mese e solo allora ogni giorno vissuto aveva finalmente ottenuto un senso d’esistere. Ne era stato talmente entusiasta che si era precipitato in fretta e furia a dirlo ai suoi genitori; li aveva trovati, come sempre, impegnati a placare la magia incontenibile di Ariana e soltanto quando sua sorella si era decisa a tornare in sé e si era recata in camera sua per leggere un libro, Albus aveva potuto condividere la notizia con i genitori. Kendra e Percival si erano mostrati davvero orgogliosi del loro primogenito e anche se non avevano mai, proprio mai, messo in dubbio le doti del giovane Albus accettato anche da Hogwarts.

 

Albus cominciò ad aprire i bauli e a svuotarne il contenuto sul pavimento senza troppa enfasi. Non era semplicemente annoiato dal dover preparare le valigie; era arrabbiato. A undici anni non doveva sentirsi così. Era stufo di dover essere diligente, responsabile, autonomo e più maturo per la sua età.

Sbuffando, il ragazzo recuperò la lettera d’ammissione, l’aprì e l’osservò con rabbia e tristezza: solo pochi giorni prima aveva potuto leggere l’entusiasmo negli occhi di suo padre Percival, e invece ora… il ragazzo appallottolò il foglio, avendo cura di stropicciarlo per bene, e lo gettò sul fondo di un baule vuoto. Alla rinfusa, in valigia lanciò pure un paio di pigiami di seta, tutta la biancheria che aveva (inclusi i calzini bucati a cui era troppo affezionato per buttarli nella spazzatura), i libri di testo e tutto l’occorrente per frequentare i vari corsi scolastici (come i guanti e il kit da pozionista per principianti). Ci impiegò circa mezz’ora e quando ebbe finito tornò a stendersi sul pavimento ad occhi chiusi, nella speranza che la notte trascorresse quanto più velocemente possibile.

 

L’indomani arrivò e Albus, contento di poter andar via, si svegliò di buonumore. Dopo un bagno rilassante, il ragazzo trascinò al piano inferiore il baule e lo posizionò sull’uscio della porta prima di sedersi sopra ad esso.

«Sei sicuro di non voler fare colazione?»

«Sì, madre, grazie. Sono sicuro. Non ho fame.»

La donna sospirò e rivolse uno sguardo amorevole al suo primogenito, poi gli accarezzò dolcemente una guancia. «Il mio Albus si è fatto grande! Oh, Albus, tuo padre… lui… sarebbe così fiero di te… e invece…» farfugliò Kendra prima di mordersi un labbro. Doveva trattenere le lacrime: l’impiegato del Ministero che doveva accompagnare Albus a King’s Cross sarebbe arrivato a breve e non poteva farsi vedere in quello stato. «Beh, Albus… fai attenzione.»

 

Il primo settembre del 1892, salire sul treno per Hogwarts non era stato facile per Albus Percival Wulfric Brian Silente. I Nati Babbani avevano paura del cognome inciso sul suo baule mentre i maghi appartenenti alle grandi famiglie magiche da generazioni si dividevano in due fazioni: da un lato c'erano quelli che volevano stargli alla larga per il crimine commesso da suo padre, dall'altro quelli che volavano avvicinarlo pensando che avesse le sue stesse idee sulla purezza del sangue. Riuscito a divincolarsi e ad eludere i vari curiosi, Albus si lanciò alla ricerca di uno scompartimento non troppo affollato in cui viaggiare con tranquillità e ne trovò uno quasi vuoto al centro del treno. All’interno vi era seduto solo un ragazzo dall’espressione spaurita che sobbalzò appena la porta si aprì.

«Ciao, posso sedermi qui?»

«C-c-c… c-certo. S-sì.»

 

«AHAHAHAH! GUARDATE, C’È VAIOLO DODGY! SFIGATO!» urlò uno studente di passaggio. Alcuni suoi amici, che lo seguivano, risero. Albus si limitò a lanciar loro un’occhiataccia prima di entrare e chiudere lo sportello.

 

Il ragazzino, dopo l’offesa, affondò la testa nel mantello, come a voler nascondere qualcosa di brutto che aveva sulla faccia.

«Non dargli retta. Sono tutti degli idioti.»

«H-hanno ragione… io ho avuto il Vaiolo di Drago. Devo avvisarti per forza, sai, nel caso in cui…»

«E sei guarito?»

«Sì. Sono stato al San Mungo e sono guarito.»

«Ma è fantastico. Sei praticamente un miracolo… sai quanti maghi sono morti per il Vaiolo di Drago? Si pensava non ci fosse una cura!»

Il ragazzo gli sorrise. «Io mi chiamo Elphias Doge.»

«Io sono… Albus Silente.»

I due si lanciarono uno sguardo che valeva più di mille parole gettate al vento: uno era un ragazzo timido, sfregiato da una malattia aggressiva, l’altro era il figlio di un galeotto in lotta contro i pregiudizi e con un cognome troppo pesante da portare. Ma in quello scompartimento, nonostante le stranezze e le paure, l’uno vedeva l’altro soltanto come un mago normale.

 

 

 NDA…………………….………

 

Era tanto tempo che non partecipavo ad un contest e quando ho visto questo, beh… ho pensato che sarebbe stato divertente parteciparvi. Normalmente scrivo sulla Nuova Generazione e l’ho trovata una buona opportunità per cambiare un po’ ed esplorare un altro lato del fandom.

 

Spero vi sia piaciuta… e anche se non l’ha fatto, grazie a tutti per aver letto fin qui.

 

 

 

  

   
 
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