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Autore: CedroContento    23/09/2020    2 recensioni
Dal primo capitolo: "Sai Aragorn credo che dopotutto non sia stata una grande idea" disse Elanor osservando i cavalieri dalle armature sfavillanti cavalcare verso di loro attraverso le radure verdeggianti di Rohan. Più si avvicinavano e più le sembravano minacciosi. Con quel brutto presentimento cucito addosso si lasciò cadere a terra sfinita, giocherellò distratta con l’erba ancora bagnata dalla rugiada mattutina, era già verde e morbida nonostante la primavera fosse appena all’inizio. Ebbe la tentazione di togliersi gli stivali per fare qualche passo scalza sul prato fresco, sentiva i piedi a pezzi dopo tutti quei giorni di marcia forzata, ma non avrebbe avuto il tempo di farlo perché i Rohirrim di cui Aragorn aveva richiamato l’attenzione erano ormai vicini. Legolas le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi “Hannon le Legolas” lo ringraziò con un sospiro chiedendosi come fosse possibile che l’elfo non desse mai segni di cedimento, non era neanche spettinato mentre lei sentiva che l’elaborata treccia che le avevano fatto a Lothlorien cominciava cedere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Campo di Cormallen 
                          
25 Marzo 3019 T.E.

Éomer, seduto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, non riusciva distogliere lo sguardo dalle proprie mani insanguinate, il sangue di Elanor, lo aveva ovunque.
Continuava a rivedere quell'immagine. La battaglia finita, le urla di giubilo, Mordor era caduta.
Il suo unico pensiero era stato per Elanor, l’aveva cercata tra i soldati esultanti, l'aveva trovata, i loro occhi si erano incontrati colmi di gioia nel ritrovarsi entrambi ancora vivi e illesi, nonostante la speranza fosse stata già praticamente nulla in partenza. Aveva cominciato ad andarle incontro… e poi lei era crollata a terra e non si era più mossa.
“Ce la farà...” Éomer trasalì, non si era accorto dell'arrivo di Gandalf.
“È affidata alle cure del Re di Gondor, non ci sono mani da guaritore migliori”.
Éomer, stringendo i pugni scossi da un tremito, contrasse la mascella per la rabbia. Aveva pregato Aragorn di impedire a Elanor di unirsi a quella spedizione suicida, dopo che le sue suppliche avevano fallito con lei. Lo aveva pregato ma lui e Elrohir l'avevano lasciata venire comunque.
“Non ce la farà con quella gamba lo sai!” aveva detto frustrato al Ramingo.
La ferita che Elanor aveva riportato dopo la battaglia dei Campi del Pelennor non era grave, ma bastava a farla zoppicare, il suo vantaggio era sempre stata l’agilità non potendo compensare con la forza sarebbe stata penalizzata, vulnerabile. Éomer non voleva perdere anche lei, non dopo la morte di suo zio, e aver rischiato di vedere la stessa sorte abbattersi sulla sorella.
“Elanor se la caverà Éomer, si allena ogni giorno con Legolas e Gimli, se lei vuole venire sai meglio di me che lo farà in ogni caso, non voglio rischiare lo faccia di nascosto, come ha fatto Éowin” Aragorn lo aveva guardato dispiaciuto di essersi fatto sfuggire quelle parole, tirandogli involontariamente un colpo basso.
“E poi l’ultima decisione spetta ad Elrohir” sospirò “ti prometto che la terremo d'occhio” aggiunse cercando di rimediare.
Éomer non poteva credere a quelle parole, se fosse dipeso da lui l'avrebbe rinchiusa in una cella e buttato via la chiave pur di impedire che prendesse parte a quell'impresa disperata, si rammaricò di non avere nessuna autorità su di lei.
“La lasci venire perché tu hai bisogno che ci sia non per rispettare la sua volontà!” gli aveva ringhiato incollerito.
Aragorn gli rivolse tutt’a un tratto un’espressione severa. “Non posso chiederle di guardare tutti quelli che ama marciare verso la morte, io stesso mi rifiuterei di rimanere indietro dopo tutto quello che abbiamo passato!” aveva risposto infervorandosi davanti alla testardaggine del Re di Rohan.
 
Éomer si prese la testa fra le mani, le ultime parole che le aveva rivolto lo tormentavano.
“Se vieni Elanor per me sei morta…” le aveva detto al colmo della rabbia e della disperazione alla vigilia della partenza, durante l’ultima delle numerose discussioni che avevano avuto. Doveva tentare il tutto per tutto pur di saperla al sicuro, anche se avesse voluto dire spezzarle il cuore.
Elanor era indietreggiata come se l’avesse colpita con un pugno, forse in quel caso le avrebbe fatto anche meno male. Ma Éomer aveva subito capito di aver osato troppo, avrebbe voluto rimangiarsi immediatamente la frase, quando Elanor fece per andarsene ferita, d’istinto la trattene.
Aveva visto lo schiaffo arrivare, avrebbe potuto evitarlo, fermarlo, ma si lasciò colpire rammaricandosi solo che Elanor non fosse così forte da riuscire a fargli più male, per cancellare con il dolore il senso di colpa per ciò che aveva fatto. Da quel momento Elanor non lo aveva più neanche guardato.
 
“Éomer, cosa porti con te?”
Éomer alzò di poco la testa per guardare Gandalf.
“Sono giorni che avverto attorno a te una magia, non temere non ho indagato prima perché sento una forza positiva” aggiunse calmo il mago vedendo che Éomer si era allarmato.
Il re di Rohan ebbe un'illuminazione e si portò una mano al petto. Il ciondolo portafortuna di Elanor, lo aveva portato tutto quel tempo e se n'era dimenticato, lo estrasse per farlo vedere al mago.
Gandalf prese la collanina e guardò contrariato il ciondolo a forma di unicorno, aveva detto forse un centinaio di volte a Elanor di non portare nulla dal Diciannovesimo Secolo nella Terra di Mezzo, ma poi sorrise. Una collanina con appeso un unicorno di quel tipo era ancora inusuale da trovare anche nel 1849, una sola persona poteva aver donato quel ciondolo ad Elanor, un loro caro amico del Polo Nord (1).
Il cavallino impennato dalla criniera color arcobaleno era incastonato in una pietra elfica rosata, per questo la magia di Elanor risultava così efficace.
“Che mi venga un colpo è un incantesimo bello potente! Ma non mi stupisce, è stato mosso da una forza potentissima, amore. Questo te lo ha donato Elanor suppongo”.
Éomer annuì confuso e distratto dalla preoccupazione che gli serrava spietata il cuore.
“Un incantesimo di protezione ben eseguito, comincia ad essere la degna nipote di Elrond e Galadriel!” rise lo stregone.
“Elanor ha fatto una magia sulla collana?” chiese Éomer sovrappensiero.
“Ed egregiamente riuscita!” annuì Gandalf colpito “Ti sei sentito particolarmente fortunato in battaglia?”
Éomer guardò storto lo stregone, ci mancava solo che gli dicesse che era vivo grazie alla magia e non alla sua abilità di combattente.
“Posso suggerirti che ora forse è Elanor ad avere più bisogno del suo portafortuna?” azzardò il mago restituendo la collana ad Éomer che la fissò qualche secondo pensoso.
La prima volta che aveva incontrato Elanor le aveva dato della strega, il ricordo gli strappò un sorriso triste. Lei ovviamente non l’aveva presa bene, ma non gli aveva mai confessato che ci aveva visto giusto.
“Ecco a cosa si riferiva Saruman, lui lo sapeva non è così?” comprese.
Durante la loro visita alla torre di Orthanc, per stanare lo stregone bianco, Gandalf, tra l’incomprensione generale aveva vietato tassativamente ad Elanor di mettere piede ad Isengard, nessuno tranne Elanor stessa aveva protestato, spesso le azioni di Mithrandir non avevano una spiegazione rapida. La confusione di Éomer era aumentata quando dall’alto della nera torre scintillante, Saruman aveva espressamente chiesto ad Aragorn dove fosse sua sorella.
“Lei vale cento volte te Dúnadain!” gli aveva sibilato colmo di disprezzo dall’alto del suo rifugio. Il solo sentire il nome di Elanor nella bocca dello stregone aveva riempito Éomer di fastidio, aveva ringraziato mentalmente Gandalf per essere stato così risoluto nella sua decisione di lasciarla aspettare a distanza, decisione che, inutile dirlo, aveva appoggiato pienamente.
Quando avevano finito di interrogare l’ormai ex Capo del Bianco Consiglio, avevano trovato Elanor nella parte più esterna del Cerchio di Isengard allagato, che conversava tranquillamente con un Ent.
“Elanor conosce l’entese?” aveva chiesto uno dei Mezzuomini, Meriadoc.
“Io e Sveltolampo siamo amici di vecchia data” aveva spiegato lei lacunosamente più tardi, Aragorn aveva scosso la testa sorridendo.
“Sono cresciuto con lei eppure è in grado di sorprendermi sempre ancora!”.
Era stato forse lì che Éomer si era reso conto di essersi innamorato di lei.
Gandalf aveva ragione ad Elanor serviva il suo portafortuna, non che lui credesse a quelle sciocchezze magiche, ma non voleva sfidare la sorte quando in gioco c’era la vita della donna che amava, che fosse una strega o meno.
 
Aragorn non disse nulla quando entrò nella tenda dove stava medicando concentrato la ferita di Elanor. Éomer cercò di evitare di guardare il punto in cui il Ramingo aveva strappato la stoffa per scoprire la pelle candida della sorella, ma involontariamente i suoi occhi scivolarono sulla ferita, il cuore nel petto si strinse ulteriormente quando si rese conto di quanto fosse grave.
Un profondo squarcio si estendeva orizzontalmente sul fianco partendo dalla schiena fino all’addome, la pelle attorno era livida, aveva sicuramente diverse costole rotte.
Si avvicinò al corpo privo di conoscenza, le legò la collanina al collo e le posò un delicato bacio sulla fronte, constatando con sconcerto che diventava sempre più pallida. Non riuscì più a trattenere le lacrime d’angoscia, crollò accanto a lei.
Le strinse una mano tra le sue e pianse senza alcun ritegno, indifferente della presenza di Re Elessar.
Aragorn finì di medicare la sorella e si lasciò cedere a sua volta sul pavimento della tenda, non riusciva a capacitarsi del fatto che Elanor fosse lì sdraiata, in lotta tra la vita e la morte.
Aveva fatto ciò che poteva, non rimaneva che aspettare che aprisse gli occhi, doveva assolutamente aprire gli occhi. Éomer aveva giurato che lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani se fosse morta, sperò che avrebbe mantenuto la promessa perché non poteva sopportare una vita senza di lei, attanagliato dal senso di colpa. Perché era colpa sua, Éomer aveva avuto ragione, era lui ad avere più bisogno di lei tra i due.
Negli anni aveva fatto fatica ad accettare la sua stessa esistenza, la prova vivente del disonore di cui si era macchiata sua madre. Ma da quando Elanor aveva imparato a camminare lo seguiva ovunque, lo sguardo adorante, cocciuta nonostante Aragorn la respingesse in ogni modo, anche bruscamente.
Alla fine suo malgrado il Ramingo si era affezionato alla sorellina, non aveva più potuto fare a meno della sua presenza costante.
Per gioco, di nascosto, le aveva insegnato a battersi e a tirare con l’arco, arte in cui era diventata molto velocemente anche più brava di lui.
Elrond alla fine li aveva scoperti ovviamente, nulla di ciò che accadeva a Gran Burrone poteva sfuggirgli, si era arrabbiato non poco. Elanor era destinata a diventare una meravigliosa dama elfica, a seguire le orme di sua zia Arwen, non una guerriera, avrebbe dovuto dedicarsi a cose come la poesia, non di certo a tirare di scherma. Elrohir però era rimasto piacevolmente colpito dall’abilità della figlia. Assecondando la sua natura, aveva acconsentito a portarla con loro nei loro viaggi appena ne avesse avuto l’età, finché non si era fidato abbastanza da lasciare che i due fratelli vagabondassero anche senza la sua presenza.
Da ottant’anni Elanor era sua complice, la sua forza, la sua speranza nelle situazioni disperate, e quelle con i guai in cui riuscivano sempre a mettersi non erano mai mancate, come non mancavano mai di arrivare le ramanzine di Elrond.
Aragorn si avvicinò per poggiare per la seconda volta sulla fronte di Elanor un impacco di erbe che avrebbero dovuto aiutarla a riprendere conoscenza. Éomer non alzò la testa, ad occhi chiusi teneva le labbra poggiate sulla mano immobile di lei, mentre le lacrime non volevano saperne di fermarsi.
“Perché piange il Re di Rohan?” un sussurro lieve fece saltare su entrambi come una secchiata di acqua gelida. Elanor sentì la mano di Éomer carezzarle il viso, quando aprì del tutto gli occhi il suo volto pieno d’amore fu la prima cosa che vide.
“Piange per la sua amata” le rispose tra le lacrime che ora erano di sollievo.
Elanor sorrise e voltò impercettibilmente la testa cercando il fratello di cui avvertiva il familiare tocco sulla fronte. Una fitta di dolore le si propagò in tutto il corpo facendole sfuggire un lamento.
“Cerca di non muoverti Elanor. Bevi qui hai perso tanto sangue” disse Aragorn voltandosi a prendere un intruglio di erbe che aveva preparato.
“Elanor!” un urlo fuori dalla tenda fece sussultare tutti e tre, strappando ad Elanor un’altra smorfia.
Elrohir aprì di scatto la tenda e si fiondò dalla figlia.
“Si può sapere perché non sono stato avvisato subito?” chiese fuori di sé il figlio di Elrond, seguito con discrezione dal gemello.
Éomer ed Aragorn incrociarono lo sguardo colpevoli. Nella fretta di soccorrerla non avevano pensato ad avvisare suo padre.
Elrohir ancora segnato dalla battaglia, guardò incredulo le bende che si stavano già nuovamente macchiando di sangue. Il bel volto dell’elfo si alterò per la rabbia.
“Tu fuori!” disse furioso puntando il dito contro Éomer quasi fosse colpa sua.
“Elrohir, rimani lucido, non è sicuramente stato lui” cercò di farlo ragionare Elledan.
“Padre ti prego” disse piano Elanor, non aveva la forza per sentirli litigare ora, ancora.
Elrohir guardò sprezzante Éomer, quello sostenne il suo sguardo fieramente ma poi arrese si chinandosi su Elanor, lo fece solo per amor suo.
“Riposa, io torno più tardi” le disse guardandola affettuosamente.
Lei cercò di annuire ma non ci riuscì.
Sentiva gli occhi richiudersi, quel poco di tempo sveglia le era costato un mucchio di energia. Aragorn la costrinse a bere prima di lasciarla sprofondare nel sonno con la promessa che avrebbe vegliato su di lei, ma Elanor questo lo sapeva già, suo fratello era la persona di cui più si fidava al mondo.
 
  1. Chi ha letto le Lettere di Babbo Natale intenda, in ogni caso di questa piccola avventura vi racconterò a Dicembre.
 
Angolo dell’autrice:
Siamo quasi alla fine di questo prequel! Questo capitolo è un concentrato di informazioni e per questo abbastanza importante. Spero di avervi incuriositi abbastanza da voler sapere come va avanti la vicenda, fatemi sapere che ne pensate, sia in positivo che in negativo, non sono una persona permalosa. Vi anticipo che il prossimo capitolo che pubblicherò sarà l’ultimo di questa prima parte.
 

 
   
 
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