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Autore: Annapis    23/09/2020    1 recensioni
Raccolta di one shot in collaborazione con DevilLight.
Dai capitoli:
•"se poteva avere la sua ragazza tutta per se per qualche ora avrebbe sopportato di tutto."
Erik×Silvia
•"Era davvero bella, forse la più bella ragazza che avesse mai visto, e ne aveva viste, lui, di bellezze nei suoi diciassette anni di vita."
Harley×Victoria
•"Quella divisa, poi, lo rendeva un bambolotto d'esposizione."
Mark×Nathan
•"Però, aveva un culo niente male, la ragazza."
Byron×Hayden
•" -Perché per me ogni tuo lavoro è sensazionale- "
Jordan×Xavier
•" -Voglio di nuovo giocare con loro-
-E con me no?-"
Caleb×Jude
•"-Certo che io non lo avrei mai detto che saremmo finiti così-"
Axel×Shawn
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You call my name. 
chapter 5: drawing
Jordan×Xavier
 
Era una triste giornata. Già, triste, non brutta. Il cielo era di un soffice grigio chiaro, non filtrava neanche un raggio di sole, tanto che, se fosse stato possibile, le persone avrebbero anche potuto pensare che non ci fosse proprio, lí sotto, un sole. O dimenticarsene. La pioggia cadeva fitta, ma non pesante, picchiava sui vetri delle finestre e sulle mattonelle dei marciapiedi in una specie di melodia, forse non proprio soave od orecchiabile, ma una volta che rimanevi ad ascoltare diventava quasi calmante. E poi c'era l'odore della pioggia, che Jordan, tredicenne che aveva appena finito l'ultimo allenamento della settimana ed aspettava, seduto sul muretto davanti al campo, appena uscito dalle doccie che spiovesse, semplicemente amava. Non che fosse quello che molti definirebbero un buon odore, ma era pregnante ed allo stesso tempo leggero, gli lasciava qualcosa addosso. Qualcosa che nemmeno tutte le carezze del mondo sarebbero mai riuscite a lasciare ad uno come lui. Disperatamente solo. E questo non perché fosse davvero solo. Certo, era orfano, ma aveva tanti amici in orfanotrofio, aveva chi si prendeva cura di lui, aveva la squadra, ragazzi che non conosceva da tanto ma a cui avrebbe affidato la cosa più importante per lui. Il punto non era che lui era solo, il punto era che si sentiva solo. Maledettamente solo. Per tirare le somme, era una triste giornata per lui. Lui si sentiva triste, vuoto, spento. Privo di energie, esausto. E non sapeva cosa fare per ripartire. Perciò sedeva là, i capelli verdi prato scompigliati appena dal vento, una matita nella mano sinistra e il suo fidato blocco da disegno nell'altra, usando le gambe come tavolino. Quello che poteva farlo stare meglio, in una giornata del genere, era il disegno. Solo il disegno poteva.
Perso in pensieri malinconici, che difficilmente abbandonavano la sua mente, faceva scorrere la mano senza soffermarsi davvero su ciò che stava disegnando.
Ogni volta che riguardava i suoi disegni, raffigurazioni accurate di animali e volti, riusciva a sentirsi meno solo. Erano solo immagini ritratte, ma erano parte di lui e lo capivano meglio di quanto potesse fare chiunque.
La cappa grigia sul cielo gli ricordava quanto fosse soffocante restare intrappolato nei propri pensieri, peggio ancora per una mente malinconica come la sua, fu con il pensiero di poter essere libero che la forma stilizzata di un drago prendeva forma sulla pagina bianca. Nello stesso momento in cui dei passi affrettati si fecero sentire dal corridoio che dava sulla palestra.
-Non sapevo disegnassi- sobbalzó, spaventato, così tanto che la matita gli cadde e il suo misterioso interlocutore, che svelava una chioma rossa difficilmente confondibile, si affrettó a raccoglierla. Poi gliela porse, sorridendo e chiese, come se ce ne fosse stato bisogno, se poteva sedersi lì accanto a lui. Onestamente, Jordan non voleva parlare con qualcuno, e non era nemmeno sicuro di esserne capace. Ovviamente sapeva parlare, solo, tutte le conversazioni che aveva avuto precedentemente erano state o fortemente forzate o estremamente frivole. Ed ora come ora, così solo, vulnerabile e debole, Jordan sapeva di non poter gestire una chiacchierata. Non con Xavier almeno. Ma lui non sembrava dello stesso avviso. -Cosa disegni?- ed adocchió al quadernino un po' stropicciato che, senza neanche rendersene conto, il verde si stringeva al grembo.
Jordan ci mise almeno cinque secondi per ritrovare l'uso della parola, e allora rispose, esitante: -Un drago-
Xavier osservò i disegni e sorrise. -Mi piacciono i colori che usi... Le ali fatte con il viola sono molto belle!-
L'altro ricambiò il sorriso e fece una firma sull'angolo del foglio.
-Grazie- rispose, piano, ed all'inizio dubitó di essere stato sentito, ma dopo il rosso si sistemó meglio al suo fianco, appoggiando le braccia sulle gambe e stringendosi i ginocchi, ancora un po' lividi dalla partita precedente.
Le parole di Xavier, dette durante il loro primo incontro al campo da gioco quando lo aveva struzzicato e preso in giro, emersero confuse, aumentando l'effetto di stordimento che stava sconvolgendo Jordan.
Avevano fatto lo stesso discorso, realizzò, rendendosene appieno conto.
Il modo asciutto e stizzito in cui glielo aveva detto, che non gli era sfuggito neanche all'epoca, tornò prepotentemente a galla.
Tuttavia, non ebbe il tempo materiale di rimuginarci ulteriormente dal momento che il rosso riprese a parlare.
-Sicuramente è servito- affermò laconico Xavier, inclinando appena il viso fino a far scontrare nuovamente i loro sguardi, unendoli in un gioco carico di sincerità e sintonia.
Gli permise di intuire ciò che gli stava frullando in testa, tutte le probabili emozioni che lo stano sconvolgendo.
–Sei migliorato molto- ribatté ancora, sottolineando questo concetto, come per non farlo rimanere deluso, e ponendo definitivamente fine al discorso.
Non aggiunse, difatti, null'altro, chiudendosi in un lieve mutismo che non apparve però per nulla tormentato o nervoso.
Al contrario, sembrava inaspettatamente tranquillo e calmo, pervaso da una pacata quiete che lo sorprese, che non si aspettò semplicemente.
-Anche tu-, per quanto trovasse piacevole quel loro silenzio, Jordan sentiva il bisogno di dire qualcosa, fare almeno un cenno, ricordarsi per un secondo come suonasse la propria voce prima di zittirsi di nuovo, e concentrarsi sulle ali del suo drago, che avevano bisogno di alcune rifiniture. Sperava che l'altro ragazzo avrebbe solo sorriso, aveva davvero bisogno solo di questo, l'ultima cosa che voleva era iniziare una conversazione. E, forse memore dello Xavier di prima, quello della pietra, che ti guardava con superiorità e quando apriva bocca lo faceva solo per schernirti, era sicuro che non lo avrebbe fatta.
Alzando orgogliosamente il mento lo fissò dal basso, per nulla intimorito dalla sua statura imponente mentre lo fece scoppiare a ridere.
Rallegrato dal suo modo testardo di porsi ridacchió sommessamente, mordendosi quasi a sangue le labbra per non emettere una fragorosa risata e smorzare di conseguenza il momento.
Xavier scosse semplicemente il capo, un sorriso allegro e svagato, che non gli sfuggì, gli inclina la bocca l'attimo prima di voltarsi e dirigersi verso le porte dello spogliatoio.
Allungando una mano afferrò poi una sacca grigia abbandonata alla porta, mettendosela in spalla.
Ingordo di lui, non si perse neanche un suo gesto, accarezzandolo a distanza.
Continuando a non dire assolutamente nulla si voltò subito dopo, avvicinandosi nuovamente al ragazzo con una sola, ampia falcata.
-Ho dimenticato i calzini- gli disse ancora, amorevolmente incalzante, inclinando appena il capo per incontrare il suo sguardo scuro, vispo e intelligente.
Per un lungo attimo rimasero a fissarsi, senza che nessuno dei due si sbilanci e abbandoni l'espressione seria e testarda che avevano stampata in faccia.
Incuriositi dal loro nuovo modo di interagire. 
Xavier si aprì poi in un leggero sorriso subito dopo, quando si abbassò all'altezza di Jordan. Avvicinandosi a lui lo guardò in attesa di una parola, aspettando pazientemente.
Il verde strinse leggermente il foglio bianco tra le mani e l'altro ragazzo, che lo aveva visto con la coda dell'occhio, lo rimproveró scherzosamente, -Rovinerai il disegno- disse, e posò delicatamente una mano pallida su quelle del più piccolo, e mosse delicatamente le dita, cercando di chiudere il taccuino. Jordan non oppose resistenza, e guardò docile il rosso mentre gli sottraeva delicatamente l'oggetto, come se lo stesse accarezzando, e si sporgeva, facendosi leva sul ginocchio, per posarlo accanto a lui. Solo allora, e dopo aver deglutito due volte, il verde si permise di protestare, -Non avevo ancora finito il disegno-.
-Non stava uscendo molto bene- lo avvisó, -Eri così nervoso prima, che ti tremavano le mani!- 
Lo guardò per un attimo e le sue guance s'imporporarono lievemente, tradendolo, così preferì concentrarsi sulla parte di conversazione che poteva gestire. -Hai detto il contrario prima, mi pare- e gonfió le guance. Il rosso piegò leggermente la testa, un piccolo sorriso che gli increspava le labbra mentre solleticava il palmo della mano destra del suo compagno con i polpastrelli, spingendolo ad aprirla di più. -Perché per me ogni tuo lavoro è sensazionale- sussurró, un tono troppo dolce per il verde che, soprattutto quando si trattava dell'altro ragazzo, poteva gestire un solo elemento alla volta, e le mani che si intrecciavano, i visi che si avvicinavano e le labbra di Xavier che si schiudevano erano già da infarto presi singolarmente, figurati contemporaneamente. Strofinó tra loro le gambe, mentre poco ci mancava che il rosso gli salisse a cavalcioni. -Non sono obiettivo- continuó, giocherellando, con la mano libera, con una ciocca di capelli verdi, -Già- e mentre parlava, gli si avvinava, facendo saettare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, un invito troppo esplicito anche per lui. -Sono decisamente di parte.- Proprio nel momento in cui Jordan decideva di prendere in mano la situazione e si piegava leggermente per incontrarlo a metà strada, un colpo di tosse, decisamente finto, li fece voltare, improvvisamente in ansia, e si ritrovavano l'intera squadra davanti, con Mark che troneggiava, immancabile pallone sotto al braccio e sorriso smagliante come marchio di fabbrica.
   
 
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