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Autore: gyikhu    24/09/2020    2 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie (info nelle bio).

Link dell'account dell'autrice:
https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al quarto capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6358147/5/Crossroads

NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Ringrazio infinitamente devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le recensioni lasciate. E' sempre bello ricevere feedback dagli appassionati di Tomb Raider ed Uncharted!
Chiunque voglia dedicare del tempo per scrivere una recensione, non solo sarà una persona meravigliosa, ma avrà in cambio un piccolo regalo! Farò da intermediaria per tradurre la vostra recensione in inglese e passarla all'autrice, così da potergliela far leggere! E chissà, magari riceverete una risposta da lei.







Lara passò un auricolare a Nate. “Dirigiti a nord,” disse al pilota.
“Qual è la destinazione?” chiese quest’ultimo impugnando il collettivo e facendo girare l’elicottero.
“Te lo dirò a tempo debito.”
“C’è mancato poco,” disse Nate tenendo gli occhi sul treno fino a quando non scomparve dalla sua vista. Il vento freddo entrò dalle porte aperte e l’elicottero sorvolò una fitta foresta.
“Pensavo ti piacesse l'avventura,” ironizzò Lara allungando la mano dietro allo schienale del sedile per prendere una grossa borsa sportiva nera. Quando l’aprì, trovo diverse pistole, gadget, munizioni e altre attrezzature. “Bryce conosce il suo lavoro.”
Nate fischiò. “Mi sento come alla mattina di Natale.”
“Puoi sceglierne una e restituirmi la mia.”
Inarcando le sopracciglia, Nate estrasse la suddetta pistola dalla cintura. “Bella. Heckler & Koch. Non sapevo che ne fossi così affezionata.”
“Non mi ha mai deluso,” rivelò Lara afferrando la pistola e infilandola nel suo zaino. “Un telefono satellitare,” notò scorgendo l’attrezzo accatastato nello zaino tra gli altri e prendendolo in mano. “Mi piace che Bryce pensi a tutto.”
“Ora potremo combattere un esercito,” disse Nate impressionato dalla collezione, domandandosi tra sé e sé come Lara potesse far viaggiare un tale arsenale oltre i confini nazionali.
“Porteremo la maggior parte della roba con noi.”
Dopo aver chiuso la borsa, Nate la sollevò. “Pesa un po’.”
“Adesso ti lamenti?”
“Non se la porti tu.”
“Uomini...” ironizzò Lara con un mezzo sorriso.
Diede una pacca sulla spalla del pilota per dargli ulteriori istruzioni, quando il telefono satellitare squillò. Lara assottigliò gli occhi quando vide che il suo collega la stava chiamando. “Bryce, cosa c’è?”
“Non ti piacerà.”
Lara non sentiva bene a causa del rumore, ma decise di non usare l’altoparlante dell’elicottero. Bryce deve aver avuto un buon motivo per chiamarla al telefono.
“Dimmi qual è il problema.”
“L'elicottero sta inviando uno strano segnale da circa dieci minuti. Sto cercando di scoprirne la destinazione.”
“Credo di saperne il motivo,” mormorò Lara tenendo d'occhio il pilota. Era coinvolto? “Quindi siamo rintracciati?”
“Ne sono quasi sicuro. Johansson c’entra qualcosa.”
“Grazie, Bryce. Me ne occuperò io,” tagliò corto Lara interrompendo la linea. “Dannazione,” imprecò mentalmente, ma fu felice di non aver dato al pilota l'esatta posizione della tomba. Non era una coincidenza che il loro elicottero fosse stato fatto saltare in aria a Shanghai. Johansson aveva pianificato tutto. Prese un pezzo di carta e ci scarabocchiò sopra con rabbia qualche riga.
Appoggiando l’indice sulle labbra di Drake per far segno di rimanere in silenzio, gli porse il foglio, poi si sedette sul sedile dietro quello del pilota.
“Ehi, il tempo è buono?”
Durante la chiacchierata, Nate lesse il messaggio e aprì la bocca in procinto di parlare, ma lo sguardo della compagna lo fece tacere.
Quest’ultima si voltò nuovamente verso il pilota. “Sai qual è la pista di atterraggio più vicina?”
“C'è un villaggio tra qualche chilometro, ma non ci troverai nulla se non case disabitate,” informò il pilota.
“Va bene,” rispose Lara: sembrava il luogo perfetto per il suo piano. “Faremo una sosta lì. Devo occuparmi di alcune cose, non ci vorrà molto.”
Il pilota fece una faccia sorpresa, ma poi scrollò le spalle. “Se è ciò che desideri.”
Guidò l'elicottero verso il villaggio, e in pochi minuti scesero sopra una radura. L'elicottero si fermò in aria, si mosse lentamente verso il basso fino a toccare terra. Gli alberi intorno a loro combatterono una battaglia a senso unico contro il vortice del rotore.
Quando il pilota spense il motore e si tolse il casco, Lara gli puntò la pistola alla testa. “Ora alza le mani, scendi e allontanati dall'elicottero. Non fate niente di stupido.”
“Che diavolo stai facendo? Sei impazzita?”
Non le importava sapere se lui fosse coinvolto o meno, e comunque non ebbe il tempo di scoprirlo. “So del segnale.”
“Quale segnale?” chiese il pilota spalancando i suoi occhi impauriti. Non le interessava se temeva più lei o Johansson.
Anche Nate uscì, afferrò il braccio dell'uomo mentre apriva la porta. Dopo una rapida perquisizione, lo fece scendere dall’aereo. “Non ha niente con sé che possa essere utile.”
“Va bene,” disse Lara abbassando la pistola. Salì sul sedile del pilota. “Vieni, Nate, ce ne andiamo.”
Il rotore si rimise in moto.
“Spero che farai una bella vacanza,” disse Nathan al pilota salutandolo con la mano prima di mettersi le cuffie. L’elicottero decollò e fu divertente vedere il volto incredulo dell'uomo mentre lo lasciavano indietro.
“Avrà bisogno di qualche giorno per andarsene da questo posto e trovare un telefono. Saranno sufficienti per raggiungere la nostra meta,” ragionò Lara mentre controllava il cruscotto per regolare la direzione. C'erano così tanti pulsanti e interruttori che Nate non aveva idea di cosa stesse facendo.
“Non mi hai detto che sai pilotare un elicottero. Perché è così, spero.”
“E non hai visto tutte le altre cose che so fare,” scherzò Lara rivolgendogli un sorriso. Nate amava le prese in giro. Di sicuro non era la Lady che lui aveva immaginato. “Non possiamo usare questo aereo ancora per molto, altrimenti porteremo Johansson direttamente alla tomba.”
Dopo un'ora, Lara ricontrollò le coordinate e inclinò l'elicottero in curva. Nate afferrò il bordo del sedile.
“Cosa stai facendo?”
“Cerco di trovare un posto dove atterrare.”
La foresta era ancora fitta, ma mentre si dirigevano a nord il paesaggio cambiò, divenendo più brullo. I pini sembravano minuscole lance puntate in alto tra rocce e ruscelli. “Troverò un posto vicino al nostro obiettivo, ma non troppo. Dovremo camminare un po’.”
“Mi sembrava troppo facile...”
Nate notò in lei una naturale maestria nella guida dell’elicottero, la quale spostava le mani da un comando all’altro senza batter ciglio. Sicuramente non era la prima volta che guidava.
Appropinquandosi col velivolo al suolo, polvere e foglie vorticarono nell’aria e la foresta si mosse finché il rotore non si fermò, facendo calmare la natura.
“Eccoci qui,” dichiarò Lara agganciando la cuffia ad un supporto. Uscì ed aprì la porta sul retro per prendere la borsa sportiva. “Lasceremo qui l'elicottero e cammineremo una decina di chilometri.” La cacciatrice di tombe sbirciò in giro, controllando se sentiva qualche suono sospetto che non appartenesse alla foresta. L’alba stava rischiarando il cielo, svegliando col suo arrivo la natura.
“Non possiamo portare tutto con noi. Scegliamo un'arma e le munizioni, GPS, un coltello, e un...”
Nate le si mise di fianco. “Ti sembro uno che lo fa per la prima volta?” chiese sicuro di sé afferrando una pistola. Controllò che funzionasse bene ed infilò tre set di cartucce nello zaino. “Pronta?”
Lara chiuse la porta dell'elicottero. “Scusami. Non sono abituata a lavorare con qualcuno.”
Si diresse nella foresta, digitando le coordinate nel GPS. Il terreno sotto i loro piedi era morbido, ricoperto con un tappeto di aghi di pino. Un gufo budolò il suo canto bitonale sopra le loro teste.
Nate la raggiunse stando al suo passo. “Com'è che non hai mai lavorato con nessuno?”
“Non lo so,” rispose Lara perlustrando gli alberi finché non trovò un sentiero che la portasse nella giusta direzione. “Non vado d'accordo con gli altri. Mi piace avere la mia libertà e non essere costretta a badare a qualcun altro.”
“E se quel qualcun altro sapesse badare a se stesso?”
“Può essere. Ma perché condividere la gloria di una scoperta se può essere tutta mia?”
Il sole tramontava tra le colline, lontano dagli alberi, e dipingeva lunghe ombre sul terreno con le luci dorate dei suoi ultimi raggi. “C’è Bryce a darmi una mano, e io so come muovermi.”
“Lo vedo,” ritenne Nate non avendo idea di dove fossero, se non da qualche parte nel nord della Cina, in una foresta. “Non è la prima volta che vieni qui, vero?”
“No. Come ti ho detto, ho trovato la tomba di Chagatai anni fa, ma non avevo i manufatti degli occhi. E ritrovarmi con una porta chiusa che non potevo aprire non era la gloria che cercavo.”
Avanzarono a velocità costante, seguendo il sentiero che attraversava rocce, tronchi d'albero tagliati, un piccolo ruscello, sentendosi addosso occhi diffidenti di animali che li seguivano dalle fronde dei cespugli.
“Ora dimmi come hai scoperto la posizione degli occhi,” disse lei, scambiando con lui il ruolo di chi faceva le domande nella conversazione.
“Be’, ho le mie conoscenze nei circoli degli archeologi,” rispose Nate, e Lara non sapeva come decifrare quella frase. Ovviamente nascondeva qualcosa. La domanda era se l'avesse fatto per diffidenza o a causa di certi schemi che aveva intenzione di perseguire. Chloe aveva detto che Nate era un bravo ragazzo, ma Lara non conosceva Chloe.
I colori del cielo cambiarono rapidamente, l'arancione si trasformò in blu che si annerì fino a nascondere ogni cosa ai loro occhi. Lara si fermò.
“E tu?” chiese Nathan. “Come hai trovato gli occhi?”
“Pensi che te lo direi dopo la risposta enigmatica che mi hai dato?” incalzò Lara alzando il bengala. “Dannazione. È buio pesto. Speravo di poter atterrare più vicino alla tomba.”
“Sai come si dice... nella vita si pianifica e poi va tutto all’aria. Ironico come c’entri sempre con il volo.”
Lara gli mandò un'occhiataccia sospettosa. “Non mi piace,” disse guardandosi intorno preoccupata. Aggirarsi nell'oscurità era rischioso, lo sapevano entrambi, e la notte li rallentava.
“Non ci credo,” mormorò Lara muovendosi a sinistra mentre il fascio del bengala si proiettò su un mucchio di rami e foglie. Erano piuttosto grandi, pensò Nate.
“Cosa?” chiese incuriosito.
Una piccola luce brillò sotto i rami che Lara spinse via, ed un sorriso le si spalancò sul viso. “È la cosa migliore che potesse capitarci,” disse, accelerando i suoi movimenti. “Aiutami.”
Mentre altri rami venivano rimossi, apparve la forma di un'auto verde, la cui vernice mancava in alcuni punti. Sembrava che avesse violente ammaccature dovute a grandi urti.
“È tua?”
“Sì, me n’ero completamente dimenticata,” rispose Lara mentre controllava le gomme su entrambi i lati. "Come ti ho spiegato, sono già stata qui. E l'ultima volta sono dovuta andar via piuttosto in fretta…”
Quando finirono il lavoro, Lara levò la polvere dal finestrino laterale e guardò dentro. “Può tornarci utile.”
“Fico. Mi piacciono le Range Rover,” disse Nate aprendo la portiera anteriore sinistra. “Guido io,” soggiunse mentre si sedeva sul sedile, poi aggrottò la fronte. “Ma che diavolo...”
“Stai dimenticando qualcosa,” disse Lara con un sorriso entrando dall'altro lato del veicolo. Ribaltò l'aletta parasole e un mazzo di chiavi le cadde sulla mano.
Nate fece un sospiro. “Gli inglesi e le loro macchine al contrario.”
“Gli uomini e le loro convinzioni di poter essere gli unici guidatori,” lo scimmiottò lei, e avviò il motore. La macchina gemette e tossì, furono necessari una decina di tentativi, ma poi si accese.
“Speriamo di avere abbastanza carburante.”
La Range Rover sobbalzò lungo il percorso, attraversò un ruscello e raggirò alcune rocce. Era un’andatura lenta, ma senz’altro più comoda rispetto a camminare.
“Quindi Johansson ti sta alle calcagna?" chiese Lara mentre con la macchina evitò un albero caduto.
“Immagino di sì. Non mi piaceva il modo in cui parlava di artefatti, senza alcun rispetto.”
“Quindi tu sei il bravo ragazzo in questa storia?”
“Sai com'è,” disse sorridendole. “Più di una volta ho cercato di smettere di fare l'eroe, ma finisco sempre in queste situazioni. Salvare il mondo, salvare la donna. E ogni volta un esercito cerca di liberarsi di me.”
“Non preoccuparti, non ho bisogno di essere salvata. Ti alleggerisco un po’ il lavoro.”
Nate adorava la sua risata e il modo in cui gestiva le situazioni e le conversazioni. La questione della gloria lo aveva in qualche modo infastidito, ma ne aveva accettato le ragioni. Alcuni la chiamavano avventura, altri gloria. Il trambusto della pubblicità non l'aveva mai attratto, e decise perciò di lasciare la gloria a lei.
“Questo lo vedremo.”
Dopo altri quindici minuti, Lara rallentò e parcheggiò al lato di un grosso albero. Dopo aver tirato il freno a mano spense i fari. Il buio cadde su di loro e i suoni della foresta si animarono di nuovo.
“Perché ti sei fermata?” chiese Nate chinandosi in avanti senza riuscire a vedere niente.
“Non possiamo andare oltre. Ci sono rocce laggiù e dovremo arrampicarci,” spiegò Lara uscendo dalla macchina. Quando Nate la raggiunse, la vide aprire il baule, e la lucina accesa al suo interno illuminò il viso di Lara e un paio di fondine. “Non sapevo di averle lasciate qui.”
Nate si appoggiò al retro della macchina e la guardò posare un piede sul paraurti per far scivolare le fondine dai polpacci alla cosce. Non appena chiuse i lacci, infilò le sue due pistole gemelle, prese il suo zaino e attaccò una luce a LED alla cinghia che le attraversava il petto. Infine, si mise dei guanti di pelle tagliati all’altezza del metacarpo e chiuse il baule.
“Non vuoi prepararti?”
“Sono nato pronto,” disse Nate con un altro sorriso, godendosi lo sguardo confuso e divertito sul viso della ragazza. Quest’ultima si avvicinò alle rocce arrampicandosi con facilità, e lui la seguì con lo sguardo. In apparenza sembrava un gioco da ragazzi, ma quando Nate la imitò sentì lo sforzo nei suoi muscoli, e con molta probabilità, pur nascondendolo, era così anche per lei. Lara si fermò su di un cornicione.
“Siamo arrivati?” chiese Nate. “L’entrata sarebbe questa fessura minuscola?”
“Il modo migliore per nascondere qualcosa è farlo sembrare insignificante,” disse Lara rimuovendo alcune pietre. “Nessuno noterebbe niente di strano in questa pila di massi qualunque. Nessuno tranne me.”
Si lasciò cadere nell'intercapedine e Nate la seguì. Atterrarono in un piccolo spiazzo non più grande di una stanza. Tutte e quattro le pareti erano vuote, piatte, di pietra levigata.
“L'ingresso esterno,” spiegò Lara.
“Bello. Come si entra?” chiese Nathan tracciando una mano lungo i muri, seguendo il movimento con la torcia. Sul lato destro, trovò un buco.
“Tira la leva all'interno,” disse Lara raggiungendo una rientranza simile sul lato sinistro.
Nate infilò la mano nel buco e le sue dita tastarono alla ricerca del meccanismo. Provò una strana sensazione, fredda e secca, avvertendo uno spiffero che soffiava da qualche parte e gli correva lungo l'avambraccio. Una ragnatela gli si incollò sulla pelle, ma trovò la leva. Quando entrambi tirarono contemporaneamente, il muro di pietra davanti a loro sprofondò nel pavimento, rivelando un corridoio buio.
Lara entrò senza esitazione e accese le torce sui muri laterali con un accendino.
“Non sapevo che fumassi,” commentò Nate a pochi centimetri più avanti.
“Non fumo, ma non significa che non possa portare un accendino. Mi torna utile, a volte.”
Le torce illuminavano il corridoio, ma non si riusciva a vedere la fine. “Andiamo. Non preoccuparti delle trappole, le ho disattivate tutte.”
Lara prese una torcia e ne accese diverse altre mentre avanzava.
“Ora dimmi una cosa. Come saresti entrata da sola? Con due leve da tirare che non si possono raggiungere contemporaneamente,” rifletté a voce alta Nathan. Moriva dalla voglia di saperlo, e sperò che almeno una volta potesse metterla alle strette.
“Sono già stata qui,” rispose mentre oltrepassarono due lame immobili incastrate nelle pareti. “Credimi, non ho bisogno di nessuno per entrare.”
A Nathan, quella donna, piaceva sempre più ad ogni risposta che dava.
Il corridoio era quasi alla sua fine: dopo un salto e un altro paio di lame rotte si allargò, concludendosi in una magnifica stanza amplia e alta. Le statue dei soldati mongoli si allineavano lungo le pareti e circondavano la stanza da entrambi i lati. Nate ebbe la sensazione che i loro occhi li seguissero mentre lui e la compagna si avventuravano all'interno. Davanti a loro, un'enorme statua bloccava la strada, un guerriero con spada e scudo in mano che superava d’altezza tutti gli altri.
“C'è qualcosa che non va,” disse Nate, grattandosi la testa.
“So cosa vuoi dire,” concordò Lara avvicinandosi ad essa.
Entrambi gli occhi della statua erano inaspettatamente intatti, già incastrati nella statua.
   
 
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