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Autore: Ace of Spades    25/09/2020    1 recensioni
“Mio padre non era così, prima di perdere mia madre era un'altra persona. Di sicuro non una dolce e carina, ma almeno era una persona. Dopo la morte di sua moglie è diventato un mostro senza sentimenti, animato solo da ciò che ci potrebbe essere di più oscuro dentro un cuore vuoto.”
Degli occhi neri lo fissarono.
“Come se avessero aperto il Vaso di Pandora”
“Aperto? Direi più che è caduto al suolo e si è frantumato. Quando si perde una persona amata in modo traumatico è come perdere il sostegno che ti teneva sulla retta via, come la colonna su cui posava il Vaso. Senza quella, le piaghe dentro al tuo cuore prendono vita e ti divorano da dentro”
“Ho sempre trovato quel mito abbastanza insulso”
“Come mai?”
“Sai perchè esiste il detto ‘la speranza è l’ultima a morire’? Perchè è l’ultima che esce dal Vaso di Pandora. Ma perchè dovrebbe essere l’ultima se è ciò di cui si ha più bisogno?”
“Perchè le speranze le hanno le persone, ma i destini li distribuisce il diavolo.”
•••
DoflaCroc + Mihawk / AkaTaka/ KiddLaw/ KillerPenguin.
Genere: Angst, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Drakul Mihawk, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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57) “Si ama ciò che non si ha, come il giorno ama la luna.”






 

Kidd aprì la porta sgocciolando dappertutto; aveva appena finito una mattina massacrante di allenamenti e finalmente era riuscito a farsi una doccia e a lavarsi via il sudore di dosso, stava per sdraiarsi nudo sul letto in compagnia di una birra e invece il maledetto campanello aveva iniziato a suonare.

Law alzò le sopracciglia davanti al corpo dell'altro. 

“Apri sempre così la porta o sono io che ti provoco queste reazioni?”

Il rosso inspirò e tirò in casa il dottore, chiudendo la porta dietro di sè.

“Prima di tutto devo bere, poi posso riconoscere il fatto che tu sia in casa mia”

Trafalgar fece finta di non aver sentito, sedendosi sul tavolo ed appoggiando i piedi sulla sedia.

“Sono uscito prima che Doflamingo mi trovasse. Pensa, ha dormito fino all'ora di pranzo”

“E hai avuto la brillante idea di venire qui senza chiamare”

“Non rispondevi” rispose il moro rubandogli la birra e bevendone un po’. 

“E la tua soluzione è stata venire a rompere il cazzo”

“Non vorrei mai romperlo, mi serve funzionante”

 

Law appoggiò la bottiglia di fianco a sè per avvolgere le braccia attorno al collo di Kidd e tirarselo contro, facendogli spazio tra le gambe.

“Oggi in palestra ho fatto un movimento che non avrei dovuto fare” commentò Kidd afferrando la birra con una mano mentre l'altra trovava la sua posizione sul fondoschiena del moro.

“E quale?” chiese il dottore baciandogli la mandibola.

“Ci sono andato”

Kidd finì la birra e Law ghignò.

“Visto che ti mancano i pantaloni…”

Il rosso finì seduto contro il muro con l'altro tra le gambe e non ebbe nemmeno il tempo di imprecargli contro qualche maledizione che la bocca di Law le fece svanire.

Quella dannatissima bocca, che in quel momento si stava intrattenendo poco più in basso, gli fece tirare una testata contro il muro per evitare di finire nei primi due minuti.

Eustass Kidd aveva ricevuto molti lavori orali nel corso della sua esistenza, ma questo, questo era decisamente meglio di qualsiasi cosa avesse mai avuto il piacere di provare.

Alzò il mento e provò a fissare il soffitto ma gli occhi si abbassarono contro la sua volontà, trovandosi davanti alla schiena arcuata del moro.

La felpa si alzava dopo ogni movimento, rivelando una porzione in più di pelle e Kidd decise che ci voleva mettere le mani sopra. E lo fece.

 

Dei botti contro la porta li fecero sobbalzare entrambi.

“Law! Lo so che sei qui, apri!”

“Che cazzo ci fa Doflamingo qui?” ringhiò il rosso mentre Law sbiancava.

“Esci”

“Cosa?”

“Fuori dalla finestra, ora”

 

Doflamingo guardò la porta aprirsi e Law guardarlo con un'aria innocente.

“Che bella sorpresa non voluta, cosa ci fai qui?”

“La vera domanda è cosa ci fai tu qui. Lui dov'è?” chiese spostandolo ed entrando in casa.

“Quando sono arrivato non c'era, perchè, volevi parlargli anche tu?”

Il biondo scosse la testa, segno che credeva poco a quello che gli stava dicendo, ma dopo un giro completo dell'appartamento dovette ammettere che del moccioso non c'era traccia.

“Vuoi una birra mentre lo aspettiamo?” 

“No grazie, ti aspetto fuori tra due minuti, lasciagli pure scritto che non potrai venire per un po’ ” commentò guardando un'ultima volta la cucina ed uscendo.

Law corse ad aprire la finestra dove trovò due mani smaltate appese.

“Eustass-ya, dammi la mano, veloce”

Dopo averlo fatto rientrare richiuse la finestra.

 

“Mi hai chiuso fuori di casa”

“Lo so”

“Casa mia.”

“Sì lo so”

“Nudo, appeso ad una finestra”

Il moro gli afferrò il volto e lo baciò.

“Ti ho salvato la vita, cretino. Non fare cazzate mentre mi tortura, non ho idea di quando potrò tornare qui, ma mi metterò in contatto io, ciao Eustass-ya” sussurrò baciandogli la guancia e correndo fuori dall'appartamento.

 

Kidd sentì la porta chiudersi e si passò una mano tra i capelli ancora leggermente bagnati.

“Nudo, appeso alla finestra di casa mia, con un'erezione. Porca troia.”



 

-


Law entrò nell'ufficio di Doflamingo; sperava che l'uomo lo avrebbe portato nella residenza Donquixote, invece aveva scelto un posto più privato.

“Quale sarebbe il problema se frequento qualcuno? Non è la prima volta che vado a letto con un uomo”

Meglio tentare un approccio diretto.

 

“Il problema è che non c'è un solo problema. Non lo conosco, è un sottoposto di Crocodile, potrebbe usarti oppure spezzarti il cuore. Quindi non sono molto favorevole”

“Direi che sono adulto e questo genere di affari posso trattarlo da solo”

Law si appoggiò al muro guardando Doflamingo grattarsi la nuca.

“Lo pensavo anche io”

 

Il moro non disse nulla, guardando l'uomo camminare dietro la scrivania e sedersi sulla poltrona.

“La verità è che ti abbandona una sola persona, e poi ti senti solo con chiunque altro. Basta che ti lasci la persona giusta e crolla tutto come un castello di carte, voglio evitarti questa delusione”

“Il ricordo delle cose belle non vale come felicità. Fossi stato in te avrei agito in maniera diversa”

Il rumore della mano sul legno fece alzare gli occhi azzurri sulle lenti.

“Tu non sai niente.”

“Ma qualcosa ho sentito. Non so niente, è vero però non puoi dirmi cosa devo fare in questo modo, non ho tre anni”

 

Doflamingo aprì la bocca ma la richiuse, un sorriso sghembo si dipinse sul suo volto.

“Oh Law, tu non lo hai ancora capito”

Il moro sbuffò irritato.

“Capito cosa?”

“Credi che mi comporterei così per una cotta o una scopata senza futuro? Quanto sei stupido”

Il ragazzo continuava a fissarlo come se gli avesse appena detto di essere una fata.

“Credo dovresti fare chiarezza sui tuoi sentimenti prima di continuare questa conversazione” concluse il biondo spingendo un pulsante ed evocando Vergo, che aprì la porta e portò fuori un Trafalgar piuttosto confuso.

 

“Stupido ragazzino, neanche ti rendi conto che sto cercando di aiutarti”



 

-


Crocodile stava apprezzando il silenzio di quella giornata, la pace del suo ufficio, l'atmosfera rilassante della musica jazz soffusa e la magia di una tazza di caffè fumante in mano.

Alzò lo sguardo deglutendo e cercando di riacquistare la calma davanti ad un Kidd scocciato seduto davanti a lui.

“Ti ho dato per caso l'impressione di essere un consulente di agenzie matrimoniali?”

“Il tuo amico si è presentato a casa mia per trascinarsi dietro Trafalgar, ed eravamo nel bel mezzo di-”

“Non voglio saperlo” sbottò il moro passandosi una mano tra i capelli. “E come mai sei vivo?”

“Quel dottore del cazzo mi ha detto di appendermi alla finestra!”

“Aspetta. Ti sei appeso alla finestra di casa tua?”

“Sì, nudo, e non ti dico in che stato! Brutto coglione”

 

Crocodile provò a respirare lentamente, ma non riuscì a fermare la risata sguaiata che gli scoppiò nel petto al solo pensare alla scena. Eustass appeso senza vestiti come uno di quei Babbi Natale attaccati ai davanzali, e Doflamingo che apriva gli armadi e guardava sotto il letto. Fantastico.

 

Kidd lo fissava stralunato.

“Questa giornata migliora ogni secondo”

“Oh, mi fa piacere che le mie sfighe ti illuminino la giornata, come cazzo faccio adesso a contattarlo se quello stronzo si mette in mezzo?” sbottò il rosso incrociando le braccia e digrignando la mascella.

“A volte Kidd, la soluzione è un approccio non diretto.”

“E questo che minchia vuol dire?”

“Linguaggio.”

 

Kidd sbuffò e si alzò in piedi.

“Come fa a piacerti quel tizio lo sai solo te”

Crocodile sbattè le palpebre e incassò senza alcun cambiamento di espressione.

“Lo sanno le persone che contano allora”

E Kidd si zittì sbuffando nuovamente ed uscendo dall'ufficio.

Non mi ha contraddetto, facciamo passi avanti.

 

Magari la soluzione era far scopare i loro capi, un po’ di distrazione e di orgasmi non fanno mai male.

“E questo sarebbe un Signor Approccio Non Diretto” commentò ad alta voce mentre un ghigno sinistro faceva bella mostra sul suo volto.

Bon Clay lo vide e scosse la testa; ogni giorno che passava quel moccioso assorbiva sempre più le brutte abitudini del Boss.




 

-



 

Perona si era rimessa in pochi giorni, tra i dolcetti che le portava Mihawk e i tessuti che le comprava Zoro aveva pure sfruttato il tempo a letto per riposarsi. Incredibilmente i due spadaccini, di tacito accordo, avevano pulito casa e fatto la spesa, per non parlare del bucato e dei pasti.

Era quindi prevedibile che sia lei che Zoro decidessero di uscire per cambiare aria dopo i tre giorni di reclusione per convalescenza.

Il ragazzo aveva deciso di passare da Rufy e Ace e si era portato dietro anche lei, così Mihawk si pregustava già la sensazione di avere casa libera per il weekend.

Gli sembrava di essere tornato adolescente, quando non vedeva l'ora che sua madre facesse qualche trasferta di lavoro per mangiare in salotto e addormentarsi con pc e televisione accesa senza essere rimproverato.

 

Passò la mattinata a dormire sul divano e nel tardo pomeriggio ordinò due pizze perchè aveva decisamente appetito.

Stava cominciando a rabbuiarsi quando sentì un rumore nell'ingresso, e, sapendo che poteva esserci solo una persona capace di entrare dalla porta principale di casa sua senza temere le conseguenze perché troppo stupido, appoggiò il bicchiere nel lavello, si lavò le mani e si diresse alla fonte del rumore.

Poco dopo, come aveva previsto, la porta si aprì e si richiuse dietro una figura a lui nota.

“Ho sentito che i bambini sono fuori”

“Rosso, non mi pare di averti detto di venire”

“Non lo fai mai” rispose Shanks togliendosi il cappotto e appendendolo.

“Cosa stiamo facendo?” Mihawk non potè evitare di fare la domanda che poteva far finire qualunque cosa ci fosse tra loro, ma era stanco dei giochetti degli altri.
E ora era stanco anche di quelli di Shanks.

“Stiamo ballando” rispose l'altro uomo, ancora immerso nell'ombra della casa; il moro sapeva che lo stava fissando perché sentiva il suo sguardo come una carezza, e questo lo innervosì, così non rispose. 

“Stiamo ballando da un po’ direi”

Shanks fece un movimento verso di lui, come se volesse avvicinarsi. “Vuoi fermarti?”

 

Mihawk si rabbuiò, sapendo benissimo cosa gli stesse chiedendo il suo ospite indesiderato, sapeva che poteva rispondergli di sì e lui si sarebbe allontanato. 

“Rosso, a te non piacciono gli uomini, non prendermi in giro e sparisci”

“In realtà ho avuto qualche storia con persone del mio stesso sesso, ma nulla di importante, solitamente l'avventura di una notte, sai, per curiosità.” commentò con nonchalance facendo un passo verso di lui.

“E ora vorresti entrare nel mio letto perchè non hai trovato di meglio stasera?” lo rimbeccò mentre l'uomo davanti a lui accorciava ancora le distanze.

“Sai che non è così.”

“No, non lo so.”

 

Shanks si fermò a un braccio di distanza e lo fissò negli occhi con un sorriso amaro sul volto.

“Davvero? Ti basta chiedere. Cosa vuoi?”

Il moro alzò leggermente il mento, atto che sembrava un cenno di superiorità ma che in quel frangente fece sentire il Rosso sotto un microscopio.

“Io non mi accontento degli scarti, o ottengo tutto, o non voglio assolutamente niente” sibilò Mihawk mentre Shanks deglutiva e abbassava lo sguardo sul suo collo esposto, notando il pulsare delle vene e sentendo il proprio battito cardiaco rimbombargli nelle orecchie.

Sapeva che non sarebbe stato semplice parlare con lui, ma in quel momento realizzò anche che quel giorno Makino aveva capito la situazione molto meglio di quanto lui avesse mai potuto fare. Nonostante le storie che aveva avuto si era sentito sempre più vuoto, le persone andavano e venivano e non ce n'era nessuna che vedesse al suo fianco.
Nessuna tranne l'unica che non se n'era mai andata.

“Avrai tutto” concluse, facendo l'ultimo passo verso di lui. Fu così veloce che non diede tempo a Mihawk di reagire; con una mano sulla nuca gli tirò leggermente i capelli per esporre ancora di più la gola, leccandola fino alla mandibola per mordere leggermente l'osso sottostante.

Sentì le dita del moro avvolgersi attorno alla sua gola e stringere, staccandolo e portando il proprio volto all'altezza del suo.

I due uomini si ritrovarono a respirare velocemente uno nella bocca dall'altro, strattonando capelli, vestiti o qualsiasi cosa riuscissero ad afferrare.

Mihawk portò entrambe le mani ai lati del viso di Shanks e lo fermò.

“Letto. Ora.”

Il Rosso non gli rispose nemmeno talmente era impegnato a guardare le labbra dell'altro spadaccino, che se lo trascinò dietro a forza. Poteva vantare una certa esperienza nell'ambito, anche se gli uomini non erano la sua scelta preferita nella ricerca del partner, aveva comunque avuto rapporti con lo stesso sesso, più per capire cosa si provasse che per voglia vera e propria. Quella la ritrovava solo quando aveva una donna sotto di sè, e quindi si sarebbe dovuto sorprendere della reazione del suo corpo dal momento in cui aveva toccato Mihawk con quell'intento in mente.
Non si era sorpreso.

“Questo avverrà secondo i miei termini” continuò il moro, con un tono di voce più basso del normale mentre entrava in camera e spingeva il Rosso verso il letto fino a farlo cadere all'indietro. “Sono stato chiaro?”

Shanks lo fissava con occhi scuri e pieni di bramosia; annuì deglutendo mentre si issava sui gomiti, non sentendosi in grado di affidare la risposta alla sua voce.

“Bene” sussurrò il moro facendo un passo indietro e cominciando a togliersi i vestiti; il Rosso rimase incantato a fissare i movimenti fluidi dell'uomo, dimenticandosi per un secondo della sensazione di costrizione nel cavallo dei pantaloni. Gli sembrava un crimine distogliere lo sguardo dalla scena di fronte a lui.

Mihawk finì di spogliarsi e si girò, un lato della bocca alzato verso l'alto alla vista del suo ospite ancora totalmente vestito.

Senza commentare, afferrò la croce che portava al collo, tirò, staccandola e, dopo aver sfoderato la lama nascosta al suo interno, tornò a rivolgere la propria attenzione davanti a sè.

 

Shanks aprì la bocca per respirare, parlare, fare qualcosa, ma l'uomo si avvicinò nuovamente e mosse il polso della mano armata.

Sentendo un click abbassò lo sguardo e vide i suoi pantaloni completamente strappati. Alzò gli occhi rivolgendogli uno sguardo divertito; si tolse tutto, anche i boxer prima che Mihawk potesse riservare loro lo stesso trattamento.

Purtroppo la sua camicia non fu così fortunata e finì a fare compagnia a quello che restava del resto dei suoi vestiti.

Shanks non provò nemmeno a pensare mentre Mihawk afferrava una bottiglietta di quello che doveva essere lubrificante; gli afferrò la mano all'altezza del polso per spalmarne il contenuto sulle sue dita e guardarlo come per ricordargli le parole di poco prima. Secondo i suoi termini. Gli stava dicendo che quello era una concessione, e lui doveva semplicemente fare quello che gli veniva permesso.

Il Rosso deglutì mentre l'altro lo lasciava fare: una, due, tre dita; il respiro dell'uomo gli solleticava l'orecchio e le unghie, piantate saldamente nelle sue spalle, lasciavano dietro di loro una scia rossa.

Un movimento diverso delle dita fece vibrare il corpo di Mihawk che spinse Shanks sul letto con una forza disumana per poi guardarlo con il solito sguardo di ghiaccio, non riuscendo appieno a mettergli paura.

“Lascia che chiarisca una cosa” sibilò alzandosi leggermente sulle ginocchia.

“Sei in casa mia perché io lo permetto” disse abbassandosi e accogliendo il corpo dell'altro nel suo. Shanks emise un suono gutturale, quasi un ringhio strozzato, e provò ad alzarsi a sedere, ma le mani del moro lo tenevano saldamente ancorato al letto.  “E sei nel mio letto perché io lo permetto” sibilò abbassandosi in avanti e piegando la testa da un lato, baciandolo e succhiandogli le labbra.

“Sì, sì ho capito” riuscì a rispondere Shanks prima di leccare nuovamente la gola dell'altro e ricominciare a baciarlo, questa volta piantando lui le unghie nella schiena e nei fianchi del moro.

“Bene.”



 

-



 

Bon Clay guardò sconsolato il fattorino bussare alla porta dell'ufficio del suo capo. Ormai erano tre giorni che la stessa scena si ripeteva e c'erano davvero poche persone che potevano mandare tulipani rossi la mattina presto, dopo qualche ora vestiti pitonati, mutande leopardate o altra schifezza del genere. Per non parlare del cibo che arrivava a pranzo, fragole con panna e un contenitore pieno di caffè nero senza zucchero del migliore bar della città, ovviamente ancora caldo.

Era palese che qualcuno avesse deciso di corteggiare il Boss, oppure avesse deciso di morire, alla fine era la stessa cosa trattandosi di Crocodile.

L'uomo sembrava del tutto indifferente al via vai e agli oggetti recapitati, ma Bon Clay era sicuro di averlo visto rilassarsi leggermente quando beveva il caffè misterioso.

Dentro al termos rosa.

Davvero, probabilmente era finito in un universo parallelo.

 

Al sesto giorno gli venne un infarto, o meglio, un blocco cerebrale a causa di quello che stava vedendo.

Doflamingo.

In mezzo all'ufficio.

Con il caffè in mano.

Quando lo vide entrare dal Boss estrasse il cellulare per chiamare Ivanokov mentre il resto dei suoi collaboratori prendeva un sospiro profondo e scattava nella sala riunioni dalla parte opposta.

Bon Clay li seguì ma non prima di aver visto Kidd avvicinarsi furtivo alla porta del Boss.

Alzò gli occhi al cielo e rispose alla Grande Iva, sperando solo che il moccioso non si facesse ammazzare.

 

Crocodile alzò lo sguardo appena la porta del suo ufficio si chiuse, notando anche la mancanza di chiacchiericcio nel resto del piano.

Appoggiò le carte che stava leggendo e si tolse gli occhiali da lettura appoggiandoli sulla scrivania in mogano.

“Ti ho portato il caffè” disse Doflamingo, non accennando a smettere di sorridere come un ebete “e quindi gradirei puntassi quell'arma da un'altra parte”

Il moro sbuffò quasi divertito e appoggiò anche la pistola davanti a sè; ne teneva sempre una attaccata alla scrivania nel caso servisse.

“Hai finito?”

“Mi conosci, ho appena cominciato”

Crocodile allungò il braccio accettando il solito termos e le solite fragole, stavolta ancora intere e senza panna.

“Ti pregherei di no”

“Mi preghi già? Speravo di ottenere questo privilegio alla fase successiva” commentò il biondo sedendosi di fronte a lui.

Crocodile aveva notato che l'uomo si era vestito con un girocollo grigio e una giacca nera, nemmeno i pantaloni erano sgargianti ma di un grigio scuro.

Non disse una parola a riguardo e non pensò nemmeno che quell'idiota si fosse vestito così per lui.

 

“C'è una fase successiva” disse invece, affermando una cosa di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

“Assolutamente, ho preparato un grafico”

Doflamingo

“Sì, ho qui la chiavetta con una presentazione Power Point, e sì, ho tutta l'intenzione di seguirlo alla lettera.” rispose annuendo.

Il moro sapeva che non avrebbe potuto impedirgli di fare altri danni o di mandare altre cose nel suo ufficio; quando si metteva in testa una cosa il fenicottero era un treno ad alta velocità senza freni.

 

E adesso ha deciso di ritornare adolescente e corteggiarmi come si farebbe con una ragazzina, che gioia.

 

“Basta il caffè”

Doflamingo smise di sorridere per qualche secondo, inclinando la testa da un lato.

“Nel senso che posso continuare?”

Crocodile sbuffò alzando un sopracciglio. “Avresti smesso se te lo avessi chiesto?” 

“Sì” rispose quasi subito il biondo.

Rimasero in silenzio per un altro po’ fino a quando Doflamingo non ricominciò a sorridere.

“Quindi ti fa piacere se lo faccio”

“Ma per favore”

“Adoro quando mi preghi, se continui svilupperò un nuovo kink”

“Nuovo?”

“Ok, non è nuovo ma hai capito”

 

Crocodile inspirò chiudendo gli occhi e portandosi una mano sulla fronte. 
“Il tuo completo narcisismo tocca vette più alte ogni volta che ci parliamo” commentò l'uomo riaprendo gli occhi.

“Già, e pensa, ti basterebbe solo chiedere per avermi in ginocchio”

Il moro deglutì e roteò gli occhi in un atto di fastidio, ma Doflamingo allargò il suo sorriso notando l'aria divertita dell'altro.
“Doflamingo” disse alzandosi e aggirando la scrivania per fermarsi di fronte all'uomo seduto.

Il moro assottigliò lo sguardo e con una mano gli sollevò il volto per poi piegarsi in avanti così da essere alla sua stessa altezza. 
“Trovo piacere in ogni forma di controllo, soprattutto se riguarda il mio corpo. Adoro arrivare al limite e negarmi il conforto di un piacere momentaneo, posso andare avanti per ore, quindi ti assicuro che se ti lasciassi fare quello che dici sprecherei tutto il pomeriggio e non finirei la revisione dei documenti che mi ero ripromesso di leggere. E tu,” commentò mantenendo sempre un tono di voce neutro, non riuscendo a fermare il pollice dallo scorrere sul labbro inferiore del biondo, “tu usciresti di qui in condizioni pietose” concluse alzandosi e togliendo la mano, facendo un enorme sforzo.

Aveva notato che Doflamingo aveva smesso di ridere, come aveva notato il suo respiro caldo farsi leggermente più rapido.
Si sedette di nuovo alla scrivania per poi incrociare le gambe.
“Ora se non ti dispiace devo finire, grazie per il caffè.”

Doflamingo si schiarì la voce cercando di frenare i pensieri riguardo alla scrivania e alle fragole, fallendo.
Si alzò in piedi sorridendo come se nulla fosse e dedicò uno sguardo all'uomo che ora lo stava ignorando, preferendogli dei documenti.
Aprì la porta e sbuffando diverito.

“Chiudi la porta quando esci, per favore

 

E Doflamingo lasciò quell'ufficio ridendo in modo sguaiato, cosa che non gli accadeva da diverso tempo.


Kidd dietro la porta si allontanò e si precipitò in bagno, con il cellulare ancora in mano.

“Trafalgar”

“Eustass-ya, porca troia”

Credo sia la prima volta che esprimi alla perfezione i miei stessi pensieri”

“Vorrei vedere, non so che altro dire”

“Io sì, ho la soluzione. Approccio Non-Diretto”

“Scusa?”

“Se quei due sono distratti l'uno dall'altro non gliene fregherà a nessuno se scopiamo”

“Potrebbe quasi essere un'idea decente”

“Trafalgar, è un'idea geniale. Non posso prendere ordini da quella merda col cappotto rosa, se voglio venire da te e appenderti al muro lo faccio”

“Non è detto che poi tu riesca ad uscire”

 

Kidd ghignò.

 

“Mi sta bene. E comunque se i Capuleti e i Montecchi senior non avessero avuto delle cazzo di discussioni tutta la tragedia dei figli si sarebbe evitata. Sempre colpa dei genitori”

“Eustass-ya, sono impressionato, hai fatto i compiti”

“Ma stai zitto, sai cosa voglio dire”

 

Law si distese sul letto e guardò il soffitto.

 

“Giulietta e Romeo devono riuscire a far innamorare i loro genitori single. Di nuovo. Shakespeare gay love.”

“Non credo ci sarà molto da fare, ma una spinta non fa mai male”

“A meno che tu non sia Mufasa”

“Trafalgar.”






Angolo dell'Autrice:
Ed eccosi con il nuovo aggiornamento, cercherò di pubblicare gli ultimi capitoli una volta a settimana o massimo ogni dieci giorni.
Mihawk e Shanks finalmente risolvono i loro problemi alla vecchia maniera, e Kidd e Law fanno le comari di paese e ascoltano conversazioni altrui, certo che Crocodile dovrebbe ricordarsi di essere nel posto di lavoro...

a presto,
A. of S.


 
  
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