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Autore: Gaia Bessie    26/09/2020    3 recensioni
D’altronde, la storia del topo e del gatto è la storia di Draco – una storia di mancanza.
[Draco/Asteria | Sesta classificata al contest "Tre incantesimi" indetto da Juriaka sul forum di EFP]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La storia del gatto e del topo
 
 
«Ho fatto un brutto sogno».
Come fai a tranquillizzare un bambino che chiama la mamma, senza che questa possa correre da lui?
Draco sospira, osservando i capelli color miele del figlio.
«Raccontamelo, allora».
 
 
È la storia di un gatto e un topo amici: il topo vive in una cantina e il gatto lo va a trovare.
Solo che un giorno si dimentica, e poi i giorni diventano due, e poi persino un mese intero.
 
Asteria Greengrass-Malfoy aveva vissuto al San Mungo, gli ultimi tre mesi della propria vita.
Suo marito entrava nella stanza e si sedeva sulla sponda del letto ogni pomeriggio, con l’orario delle visite.
Poi, un giorno, dopo che nel precedente Asteria aveva trovato il cuscino costellato da una corona di ciocche di capelli color miele, Draco non era riuscito a guardarla, sua moglie.
E non l’aveva guardata il giorno dopo, che era diventato due, che era diventato un mese.
Finché, poi, di giorni da evitare non ne aveva avuti più.
 
 

 
Un giorno, poi, l’aria diventa gonfia e salata come un lievitato – qualcuno è arrivato e deve fare la derattizzazione, con un incantesimo pungente e che sa di lacrime.
Il topolino corre via, spaventato.
 
Aveva mai avuto, Asteria, paura di morire?
Aveva tremato, quando le erano caduti i capelli, quando la pelle s’era fatta fragile come un’inutile pergamena?
Se ne era mai resa conto, che stava morendo?
 

 
Poi, il gatto torna ed entra in cantina, dove stanno dei fumetti. Con una zampa rovescia un volume giallo come il sole, il numero due di quella collezione – lì dentro, lo scheletrino del topo, immobile.
 
Quando Draco aveva raccolto il coraggio che gli era rimasto, un patetico surrogato di quello che era di sua moglie, Asteria aveva chiuso gli occhi, salutando suo figlio con una lettera incantata e una vecchia foto.
Non aveva avuto il coraggio di guardarla, da morta – temeva che quel corpo, quel recipiente ormai vuoto, gli avrebbe restituito uno sguardo pieno di delusione.
 


 
Lo aveva aspettato, il topolino, mentre lo spazio a sua disposizione si riduceva pian piano?
Draco guarda suo figlio, e il cuore duole a ogni battito.
 
«Sì» mormora, sfiorandogli i capelli.
Sotto le dita, sembrano spiacevolmente simili alla corona color miele di Asteria.
«Lo stava aspettando».
Scorpius annuisce, solenne, e torna a chiudere gli occhi soddisfatto.
«Era tutto ciò che aveva» mormora Draco, a sé stesso.
 
D’altronde, la storia del topo e del gatto è la storia di Draco – una storia di mancanza.
Perché mancanza è esattamente quello, pensa.
 
Mancanza è che l’aria è irrespirabile da quando non ci sei.
 
 
 
 
 


Io mi scuso per tutto questo, ma avevo una sorta di esigenza: il sogno che leggete, è un sogno vero, non l’ho inventato, l’ho sognato io. Se qualcuno vuole azzardare diagnosi in merito, prego.
Il resto, è un grosso boh, ho scritto questa flash in letteralmente 15 minuti appena tornata a casa da un viaggio estenuante – quindi, criticate pure, probabilmente domani mattina ci penserò io stessa.
E niente, grazie per avermi letta.
 
Gaia
   
 
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