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Autore: Felpie    26/09/2020    5 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Piccola nota di inizio: il rating di questa storia è giallo, ma la "leggera trattazione di tematiche sessuali" può avere molte interpretazioni, a seconda della sensibilità di ognuno di noi. Visto che in questa storia Merlino ed Artù sono due universitari secondo me può succedere che termini come "sesso" o "scopare" vengano fuori o che ci siano riferimenti (e vi avviso che ogni tanto ce ne saranno). Non descriverò mai scene, avendo scelto di scrivere una storia a rating giallo, ma potrebbero esserci accenni - che comunque ritengo essere accettabili - ma che potrebbero urtare alcune personalità più sensibili.  In ogni caso saranno tutti in chiave scherzosa e leggera, mai troppo profondi o intimi. Spero di non essere non essere sfociata troppo nel volgare con certi termini e di non essere andata fuori rating.





 
Che tu possa avere sempre il vento in poppa,
che il sole ti risplenda in viso
e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle
(dal film "Blow")






Da quando Alator è entrato nella sua vita, da un paio di settimane, Merlino ha capito una cosa: se vuole davvero provare a fare qualcosa di leggero, una di quelle storielle estive che sembrano piacere tanto a Gwaine – nonostante non abbia più detto una cosa del genere da quando ha conosciuto Morgana – Alator è la persona giusta: non prende nulla, non hanno fatto discorsi importanti o si sono messi stupide etichette addosso. Che sia questo quello a cui si riferivano tutti a Capodanno, il famoso lasciarsi andare?

Non che Merlino abbia in questo periodo tempo per qualcosa di più impegnativo, visto l’ormai imminente sessione estiva, che lo distrae da ogni altra cosa – potrà essere leggero e darsi alla pazza gioia quanto vuole, ma gli esami verranno sempre prima di ogni altra cosa – e gli fa trascorrere le giornate in biblioteca. Superato lo scoglio di anatomia nulla gli sembra così impegnativo, ma non vuole adagiarsi sugli allori e il topo di biblioteca è tornato in un attimo – anche perché in quel posto un po' in ombra e nella vecchia università, riesce a trovare tregua dal caldo torrido che ha preso possesso della città.

Quindi, spesso e volentieri in compagnia di Freya e Gwen, si ritrova a prendere posto al tavolino alle 8.30 di mattina e ad alzarsi solo alla sera, con davvero poche pause caffè. Ma la presenza delle amiche lì lo fa distrarre a sufficienza per non sentire troppo la pesantezza e l’ansia dello studio.

Un altro che sembra aver capito che deve decisamente studiare è Artù, di cui in realtà il coinquilino ha seguito poco lo studio degli ultimi giorni – come già detto, non è stato quasi mai in casa – ma gli basta trovare i libri di legge in ogni angolo per capire che il biondo fa davvero sul serio: sembra voler dare tutti gli esami, anche quelli che gli sono rimasti indietro essendosi iscritto in ritardo. Sicuramente non sono più usciti a bere qualcosa la sera e questa già la dice lunga sull’impegno che Artù sta mettendo nello studio; l’unica cosa che è venuta in mente a Merlino è stata di fargli trovare sempre delle birre in frigo – magra consolazione rispetto al pub di Parsifal, ormai diventato di fiducia – perché sa che, pur essendo anche lui sotto esame, è il suo coinquilino quello che va supportato in questo momento così nuovo per lui.

Ma certe volte anche il moro ha bisogno di supporto, come dopo aver studiato tutto il giorno solo un capitolo, senza averlo capito – figurarsi imparato – granché. Merlino arriva alla porta, camminando praticamente come uno zombie e la apre automaticamente, accendendo le luci; per poco non sviene, quando si trova davanti Artù – o meglio, quello che sembra Artù – con una maglietta sporca, i capelli sparati in aria e le mani sulle ginocchia, seduto sul divano ma circondato da una quindicina di libri e quaderni gettati malamente per terra, penne sparse qua e là e dei vetri di bicchiere frantumato.

Ora, di scene pietose Merlino ne ha viste parecchie di ritorno a casa, ma questa ha davvero un che di strano: almeno di solito c’era una parvenza di ordine e sanità – più o meno – mentale, ora invece Artù sembra aver scaraventato via tutti i libri, riuscendo così a frantumare un bicchiere, riducendosi poi all’autocommiserazione.

“Artù!” esclama il moro, avvicinandosi “Ma che è successo?”

“Stavo studiando” si limita a borbottare il ragazzo.

“Sì, ma tutto questo?” insiste Merlino, indicando il caos che si è creato nel loro piccolo salotto.

“Stavo studiando” ripete Artù, senza nemmeno alzare lo sguardo su di lui.

“Forse tu sei nuovo di queste cose, ma io ho una certa esperienza nello studio e so che non si fa così” ribatte Merlino, appoggiando la borsa sulla sedia della cucina, prima di tornare davanti al suo coinquilino “Quindi, riproviamo: che cosa è successo?”

“Tu non capisci, Merlino” sbuffa Artù, appoggiandosi con la schiena al divano.

“Che cosa non capisco?”

“Devo andare bene a questo esame”

Il moro sbatte le palpebre, prima di sedersi accanto al suo coinquilino “Che cosa vuoi dire?”

“Io… non posso sbagliare. È il mio primo esame… tutti si aspettano di vedere quanto impegno io abbia messo in questa mia folle decisione di fare l’università”

“Io non penso che sia stata folle la scelta di fare l’università” replica Merlino “E nessuno ti sta facendo pressione, tutti vogliono solo essere sicuri che sia quello che vuoi fare sul serio. E il tuo impegno non si vede dal risultato di un esame, ma da come lo hai preparato”

Il moro lo guarda un attimo, anche se Artù non accenna a girarsi verso di lui, così aggiunge “Ed io posso testimoniare che stai dando tutto te stesso. Diamine, stai quasi dormendo sui libri come me! Lo sai che è grave, vero?”

Lo sbuffo divertito che il biondo gli rivolge fa sorridere il ragazzo.

“Ne sei sicuro?”

“Che è grave se inizi a dormire sui libri? Sicuramente, porta solo un gran mal di testa, un mal di schiena da far paura ed è poco produttivo. Te lo assicuro”

“Non parlavo di quello, idiota” risponde Artù, girandosi verso di lui “Credi sul serio che io possa farcela?”

“Non ho detto questo, ho detto che sicuramente hai fatto del tuo meglio” lo corregge Merlino, prima di sorridergli “Ma sì, sono anche convinto che ce la farai alla grande”

“Cosa te lo fa pensare?”

“Perché ti conosco” risponde il moro, alzando le spalle “Perché sei mio amico e perché ho fiducia in te”

Artù lo guarda, prima di sbattere entrambi i pugni sul divano, frustato “Perché non puoi limitarti ad essere un idiota come sempre? Quando dici queste frasi… motivazionali… mi mandi in totale confusione”

E Merlino deve davvero trattenersi dal fargli notare che solitamente è lui a mandarlo in confusione, facendolo arrivare al punto di non capire più nulla con quelle sue stupide frasi totalmente improvvise, e che per una volta è un bene che ci sia lui dall’altro lato. Ma il brivido di soddisfazione che gli corre lungo la schiena non glielo toglie nessuno.

Sembra così fragile Artù in questo momento, con i libri sparsi intorno a lui, gli occhi stanchi e i capelli in disordine, ma il moro si ritrova comunque a pensare che è bellissimo anche così. Merlino, togliti questi stupidi pensieri dalla testa, accidenti. Il tuo coinquilino ha bisogno di supporto, non di uno che gli sbava dietro. E poi, perché dovresti sbavare dietro ad Artù? La tua avventura estiva già l’hai trovata.

“Sai, prima di ogni esame ho la tradizione di andare sul tetto” si ritrova a dire Merlino, troppo tardi per poter fermare le parole appena uscite dalla sua bocca.

“Perché così se ti vuoi buttare di sotto sei ad una giusta altezza?” dice sconsolato Artù.

“No, perché dal tetto si vedono delle stelle meravigliose. Poche, in realtà, ma sono comunque belle”

“Sei proprio sentimentale”

Merlino ignora il commento e domanda “Allora?”

“Allora cosa?” sbuffa il biondo.

“Allora vuoi venire sul tetto con me?”

“Devo studiare”

“Artù, non rompere le scatole. Sai tutto, è inutile che continui a studiare. Vieni sul tetto con me”

Gli occhi celesti di Artù si incrociano con quelli sempre chiari di Merlino e, dopo un attimo, il biondo annuisce “Almeno ho una scusa per la tua morte accidentale. E si dice rompere le palle. Sul serio, Merlino, la sai dire una parolaccia?”

“Muoviti, Asino, prima che cambi idea e che ti riempia di parolacce”

Esco di casa così, di corsa, sporchi e sudati per colpa del gran caldo, entrambi con i capelli in disordine e fanno la gara a chi fa prima per le scale. Il risultato è ovviamente scontato, ma Artù sorride come un bambino nel vedere l’espressione affaticata del coinquilino.

“Dovresti fare un po' di sport, lo sai?”

Ma il moro si sente subito meglio, quando vede l’amico aprire la porta del tetto e, finalmente assumere una posizione un po' più rilassata.

Si siedono a cavalcioni sul bordo, appoggiando le mani sulla balaustra, mentre guardano la città sotto di loro e le stelle alte nel cielo; dal suo paese, Merlino ne vede decisamente di più, ma queste sono la cosa più vicina a casa che ha trovato, quindi se le fa andare bene. E poi non sa se uno come Artù abbia mai avuto il tempo di fermarsi ad osservarle, nella sua frenetica vita, quindi possono essere considerate comunque un bello spettacolo.

“Sarà così per ogni esame?” mormora il biondo, facendo ciondolare i piedi.

Merlino scrolla le spalle “No. A volte sarà più tranquillo, altre volte sarà così tremendo che ti chiederai perché diamine lo stai facendo ed altre volte ancora non vedrai l’ora di farlo così da togliertelo dai piedi. L’importante è che ti ricordi perché lo stai facendo”

“Perché lo sto facendo…” ripete Artù a bassa voce “Perché vale la pena lottare…”

“L’hai preso proprio come motto, eh?” ridacchia Merlino.

“Da bambino mio padre diceva che dovevo essere più forte, più bravo e più veloce di tutti, era il suo motto. Era ora che trovassi una frase mia”

“Veramente sarebbe mia” sottolinea il moro.

“Sì, ma tu non la usi mai, quindi la prendo io. Avrò i diritti di copyright sulla frase e vorrò una percentuale ogni volta che la sentirò pronunciata dalla tua bocca” ribatte Artù.

“Non ti darò nemmeno un soldo, Asino. Sei un dannato plagiatore”

“Che parolone, Merlino!” esclama stupito il biondo “Stai andando nel mio campo di lavoro”

“Non è ancora il tuo campo di lavoro” gli ricorda l’altro “Prima devi passare gli esami”

“Ti ho detto che sei fastidiosamente attaccato alle parole?”

“Me lo dici a giorni alterni, sì” annuisce il moro, ma entrambi stanno sorridendo e la discussione – come al solito – cade dopo poco.

Dopo un po' di silenzio, con il leggero venticello che scompiglia i capelli di entrambi, Artù chiede “Sai riconoscere le stelle?”

“Chi sarebbe quello sentimentale adesso?” lo prende in giro Merlino.

“Sempre tu. E sei anche un idiota” sbuffa Artù “Io sono cresciuto in questa città, te lo ricordi?”

“Me le ha insegnate lo zio Gaius, quando portava me e Will a campeggiare…” finisce la frase sussurrando, prima di raccontare – forse più per ricordarselo lui stesso che per altro “La prima volta che ci siamo andati non riuscivamo a stare fermi, volevamo esplorare il bosco di notte e pescare nel fiume, così lo zio Gaius per tenerci buoni ci ha fatto studiare tutte le stelle”

“Scusa come faceva a tenerti buono facendoti studiare?” il biondo lo guarda totalmente incredulo.

“Perché io e Will facevamo una gara: chi sbagliava più costellazioni avrebbe lavato i piatti” risponde Merlino con un sorriso, prima di adombrarsi nuovamente “Era un bel periodo…”

“Mi dispiace, non volevo portarti alla mente brutti ricordi” si scusa subito Artù, ma l’altro scuote la testa.

“Non ti preoccupare, ormai sono andato avanti. E tutta la mia infanzia l’ho trascorsa con Will, quindi è normale che mi venga da pensare a lui ogni tanto”

“Allora insegnami le stelle che sai, così sarà un ricordo legato a me” esclama il biondo.

“Qui se ne vedono poche”

“Allora andremo in campeggio”

Con Artù in tenda? Va bene l’autocontrollo ma alcune cose sono troppo anche per Merlino. Merlino, smettila di pensare certe cose: i gay non saltano addosso a tutti i ragazzi che respirano. E sì, lui è un ragazzo solo ed è scientificamente provato che sia davvero un figo, ma Alator è la tua storiella estiva. Ora non lasciarti andare troppo.

“Pensiamo prima a fare gli esami, direi” il moro riporta l’amico con i piedi per terra “Se ti conosco un minimo, quando finirai gli esami, avrai così tanta voglia di divertirti che Parsifal dovrà cacciarti via a forza dal suo locale, dopo giorni di permanenza lì dentro”

“E tu verrai con me, sappilo” esclama Artù, mettendogli un braccio attorno al collo e stringendolo a sé, mentre con il pugno gli gratta la testa ed entrambi scoppiano a ridere.

“Se Artù non ci fosse, dovrebbero inventarlo” si ritrova a pensare il moro “Sarà un grande avvocato perché ci crede veramente”

E quando Artù torna a casa con il massimo dei voti al suo primo esame e gli rivolge quel suo sorriso speciale e dalla dentatura perfetta, Merlino è convinto che qualcuno abbia sostituito le ossa delle sue gambe con della gelatina. Ma non potrebbe essere più orgoglioso.

 

“Merlino!” urla il biondo dalla sala, mentre il moro cerca la maglietta meno orrenda che c’è in giro nella sua camera.

La sessione è finita e sia Artù che Merlino l’hanno superata nel migliore dei modi, quindi possono godersi interamente le vacanze, senza alcuna preoccupazione. Merlino ha avuto assolutamente ragione e Artù ha passato le sere successive all’ultimo esame dentro il bar di Parsifal, ma questa sera è chiuso e il biondo si ritrova sul divano senza idee su come passare la serata.

“Che c’è?”

“Usciamo insieme stasera? Mi annoio!”

Merlino sbuffa “Non è un problema mio, devo uscire con Alator stasera”

“Dai, ma quell’uomo sembra avere tipo 10 anni più di te! Come fai a starci insieme?” si lamenta Artù, mentre il coinquilino esce dalla camera per andare in bagno.

“Fai così solo perché stasera non hai nessuna ragazza, Artù”

“Io voglio uscire con il mio coinquilino” ribatte il biondo “E questa tua scarsa fiducia nei miei confronti mi ferisce profondamente”

“Sei la persona meno credibile del mondo nel dire queste parole” replica l’altro, andando in cucina alla ricerca delle sue chiavi.

“Anche questo mi ferisce profondamente”

“Devi davvero trovarti una ragazza”

“Che me ne faccio di una ragazza, quando ho il mio fantastico coinquilino? Con loro è tutto più complicato, devo stare attento a ciò che dico e ciò che faccio”

“Per quanto mi lusinghi essere al primo posto nel tuo cuore, anche con me dovresti stare attento a ciò che dici e ciò che fai” sbuffa il moro, nonostante non riesca a trattenere un sorrisetto per l’affetto che Artù inizia a dimostrare per lui: dopotutto non è così male che preferisca stare con lui piuttosto che con una ragazza, no? No, Merlino, basta fare questi pensieri, è ovvio che è male.

“Mi spieghi cosa ci trovi in Alator?” continua Artù, ora con una voce più ovattata, come se avesse affondato la faccia nei cuscini del divano.

“È bello, intelligente, dolce e sensibile?” elenca l’altro.

“Stai facendo la lista della spesa, Merlino?” lo prende in giro il biondo “Tutte queste caratteristiche ce le ho pure io. Che fai con lui che non puoi fare con me?”

Merlino lo guarda come a chiedergli se deve sul serio rispondere alla domanda “Sei serio? Vuoi che ti faccia un disegnino?”

Artù si alza su di scatto ed esclama “Merlino, non ti facevo così pervertito!”

“Me lo hai chiesto tu!” sbuffa l’altro in risposta “Che pensavi facessimo? Giocassimo a carte tutto il tempo?”

“Lo hai davvero già fatto con Alator? Ma vi siete appena conosciuti”

“Tu ti porti a letto le ragazze dopo una serata ed io non posso fare sesso con uno con cui esco da quasi un mese e mezzo?” gli urla per farsi sentire mentre torna in camera a prendere le ultime cose.

Artù sbuffa e il moro sente un tonfo come se fosse ricaduto sul divano; raccoglie il telefono e il portafoglio, prima di dichiararsi definitivamente pronto e tornare in salotto per salutare il suo coinquilino.

“Quindi è questo il tuo allettante programma della serata? Fare sesso nel bagno di un locale?”

“E il tuo è stare spiaggiato sul divano cercando di mandare a monte i miei piani?” commenta Merlino, osservando il corpo – nudo, ma perché è sempre nudo – steso a quattro di spade sul divano.

“Può darsi. Ci sto riuscendo?”

“No. Buona serata, Artù” risponde Merlino con un sorriso, evitando un pelo il pacchetto di fazzoletti che il biondo è svelto a tirargli.

Sembra l’inizio di una serata normale, no? Almeno per Merlino che esce di casa, monta in sella alla sua bici ed inizia a pedalare verso il locale dove ha appuntamento con Alator. Essendo estate è caldo e c’è molta gente in giro, con i vestiti più improponibili, ma a quanto sa il suo… compagno – non hanno ancora definito nulla tra loro – ha chiesto un tavolino fuori, in modo da evitare la calca del locale. È già lì quando arriva, con due drink davanti ed il sorriso accogliente.

“Ehi” lo saluta.

“Ehi” risponde Merlino, sedendosi accanto “Aspetti da molto?”

“Il tempo dell’ordinazione, non preoccuparti”

Iniziano a chiacchierare tra loro e Merlino non può non pensare al fatto che, pur stando bene con Alator, non è sicuro che sia ciò che vuole davvero: maledetto Artù, perché anche quando non è lì con lui è capace di essere assolutamente presente? Non può lasciarlo un attimo in pace?

“Ti va di andare a fare un giro?” propone Alator dopo un po' e Merlino annuisce, ma non fanno in tempo ad andare a pagare che Artù appare davanti a loro.

“Non andrete a fare un giro da nessuna parte”

“Artù!” esclama sorpreso il moro “Ma che diavolo ci fai qui?”

“Ho bisogno del mio coinquilino, forza, vieni” gli afferra il polso e lo tira leggermente “Scusa, Alator, fate la prossima volta”

“Ma che dici, Artù? Ti ho detto che per stasera ti saresti dovuto arrangiare con qualcun altro e che io avevo da fare” Merlino cerca di trattenersi dall’urlargli contro degli insulti di fronte a tutto il locale.

“Sì, ma ora devi venire con me”

“Dove e soprattutto perché?”

“Perché sì” dichiara semplicemente il biondo “Alator, te lo rubo”

Se non fosse così infuriato con il suo coinquilino, Merlino sicuramente penserebbe all’ottima scelta di parole fatta dall’amico, ma mentre sta cercando di puntare i piedi per non rendere la vita così facile ad Artù non può fare altro che insultarlo.

“Aspetta, stupido Asino” esclama alla fine esasperato, prima di girarsi verso Alator “Scusami, come vedi deve essere ubriaco o davvero non riuscirei a spiegarmi il suo comportamento. Ti chiamo dopo, va bene? Lo devo riaccompagnare a casa”

Alator annuisce, probabilmente un po' confuso, prima di fare un cenno di saluto ad entrambi.

Solo quando Merlino è sicuro di essere solo con Artù e a debita distanza da orecchie indiscrete gli urla contro “Ma che ti è saltato in mente, Artù? Sei totalmente pazzo? Mi viene da pensarlo visto che nemmeno tu puoi essere ubriaco, sono uscito di casa da nemmeno mezz’ora. Non è possibile che tu abbia bevuto così tanto in così poco tempo”

“Non sono ubriaco” conferma il biondo.

“E allora perché sei qui?” esclama esasperato il coinquilino “Sul serio non riesci a passare una serata da solo?”

“Mi dava fastidio l’idea, ecco tutto”

“Quale idea? Quella che io possa avere una vita mia?” Merlino si tocca le tempie con le mani, chiudendo gli occhi e provando a mettere insieme i pensieri confusi che gli stanno passando per la mente “Ma come hai fatto poi a trovarmi, si può sapere? Mi hai pedinato?”

“No, ho chiamato Gwaine” risponde Artù, alzando le spalle “Non mi avevi detto dove andavi”

“E forse c’era un motivo! Cazzo, Artù, non pensavo che potessi arrivare a tanto per noia” continua infuriato l’altro.

“Non mi piaceva l’idea di te che facevi sesso con qualcuno in uno squallido bagno” si limita a commentare Artù, anche se sembra perdere quella sicurezza che aveva fino a poco fa.

“Non… ma sul serio?” Merlino è allibito dalle parole dell’amico “Ti pare davvero che io potrei essere un tipo del genere?”

“Lo hai detto tu, quando sei uscito di casa” gli fa notare il biondo.

“Io non ho detto che stavo andando a scopare in un locale, ho detto che dovevo uscire con Alator” precisa invece l’altro.

“Fare un giro significa proprio quello” ribatte Artù.

“Fare un giro significa passeggiare, per la miseria!” urla Merlino, prima di sospirare ed abbassare il tono “In ogni caso non ne avevi alcun diritto”

“Non ci ho pensato, ecco tutto”

E il tono ancora così tranquillo di Artù fa in un attimo saltare di nuovo i nervi di Merlino, che sbotta “È questo il problema, Artù! Tu non pensi mai, non dai mai peso alle conseguenze delle tue azioni!”

“Che vuoi dire?”

“Perfino quando mi hai baciato a Capodanno hai detto che non sai perché lo hai fatto. Lo hai fatto così, tanto per. E mi ha spiazzato davvero totalmente il fatto che per te il bacio non abbia significato nulla, perché invece a me ha mandato in totale confusione” le parole gli escono di bocca prima che abbia anche solo il tempo di controllarle e subito Merlino si vorrebbe mordere la lingua per ciò che ha detto, ma può solo aggiungere “Io davvero non riesco a capire come ragioni, come ti vengano certe idee. È davvero faticoso seguire il filo dei tuoi pensieri”

Il moro alza lo sguardo – quand’è esattamente che si era messo a fissare l’asfalto? – e getta un’occhiata all’amico, che sembra essere diventato un po' pallido e con un’espressione spaventata; Merlino sente il suo cuore pompare il sangue più velocemente del normale e ha caldo, molto caldo: vorrebbe disperatamente prendere una boccata d’aria, nonostante si trovi all’aperto.

“Però mi hai seguito” è ciò che mormora Artù, abbassando lo sguardo.

“Cosa?”

“Mi hai seguito” ripete il biondo, guardando gli occhi azzurri del coinquilino “Potevi dire che ero pazzo, potevi prendere Alator e andare via, potevi ignorarmi. Ma non lo hai fatto”

Già, Merlino, non lo hai fatto. Hai preferito seguire il tuo folle coinquilino, invece di mandarlo al diavolo e concludere la serata il più lontano possibile da lui. Perché lo hai fatto?

“Perché sono così arrabbiato che domani non sarei riuscito ad esprimere la mia ira al meglio” il moro accantona la domanda, il perché ha fatto ciò che ha fatto, in un angolino lontano della sua mente e ricomincia il suo attacco “Perché bisogna che capisci che ti sei comportato da idiota e che non puoi fare così solo perché ti annoi”

Artù fa per aggiungere qualcosa, ma Merlino non gliene dà il tempo “E no, non aggiungere che lo hai fatto per il mio bene o cose del genere, perché è una spiegazione assurda e strampalata. Anzi, non aggiungere proprio niente perché non ho voglia di stare qui ad ascoltare i tuoi pensieri folli e totalmente illogici”

“Merlino…” prova ad intervenire Artù. In un qualsiasi altro momento, probabilmente, Merlino non avrebbe mai sovrastato la voce di Artù, rendendogli difficile anche parlare, perché il biondo si sarebbe imposto, avrebbe detto la sua solita sciocchezza o gli avrebbe sorriso e il moro avrebbe lasciato perdere, ritrovandosi a sorridere come un ebete. Ma in quel momento Merlino non sembra aver alcuna intenzione di cedere e il suo coinquilino sembra averlo capito, mentre prova a rimediare come può.

“Non… non dire altro, Artù. Ora non ti voglio ascoltare” lo interrompe infatti l’amico furioso “Me ne torno a casa”

“Quando mi vorrai parlare?” c’è qualcosa nella voce di Artù che per un attimo – ma solo per un attimo – fa sì che il moro si domandi se fa davvero bene a trattarlo così male per una cosa del genere che è perfettamente nel carattere e nello stile dell’amico.

“Non lo so” risponde bruscamente – troppo bruscamente – prima di aggiungere “Viviamo in casa insieme, non potrò non parlarti a lungo. Ma adesso voglio andare a casa e cercare di dimenticare questa serata penosa”

Merlino non sente se e quale risposta gli abbia dato Artù, si dirige rapidamente a riprendere la bici ed inizia a pedalare come una furia verso casa. E il biondo non si sorprende quando, entrando in casa poco dopo di lui, sente la chiave girare nella serratura della porta della camera del coinquilino.






Spazio autrice uuh una stella persona romantica
Perdonate il ritardo, la puntualità e la regolarità non sono il mio forte, nonostante la storia sia finita ed io debba effettivamente solo pubblicare il capitolo e le mie fantastiche e bellissime note (la modestia l'ho lasciata a Camelot).
Inizio queste note (no, sul serio, qualcuno le legge?) invitandovi a leggere quelle all'inizio del capitolo (così, giusto per essere sicuri che il messaggio passi e che qualcuno non si lamenti dei toni poi) e spiegandovi il titolo, perché magari non tutti conoscete quella frase: Citius! Altius! Fortius! è il motto delle Olimpiadi e significa "più veloce! più in alto! più forte!" e mi sembra una di quelle frasi che Uther potrebbe benissimo aver insegnato ad Artù per spingerlo a dare il massimo in ogni circostanza. E nel suo desiderio di libertà ed indipendenza Artù ha bisogno di una frase che sia solo sua, invece. 
Per quanto riguarda invece la seconda parte del capitolo diciamo che una persona sana di mente direbbe che certi gesti sono dettati da qualcosa di un po' oltre la semplice amicizia, ma a quanto pare Merlino ed Artù hanno un po' di prosciutto sugli occhi e devono aspettare che passi Scooby Doo e che se lo mangi, prima di risolvere il loro non tanto intricato né complicato mistero (okay, ora probabilmente sto delirando, ma da me piove e stare in casa fa strani effetti). E sì, Merlino non è poi passato così tanto sopra al bacio di Capodanno ed ogni tanto gli capita di ripensarci (chissà perchè). Ma non lo biasimiamo, lo farebbero in tanti.
Credo di aver delirato abbastanza in poche righe, quindi ringrazio come sempre royal_donkey per le sue splendide recensioni e ringrazio CrystalWolf_019 per averci tenuto a farmi sapere che la storia le piace (mi scalda sempre il cuoricino). E ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ ricordate/ seguite (anche voi mi scaldate sempre il cuoricino).
Vi lascio dicendovi che il nostro piccolo Artù è un grande oratore e che sicuramente si scuserà in un modo che farà diventare le ginocchia di Merlino di gelatina (di nuovo, per la seconda ma sicuramente non ultima volta).
A presto,
Felpie

 
   
 
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