Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: manpolisc_    26/09/2020    1 recensioni
•Secondo libro della trilogia•
Sharon Steel ormai crede di aver scoperto tutto di sé grazie agli avvenimenti estivi che hanno caratterizzato le sue vacanze, quando in realtà non sa ancora nulla di ciò che realmente è. Sicura di aver detto addio ad una minuscola ma significativa parte della sua vita, si ritroverà ad affrontarla di nuovo, e questa volta le cose saranno troppo diverse e non sarà sicura di riuscire ad accettarle.
Dal testo:
- Era solo un sogno. - Cerca di rassicurarmi, e lo ringrazio per avermi interrotto. Non sono certa di voler dire ad alta voce quegli orrori da cui la mia mente è ormai segnata.
- Si realizzerà. - Affermo completamente sicura.
- Solo se tu vuoi renderlo realtà. -
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1

-Sharon-

Harry mi sorride con dolcezza mentre non distolgo il mio sguardo dal suo, sebbene il panorama che ci circonda sia qualcosa di splendido. La Luna risplende in un cielo pieno di stelle, privo di nuvole, e si specchia sulla superficie del lago intorno al quale non c'è neanche un po' di fango, a differenza dell'ultima volta in cui mi trovai vicino a un lago, nel bosco, quando ci imbattemmo in Albert Sanchez. C'è una distesa di erba il cui colore, verde scuro, è interrotto solamente da qualche margherita bianca sparsa di qua e di là. Un vento piacevole lambisce i nostri visi, i fiori, le foglie degli alberi che circondano questo posto. Anche l'acqua del lago si lascia sfiorare da questa leggera brezza. Il volto di Harry assume una colorazione ancora più pallida del solito per la luce della Luna, che gli delinea gli zigomi perfetti. Di tanto in tanto viene anche illuminato da una fioca luce gialla quando qualche lucciola ci svolazza intorno e lui si trattiene dall'ucciderla, schiacciandola magari in un pugno.
- Mi sei mancato... - Mormoro e abbasso lo sguardo sulle mie mani, lievemente in imbarazzo per quelle parole. Non sono il tipo di ragazza che dice apertamente questo genere di cose, soprattutto in un sogno. Lui mi afferra il mento, bloccandolo tra l'indice e il pollice, e mi alza il volto per farmi guardare nei suoi occhi, senza smettere di sorridere. Questi sono molto più accattivanti di quanto ricordassi e il loro blu lievemente più scuro.
- Sono ancora vivo, eh. - Mi rassicura. Non appena allungo la mano per accarezzargli la guancia, e credere sul serio alle sue parole, lo trapasso. A quel tocco, il suo volto si dissolve leggermente, come se fosse fatto di fumo. Ritraggo di poco la mano, spaventata che possa sparire del tutto. Non vorrei che anche questo momento sia rovinato per causa mia, come successe quando Jackson ed io andammo al cinema. Alcune volte rimpiango ancora di essere uscita da quell'edificio: forse le cose sarebbero potute andare in modo diverso; Jackson sarebbe ancora qui e non sentirei così disperatamente la sua mancanza, con la paura di non udire più la sua voce. Ciononostante, so che non è colpa mia se mi ha lasciato sola, ma solo sua. - Questi sogni del cazzo. - Sbuffa il riccio mentre il suo viso ritorna esattamente come prima.
- Questo è ingiusto. Tu puoi toccarmi, ma io non posso toccare te. - Sporgo leggermente il labbro inferiore in avanti, formando un piccolo broncio, con lo sguardo nei suoi occhi. È passato fin troppo tempo da quando ho sentito la sua pelle fredda. Darei di tutto per un suo abbraccio, o anche un suo messaggio che mi faccia capire che non ho perso anche lui per sempre.
- Cos'è? Una specie di porno? - Scoppia in una risata, cosa che mi fa ridere con lui mentre gli do uno schiaffo sul braccio per le sue parole, senza fargli sul serio male. Non che mi sia difficile: prima di tutto perché svanisce lievemente di nuovo, e secondo perché è una pietra in confronto a me. Anche se questo non significa che non si possa far male. In fondo è anche mezzo umano, oltre che vampiro: si ferisce come qualsiasi persona in questo mondo. Ricordo ancora quelle brutte ferite che June gli ha provocato quest'estate: lo spettacolo più brutto che abbia mai visto finora.
- Mi sono mancate queste tue stupidaggini. - Scuoto la testa, divertita, mentre lui ancora ride.
- A me sei mancata tu. - Dice dopo aver smesso di ridere, assumendo un atteggiamento serio ma affettuoso allo stesso tempo. Non ricevere notizie di alcun tipo da lui è straziante: è uno degli amici più cari che ho e non so se sia vivo o meno. A volte vorrei avere il numero di Avery per chiederle se sia riuscita a rintracciarlo in qualche modo. Non immagino come stia lei, che è la sua ragazza, in questa situazione.
- Tu non sei veramente qui. - Scuoto la testa di nuovo, affranta poiché cosciente della verità. Lui mi guarda e schiude la bocca, offeso per le mie parole: credo che anche lui sappia che tutto questo non è vero. Non so di che natura siano i suoi sogni, ma se stessimo condividendo lo stesso e lui si trovasse in una situazione davvero brutta, forse questa è l'unica cosa bella a cui riesce ad aggrapparsi ora. Spero con tutto il mio cuore di sbagliarmi.
- Buon compleanno. - Dice ancora con espressione indignata, guardandomi come se gli avessi rotto il suo coltellino. Aggrotto la fronte.
- Come? -
- Buon compleanno. - Ripete. Prima che possa chiedergli cosa significhi, un fischio, simile a quello prodotto da una trombetta di carta, lo fa sparire sul serio questa volta e il fumo che componeva la sua immagine svanisce nell'aria.
 
Sobbalzo nel mio letto ancora con gli occhi chiusi e mi aggrappo al cuscino, lamentandomi successivamente per quel rumore. Perché mi hanno svegliato quando l'unico posto dove posso ancora incontrarlo è nei miei sogni?
- Sveglia, dormigliona! - Esclama Delice, entusiasta, e suona di nuovo quella trombetta vicino al mio orecchio. La afferro istintivamente e la brucio tra le mani, stringendola con forza. Quando riapro il palmo, la cenere cade leggiadra sul pavimento. - Beh, era meglio quando non sapevi di essere un Elementale. Almeno gli altri anni ti limitavi a lanciarmi addosso la trombettina. - La risata di Albert riempie il silenzio dopo le parole di Delice dall'altro lato della stanza. Apro gli occhi e controllo il mio cellulare sul comodino: tredici settembre, le sette e mezzo.
- E mia madre credeva che essere una Salamandra non avesse i suoi vantaggi. - Commento mentre mi tiro su e mi strofino gli occhi, sbadigliando. Guardo Delice, ancora accanto a me, con le braccia incrociate al petto e un'espressione imbronciata in volto. Sospiro e allargo le braccia per invitarla ad abbracciarmi; lei mi sorride e mi stringe. Mi dimentico sempre quanto le stiano a cuore i compleanni, sebbene io li veda come eventi del tutto inutili. Cosa c'è di bello nel festeggiare il proprio invecchiamento? Al massimo celebrerei il fatto che un mostro ancora non stia saltando la corda con le mie budella. Quello sì che va festeggiato.
Appena Delice si stacca, Albert si avvicina con un sorriso sul volto e le braccia dietro la schiena. È cambiato parecchio quest'estate: la peluria che aveva sul viso adesso è leggermente più folta e i suoi lineamenti più decisi, più adulti; è alto almeno cinque centimetri in più e il suo fisico è più robusto e compatto, di certo merito del nuoto. Anche il nostro rapporto è del tutto cambiato, siamo inseparabili: passiamo la maggior parte della giornata insieme, divisa tra l'allenamento, le cacce ai mostri, momenti di svago e tra poco anche le lezioni e lo studio. L'unica cosa per la quale mi dispiace è che Delice si senta esclusa ogni tanto. Certo, usciamo molte volte noi tre insieme, ma Albert ed io spesso ci ritroviamo a chiacchierare tra di noi mentre lei rimane in silenzio e ogni tanto gira su Instagram per sentirsi meno sola, non sapendo come unirsi ai nostri discorsi. Ed io naturalmente mi sento in colpa, anche se non dovrei: sono stata per anni in silenzio mentre lei parlava con altre persone, senza preoccuparsi di farmi sentire meno a disagio. Ciononostante, so cosa si provi a essere esclusa e non mi va che questo tocchi anche a lei. È brutto guardarsi intorno e sentirsi più soli di quando lo si è davvero. Non vorrei farla sentire fuori luogo, ma non vorrei neanche che si facesse male seguendoci quando dobbiamo occuparci di qualche mostro. A volte viene comunque con noi a caccia per evitare di essere rimpiazzata da Albert, sebbene ci rallenti di molto e finisce che lui si occupa della creatura ed io di lei.
- Esprimi un desiderio. - Porta le braccia in avanti, tenendo sulle mani un piccolo cupcake alla cioccolata con una colorata candelina sopra. Sorrido mentre osservo la piccola fiamma oscillare. Un desiderio... ne ho fin troppi: che Harry stia bene, che i mostri non esistano, che mia madre sia davvero sincera con me, che la mia vita non sia così complicata, che Jackson si faccia sentire, anche solo con un messaggio. Sono ancora arrabbiata con lui e per il modo in cui mi ha trattato, però capisco anche le priorità che aveva. So perfettamente che per lui sono più che una semplice missione, o come diamine la vuole chiamare, ma lui sa solamente mascherare le proprie emozioni e quello era il modo più semplice per allontanarsi da me. Mi ha facilitato le cose, almeno credo. Nell'ultimo mese, infatti, non ho pensato più a lui, non tutti i giorni, se non altro. Anche se, fra tutti i desideri possibili che potrei esprimere, lui sarebbe comunque il primo. È stato il mio secondo vero amico dopo Delice e, sebbene non sappia neanche dove sia e cosa stia facendo in questo momento, gli voglio ancora bene. A volte mi chiedo soltanto se anche lui pensi ancora a me. Non può essere davvero tutto finito con una parola.
- Dai, soffia. - M'incita Delice con un sorriso sul volto. - Non abbiamo mica tutto il giorno. - In effetti, tra non molto inizieranno le lezioni. Non so se sentirmi felice che l'anno scolastico sia ricominciato, dal momento che è finalmente l'ultimo, o sentirmi angosciata perché dovrò di nuovo studiare. Lancio uno sguardo alla mia migliore amica e poi soffio sulla candelina, lei applaude e Albert mi sorride.
- Buon compleanno. - Lui si avvicina per darmi un bacio sulla guancia. Gli sorrido a mia volta e afferro il cupcake, levo la candelina da sopra e ci do un morso.
- È buono. - Commento masticando e guardando i due. - L'avete fatto voi? -
- Sì, ci abbiamo messo un po'. -
- L'abbiamo preso al bar in centro. - Dicono all'unisono, prima Delice, poi Albert. Accenno un sorriso divertito e mi alzo dal letto per andare in bagno a prepararmi mentre continuo a mangiare il cupcake. Non vorrei far tardi già il primo giorno di scuola.
***
- Quindi... - Albert mette un braccio sia intorno alle mie spalle sia a quelle di Delice mentre si ferma davanti al cancello della scuola. - ... eccoci qui. - Commenta mentre si guarda attorno. La scuola è esattamente come l'ho lasciata: tutti si comportano normalmente, come se le vacanze non fossero mai iniziate. I soliti ragazzi sul loro solito muretto; altri che si salutano e chiacchierano, raccontandosi aneddoti estivi; chi si vanta delle fantastiche vacanze che ha passato e dei luoghi esotici che ha visitato; chi mostra la macchina nuova agli amici; i nuovi ragazzi del primo anno tutti eccitati (ancora per poco) per questo ambiente nuovo... e infine ci siamo noi, il gruppo più strambo di tutta la scuola, ma a me sta bene così. Non m'importa più se vengo definita pazza: loro non potranno mai capire, ed è meglio così.
- Di nuovo. Spero che nessun tubo esploda anche quest'anno. - Delice sospira tristemente, osservando la scuola. Albert ed io ci scambiamo un'occhiata complice. Nonostante siano passati mesi da quell'incidente, ancora non abbiamo detto nulla alla bionda. Almeno, non la verità. Quando ho raccontato ad Albert cosa fosse successo realmente negli spogliatoi, stentava a credere alle mie parole. Naturalmente, è strano che un Adaro si trovi nelle tubature della scuola e non in mare, dove dovrebbe essere. Ancora mi chiedo come sia finito lì. Comunque, se dicessi la verità a Delice, ricordandole che era lì con me e Jackson, credo che le verrebbe un attacco di panico, ed è meglio non starle intorno quando ne ha uno.
- Già, un tubo. - Commenta Albert, in tono del tutto ironico, ma Delice sembra non prestargli molta attenzione. Infatti si libera dal suo braccio e lui la lascia andare immediatamente mentre ritorna a guardare l'edificio. - Solita scuola. - Dice dopo.
- Soliti professori. - Aggiungo.
- Solita rottura di palle. - Conclude l'altra mentre incrocia le braccia al petto. Lei, tra noi tre, è quella che odia di più la scuola. Come biasimarla? Verifiche ogni settimana, ore di noia, pomeriggi sui libri, compagni insopportabili e voti messi a caso (direttamente proporzionali alla popolarità del proprio padre). Almeno questo non succederà più poiché June è definitivamente scomparsa. Ancora mi sorprende il fatto che, in tutti questi anni, nessuno si fosse accorto che Mr. Edwards non esistesse davvero. Almeno ringrazio zia Tess per essersi occupata di far sparire June anche dai registri scolastici. E lei ancora è convinta che un po' di magia non possa sistemare tutto. Albert ed io, invece, non ci lamentiamo così tanto: la scuola è la cosa più normale che abbiamo nella nostra vita, e vorremmo conservarla per un po'. - Beh, biologia mi aspetta, purtroppo. - Sospira. - Ci vediamo a mensa. - Ci lancia un'occhiata fugace e, appena suona la campanella, si affretta a entrare. Albert la segue con lo sguardo, poi toglie il braccio dalla mia spalla e mi guarda negli occhi.
- A noi tocca Mr. Douglas, vero? - Chiede speranzoso in una mia risposta negativa. Gli sorrido e annuisco, rassegnata. Lui sospira e mostra un'espressione stanca. - Fantastico. So già che brucerà la mia ricerca di storia. - Lo seguo, affiancandolo, appena comincia a camminare.
- L'ho letta, non è male. - Lui accenna un sorriso divertito.
- Ecco la mia secchiona. -
- Non sono una secchiona. - Obietto sorridendo. - E poi tu sei un genio in chimica, biologia, fisica e matematica. Il secchione qui sei tu. - Dico mentre Albert mi apre la porta d'ingresso, poi se la chiude alle spalle dopo che entrambi siamo entrati.
- Ma non in storia. - Ribatte nuovamente lui mentre ci dirigiamo in classe. Alzo gli occhi al cielo, divertita. I corridoi sono ancora pieni di gente che si spinge a destra e a sinistra per raggiungere la propria classe o anche solo per orientarsi nell'istituto. Ci sono molti ragazzi del primo anno che non sanno neanche quale lezione abbiano alla prima ora. Ricordo ancora il mio primo giorno: ero fin troppo impacciata, non sapevo neanche chi fossero i miei insegnanti e sbagliare lezione non fu un buon inizio.
Appena arriviamo davanti alla nostra classe lo precedo e apro la porta. L'aula è stranamente più pulita rispetto all'anno scorso: hanno cambiato le finestre, rendendole scorrevoli e permettendo alla luce di entrare maggiormente, e i banchi sembrano più puliti, segno che i custodi si sono dati da fare ieri.
Sia io che Albert apriamo lo zaino per prendere le nostre ricerche, poi le poggiamo sulla cattedra mentre Mr. Douglas ci sorride appena ci nota. Anche lui è cambiato rispetto a giugno: i capelli sono leggermente più lunghi, ma in maniera giusta, ha la solita riga di lato e una parte dei capelli portata a destra. Si è rasato la barba: ora ha solo un po' di peluria scura. Tuttavia, al gilet non ci ha rinunciato.
- Sharon, Albert, che bello rivedervi. Spero che le vacanze siano state eccitanti. - Ci sorride mentre unisce le nostre ricerche con le altre. Beh, sicuramente sono state movimentate. È una fortuna non dover più scrivere il solito tema "parla delle tue vacanze estive", altrimenti mi avrebbero dato un premio per la fantasia, oppure una visita gratis dallo psicologo. Però, tutto sommato, non è stata neanche tanto brutta: credo sia stata l'estate più bella della mia vita. Tralasciando le parti in cui stavo per essere uccisa, ho capito finalmente chi e cosa sono e di non essere sola. Prima di tutto perché c'è Albert qui con me che mi capisce, e anche perché c'è un sacco di altra gente come me. E non so, è una cosa bella perché sento finalmente di far parte di qualcosa.
- Non immagina quanto. - Rispondo io con un sorriso sincero. Mi è mancato, devo ammetterlo: è l'unico insegnante per il quale vale la pena stare in classe per ore. Non ti fa pesare la lezione, chiama tutti per nome e gli importa più della persona che del numero che gli viene assegnato. È semplicemente una persona fantastica.
Albert ed io ci andiamo a sedere ai nostri soliti posti, appartati in fondo, mentre Mr. Douglas si alza per chiudere la porta una volta che la classe è al completo. Tutti cominciano a sistemarsi ai propri posti: alcuni scendono dal banco dove erano seduti, altri smettono di chiacchierare con gli amici e altri ancora si tolgono le cuffiette e le poggiano insieme al cellulare nel proprio zaino.
- Beh, direi che possiamo iniziare. -
***
Scrivo tranquillamente sul mio quaderno quando mi arriva l'ennesimo bigliettino da Albert. Mr. Douglas ci ha dato un questionario da svolgere affinché lui possa leggere in tutta tranquillità le nostre ricerche. Guardo l'Ondino, che sorride in modo divertito, e scuoto la testa per la sua infantilità mentre apro il bigliettino. Come sempre, c'è un altro disegnino che raffigura il vicepreside, Mr. Scott. Questa volta l'ha trasformato in un grosso burrito parlante, con una piccola vignetta con dentro scritto "FILA IN CLASSE, DISGRAZIATO!".
- Smettila. - Gli sussurro, trattenendo una risata. Gli lancio nuovamente quel foglietto mentre la campanella finalmente suona. Tutti ci affrettiamo a riporre i quaderni e le penne negli zaini per poi prendere questi ultimi e andare alla prossima ora di lezione, lasciando i questionari sui banchi: Mr. Douglas li raccoglierà dopo. Albert, come sempre, mi aspetta prima di uscire dalla classe. Appena ho preso tutto passiamo tra i banchi e davanti a Mr. Douglas per andare via, ma quest'ultimo mi ferma.
- Sharon. - Mi richiama il professore mentre alza lo sguardo dalle ricerche. - Posso parlarti? - Chiede in tono gentile, ma con sguardo fin troppo serio che mi fa leggermente preoccupare.
- Ti aspetto fuori. - M'informa Albert, poi mi lascia sola con lui. Mi giro a guardare Mr. Douglas.
- Certo. -
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: manpolisc_