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Autore: SkyDream    26/09/2020    1 recensioni
Al ritorno dal suo allenamento di un anno, Natsu trova Crocus completamente rasa al suolo a causa della guerra scatenata da Akio e la Fairy Tail sciolta per volere di Makarov.
Deciso a mettere fine allo scempio causato da Akio, un folle precedentemente membro di Phantom Lord, si mette in viaggio per riunire tutti i membri della sua gilda. Ma parecchie strade si incroceranno rendendo il tutto poco semplice.
Lucy, Lluvia e Wendy, per prime, riprenderanno contatto con il loro passato.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 4: The sound of waterfall

 
Lluvia era intenta a parlare con Moshi, il suo cavallo marroncino che le era stato donato da Gray un paio di anni prima, e mentre espletava il suo monologo teneva in mano una carota.
La cosa buffa, che faceva sempre sorridere Gray, era che spesso Lluvia finiva per gesticolare animatamente mentre raccontava a Moshi del più e del meno.
Gesticolava con la carota in mano, facendo impazzire il povero cavallo che seguiva la sua mano con gli occhi imploranti e decisamente più interessati allo spuntino che ai discorsi.
Gray si sentiva sollevato, non era il solo a dover sopportare quel martirio, seppur non potesse ormai nascondere i sentimenti che provava per la ragazza.
Lluvia, nonostante avesse una gamba in meno ed una protesi in più, era rimasta allegra come sempre: cucinava, parlava tanto, lo abbracciava e lo accompagnava nelle missioni insieme a Moshi, che la prendeva in groppa quando i fastidi cominciavano a farsi sentire.
Lluvia non poteva più correre né nuotare, non poteva nemmeno tramutare in acqua la protesi, ma non si era arresa e aveva continuato con le piccole magie.
Gli abitanti di Rainfall Town la adoravano, chiedevano spesso di lei e non passava giorno senza che tornasse dal paese con almeno una fetta di torta fumante.
Gray adorava la sua abitudine di dividere ogni cosa in due pezzi - tre quando era commestibile anche per Moshi -, gli ricordava la sua maestra Ur, quando lui e Lyon ancora si allenavano insieme da bambini.
Ur non comprava spesso dolci o piccole delizie, ma provvedeva sempre a comprare una sola porzione da dividere in due, perché a parer suo la condivisione era importante e andava imparata in tenera età.
Gray si riprese da quei pensieri, in cui spesso si ritrovava ad affogare, e si alzò per raggiungere la sua compagna quando un gatto blu gli andò a planare davanti alla faccia.
«Gray! Devi aiutarli, ti prego devi aiutarli!» Happy sembrava allarmato e continuava ad indicare un punto non ben precisato dell’orizzonte, sulla linea di confine del paese.
Il mago non ci pensò due volte, intuendo che dovesse trattarsi di Natsu, e prese a correre dimenticandosi di tutto il resto.
Tranne che di svestirsi, Lluvia vide solo la sua maglietta a terra e un gatto volare in cielo, inseguito dal suo ragazzo.
Moshi nitrì e i due si scambiarono uno sguardo d’intesa.
 
«Dimmi Gray, Lluvia ha ancora l’abitudine di seguirti?» chiese Happy mentre volava, dando uno sguardo all’orizzonte.
«Sì, perché?». Gray non ebbe il tempo di finire la frase, che il nitrito del cavallo e la voce della maga cominciarono a propagarsi nell’aria.
«Lluvia! Non è il momento, si tratta di qualcosa di importante!» urlò Gray senza smettere di correre. Lluvia, in groppa al suo fidato amico, l’aveva raggiunto senza difficoltà e manteneva il suo passo guardandolo con aria truce.
«Dove pensi di andare, Gray-sama, senza dire nulla?» chiese fingendosi offesa.
Avrebbero dato vita ad un battibecco mentre uno correva e l’altra cavalcava, ma per fortuna una voce debole li chiamò.
Videro Lucy e Natsu stesi a terra, con gli occhi chiusi.
Gray si fiondò al capezzale del suo amico, preoccupato e con le mani tremanti. Anche Lucy sembrava priva di vita.
«Natsu, che diamine è successo?» chiese sollevandolo, l’amico aprì lentamente gli occhi e lo guardò afflitto, mentre con fatica portava una mano sullo stomaco.
«Dammi qualcosa da mangiare, sto morendo di fame!» esordì fingendo di collassare.
Gray rimase lì, furibondo per lo scherzo di pessimo gusto a cui stava facendo da cavia, e fu davvero tentato di abbandonarlo sul terreno e farlo pestare dagli zoccoli del cavallo.
«Non credo stia per morire, ma qualcosa da mangiare farebbe piacere ad entrambi!» rise Lucy, con le labbra screpolate e le guance nivee. Aveva un pessimo aspetto, nonostante si sforzasse di non mostrare quanto avesse patito.
Lluvia la aiutò a sollevarsi per farla salire in groppa al suo amico, poi si accigliò nel guardarla meglio: «Lucy, perché hai le mani legate con una sciarpa?».
 
Natsu diede fondo all’intera dispensa di Gray e Lluvia, mangiando anche degli avanzi che avevano solo la nomina di essere commestibili.
Lucy si era accontentata di una zuppa calda e di una crema per le mani - creata appositamente da Lluvia -che adesso le stava spalmando lungo le dita.
«Da quando Lluvia vive a Rainfall ha trovato tanta gente buona, regalano fette di torta e mi hanno anche insegnato ad utilizzare delle erbe medicinali. Le tue dita staranno presto molto meglio, Lucy.» la rassicurò la maga con un sorriso, continuava a massaggiarle la pelle cianotica, stimolando il flusso del sangue.
Natsu aveva appena finito di raccontare a Gray tutto quello che era successo, aveva anche ricevuto un pugno in testa per lo spavento che gli aveva fatto prendere poco prima.
«Natsu, non ci hai detto però chi ha combinato tutto questo e perché vuole una guerra con Crocus.» fece notare la maga dell’acqua, voltandosi in direzione del tavolo, dove i due ragazzi erano seduti.
Stavolta fu Lucy a prenderle le mani, senza sapere esattamente che parole utilizzare.
Lluvia aveva passato tanti anni nella stessa gilda di Akio, che continuava a torturarla, finendo perfino per bruciarle tutti i libri di poesie.
Dopo alcuni anni passati alla Fairy Tail, dove aveva trovato Gray e, più in generale, la vera felicità, era ricomparso tormentandola e finendo per necrotizzarle una gamba.
Era colpa sua se adesso era costretta a tenere la protesi magica da circa due anni.
«Si può sapere, sì o no?» Gray cominciò a spazientirsi, al solito suo, incrociando le braccia sul petto e guardando verso i suoi due amici.
«Lluvia,» cominciò Lucy cercando i suoi occhi chiari, «Non so per quale motivo abbia attaccato Crocus, ma sono quasi sicura che non fosse quello il suo unico obiettivo».
Bastò quella frase.
Anzi, bastò il tono con cui pronunciò il suo nome per farle gelare il sangue.
Lluvia, come ci si sarebbe aspettato, cominciò a tremare.
«No, non può essere. Torna sempre, lui torna sempre …» sentiva il bisogno di ricevere un abbraccio da Gray, che non tardò ad avvicinarsi, inginocchiandosi di fronte il divano dove lei era seduta. Lluvia si teneva il volto tra le mani e cercava di respirare. Le ferite fisiche che Akio le aveva inflitto cominciarono a bruciare, al solo ricordo.
Le ferite spirituali, invece, non avevano mai smesso di sanguinare.
Gray portò le sue mani sulle labbra, baciandole dolcemente e catturando il suo sguardo. Non era nel suo carattere essere romantico e non aveva intenzione di fare una dichiarazione d’amore in quel momento, ma sentiva il bisogno di rassicurarla.
Se non altro perché l’ultima volta non aveva potuto farlo, ma adesso erano insieme.
«Lluvia, ci sono io al tuo fianco, e Fairy Tail si riunirà per fargliela pagare a quel bastardo. Dovessimo attaccarlo tutti insieme, distruggeremo il tuo incubo.» esclamò con un tono solenne, di promessa.
«Gray-sama.» lo chiamò lei, con le lacrime che avevano cominciato a scenderle sulle guance, scivolandole oltre la linea del mento e sul collo.
“Dovessi morire per riuscirci, Lluvia, prometto che quel farabutto non verrà a trovarti né negli incubi né nella realtà” pensò Gray stringendola contro il suo petto, dove lei sembrava essersi calmata.
Lucy, con l’indice sulle labbra, aveva fatto cenno a Natsu di rimanere in silenzio. Vi erano momenti importantissimi dove l’aiuto degli amici - o, come la chiamavano loro, della loro grande famiglia - era indispensabile; altresì importanti erano i momenti in cui bisognava cercare sostegno solo su chi ti è stato accanto in ogni istante.
Lucy aveva avuto il tempo, da sola con lui, di poter riallacciare quel rapporto di fiducia che sembrava essersi spezzato in quell’anno di silenzio.
Ora toccava a Lluvia e Gray formulare le loro promesse.
 
***
Wendy rimase con i piedi penzoloni dalla finestra. Era un’abitudine che avevano entrambi e che avevano preso alla Cat Shelter, quando ne facevano parte.
Alla vecchia gilda, lì dove avevano passato interi anni a giocare assieme, lei aveva una camera con un’ampia finestra dove spesso si arrampicavano per guardare le stelle.
Joan si era seduto con le gambe incrociate sul letto, teneva gli occhi bassi come se si vergognasse delle cose che le aveva appena rivelato.
Non poteva dirle tutto, non davanti a Sheria e Lyon.
«Quindi la vostra non è una gilda oscura?» chiese, con il tono apatico di chi non riesce ad esprimere davvero ciò che sente.
«No. Akio ha espressamente detto che la nostra è un’alleanza, stretta con il sangue e impossibile da sciogliere».
«Quindi è una gilda!» sostenne Wendy, apparendo un po’ confusa «Non è tanto diverso da ciò che eravamo quando anche tu facevi parte della Cat».
Joan sospirò e si accucciò nel mantello di juta che si era portato dietro.
«Ho davvero paura che possa succederti qualcosa, Wendy, per tanti anni ho sperato di ritrovarti e ora che ci sono riuscito sono tuo nemico. E’ qualcosa di difficile da accettare».
Wendy scivolò via dalla finestra e raggiunse il suo amico, cercando in quegli occhi verdi la complicità che per tanti anni li aveva uniti.
«Joan, se è vero che detieni un potere tanto inestimabile, dimmi perché non vuoi unirti a noi! Se parlassi con Lyon sono sicura che non ti direbbe di no, potresti vivere qua con noi e passare del tempo con me e Sheria. Anche gli altri compagni sono molto simpatici».
Il ragazzo si morse un labbro, abbassando il capo come se fosse sconfitto. Non era riuscito ancora a dirle l’ultimo tratto della verità.
«Wendy, il mio potere, la Quintessenza, è capace di distruggere qualsiasi cosa. Akio sa come tenere a bada il mio potenziale perché gli basta toccarmi la fronte per cambiare ciò che sono dentro. Lui ha capacità immense e conosce antiche formule che lo rendono capace di aiutarmi a non sopperire a ciò che sono».
Joan alzò gli occhi, finalmente, scontrandosi con le iridi lucide della sua Wendy.
«Quando ho detto alla gilda che ho imparato la magia della Quintessenza, Lyon sembrava sapere a cosa mi riferivo. Ma tu? Tu sai cosa significa avere questo potere?».
Wendy scosse la testa, in quel momento i suoi lunghi capelli blu ondeggiarono e Joan non  potè che trovarla bellissima, come sempre.
«Tu sei rimasta piccola perché hai passato sette anni congelata sul’isola del Master. Io sono rimasto piccolo perché il mio potere rallenta la crescita molecolare, oltretutto la Quintessenza è la forza oscura che rallenta l’Universo intero ed è anche capace di scatenare il Big Rip.» Prese fiato, sistemandosi sul letto mentre lei lo fissava ancora, con le labbra schiuse.
«Se l’energia oscura che circonda l’Universo fosse superiore ad ora, tutta la materia verrebbe fatta letteralmente a pezzi. Le stelle e i pianeti verrebbero disintegrati e gli atomi verrebbero distrutti riducendo l’Universo ad una serie di particelle elementari».
Wendy si sedette a terra, stravolta da quella confessione assurda, irreale.
Esisteva davvero un potere tanto forte? Era davvero quel potere che aveva portato suo fratello a morire sotto dolori atroci?
«Di noi non rimarrebbe nulla?» chiese ancora la piccola Dragon Slayer, con la testa tra le mani.
«Rimarrebbero solo gli universi paralleli, come Edolas».
«Tu conosci Edolas?» chiese, ancora più sorpresa. L’altro annuì, spiegando che col suo potere era a conoscenza di tutto ciò che è composto da atomi, da materia.
«Wendy, non posso controllare ancora del tutto il mio potere, oltretutto se tradissi Akio significherebbe vendetta, e vendetta per lui è solo sinonimo di distruzione».
Joan vide la ragazza piangere, a piccoli singhiozzi, ancora seduta a terra ai suoi piedi.
Le prese il viso tra le mani e lo sollevò per guardarle quel piccolo viso bagnato dalle lacrime.
«Perché piangi? Ho detto che non ti farò del male, voglio proteggerti, Wendy Marvel!».
L’altra provò a smettere di singhiozzare, con il risultato che finì per piangere ancora più forte. Mise le mani su quelle di Joan.
«Chi proteggerà te? Parlane con Lyon, ti prego, troveremo una soluzione ma non puoi rimanere con quel mago folle, finirà per farti del male! Lui non è la tua famiglia, Joan, qui puoi essere ciò che vuoi senza essere costretto a far del male a nessuno, dacci una possibilità, ti prego. Lascia che possa proteggerti!».
Joan, a sua volta, sentì gli occhi pizzicare a quella confessione e negare con un cenno del capo fu forse la scelta più dura della sua vita.
«Non posso, Wendy, Akio ha già sterminato Crocus e Magnolia. Devo fargli credere che della Lamia Scale sia rimasto solo cenere e fare in modo che lui non venga mai qui, se dovesse trovarvi sarebbe la fine».
«Crocus? Magnolia?» la vocina tremante di Wendy e i suoi occhi sgranati fecero intuire a Joan che qualcosa dovesse legarla a quei posti.
Non poteva di certo immaginare che Fairy Tail, di cui lei gli aveva parlato quella sera, era proprio a Magnolia.
Non poteva sapere dei Grandi Giochi di Magia di Crocus, né che proprio lì si trovava una delle sue migliori amiche.
«Sterminato?» chiese ancora lei, stringendo le mani di Joan contro il suo viso. «Sono morti tutti?».
«Sono sopravvissuti in pochi»
   
 
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