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Autore: ArcticBlast    26/09/2020    1 recensioni
La guerra è finita, la guerra è passata...ma che ne è rimasto degli eroi?
Severus è sopravvissuto, ma è davvero felice di ciò?
Hermione ha fatto le sue scelte, ma sono state le migliori?
Chi lo sa, nessuno può saperlo.
Quello che è certo però è che le loro vite si intrecceranno di nuovo in un modo tutto inedito, galetto fu...
Curiosi di sapere altro?
Entrate e leggete, sarà un bel viaggio insieme.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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POV HERMIONE
 
“Harry, ti prego, voglio vederlo”.
“No, Herm, non posso lasciartelo fare”.
Stavamo discutendo da almeno un’ora.
Nella sala d’aspetto del San Mugo.
Con le infermiere che ci chiedevano di abbassare la voce.
“Perché?”.
“Perché non può incontrarlo nessuno, è la legge magica”.
“Voglio vedere Adam”.
“Hermione non insistere, ci sarà un processo e nessuno può interferire con esso”.
“Non intendo interferire, voglio soltanto chiedergli delle informazioni a proposito dell’avvelenamento di mio figlio”.
“Sarà la Corte a fare queste domande”.
Mi alzai in piedi nervosa.
Avrei spaccato qualsiasi cosa a mani nude.
Ero stanca.
Non dormivo da giorni.
E Lucas era sempre lì.
Sdraiato su quel letto.
Inerme.
Tutte le pozioni create da Severus non avevano sortito effetto.
Mi sentivo in trappola.
Ferma.
Inchiodata nello stesso istante di tempo.
Ripetuto infinite volte.
“Io capisco come ti senti, ma dovresti iniziare a riposarti un po’” commentò il ragazzo dagli occhi verdi.
“Oh no, tu non lo sai! Hai figli?!” lo affrontai a muso duro.
“...neanche tu prima di questi ultimi mesi”.
“Un bambino ti cambia la vita, che tu sia un genitore naturale oppure adottivo...Quando assumi questo ruolo ti rendi conto che tutte le tue certezze non valgono più se messe in relazione con tuo figlio, tutto ti spaventa e vorresti soltanto proteggerlo dal mondo”.
“Hai ragione, Herm. Ma credimi quando ti dico che sto lavorando giorno e notte per aiutarvi, purtroppo Adam è in isolamento fino al processo perciò nessuno può avvicinarsi a lui”.
“Sciocchezze! Sei una persona influente al ministero, ti basterebbe stringere qualche mano per potermi dare anche soltanto dieci minuti con Adam”.
“Severus lo sa?”.
“È una mia idea” mormorai.
No.
Severus non sapeva nulla.
Era ormai troppo impegnato a cercare un antidoto.
Tra noi le cose erano in stallo.
Io ero piantata qui da giorni.
Mentre lui era chiuso nel suo laboratorio.
A parte qualche chiacchiera non ci beccavamo mai.
Mi sentivo tremendamente sola.
Ed inutile.
Tutti si stavano muovendo per aiutare Lucas.
Io invece ero ferma.
A tenere calda la mano del mio bambino.
Aspettando i controlli giornalieri dei medici.
Nella speranza che ci fosse anche soltanto un minuscolo miglioramento.
Ma Lucas era stabile.
Nelle sue condizioni ancora gravi.
“Allora non glielo hai detto”.
“Non deve mica essere al corrente di ogni cosa” sbuffai.
“Credevo foste una coppia”.
“Infatti”.
“Parlane con il professore, non fare di testa tua”.
“Cambierebbe qualcosa?”.
Harry scosse la testa.
“...come pensavo”.
“Facciamo una cosa, provo a parlare con chi si occupa della questione Carter...non ti assicuro nulla, ma provo a strapparti un incontro” alla fine cedette.
“Grazie Harry!” gli saltai letteralmente addosso.
Eravamo amici da così tanti anni.
Nonostante le nostre incomprensioni eravamo uniti.
Come un fratello e una sorella.
“Adesso devo tornare in ufficio” si alzò in piedi stiracchiandosi.
“Va bene, aspetterò tue notizie”.
“Promettimi soltanto una cosa, Herm”.
“Cosa?”.
“Vai da Severus, riposatevi perché ne avete davvero bisogno” mi lasciò un bacio sulla fronte.
Protettivo.
Maturo.
Non era più quel ragazzino scapestrato.
“Te lo prometto”.
Guardai il ragazzo sparire infondo al corridoio.
Presi un bel respiro.
Forse incontrerò Adam.
Dal giorno del suo arresto non lo avevo più visto.
Sembrava essere scappato.
Ma alcuni auror erano riusciti ad acciuffarlo.
Non ero arrabbiata con lui.
Era sotto imperius.
Non era cosciente delle sue azioni.
Ma speravo in qualche informazione.
Anche un piccolo dettaglio poteva essere utile.
Lucas si fidava di lui.
Erano diventati buoni amici.
Adam era sempre gentile.
Premuroso.
Come avevo fatto a non accorgermi del suo cambiamento?
Con questi pensieri in testa entrai nella camera 394.
Baciai la guancia del mio ometto.
Gli sistemai le coperte.
La sua pelle era così fredda.
“Ehi Lucas, la mamma deve andare da papà...Lo conosci anche tu, quando si intestardisce su qualcosa poi non fa altro, ma deve riposarsi. Tu mi prometti che farai il bravo? Che non ci giocherai brutti scherzi? Ti voglio bene, piccolino mio”.
Solo il silenzio ad ascoltarmi.
Nessuna risposta.
Accarezzai i capelli del bambino un’ultima volta.
Poi lasciai la stanza.
L’ospedale.
Mi materializzai a casa.
A Spinner’s End.
Trovai Lucius in soggiorno.
Stava leggendo la gazzetta del profeta.
“Severus?”.
“Di sotto”.
“Ha almeno mangiato?”.
“No...devi fare qualcosa”.
“Ci vado a parlare”.
“Hermione devi riuscire a stanarlo da quel laboratorio prima che diventi pazzo, non dorme e non mangia da giorni!”.
“Lo so”.
“E poi anche tu dovresti riposarti un po’, sei sempre in ospedale”.
“...non voglio lasciare Lucas da solo” ammisi.
“Ci vado io, se vuoi”.
“Lo faresti?”.
“Qualcuno deve vigilare la sua stanza, onde evitare attacchi a sorpresa”.
“Grazie”.
“Figurati”.
“Adesso vado da Severus” poggiai la borsetta sul divano.
“Hai bisogno di te”.
Lucius abbandonò il giornale sul tavolino basso davanti a lui.
Si alzò in piedi sistemandosi la camicia.
Ed uscì da casa.
Ora eravamo da soli.
Io.
E Severus.
 
 
POV SEVERUS
 
Chiusi un secondo gli occhi.
Ero stanco.
Sfinito.
Da giorni lavoravo a questo maledettissimo antidoto.
Senza nessun risultato positivo.
Qualsiasi mossa era sbagliata.
Qualsiasi passaggio sembrava inutile.
Come se non bastasse avevo iniziato a perdere la concentrazione.
Non dormivo da ore.
Oltre Lucius e qualche addetto dell’ospedale non vedevo nessuno.
Neanche Hermione.
Neanche Lucas.
Non avevo più messo piedi fuori dal laboratorio.
Mi limitavo a cambiarmi d’abito.
Ogni tanto.
Avevo un aspetto orribile.
Ero sporco.
Puzzolente.
Eppure non mollavo.
Dovevo riuscire a salvare mio figlio.
 “Si può?”.
Il viso di Hermione fa capolino dalla porta.
È sempre bella.
Seppur stanca anche lei.
Ha delle occhiaie molto profonde.
“Entra” continuo a girare la pozione a cui sto lavorando.
La ragazza fa qualche passo incerta verso di me.
Lentamente.
Come se mi stesse studiando.
“Come sta procedendo?”.
“...male, sto provando a migliorare la formula che ho ideato ma continuo a commettere errori da principiante”.
“...sei troppo stanco, dovresti fermarti un po’”.
“Non ti ci mettere anche tu” sbraito.
Persino Minerva si era scomodata per venire qui.
Per dirmi di riposare.
“Stai commettendo degli errori dovuti alla stanchezza...guarda la formula che hai scritto alla lavagna, non potrà mai funzionare perché il quantitativo di radice di salice deve essere sempre inferiore al quantitativo di sangue di acromantula”.
Mi volto a guardare la formula.
Ha ragione lei.
Ho sbagliato le dosi.
Ecco perché il liquido non ha mai cambiato colore.
“Questo accade perché sei stanco, quindi perché non vieni di sopra con me? Ci buttiamo un po’ sul letto, ci rilassiamo”.
Hermione mi prese la mano.
Forte.
Poi mi accarezzò il viso.
Alla fine cedetti.
Quelle iridi color ambra mi incantavano sempre.
Una volta di sopra decisi di farmi una doccia.
Calda.
Quasi bollente.
In modo da far scivolar via l’unto dei fumi.
Lo sporco degli ingredienti.
Il fallimento.
Non ero il miglior pozionista del mondo.
O il mago più potente ancora in vita.
Ero semplicemente un fallito.
Che non riesce a trovare un antidoto per salvare suo figlio.
Anni di preparazione.
Di studio.
Di conoscenza.
Ed eccomi qui.
Incapace di dare una mano.
A chi poi?
A Lucas.
Mio figlio.
“Sev, ti ho preparato qualcosa da mangiare...te lo lascio qui” la voce della donna mi fa tornare con i piedi per terra.
Veloce esco dalla doccia.
Mi asciugo.
E torno in camera.
Lei è lì.
Sdraiata nel letto.
Quello che condividevamo da qualche tempo.
Sul mio comodino c’era un vassoio.
Con qualche tramezzino.
Ed un po’ di verdura.
Era stata gentile.
“Non riesco ancora ad abituarmi alla bellezza del tuo corpo” commenta sorridendo.
Mi ero accomodato vicino a lei.
Con addosso soltanto un asciugamano legato sui fianchi.
Con i capelli ancora umidi.
“Smettila di mentire, il mio corpo è orrendo...è pieno di cicatrici”.
“Hanno il loro fascino” mi baciò con trasporto.
Ma poi si allontanò.
Lasciandomi il sapore delle sue labbra.
Sulle mie.
“Devi mangiare e riposare, ricordi?” rise.
“Mi sembra di non vederti da giorni...” ammisi.
“Ci siamo un po’ persi ultimamente”.
“Posso avvicinarmi a te?”.
La ragazza annuisce.
Io allungo il bracio dietro alle sue spalle.
Voglio sentirla vicina.
Mi è mancata.
Con la mano libera prendo il vassoio.
Lo appoggio in mezzo a noi.
La invito a mangiare.
Perché per quanto cerchi di nasconderlo so che è sfinita.
Almeno quanto me.
Se non di più.
Lei ha scelto di rimanere al fianco di Lucas.
Di vegliarlo.
Mentre io non ho trovato il coraggio di andare a trovarlo.
Mi vergognavo per questo.
Che pessimo padre.
Ma non sopporto il pensiero di vederlo lì inerme.
Ripresi a mangiare.
Anche se tutto sembrava non avere sapore.
Il mondo ai miei occhi era grigio.
Soltanto due persone erano ancora colorate.
Hermione.
E Lucas.
I miei fari nella notte.
“Sai, stavo pensando ad una cosa...” buttò lì la giovane grifondoro.
Quando iniziava un discorso in questo modo non erano buone notizie.
“Dimmi”.
“Voglio parlare con Adam...”.
Gelo.
Cosa voleva fare?
“Perché?”.
“Perché magari può aiutarci”.
“Come? Era sotto imperius quell’impiastro” sbraito.
“Sì, ma potrebbe ricordarsi qualche frammento di conversazione...”.
“Hermione, non mi sembra un buon piano”.
“Voglio soltanto parlare con lui”.
“È pericoloso”.
“Ma se anche tu hai detto che era sotto imperius, conosco Adam e so che non mi farebbe mai del male”.
“...fa come vuoi” mi chiusi a riccio.
Di nuovo quel Carter tra di noi.
E se Hermione non lo avesse dimenticato del tutto?
Se volesse incontrarlo per altri motivi?
No.
Non lo farebbe mai.
Lei è onesta.
È corretta.
“Ti prego Sev, non chiuderti con me...vorrei soltanto rendermi utile”.
Mi voltai a guardarla.
Delle lacrime silenziose scendevano dai suoi occhi.
I suoi bellissimi occhi.
Con il pollice le catturai.
Prima che potessero scendere giù.
“Tu sei utile, senza di te sarei morto!”.
“Sai che non è vero, mentre tutti state lavorando per Lucas io mi limito ad osservarlo...sempre lì, inchiodata in ospedale”.
“Tu sei il suo angelo custode, Hermione, sei la chiave di tutto” le baciai la fronte.
Questa situazione ci stava logorando.
Nessuno sapeva come muoversi.
Dove cercare.
Forse il piano della ragazza non era male.
O almeno non era totalmente da buttare.
“Va bene, vai a parlare con Carter...ma io ti accompagnerò”.
“Dici sul serio?”.
“Sì”.
“Grazie Sev, non ti deluderò!”.
“Non potresti mai deludermi” accennai un sorriso.
Eccoci lì.
Adagiati sul letto.
Stretti l’uno all’altra.
Ad addormentarci sfiniti.
Ognuno con i suoi pensieri in testa.
Ognuno con i suoi incubi.
Ma insieme.
Uniti.
   
 
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