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Autore: Saeko_san    27/09/2020    0 recensioni
Ogni scrittore, amatoriale o professionista che sia, nella sua carriera ha incontrato sempre un grande ostacolo davanti a sé, chi prima, chi dopo: quello di ideare una storia, costruirla, a volte scriverne interi capitoli, per poi perderne l'interesse, a volte lasciandola sola e abbandonata a se stessa, senza più essere in grado di concluderla.
Per quel che mi riguarda, ne ho diverse di storie di questo genere e, datosi che non sono mai riuscita a trovar loro una conclusione o uno sviluppo appropriati, ho deciso di raccoglierle tutte insieme e comunicare la mia frustrazione (data dalla mia incapacità di concluderle) al mondo.
| stories first written between 2008 and 2011 |
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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5. Parte 2 – Long:
Cronache di anime e congreghe, capitolo 4:
Inquietudine
 


-Non riesci proprio a ricordartelo?-.
 
La voce di Trashiraa era molto nervosa.
 
-No, mi dispiace-.
 
Trashiraa rimase in silenzio per un attimo, corrucciando appena le sopracciglia; molto probabilmente stava riflettendo sul da farsi. Una piccola ruga preoccupata aveva deformato la pelle della sua fronte liscissima e perfetta.
 
Perché non ricordo le cose più importanti? Mia sorella, mio padre... e ora il Gran Segreto… perché non li ricordo?
 
Ormai Rora era riuscita a riportare alla mente tutto ciò che era successo, tutte le cose che aveva appreso, il principio della sua freddezza nell’uccidere, la pericolosa guerra silenziosa di Laviro, sua madre…
Ma non ricordava quelle tre cose, le più importanti. Un senso di impotenza le pervase l’anima.
 
-Dobbiamo partire. E subito- disse Trashiraa, alzandosi repentinamente dalla sedia.
-Partire? E per dove?-.
-Hai visto quel danchi biondo? Il cosiddetto “Danchi Immortale”?-.
-Sì-.
-Molto probabilmente non è morto, anche se l’hai ferito gravemente. È il più pericoloso perché…-.
-Perché è dotato di parola, giusto?- concluse Rora, ricordando la sua abitudine ad anticipare la sua maestra.
 
Trashiraa fece un debole sorriso.
 
-Sì, esatto. Dobbiamo andarcene di qui. Siamo entrambe in pericolo-.
-Non dobbiamo avvertire Kilik? E mia sorella?-.
-Loro non corrono rischi. Ci eravamo accordati sul fatto che loro non sapessero nulla riguardo la Congrega Bianca, quando ti hanno catturata-.
-Ma dove andremo?- chiese Rora.
 
Possibile che ci sia un posto dove possa recuperare i miei ricordi?
 
-Verso nord. Raggiungeremo la casa di Torov, arriveremo all’antro delle Ninfe e poi recupereremo Mink-.
-Chi è Mink?-.
-Mink è la nostra sentinella a sud. Dobbiamo riunire tutte e quattro le nostre sentinelle, che si trovano ai quattro punti cardinali rispetto ad Arvar-.
-E chi sono queste sentinelle?- mentre Rora faceva questa domanda, vide la piccola sarta iniziare a raccogliere molte cianfrusaglie, vestiti e strane bustine piene di strane polveri.
 
Si sta preparando per il viaggio.
 
-A nord c’è Torov, il vecchio contadino. A est c’è Sina, il capo delle Ninfe dei Boschi, a sud c’è Mink e a ovest c’è Baor, il folletto che custodisce la Frontiera Proibita. Dobbiamo riunirli tutti ad Arvar, così, con l’aiuto di Kilik e tua sorella, riusciremo a spedire per sempre la Congrega Nera nell’Oblio-.
-Oblio?-.
-Certo. Non ricordi neanche questo?-.
-Non mi sembra che abbiamo mai parlato di mandare la Congrega in un posto dal quale non può tornare-.
 
A questa affermazione, Trashiraa la guardò con gli occhi sorpresi.
 
Che c’è? Ho solo detto la verità. Sono sicura che si era parlato di uccidere mia madre e distruggere i danchi, ma non di mandare tutta la Congrega nell’Oblio.
 
-Hai ragione- ammise la fata –Abbiamo deciso questa cosa quando sei stata catturata. Il nostro compito è quello…, mi prendi quella pianta sullo scaffale, per piacere?- chiese.
 
Rora alzò il braccio verso lo scaffale che stava vicino alla finestra e prese una pianta dalle foglie strette e dalle bacche violacee.
 
Il mirto!  ricordò.
 
-… quello di fondare una Congrega Bianca che governi e amministri con giustizia il mondo di Laviro. Ma prima bisogna estirpare per bene il male. Ti ricordi di quando Kilik riuscì ad aprire la porta dell’Oblio?-.
-Da dove si creò il nostro mondo?-.
-Esatto. Stiamo parlando del cosmo, dell’origine di Laviro. Quando sei stata catturata abbiamo deciso di mandare la Congrega al di là di quella porta, continuando a combattere chiunque ne porterà il ricordo. Perché mandare qualcosa al di là dell’Oblio vuol dire che il suo passaggio su questa terra viene quasi completamente cancellato- aggiunse allo sguardo interrogativo di Rora.
-Quindi la nostra prima tappa sarà il nord?-.
 
Anche se le sembrava familiare tutto ciò che Trashiraa le aveva detto, sentiva una gran confusione nei suoi pensieri aggrovigliati, come se un velo le coprisse nuovamente la memoria.

-Sì. La casa del contadino Torov si trova sul Canale di Jamrin, a quarantatré gradi a nord di Arvar. In quel canale scorre la forza dell’elemento dell’acqua-.
-Cosa?-.
 
Rora non ricordava questa cosa.
 
O meglio… me lo aveva accennato, si corresse mentalmente.
 
Anche Trashiraa capì che qualcosa doveva essere spiegato, dato che i pensieri della giovane discepola erano nuovamente una matassa aggrovigliata di ricordi senza arte né parte. Posò le cose che aveva in mano e iniziò nuovamente a parlare.
 
-Ogni punto cardinale rispetto ad Arvar rappresenta uno dei quattro elementi. A quarantatré gradi nord di Arvar c’è il Canale di Jamrin-.
-Aspetta un attimo… nell’antica lingua di Laviro, “Jamrin” non voleva dire “sorgente”?- chiese Rora, ricordando le sue lezioni passate.
-Proprio così. Il canale di Jamrin è il simbolo dell’Acqua. La casa di Torov si trova lì perché, essendo un contadino, ha bisogno di irrigare i campi; inoltre si trova a nord perché lì il clima è più impervio e instabile. L’Acqua è l’elemento più instabile e debole del cosmo-.
 
Detto questo, Trashiraa riprese a fare i bagagli, chiedendo a Rora di aiutarla. La piccola sarta aveva sistemato i suoi tessuti nella sacca rimpicciolendoli, uno ad uno.
La ragazza provò una strana sensazione: si sentiva stranamente tranquilla, nonostante gli avvenimenti delle ultime quattro ore l’avessero scossa. Nonostante ora sapesse abbastanza bene ciò che era accaduto, la sua memoria era comunque reticente, come il ricordo di quella sensazione: sapeva di averla già sentita, però era qualcosa che non sempre, almeno negli ultimi tempi, le era mancata molto. La sensazione era quella di dover fare qualcosa insieme ad altri esseri viventi per un fine comune.
 
Chissà com’è il volto di mia sorella.
 
Se l’era chiesto da quando Trashiraa le aveva raccontato la sua storia, poiché, nonostante fossero gemelle, doveva avere sicuramente particolari diversi che le distinguevano, a partire dagli occhi e dai capelli. Pensava fosse inutile chiedere alla sua maestra di dirle come fosse di aspetto, perché avvertiva che non l’avrebbe comunque ricordata, così sentiva che sarebbe accaduto per suo padre.
Poi, mentre guardava Trashiraa rendere minuscole tutte le valigie che avevano preparato, tanto da farle diventare tascabili, un altro frammento di memoria venne a galla.
Si trattava di nuovo di quell’angelo che le era venuto in sogno e che aveva ricordato da appena sveglia. Questa volta era sceso dalla finestra luminosa ed era arrivato accanto a lei; solo in quel momento Rora si accorse che in quel sogno il pavimento dove camminava era bianco, vuoto, praticamente non c’era. Alzò lo sguardo e vide il volto dell’angelo; quando lo aveva scorto sulla finestra, le era parso che avesse i capelli castani. Ora, invece, si accorgeva che erano nerissimi, con due ciocche colorate ai lati della testa: una rosa, come la sua, e una viola.
L’angelo stava per dirle qualcosa. Vide le sue labbra muoversi, ma non riusciva a ricordare cosa l’angelo cercasse di dirle.
 
-Rora- una voce interruppe il suo sforzo di ricordare –Rora, i bagagli sono pronti. Dobbiamo andare. Molto probabilmente il Danchi Immortale è già arrivato alla Congrega Nera e ha raccontato tutto a Aelithia-.
 
Trashiraa la guardava dal basso con occhi straniti.
 
-Sì, sono pronta- disse Rora, riscuotendosi.
-È tutto a posto?- chiese la piccola sarta.
-Sì, credo di sì-.
 
Trashiraa la fissò un attimo. Dopodiché si voltò, prese la piccola sacca con i bagagli rimpiccioliti e uscì dalla casa. Rora osservò l’interno di quella piccola abitazione, sospirando; era sicura che la maestra avesse visto quella parte del suo sogno, dunque perché non chiedeva spiegazioni o non le diceva cosa fosse quella finestra o chi fosse l’angelo?
 
A volte vorrei poter leggere nei pensieri di Trashiraa, pensò sconsolata.
 
Anche lei uscì e seguì la fata, che si era avviata silenziosa dietro la sua dimora. Direzione: quarantatré gradi a nord di Arvar.
 
***
 
Poco lontano da lì, nel Palazzo della Congrega Nera, un danchi ferito giunse alla corte della regina di Laviro; si trattava del Danchi Immortale. Una donna alta, vestita d’azzurro, in piedi accanto al trono della Grande Sala, si voltò a guardarlo, trafiggendolo con i suoi occhi dorati.
 
-Vostra maestà- disse il danchi, inginocchiandosi  –Regina Aelithia. L’ho trovata-.
 
La donna non rispose. Un ghigno le dipinse il volto in maniera sinistra.
Se poco prima quel volto femminile dai lineamenti affilati era parso quasi malinconico, illuminato da quel sorriso parve diventare diabolico.






























Note di Saeko:
ordunque, buonsalve a chiunque sia giunto sin qui e grazie per avermi letta. Ci stiamo addentrando sempre di più nella trama, ma voglio ricordarvi che non sarà lunga ancora per molto: siamo esattamente a metà di quanto scrissi da ragazza in merito a questo racconto, dunque immagino che a breve sarà finita; vi ricordo che l'intera raccolta è composta da storie che non hanno una fine, che a volte si interrompono a metà di una frase.
Spero comunque sino ad ora di avervi incuriosito e che l'idea vi stia piacendo.
A presto al prossimo weekend e buon inizio settimana.

Saeko's out!
  
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